Dark Room 1

Silvia non aveva mai messo piede in un posto simile. Le luci rosse, i divani appiccicosi, le tende pesanti che separavano le stanze. L’odore acre di sudore e sesso nell’aria le dava la nausea. Il marito le strinse la mano con troppa forza, come se volesse trascinarla in fondo a un corridoio che portava a una porta nera, dietro cui si apriva la famigerata dark room.

«Vieni.»
«No.» La voce le tremò. «Io lì dentro non ci entro.»

Lui la fissò con un sorriso che non aveva nulla di affettuoso. «Come vuoi.» E senza esitazione scomparve dietro la porta.

Silvia rimase fuori, da sola. Il battito del cuore le rimbombava nelle orecchie. Non capiva se fosse paura, vergogna o rabbia. Le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance, silenziose.

Fu allora che una voce calda, profonda, la raggiunse. «Signora, va tutto bene?»

Alzò lo sguardo. Un ragazzo giovane, alto, pelle scura e lineamenti delicati, le stava accanto. Indossava la camicia nera del personale, le maniche arrotolate sugli avambracci muscolosi. Nei suoi occhi non c’era né giudizio né desiderio, solo attenzione.

«Mio marito… è entrato lì dentro. Io non ce la faccio. Non sono fatta per queste cose.»

Il ragazzo sorrise, un sorriso lento, rassicurante. Le prese la mano, le dita calde sulle sue. «Forse è solo che non ci vuoi entrare con lui.»

Silvia trattenne il respiro. Quella frase, così semplice, la colpì più di ogni altra cosa.

«Con me sarebbe diverso» aggiunse lui, inclinando appena il capo. «Vuoi provare?»

Il cuore di Silvia ebbe un sussulto. Non sapeva se fosse pazzia, liberazione o puro istinto. Ma in quell’istante, come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato e ricomposto, annuì.

«Sì.»

E, stringendo la mano di quel ragazzo, varcò la soglia della porta nera.