La cura
di
Petulka
genere
orge
Petra, dopo mesi di compulsioni sessuali sempre più intense, decise di consultare un ginecologo. I medici precedenti l’avevano liquidata con prescrizioni di antidepressivi, ma lei sapeva che non era depressione. Era fame. Una fame che la divorava.
La luce fredda dell’ospedale colpì gli occhi di Petra mentre si avvicinava all’accettazione. Il dottor Robert, un sessantenne con baffi sottili come ragnatele e occhi che brillavano di una lussuria mal celata, la accolse con un sorriso untuoso. "Buongiorno, signorina. Segua pure." La condusse lungo corridoi che sapevano di disinfettante e sperma rancido—un odore che Petra ormai conosceva troppo bene.
La stanza era clinica, con uno specchio sul soffitto e un lettino di metallo che scricchiolò quando lei ci salì. "Spogliati, per favore," disse il dottor Robert, già sbottonandosi la camicia. Petra obbedì, tremando non per l’imbarazzo, ma per l’eccitazione che le pulsava tra le gambe.
Petra, con le mani che tremavano, si sfilò lentamente il vestito. Il dottor Robert, con occhi famelici, non le distolse mai lo sguardo. Le sue dita, vecchie e rugose, le sfiorarono le cosce, scendendo verso il sesso già bagnato. "Sei una piccola puttana," sussurrò, aprendole le gambe con forza. "Lasciati guardare."
Lei obbedì, ansimando, mentre lui le spalancava le labbra vaginali con due dita. Il suo cazzo, già turgido sotto i pantaloni, si tese ancora di più. "Vedo che hai il clitoride gonfio come una ciliegia," ridacchiò, mordendole un capezzolo attraverso il reggiseno. "Hai bisogno di un intervento... personale."
Con un gesto brusco, le abbassò le mutande, esponendole l’ano. "Apri bene," ordinò, infilando due dita nel suo culo stretto. Petra gridò, ma non di dolore: le sue dita erano calde, intrise di lubrificante, e le massaggiavano l’interno con una tecnica che la faceva gemere. "Sei così stretta," sussurrò Robert, "ma imparerai a ricevere tutto ciò che ti diamo."
Lei, in preda all'eccitazione, si inarcò quando lui le infilò una terza dita nel culo, spingendo con violenza. "Prendi, puttana!" urlò, facendole male apposta. Poi, all'improvviso, le sfilò le dita e le premette il cazzo tra le labbra. "Succhia, o ti infilo il dito nel culo fino a farti sanguinare."
Petra aprì la bocca, e lui le spinse il cazzo in gola fino alla gola. Il sapore salato del pre-sperma le riempì la bocca, ma Robert non le diede tregua. "Succhia forte, cazzo!" gridò, sbattendo il cazzo contro le sue tonsille. Lei lo ingoiò fino in fondo, tossendo e ansimando, mentre le sue mani le torcevano i capezzoli nudi.
"Brava," le sussurrò all'orecchio, "ma non hai ancora visto niente."
Due giorni dopo, Petra fu condotta in una stanza nascosta. Cinque medici, nudi, la aspettavano. La dottoressa Elena, con i capezzoli duri come sassi, le si avvicinò. "Oggi ti curiamo," disse, infilando un dildo vibrante nel suo vagino. "Ma prima, devi dimostrare di essere pronta."
La legarono a una sedia, spalancandole le gambe. Il dottor Luigi, un ragazzone muscoloso, le infilò un dito nel culo, allargandola per prepararla. "Allargati, puttana," ordinò, mentre un altro le leccava il clitoride con la lingua ruvida.
"Prendi il cazzo del dottor Robert in bocca," urlò Elena, spingendoglielo tra le labbra. Petra, con il dildo che vibrava nel sesso e il culo stretto intorno alle dita di Luigi, ingoiò il cazzo del sessantenne fino in gola. Robert pompò con forza, spingendo il cazzo fino a toccarle la gola. "Sputa il seme, puttana!" gridò, venendo in fondo alla sua gola.
Lei tossì, riversando il sperma sul mento, mentre Luigi le infilava due dita nel culo, spingendo forte. "Sei una buona paziente," rise Elena, "ma ne hai bisogno di più."
La notte successiva, la portarono in un'aula operatoria. Otto medici la circondarono, nudi e con cazzo in mano. "Oggi sei nostra," disse il direttore, un ragazzone con una cicatrice in faccia. "Prendi tutto ciò che ti diamo."
La inchiodarono al lettino, le gambe aperte e legate agli angoli. Il direttore le infilò il cazzo in bocca, mentre un altro le penetrava il culo con un dildo. "Godi, Petra," urlò un medico, infilando due dita nel suo vagino.
Lei urlò, sentendo il cazzo in gola, il dildo nel culo e le dita nel sesso. "Squitta per noi!" gridò Robert, accarezzandole il clitoride con un dito. Petra, in preda all'orgasmo, riversò liquido dalla vagina, bagnando il lettino. Poi, incapace di trattenersi, iniziò a pisciare, spruzzando tra le gambe mentre il direttore le sbatteva il cazzo in bocca.
Gli uomini rise, godendosi lo spettacolo. "Ora sei pronta per la vera cura," sussurrò Elena, spalmandole lo sperma sulla fica.
Settimane dopo, Petra era una schiava sessuale. In corridoio, veniva presa da dietro da inservienti, con il cazzo che le riempiva il culo mentre un dottore le leccava il sesso. In sala visite, le infilavano due cazzo in bocca e uno nel culo, costringendola a succhiare e gemere fino a svenire.
Una notte, la condussero in una stanza con un tubo di metallo. "Questa è la cura definitiva," sussurrò il direttore, infilandole il cazzo nel tubo. "Diventerai una di noi."
Il tubo, lungo un metro, iniziò a pompare, spingendosi dentro il suo sesso. Petra urlò, ma non di dolore: era piena, riempita da qualcosa di enorme che la espandeva fino alle viscere. "Squitta, puttana!" gridarono i medici, accarezzandole i capezzoli e massaggiandole il clitoride.
Lei riversò liquido misto a sperma e piscia, tremando per l'orgasmo più forte della sua vita. Quando il tubo si fermò, era coperta di umori. "Sei guarita," ridacchiò Robert, "ora sei una di noi."
Petra sorrise, sapendo che non era una cura. Era solo l'inizio della sua vita come puttana ospedaliera, dove il cazzo era la medicina e il sesso la malattia che amava.
La luce fredda dell’ospedale colpì gli occhi di Petra mentre si avvicinava all’accettazione. Il dottor Robert, un sessantenne con baffi sottili come ragnatele e occhi che brillavano di una lussuria mal celata, la accolse con un sorriso untuoso. "Buongiorno, signorina. Segua pure." La condusse lungo corridoi che sapevano di disinfettante e sperma rancido—un odore che Petra ormai conosceva troppo bene.
La stanza era clinica, con uno specchio sul soffitto e un lettino di metallo che scricchiolò quando lei ci salì. "Spogliati, per favore," disse il dottor Robert, già sbottonandosi la camicia. Petra obbedì, tremando non per l’imbarazzo, ma per l’eccitazione che le pulsava tra le gambe.
Petra, con le mani che tremavano, si sfilò lentamente il vestito. Il dottor Robert, con occhi famelici, non le distolse mai lo sguardo. Le sue dita, vecchie e rugose, le sfiorarono le cosce, scendendo verso il sesso già bagnato. "Sei una piccola puttana," sussurrò, aprendole le gambe con forza. "Lasciati guardare."
Lei obbedì, ansimando, mentre lui le spalancava le labbra vaginali con due dita. Il suo cazzo, già turgido sotto i pantaloni, si tese ancora di più. "Vedo che hai il clitoride gonfio come una ciliegia," ridacchiò, mordendole un capezzolo attraverso il reggiseno. "Hai bisogno di un intervento... personale."
Con un gesto brusco, le abbassò le mutande, esponendole l’ano. "Apri bene," ordinò, infilando due dita nel suo culo stretto. Petra gridò, ma non di dolore: le sue dita erano calde, intrise di lubrificante, e le massaggiavano l’interno con una tecnica che la faceva gemere. "Sei così stretta," sussurrò Robert, "ma imparerai a ricevere tutto ciò che ti diamo."
Lei, in preda all'eccitazione, si inarcò quando lui le infilò una terza dita nel culo, spingendo con violenza. "Prendi, puttana!" urlò, facendole male apposta. Poi, all'improvviso, le sfilò le dita e le premette il cazzo tra le labbra. "Succhia, o ti infilo il dito nel culo fino a farti sanguinare."
Petra aprì la bocca, e lui le spinse il cazzo in gola fino alla gola. Il sapore salato del pre-sperma le riempì la bocca, ma Robert non le diede tregua. "Succhia forte, cazzo!" gridò, sbattendo il cazzo contro le sue tonsille. Lei lo ingoiò fino in fondo, tossendo e ansimando, mentre le sue mani le torcevano i capezzoli nudi.
"Brava," le sussurrò all'orecchio, "ma non hai ancora visto niente."
Due giorni dopo, Petra fu condotta in una stanza nascosta. Cinque medici, nudi, la aspettavano. La dottoressa Elena, con i capezzoli duri come sassi, le si avvicinò. "Oggi ti curiamo," disse, infilando un dildo vibrante nel suo vagino. "Ma prima, devi dimostrare di essere pronta."
La legarono a una sedia, spalancandole le gambe. Il dottor Luigi, un ragazzone muscoloso, le infilò un dito nel culo, allargandola per prepararla. "Allargati, puttana," ordinò, mentre un altro le leccava il clitoride con la lingua ruvida.
"Prendi il cazzo del dottor Robert in bocca," urlò Elena, spingendoglielo tra le labbra. Petra, con il dildo che vibrava nel sesso e il culo stretto intorno alle dita di Luigi, ingoiò il cazzo del sessantenne fino in gola. Robert pompò con forza, spingendo il cazzo fino a toccarle la gola. "Sputa il seme, puttana!" gridò, venendo in fondo alla sua gola.
Lei tossì, riversando il sperma sul mento, mentre Luigi le infilava due dita nel culo, spingendo forte. "Sei una buona paziente," rise Elena, "ma ne hai bisogno di più."
La notte successiva, la portarono in un'aula operatoria. Otto medici la circondarono, nudi e con cazzo in mano. "Oggi sei nostra," disse il direttore, un ragazzone con una cicatrice in faccia. "Prendi tutto ciò che ti diamo."
La inchiodarono al lettino, le gambe aperte e legate agli angoli. Il direttore le infilò il cazzo in bocca, mentre un altro le penetrava il culo con un dildo. "Godi, Petra," urlò un medico, infilando due dita nel suo vagino.
Lei urlò, sentendo il cazzo in gola, il dildo nel culo e le dita nel sesso. "Squitta per noi!" gridò Robert, accarezzandole il clitoride con un dito. Petra, in preda all'orgasmo, riversò liquido dalla vagina, bagnando il lettino. Poi, incapace di trattenersi, iniziò a pisciare, spruzzando tra le gambe mentre il direttore le sbatteva il cazzo in bocca.
Gli uomini rise, godendosi lo spettacolo. "Ora sei pronta per la vera cura," sussurrò Elena, spalmandole lo sperma sulla fica.
Settimane dopo, Petra era una schiava sessuale. In corridoio, veniva presa da dietro da inservienti, con il cazzo che le riempiva il culo mentre un dottore le leccava il sesso. In sala visite, le infilavano due cazzo in bocca e uno nel culo, costringendola a succhiare e gemere fino a svenire.
Una notte, la condussero in una stanza con un tubo di metallo. "Questa è la cura definitiva," sussurrò il direttore, infilandole il cazzo nel tubo. "Diventerai una di noi."
Il tubo, lungo un metro, iniziò a pompare, spingendosi dentro il suo sesso. Petra urlò, ma non di dolore: era piena, riempita da qualcosa di enorme che la espandeva fino alle viscere. "Squitta, puttana!" gridarono i medici, accarezzandole i capezzoli e massaggiandole il clitoride.
Lei riversò liquido misto a sperma e piscia, tremando per l'orgasmo più forte della sua vita. Quando il tubo si fermò, era coperta di umori. "Sei guarita," ridacchiò Robert, "ora sei una di noi."
Petra sorrise, sapendo che non era una cura. Era solo l'inizio della sua vita come puttana ospedaliera, dove il cazzo era la medicina e il sesso la malattia che amava.
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