Jasmine 2

di
genere
fisting

Avevo appena finito di pulire il materasso del giorno prima.
Un’altra alluvione. Un altro bagno nel suo squirt amaro e caldo.
Jasmine non si trattiene. Mai.
Quando viene, scoppia. Come se il corpo non le bastasse più, e avesse bisogno di esplodere per potersi calmare.

Alle nove e cinquantacinque mi arriva il messaggio:
«Vengo. Ma oggi voglio anche lui.»

Sorrido.
È decisa.
Nessun preambolo, nessun dubbio.
Ha fatto i suoi conti, ha stretto le cosce per giorni, ha immaginato quel cazzo grosso mentre stirava i grembiuli dei figli.
Ora è pronta.

Lo chiamo.
Si chiama Jamal, ha trent’anni, ride sempre, ha due spalle che sembrano scolpite nel legno. È il tipo che entra in un bar e lo zittisce solo camminando.
Quando gli dico che Jasmine vuole provarlo, ride e mi fa:
«La marocchina? Quella con gli occhi da pantera? Sì, ci sto.»

Arrivano entrambi, puntuali.
Lei con un vestito aderente nero che le disegna ogni curva, senza reggiseno, capezzoli dritti. Labbra lucide, occhi carichi.
Lui in jeans e maglietta bianca, la solita andatura da chi non ha bisogno di dimostrare niente.

Jasmine non saluta.
Appena entra, si inginocchia e mi tira giù i pantaloni.
Comincia a succhiare.
A Jamal basta guardarla per capire: si slaccia, tira fuori l’attrezzo, ed è come vedere un’arma scaricata sul tavolo.
Lei si gira, lo vede, sputa il mio cazzo, guarda in su e dice:
«Lo voglio in bocca. Ma solo dopo che mi scopi tu.»

Mi mette sopra di lei sul divano, si allarga con le dita, mi guida dentro.
È bagnata, calda, larga.
Mi scivola dentro come se non avesse mai avuto altro che cazzi tutto il giorno.
Io spingo. Lei geme.
Jamal si siede accanto a noi, la guarda, si masturba piano.
Jasmine lo fissa mentre io le spingo dentro tutto, le lecco le tette, le stringo i fianchi.
Le mani sue cercano quel clitoride già gonfio, e nel giro di trenta secondi la sento tremare.

«Dentro!» grida.
Schiaccio, la inondo.
Lei geme. Si morde il labbro.
Poi si gira verso Jamal:
«Ora tu.»

Lui si alza.
Va piano.
Le mette la punta tra le labbra, e già sembra troppo.
Lei lo prende in bocca come può.
Le lacrime agli occhi, il trucco che cola, le mani sulle sue cosce enormi.
Lo prende, lo succhia, lo lavora come se fosse un debito da pagare.
Ma a un certo punto si ferma.
«Non ci sto. È troppo grosso. Voglio provarlo di culo.»

Io la guardo.
«Sei sicura?»

Lei ride.
«Spaccami.»

Si inginocchia, si lubrifica da sola, lo guarda dritto in faccia.
Lui la prende per i fianchi.
La punta le preme lo sfintere.
Jasmine urla, ma non si tira indietro.
Le lacrime scorrono, ma spinge lei.
Io guardo. Mi sto già toccando.
Jamal entra, poco a poco.
Un centimetro, due, tre.

Lei ansima.
Si tocca la figa con furia.
Poi lo dice.
«Sto venendo. Sto venendo!»
E il suo corpo esplode.
Spruzza di nuovo.
Questa volta ancora più forte.
Un getto, poi un altro. Un lago.

Jamal la tiene stretta e finisce.
Urla. Viene.
Lei lo stringe tutta, lo succhia col culo come una ventosa.
Io mi avvicino.
Le vengo in faccia.
Lei si lecca le labbra.

Dopo qualche minuto si alza.
Va in bagno, si lava.
Esce, si sistema il vestito, si infila le mutandine in borsa.
«Settimana prossima ne voglio due» dice.

Poi apre la porta, esce.
Come sempre, senza voltarsi.
scritto il
2025-06-01
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