Mia cugina: Parte 20

di
genere
incesti

Mezz’ora dopo arrivo davanti al mio condominio. La mia ex assistente non c’è. Entro nel palazzo e salgo al mio piano. Ed eccola lì, davanti alla mia porta. Scuoto la testa con uno sbuffo seccato.
Lei mi si avvicina, lo sguardo duro. — Non farlo mai più!
La guardo per un attimo, la supero ed entro nel mio appartamento.
Lei mi segue a ruota e chiude la porta. — Hai sentito cosa ti ho detto?
Mi lascio cadere sul divano e la guardo. — Da quanto era lì?
Si siede accanto a me e mi afferra la mano.
La ritraggo. — Non toccarmi.
Lei riafferra la mia mano con uno sguardo torvo, la stringe. La ritiro di nuovo, ma ci serra le dita. — Stai fermo! — dice.
Arriccio le labbra irritato. Sono stanco di litigare. In questi giorni non faccio altro. — Tua madre sa che sei qui?
— Che c’entra ora mia madre?!
Prendo il telecomando dal basso tavolino e accendo la tv. Trasmettono un film horror di cui non ricordo il nome.
Lei me lo strappa di mano e spegne la tv. — Guardami, quando ti parlo!
Sbuffo. — Perché non lo capisci? Non voglio stare con te! Non mi piaci!
— E chi se ne frega! C’è tempo per quello.
— Sei seria?
— Ti sembra che stia scherzando?
Distolgo lo sguardo. — Vattene.
— No!
La guardo negli occhi. — Vattene!
Incrocia le braccia come una bambina. — Non vado da nessuna parte!
Scatto in piedi e l’afferro per le braccia per trascinarla fuori.
La mia ex assistente mi sferra uno schiaffo in faccia e mi bacia.
Mi volto dall’altra parte. — Smettila!
Lei mi ribacia, mi spinge sul divano e si mette a cavalcioni sopra di me. — Lo so che mi vuoi. — Mi stringe il pene duro da sotto i pantaloni. — Visto? Tu sei tutte parole. In realtà non vedi l’ora di fare l’amore con me.
La spingo di lato e mi alzo. — Datti una cazzo di calmata! Se non la smetti, io…
Si alza in piedi con un sorrisetto mellifluo. — Tu cosa? Non farai proprio niente. — Mi spinge di nuovo sul divano. — Ora stai zitto e fai l’amore con me. — Faccio per rialzarmi, ma mi respinge sul divano. — Che ti ho detto?! Stai fermo! — Si mette su di me e mi bacia con la lingua.
Metto le mani sul suo sedere, lo palpeggio. Il mio pene preme contro i pantaloni. Lei si stringe a me, le mani che mi tengono fermo il viso.
Non riesco a rifiutarla. Ha ragione. Voglio fare l’amore con lei. Sono troppo eccitato.
La mia ex assistente si toglie la maglietta, mi mette la faccia tra le sue tette e mi bacia la testa. — Sì, così… Bravo, bambino. — Ritraggo la testa, ma lei la tiene ferma sulle tette. — Ehi! Non fare il monello!
Perché è così fuori di testa? E perchè mi piace?
— Leccale — dice.
Lecco i suoi capezzoli, li bacio, li succhio. Lei affonda le dita nei miei capelli e preme la mia faccia contro i seni. Poi scende da me, mi abbassa pantaloni e mutande e si mette in bocca il mio pene. Sospiro dal piacere. La sua lingua ruota attorno al mio glande, scende lungo l’asta e risale, gli occhi fissi nei miei. Tocca il buco del glande con la punta della lingua come se ci stesse giocando. Poi se lo mette tutto in bocca e comincia a succhiare.
Appoggio una mano sulla sua testa e spingo il bacino contro il suo viso, il pene urta le sue tonsille. Lei se lo tira fuori e tossisce.
— Tutto bene? — chiedo.
La mia ex assistente mi ignora, si mette di nuovo il mio pene in bocca e lo succhia per un po '. Poi sale su di me, guida il mio pene nella sua vagina e comincia a muovere il bacino. Mi bacia, la lingua in bocca.
— Sculacciami… — ansima accanto al mio orecchio.
Mollo uno schiaffetto sul suo sedere.
— Più forte…
Ne mollo un altro più forte.
Lei smorza un gridolino, geme. — Ancora.
Ne tiro un altro. Poi un secondo, un terzo, un quarto.
— Sì… — ansima. — Ancora! Ancora!
Sferro un altro schiaffo ancora più forte.
La mia ex assistente geme e si irrigidisce in preda ai tremori. Continuo a spingere, a mantenere lo stesso ritmo per aumentare il suo orgamso e farla venire. Il mio inguine si riempie di acqua. Lei si stringe a me, le sue labbra che mi baciano il collo.
— Sei venuto? — chiede.
— No.
Mi guarda negli occhi e ricomincia a muovere il corpo. Ci fissiamo in un silenzio fatto di gemiti per un paio di minuti.
Alzo il bacino e le vengo dentro con un gemito.
Mi abbraccia la testa e l’accarezza. — Siamo perfetti.
— Non lo siamo.
Bussano alla porta. Voltiamo la testa in quella direzione. La sposto di lato e mi rivesto. Chi può essere? Ilaria? No, impossibile. Abbiamo litigato.
Vado alla porta, la apro.
È mia cugina. Che ci fa qui?
Entra in casa senza salutarmi, gli occhi rossi dal pianto. Faccio per parlare, ma si ferma a fissare la mia ex assistente mezza nuda sul divano. Si volta a guardarmi con uno sguardo incredulo e schifato.
— Non è come… — dico.
Mia cugina esce dall’appartamento con passo sostenuto.
Le vado dietro. — Aspetta! Fermati!
Lei continua a camminare lungo il corridoio e scende la tromba delle scale.
L’afferro per il braccio sul pianerottolo. — Aspetta!
Si volta verso di me, gli occhi serrati. — Chi è?
— Una… Non… Aspetta, perché sei venuta da me?
Mi fissa per un momento e scende le scale.
— Aspetta!
— Lasciami stare.
— È successo qualcosa?
Sarah si ferma davanti al portone del condominio, gli occhi lacrimanti. — Oronzo… È tornato con sua moglie. Lui… — Si copre il viso con le mani. — Mi ha presa in giro. Mi ha detto tutte quelle cose e poi… — Le spalle sussultano per i singhiozzi.
Il portone si apre. Una donna entra e ci supera mentre ci guarda di sottecchi.
Prendo mia cugina per il polso e la conduco verso l'ingresso per il garage sotterraneo. — Ehi, va tutto bene.
— No, che non va bene. Mi aveva promesso di… Me l’avevo promesso. L’avrebbe lasciata per andare a Miami insieme, invece… Sono stata una stupida.
L’abbraccio e accarezzo la sua schiena.
— Lui me l’aveva promesso… — dice mia cugina tra le lacrime.
Qualcuno scende le scale. Alzo lo sguardo. La mia ex assistente si ferma a guardarci, i suoi occhi si socchiudono in preda all’ira.
Le faccio segno con il mento di andarsene. Lei non lo fa. Rimane a guardarmi per un po’. Si schiarisce la gola.
Sarah si stacca dal mio abbraccio, la guarda e distoglie gli occhi.
— Non volevo interrompere — dice la mia ex assistente. — Continuate a pure.
La fisso in malo modo. Sta scherzando? — Lasciaci da soli — le dico.
Nessuna risposta.
Mia cugina mi guarda. — Scusa, io… Non volevo. Sono piombata all’improvviso e…
— Vuoi venire di sopra? — chiede la mia ex assistente con un sorriso finto. — Stavamo giusto per cenare, — mi fissa — non è vero?
Mi gratto dietro la testa. — Ecco…
Sarah abbozza un sorriso triste. — No, va bene così. Io ero venuta per… Non fa niente. Ora devo andare.
— Aspetta! — dico.
Mia cugina supera la mia ex assistente ed esce dal condominio.
— Io l’ho invitata — dice lei con un sorrisino di finto dispiacere.
— Togliti dalle palle! — urlo.
Spalanca gli occhi incredula. — Come?
Mi avvicino al suo viso, gli occhi dritti nei suoi. — Togliti dai coglioni! ORA!
La mia ex assistente arretra un po’, mi punta il dito. — Tu… come…
— Levati dal cazzo! — grido, le parole che rimbombano nella trombe delle scale.
Il suo sguardo si fa duro, odioso. Solleva un angolo della bocca in un sorriso criptico e va via.
Tiro un lungo sospiro e rilasso le spalle. Perché mia cugina è venuta da me? E da dove ho preso tutta quella rabbia per cacciare via la mia ex assistente?

scritto il
2025-06-19
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