Episodio 1 – L’ufficio del direttore me lo sono presa con la fica

di
genere
etero

Non cercavo amore.
Cercavo un ufficio con vista.
E me lo sono presa con la fica.

Mi chiamo Silvia, 34 anni, project manager in una società dove gli uomini promuovono solo leccaculo e segretarie con la scollatura giusta. Io non lecco il culo. Io lo scopo.
E quel lunedì sera ho deciso che il mio capo, Matteo Vannacci, mi avrebbe dato le chiavi del piano nove.
Non perché me le fossi meritate. Ma perché me le ero guadagnate.

Sono entrata nel suo ufficio dopo l’orario, quando le altre si tolgono i tacchi e si lamentano della cellulite nei cessi aziendali.
Io, invece, indossavo le calze autoreggenti più sottili che ho, una camicia bianca con niente sotto, e mutandine nere di pizzo che sarebbero durate cinque minuti.

Non ho bussato.
Ho chiuso la porta. A chiave.
Lui mi ha guardato. Ha capito tutto in un secondo.
Io mi sono seduta sulla sua scrivania.
Gambe divaricate. Camicetta sbottonata. Seno pieno in vista.

«Se mi vuoi, me lo dai. L’ufficio. Il grado. Tutto.»
«Lo sai che sei una puttana?», ha detto.
«No. Sono una donna che sa cosa vale il suo corpo.»

Si è alzato, con la bava alla bocca.
Mi ha afferrata per la vita, mi ha fatto piegare sulla scrivania, mi ha sollevato la gonna e ha strappato le mutandine.
Due dita dentro.
Poi tre.
«Cristo, sei bagnata.»
«Sono in target. Dati alla mano.»

Me lo ha infilato dentro tutto in una spinta. Senza preamboli. Senza chiedere.
Proprio come volevo.
Ogni colpo era una firma sul contratto.
Il rumore delle sue palle che sbattevano contro il mio culo sembrava un timbro notarile.

«Spingilo più forte. Fammi venire con la carriera.»
«Stai godendo, stronza?»
«Sto guadagnando. Ogni colpo, mille euro in busta paga.»

Poi l’ho fatto sedere sulla poltrona.
Mi sono inginocchiata.
Gli ho preso il cazzo in bocca. Tutto.
Gli ho leccato le palle come se fossero l’anticipo TFR.
Lui urlava.
Io ridevo.

«Ti piace farti succhiare da quella che ti scrive i report, eh? Dai, vienimi in bocca. Così da lunedì sai con chi firmi le promozioni.»

E lo ha fatto.
E io ho inghiottito. Tutto.

Mi sono rialzata. L’ho guardato.
«Se non vedo il mio nome sulla porta, il prossimo colloquio lo facciamo con tua moglie.»

E sono uscita.
Tacchi alti. Gocce di sperma tra le cosce.
Una donna promossa. Con la fica.
Ma anche con il cervello.
scritto il
2025-09-03
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