Condanna 2
di
AngelicaBellaWriter
genere
dominazione
Capitolo 2 – Mi aprono in due
Mi ha scritto al mattino. Solo tre parole:
«Stasera in due.»
Ho sentito la figa stringersi e poi colare. Ho smesso di lavorare, ho spento tutto.
Sono tornata a casa e ho cominciato a prepararmi.
Doccia lunga, rasata ovunque, niente mutande.
Solo la vestaglia leggera che lui ama strapparmi di dosso.
Seno libero, capezzoli già duri, passera gonfia e depilata, culo all’altezza giusta.
Mi inginocchio davanti alla porta. Aspetto.
Ore 22:00. Bussano.
Lui entra.
Dietro di lui c’è l’altro.
Più grosso. Più cattivo. Un viso da carcerato, mani che sembrano badili.
«È questa la troia?» chiede.
«Sì. Mia. Ma stanotte anche tua.»
«Bene. Falla spogliare.»
Mi alzo, lascio cadere la vestaglia. Sono nuda. Bagnata. Tremante.
L’altro si avvicina. Mi prende per i capelli.
«Vediamo se succhia bene.»
Mi infila il cazzo in gola senza dire altro.
È enorme. Mi soffoca. Mi lacrimano gli occhi.
Lui mi tiene ferma, mi scopa la bocca come se fosse una figa qualsiasi.
«Non la fare respirare,» dice il mio padrone.
«Fallo. Voglio sentirla gorgogliare.»
Mi scopa la gola fino a farmi tossire.
Mi cola la saliva sul mento, mi esce dal naso, sbavo come un cane.
Poi mi buttano sul divano, a pancia in su.
Mi tengono le gambe aperte, larghe, mi infilano due dita.
Poi tre. Poi quattro.
«Guarda com’è larga. Sta aspettando solo di essere distrutta.»
Mi infilano il cazzo dentro a turno.
Lui davanti, l’altro dietro.
Mi spalancano come una bambola gonfiabile.
Mi sculacciano, mi sputano addosso, mi chiamano troia, vacca, cagna.
«Tieni aperto il culo, troia.»
«Sì… vi prego… apritemi.»
Uno mi prende la figa, l’altro il culo.
Mi riempiono tutta.
Mi sfondano insieme.
Mi aprono in due.
Urlo. Gemo. Grido. Godo.
Ho le dita strette sulle lenzuola, la faccia schiacciata sul divano.
Le loro spinte mi mandano in pezzi.
«Ti piace essere presa come una puttana da due maschi?»
«Sì… sì… sono la vostra puttana.»
«Più forte.»
«SCOPATEMI TUTTI E DUE! USATEMI! APRITEMI!»
Mi tirano su, mi girano, mi fanno inginocchiare tra loro.
Mi riempiono di sperma. In gola, in faccia, dentro la figa.
Io lecco tutto.
Mi spalmano lo sperma addosso.
Me lo strofinano sulle tette, mi lo fanno ingoiare a forza.
Quando sono finite le loro scopate, mi lasciano lì.
Straccio umano.
Figa sfondata.
Culo aperto.
Bocca dolorante.
Gonfia, sporca, felice.
«Domani forse torniamo,» dice uno.
«O forse no,» ride l’altro.
Chiudono la porta.
Io non mi muovo.
Resto così.
Nuda. In ginocchio. Con lo sperma che cola.
A pregare che tornino.
A desiderare di essere usata di nuovo.
Mi ha scritto al mattino. Solo tre parole:
«Stasera in due.»
Ho sentito la figa stringersi e poi colare. Ho smesso di lavorare, ho spento tutto.
Sono tornata a casa e ho cominciato a prepararmi.
Doccia lunga, rasata ovunque, niente mutande.
Solo la vestaglia leggera che lui ama strapparmi di dosso.
Seno libero, capezzoli già duri, passera gonfia e depilata, culo all’altezza giusta.
Mi inginocchio davanti alla porta. Aspetto.
Ore 22:00. Bussano.
Lui entra.
Dietro di lui c’è l’altro.
Più grosso. Più cattivo. Un viso da carcerato, mani che sembrano badili.
«È questa la troia?» chiede.
«Sì. Mia. Ma stanotte anche tua.»
«Bene. Falla spogliare.»
Mi alzo, lascio cadere la vestaglia. Sono nuda. Bagnata. Tremante.
L’altro si avvicina. Mi prende per i capelli.
«Vediamo se succhia bene.»
Mi infila il cazzo in gola senza dire altro.
È enorme. Mi soffoca. Mi lacrimano gli occhi.
Lui mi tiene ferma, mi scopa la bocca come se fosse una figa qualsiasi.
«Non la fare respirare,» dice il mio padrone.
«Fallo. Voglio sentirla gorgogliare.»
Mi scopa la gola fino a farmi tossire.
Mi cola la saliva sul mento, mi esce dal naso, sbavo come un cane.
Poi mi buttano sul divano, a pancia in su.
Mi tengono le gambe aperte, larghe, mi infilano due dita.
Poi tre. Poi quattro.
«Guarda com’è larga. Sta aspettando solo di essere distrutta.»
Mi infilano il cazzo dentro a turno.
Lui davanti, l’altro dietro.
Mi spalancano come una bambola gonfiabile.
Mi sculacciano, mi sputano addosso, mi chiamano troia, vacca, cagna.
«Tieni aperto il culo, troia.»
«Sì… vi prego… apritemi.»
Uno mi prende la figa, l’altro il culo.
Mi riempiono tutta.
Mi sfondano insieme.
Mi aprono in due.
Urlo. Gemo. Grido. Godo.
Ho le dita strette sulle lenzuola, la faccia schiacciata sul divano.
Le loro spinte mi mandano in pezzi.
«Ti piace essere presa come una puttana da due maschi?»
«Sì… sì… sono la vostra puttana.»
«Più forte.»
«SCOPATEMI TUTTI E DUE! USATEMI! APRITEMI!»
Mi tirano su, mi girano, mi fanno inginocchiare tra loro.
Mi riempiono di sperma. In gola, in faccia, dentro la figa.
Io lecco tutto.
Mi spalmano lo sperma addosso.
Me lo strofinano sulle tette, mi lo fanno ingoiare a forza.
Quando sono finite le loro scopate, mi lasciano lì.
Straccio umano.
Figa sfondata.
Culo aperto.
Bocca dolorante.
Gonfia, sporca, felice.
«Domani forse torniamo,» dice uno.
«O forse no,» ride l’altro.
Chiudono la porta.
Io non mi muovo.
Resto così.
Nuda. In ginocchio. Con lo sperma che cola.
A pregare che tornino.
A desiderare di essere usata di nuovo.
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