B. Come Baldracca

di
genere
dominazione

Mi ha offerto una canna mentre la musica pulsava come un secondo cuore. Era alta, capelli lunghi e ondulati, seno pieno, fianchi larghi come un invito. Portava solo un paio di mutandine nere e una cravatta allentata sul petto nudo. Non mi ha chiesto nulla, ha solo sorriso, indicando il mio choker.
― Bello. Vieni con me?
Ho annuito. Mi ha preso per mano e mi ha guidata verso un gruppo che ballava in modo pigro, come se il piacere fosse nei dettagli, non nel ritmo. Erano quasi tutti seminudi. Qualcuno con un drink in mano, qualcun altro con lo sguardo molle, steso su un divano di pelle.
Lei ha baciato un ragazzo – uno con gli addominali scolpiti e la faccia da bravo bastardo – poi è tornata da me.
― Ti piace?
― Non male – ho risposto.
― È un amico. Cosa gli faresti?
Non ho fatto finta di pensarci.
― Gli leccherei tutto. Senza fretta.
Mi ha stretto la mano più forte. Non c’era più musica intorno. Solo quel suono denso che fa il sangue quando accelera.
― Vieni.
Lui ci guardava. Sorrideva appena. Aveva capito tutto.
― Questa è B – ha detto lei – e adesso fa quello che le piace fare. Io guardo.
Mi ha lasciata lì, ma i suoi occhi erano ancora su di me, caldi e attenti.
Il ragazzo mi ha sfiorata sul fianco.
― Tutto bene?
― Se sei pronto, io lo sono già.
― Preservativo?
― No. Solo se lo vuoi tu. Io preferisco sentire.
Un secondo dopo eravamo l’uno contro l’altra. L’ho baciato con fame, e ho lasciato che le mani gli scivolassero sul petto, sull’addome. Poi sono scesa, lenta, inginocchiandomi sul tappeto ruvido. Mi guardava, e dietro di lui, lei si era seduta sul divano. Le dita tra le cosce. Il respiro corto.
Ho sputato sul suo cazzo duro. L’ho preso tra le labbra senza togliere gli occhi dai suoi. Ho iniziato piano, giocando con la lingua, sentendo ogni vena pulsare. La mia mano lo guidava, l’altra si stringeva sulla mia coscia nuda. Lei gemeva piano, toccandosi per davvero, senza pudore.
Mi piaceva essere lì, usata e adorata allo stesso tempo. Ogni leccata era una promessa sporca, ogni sguardo una sfida. Lui ha affondato le mani nei miei capelli. Non diceva nulla. Non serviva. Tutto era chiaro.
E io lo volevo così.
Lui ha cominciato a muoversi appena. Una spinta lenta, controllata, come a voler testare quanto potevo resistere. Io l’ho accolto con più gola, le mani sulle sue cosce, il mento in alto, la bocca che si apriva sempre un po’ di più. Sentivo la saliva colare, ma non mi importava. Mi piaceva essere sporca. Mi piaceva saperlo mio per quel momento.
Alle mie spalle, sentivo il rumore bagnato delle dita di lei che affondavano. Zoccoletta A. Rideva piano, con quella voce roca che viene solo dal piacere vero. Quando ho alzato lo sguardo, mi fissava. Le gambe divaricate, il bacino che si muoveva lento contro la mano.
― Brava – ha sussurrato – fammelo vedere.
Mi sono tirata indietro un secondo. Il cazzo era duro, lucido, pieno della mia saliva. L’ho preso con una mano e l’ho accarezzato con la lingua, leccando la punta, soffermandomi appena sotto, dove sapevo che gli piaceva. Gli ho sorriso, mentre con l’altra mano ho tirato giù la mia bretellina. Il seno è uscito piano, tondo, caldo. Me lo sono toccato per lei. Per farle vedere che anche io stavo godendo.
Lui ha gemuto. Ha affondato una mano nei miei capelli e mi ha tirata verso di sé. Ho lasciato fare. Mi sono lasciata usare. Il ritmo è diventato più deciso, ma ancora trattenuto. Come se sapessimo tutti che il bello doveva ancora arrivare.
Lei è venuta per prima. Un sussulto, un colpo secco al bacino, poi si è lasciata andare sul divano, la mano ancora tra le gambe, gli occhi su di noi, le labbra umide di piacere.
Quando lui è esploso, l’ho sentito tutto. Un brivido nella gola, un sapore che conoscevo bene. Non mi sono tirata indietro. L’ho guardato negli occhi fino all’ultimo spasmo.
Poi ho leccato le ultime gocce e mi sono alzata. La pelle che bruciava, le gambe ancora tremanti.
Lei mi ha accolta tra le braccia. Mi ha baciata sulle labbra, piano.
― Sei stata perfetta – ha detto.
Io ho sorriso. Lì, in mezzo a quel salotto sudato, profumato di sesso e fumo, mi sentivo viva.
Poi un’altra voce, dal fondo della stanza:
― Tocca a me.
Ci siamo voltate. Un’altra ragazza, capelli rasati, corpo da ginnasta, sorrideva nuda, con una bottiglia in mano.
E io ho pensato: sì, va bene. Portatemi via.
scritto il
2025-05-31
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