La sposa libera
di
AngelicaBellaWriter
genere
corna
La sposa libera
Capitolo 1 – Quella troia di mia moglie
Non me l’aspettavo.
Giuro.
Una sera come le altre. Cena, tv, vino rosso, solite cazzate. E lei, Anna, seduta sul divano con la vestaglia mezza aperta. Le tette c’erano ancora, cazzo se c’erano. I capezzoli duri sotto la seta. Le gambe nude. Era bella. E io? Io avevo il cazzo mezzo molle e la testa piena di bollette.
Poi apre bocca.
E dice:
― Voglio scopare con un altro.
Bam.
Così.
Me lo dice mentre mastico una fottuta oliva.
La guardo. Le fisso la bocca, quella bocca da santa e da troia. Mi scorre addosso un gelo. Poi calore. Poi rabbia. Poi il cazzo che si sveglia.
― Che cazzo hai detto?
Mi guarda. Seria. Calma. Ma le tremano le mani. Sta godendo già solo a dirmelo.
― Uno giovane, ― dice. ― Bello. Sconosciuto. E tu… tu guardi.
Il cuore mi sbatte nel petto. Sento il sangue nelle orecchie. La voglio prendere a schiaffi. La voglio leccare ovunque. La voglio legare a letto e farle ingoiare le sue parole una per una.
― Sei una puttana.
Lei annuisce.
Cristo, annuisce.
― Sì. La tua puttana.
Il cazzo ormai è duro come il marmo sotto i jeans. Lei lo vede. Sorrido. Un sorriso storto. Malato.
― Allora fallo, troia. Ma io guardo. Non ti azzardare a chiudere la porta. Voglio vedere tutto. Tutto.
E lei si bagna. Lo sento. L’odore della sua figa invade il salotto. Caldo, salmastro, porco.
Quella notte non dormiamo.
La spoglio. Le apro le gambe.
Le infilo due dita. Poi tre.
― Immagina che sia lui ― le dico mentre la penetro. ― Il tuo ragazzino. Il cazzo giovane che ti sfonda mentre io guardo.
Lei urla. Gode. Mi graffia la schiena. Mi sputa in faccia.
E io mi sento vivo. Finalmente.
Capitolo 1 – Quella troia di mia moglie
Non me l’aspettavo.
Giuro.
Una sera come le altre. Cena, tv, vino rosso, solite cazzate. E lei, Anna, seduta sul divano con la vestaglia mezza aperta. Le tette c’erano ancora, cazzo se c’erano. I capezzoli duri sotto la seta. Le gambe nude. Era bella. E io? Io avevo il cazzo mezzo molle e la testa piena di bollette.
Poi apre bocca.
E dice:
― Voglio scopare con un altro.
Bam.
Così.
Me lo dice mentre mastico una fottuta oliva.
La guardo. Le fisso la bocca, quella bocca da santa e da troia. Mi scorre addosso un gelo. Poi calore. Poi rabbia. Poi il cazzo che si sveglia.
― Che cazzo hai detto?
Mi guarda. Seria. Calma. Ma le tremano le mani. Sta godendo già solo a dirmelo.
― Uno giovane, ― dice. ― Bello. Sconosciuto. E tu… tu guardi.
Il cuore mi sbatte nel petto. Sento il sangue nelle orecchie. La voglio prendere a schiaffi. La voglio leccare ovunque. La voglio legare a letto e farle ingoiare le sue parole una per una.
― Sei una puttana.
Lei annuisce.
Cristo, annuisce.
― Sì. La tua puttana.
Il cazzo ormai è duro come il marmo sotto i jeans. Lei lo vede. Sorrido. Un sorriso storto. Malato.
― Allora fallo, troia. Ma io guardo. Non ti azzardare a chiudere la porta. Voglio vedere tutto. Tutto.
E lei si bagna. Lo sento. L’odore della sua figa invade il salotto. Caldo, salmastro, porco.
Quella notte non dormiamo.
La spoglio. Le apro le gambe.
Le infilo due dita. Poi tre.
― Immagina che sia lui ― le dico mentre la penetro. ― Il tuo ragazzino. Il cazzo giovane che ti sfonda mentre io guardo.
Lei urla. Gode. Mi graffia la schiena. Mi sputa in faccia.
E io mi sento vivo. Finalmente.
2
0
voti
voti
valutazione
6.9
6.9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sottomesse Tamararacconto sucessivo
La sposa libera 2
Commenti dei lettori al racconto erotico