Mia madre mi desidera 2

di
genere
incesti

La notte dopo non ho dormito neanche un minuto.

Ho aspettato che tornasse. A occhi aperti, nel buio. Il cazzo duro da ore, il respiro che mi bruciava in gola. Sentivo ancora l’odore della sua fica sulle dita. Il sapore di lei nella testa, anche se non l’avevo leccata. Il suono dei suoi gemiti mi si era piantato nel petto come un chiodo.

Verso le due ho sentito la porta. Passi lenti. Tacchi. Il suono di una chiave nella ciotola dell’ingresso. Poi silenzio.
Lei era tornata.
E la porta era ancora aperta.

Mi sono alzato. Nudo. Senza dire una parola. Ho spinto piano la porta.

Era stesa sul letto, vestita di nero. Una minigonna che le lasciava metà del culo scoperto, reggicalze, niente reggiseno. I capezzoli duri sotto la camicetta sbottonata. Era truccata, i capelli sciolti. Aveva ancora il rossetto sulle labbra, ma sbavato. Sembrava appena scopata.

«Stavi aspettando?»

Ho annuito. Il cazzo già in tiro. Lei si è sollevata su un gomito.
«Bravo. Vieni qui. Ma stavolta… tocca a me.»

Mi ha fatto inginocchiare davanti al letto. Ha aperto le gambe. Le mutandine erano spostate da un lato. Il profumo caldo di figa bagnata mi è arrivato in faccia come uno schiaffo.
«Guarda. È così che si lecca una donna.»

Si è aperta con due dita. Il clitoride gonfio, lucido. Si accarezzava lentamente, sussurrando oscenità.

«Metti la lingua fuori. Non toccare. Solo guarda.»

Io tremavo. Il cazzo mi pulsava. Lei si leccava il dito, poi se lo passava tra le labbra laggiù.
«Ti piace, vero? Questa figa ti fa impazzire.»

Annuii ancora. Avevo il respiro corto. Lei si tirò su la gonna e si sedette sul bordo del letto.

«Sdraiati. Fammi vedere come vieni mentre ti guardo.»

Mi sono buttato a terra, mi sono preso il cazzo in mano. Non ci ho messo molto. Lei mi fissava, le cosce aperte, si toccava veloce. Ogni tanto gemette:
«Sì… così… vieni per me… fammi vedere tutto.»

Sono esploso. Un getto caldo sulla pancia, sulla mano, sulle gambe. Lei è venuta subito dopo, con un singhiozzo, piegandosi in avanti, mordendosi il labbro. Tremava. Sudata. Bellissima. Una troia perfetta.

Quando ho rialzato la testa, mi fissava ancora.

«Sai cosa voglio adesso?»
«Cosa?»
«Che domani sera tu venga tu da me. Nudo. Con il cazzo già duro. E pronto a leccare.»

Si è alzata. Mi ha leccato la punta del cazzo con la lingua. Un colpo solo. Poi si è girata, è andata a letto, e ha spento la luce.

«Ah, un’altra cosa…»
«Sì?»
«Domani… ti insegno a scopare.»
scritto il
2025-05-31
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