La sposa libera 2
di
AngelicaBellaWriter
genere
corna
Capitolo 2 – Il ragazzo
Si chiama Matteo.
Ventidue anni. Studente di filosofia. Cazzo duro in testa e occhi da stronzo curioso.
L’ho incontrato io per primo. In un bar. Tazza di caffè e mani pulite. Parlava bene. Sembrava uno di quei ragazzini che non hanno ancora imparato a scopare. Ma quando mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto:
― Se vuoi, la faccio gridare.
Ho capito che era perfetto.
Lo porto a casa un sabato sera. Anna ha passato due ore a truccarsi. Si è rasata. Le ho chiesto di lasciarsi una striscia sopra la figa. Le labbra depilate. Lisce. Gonfie. Pronte.
Indossa la vestaglia nera. E nient’altro.
Appena apre la porta e lo vede, si blocca.
Io no. Io godo.
― Entra.
Lui entra. Si guarda intorno. Guarda lei.
Guarda me.
― Posso? ― dice.
Gli faccio un cenno.
Poi mi siedo. Poltrona comoda. Luci basse. Un bicchiere di rum. Il mio cazzo duro sotto i pantaloni. E gli occhi fissi su mia moglie.
Matteo le si avvicina.
Non parla. Non la saluta.
Le slaccia la cintura della vestaglia.
Lei resta ferma. Come una bambola. Come una puttana addestrata.
La vestaglia scivola.
Le tette escono per prime. Poi il ventre. La figa rasata. Gocciolante.
Matteo sorride.
― Bella troia ― le sussurra.
Le infila due dita dentro.
Senza chiedere.
Lei ansima. Non mi guarda. È tutta per lui.
Io resto seduto. Leccandomi le labbra.
― Guardami, puttana ― dico.
Lei gira il viso. Occhi lucidi.
Leccata. Infilata. Umiliata.
Il ragazzo si inginocchia. Le apre le cosce. Le infila la lingua dentro come un verme affamato.
Anna geme.
Io bevo.
Lui la fa squirtare. Sul pavimento. Sulle ginocchia. Sulla sua faccia.
Poi si alza. Si slaccia i jeans.
Il cazzo è giovane. Dritto. Grosso.
Non dice niente.
La piega sul tavolo. La prende da dietro.
Le mani sulle sue anche. La scopata è brutale. Violenta.
Le sbatte il culo con forza.
Le urla parolacce.
Io gemo senza toccarmi.
― Sei solo una troia da prestito ― le dice.
― Sì… sì… scopami… fammi male…
Io sto per venire solo guardando.
Mi sento re.
Padrone.
Cuckold e carnefice.
Sadico e marito.
E quando lei si volta, col trucco colato, il viso bagnato e il culo rosso a forza di schiaffi, mi dice:
― Voglio un altro. Domani.
Io sorrido.
E rispondo:
― Sì, troia mia. Ma domani li voglio due.
Si chiama Matteo.
Ventidue anni. Studente di filosofia. Cazzo duro in testa e occhi da stronzo curioso.
L’ho incontrato io per primo. In un bar. Tazza di caffè e mani pulite. Parlava bene. Sembrava uno di quei ragazzini che non hanno ancora imparato a scopare. Ma quando mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto:
― Se vuoi, la faccio gridare.
Ho capito che era perfetto.
Lo porto a casa un sabato sera. Anna ha passato due ore a truccarsi. Si è rasata. Le ho chiesto di lasciarsi una striscia sopra la figa. Le labbra depilate. Lisce. Gonfie. Pronte.
Indossa la vestaglia nera. E nient’altro.
Appena apre la porta e lo vede, si blocca.
Io no. Io godo.
― Entra.
Lui entra. Si guarda intorno. Guarda lei.
Guarda me.
― Posso? ― dice.
Gli faccio un cenno.
Poi mi siedo. Poltrona comoda. Luci basse. Un bicchiere di rum. Il mio cazzo duro sotto i pantaloni. E gli occhi fissi su mia moglie.
Matteo le si avvicina.
Non parla. Non la saluta.
Le slaccia la cintura della vestaglia.
Lei resta ferma. Come una bambola. Come una puttana addestrata.
La vestaglia scivola.
Le tette escono per prime. Poi il ventre. La figa rasata. Gocciolante.
Matteo sorride.
― Bella troia ― le sussurra.
Le infila due dita dentro.
Senza chiedere.
Lei ansima. Non mi guarda. È tutta per lui.
Io resto seduto. Leccandomi le labbra.
― Guardami, puttana ― dico.
Lei gira il viso. Occhi lucidi.
Leccata. Infilata. Umiliata.
Il ragazzo si inginocchia. Le apre le cosce. Le infila la lingua dentro come un verme affamato.
Anna geme.
Io bevo.
Lui la fa squirtare. Sul pavimento. Sulle ginocchia. Sulla sua faccia.
Poi si alza. Si slaccia i jeans.
Il cazzo è giovane. Dritto. Grosso.
Non dice niente.
La piega sul tavolo. La prende da dietro.
Le mani sulle sue anche. La scopata è brutale. Violenta.
Le sbatte il culo con forza.
Le urla parolacce.
Io gemo senza toccarmi.
― Sei solo una troia da prestito ― le dice.
― Sì… sì… scopami… fammi male…
Io sto per venire solo guardando.
Mi sento re.
Padrone.
Cuckold e carnefice.
Sadico e marito.
E quando lei si volta, col trucco colato, il viso bagnato e il culo rosso a forza di schiaffi, mi dice:
― Voglio un altro. Domani.
Io sorrido.
E rispondo:
― Sì, troia mia. Ma domani li voglio due.
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