Prima o poi

di
genere
gay

Eravamo al muretto, la luce calda del tardo pomeriggio. Un'elettricità sottile vibrava tra me e Paul. Di scatto, presi la sua mano e la portai sul mio pacco. Un brivido mi corse lungo la schiena. La sua mano rimase lì, esitante un attimo, poi si appoggiò più decisa. Iniziammo a muovere i fianchi, strusciandoci leggermente attraverso i jeans. Sentivo il suo bacino contro il mio, il mio cazzo che si fa duro. L'eccitazione cresceva, mescolata alla curiosità di sapere cosa provava anche il suo cazzo in quel contatto. Il respiro si fece più rapido, un'intesa silenziosa mentre il sole calava.
Poi, un impulso improvviso mi spinse a muovermi dietro di lui. Paul si irrigidì sorpreso. Senza esitare, avvicinai il mio corpo e iniziai a strusciare il mio cazzo contro il suo culo attraverso i pantaloni. Una sensazione nuova, piena e avvolgente. Sentii il suo leggero sussulto, il suo respiro farsi più corto, ma non si allontanò. Continuai a strusciarmi, il mio desiderio che cresceva con la sua silenziosa accettazione.
Dopo qualche istante, Paul si girò leggermente, mantenendo la vicinanza. Poi, con un movimento che mi sorprese e mi eccitò, si portò alle mie spalle. Sentii il suo cazzo duro premere contro il mio culo attraverso i jeans. Iniziò a muovere i fianchi, strusciandosi contro di me. Era una sensazione intensa, un'eccitazione reciproca che ci avvolgeva.
Un giorno, mentre ero da solo in giardino, Roger, il fratello di Paul, passò vicino a me e disse con un sorriso: "Bel culetto che hai. Prima o poi me lo faccio." Le sue parole inattese mi fecero arrossire e mi sentii a disagio. Ripensai ai momenti con Paul, e un'ombra di preoccupazione si insinuò nei miei pensieri.
Nonostante questo, nei giorni successivi, i miei incontri con Paul al muretto mantennero la stessa eccitazione del primo giorno. La sua mano cercava subito il mio cazzo attraverso i pantaloni, e ci strusciavamo, un contatto silenzioso ma carico di desiderio. Però, sentivo che entrambi volevamo di più, superare la barriera dei vestiti.
Un pomeriggio, l'aria era elettrica. I nostri sguardi si incontrarono, un'intesa muta. Le nostre mani cercarono le cinture dell'altro, poi le zip. I vestiti caddero lentamente. La timidezza iniziale svanì al calore della pelle nuda che si sfiorava. Ognuno cercò il cazzo dell'altro con le mani, una presa diretta, calda, preludio a un'intimità più intensa.
L'eccitazione di quel primo contatto nudo, le nostre mani strette sui nostri cazzi, creò un'atmosfera carica di desiderio inespresso. Ci guardammo negli occhi, un'intesa silenziosa che andava oltre le parole. Sapevamo entrambi di volere di più, di voler esplorare quella nuova intimità che si era appena disvelata.
Forse fu un mio movimento più audace, un avvicinarmi di più a Paul, a rompere l'esitazione. Sentivo il suo respiro farsi più rapido, il suo corpo leggermente teso. Con una mano ancora stretta al suo cazzo, l'altra scivolò lungo il suo fianco, esplorando la curva dei suoi glutei. Un brivido lo percorse.
In quel momento, un'idea mi attraversò la mente, un desiderio di intimità ancora più profonda. Con delicatezza, lo invitai a girarsi, a mettersi di schiena al muretto. Lui mi seguì, i nostri sguardi sempre connessi.
Il mio cuore batteva forte mentre mi avvicinavo a lui da dietro. Sentivo il suo calore, percepivo la sua eccitazione palpabile. Con una mano gli accarezzai la schiena, sentendo la sua pelle liscia sotto le dita. L'altra mano scese più in basso, seguendo la linea dei suoi glutei fino a raggiungere l'apertura.
Esitai un istante, consapevole della novità e dell'intimità di quel gesto. Poi, con delicatezza, iniziai a esplorare l'ingresso con un dito, seguendo un istinto primordiale. Paul emise un piccolo gemito, un suono che mi diede il coraggio di continuare.
Sentivo la sua muscolatura contrarsi leggermente, poi rilassarsi. Con pazienza e lentezza, aggiunsi un secondo dito, lubrificando delicatamente l'apertura. Paul si appoggiò al muretto, il respiro sempre più affannoso.
Quando sentii che era sufficientemente pronto, mi avvicinai ancora di più. Guidai lentamente la punta del mio cazzo contro il suo ingresso, sentendo una leggera resistenza iniziale. Con un respiro profondo, spinsi dolcemente. Ci volle un istante perché si abituasse alla nuova sensazione, poi entrai un poco di più.
Un gemito più forte sfuggì dalle labbra di Paul, un misto di sorpresa e un piacere inaspettato. Mi fermai, aspettando che si abituasse completamente alla mia presenza dentro di lui. Sentivo il suo calore avvolgermi, una sensazione completamente nuova, intensa e profondamente intima.
Dopo un momento, Paul si mosse leggermente, un piccolo invito a continuare. E così feci, entrando lentamente, centimetro dopo centimetro, in quel nuovo spazio di intimità che si apriva tra noi. Era un momento di scoperta, di vulnerabilità condivisa, un passo audace verso un'intimità ancora più profonda.
Dopo quel primo momento di scoperta e intima connessione, l'atmosfera tra noi si fece ancora più audace e complice. Ci guardammo, un sorriso intriso di desiderio e una nuova forma di fiducia che si era creata tra noi.
Forse fu Paul a fare la prima mossa questa volta. Con una delicatezza inaspettata, si girò verso di me, invitandomi con un gesto degli occhi a fare lo stesso. Mi appoggiai al muretto, sentendo il suo sguardo percorrerne la schiena.
Poi, sentii le sue mani accarezzarmi i fianchi, un tocco leggero ma deciso che mi fece fremere. Una delle sue mani scivolò più in basso, esplorando con la stessa curiosità e delicatezza che avevo usato io prima, la zona tra le mie gambe.
Il suo tocco era nuovo, diverso dal mio, ma ugualmente carico di desiderio. Sentii le sue dita esplorare con pazienza, preparandomi dolcemente. Il suo respiro caldo sulla mia schiena mi eccitava, creava un'attesa carica di sensazioni.
Quando sentii che ero pronto, Paul si avvicinò da dietro. Il contatto del suo corpo nudo contro la mia schiena mi fece sussultare. Poi, lentamente, guidò il suo cazzo contro il mio ano. Sentii la punta premere, una sensazione familiare ma diversa, amplificata dalla consapevolezza che ora era lui a condurre.
Entrò lentamente, con la stessa dolcezza e cautela che avevo usato io. Sentii il suo calore avvolgermi, una sensazione intensa e piacevole. Mi appoggiai di più al muretto, abbandonandomi a quella nuova esperienza.
I suoi movimenti iniziarono lenti, poi si fecero più sicuri, più ritmici. Sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio, i suoi gemiti soffocati che si mescolavano ai miei. Era un momento di parità, di scambio reciproco, in cui entrambi esploravamo il piacere di essere dentro l'altro, di condividere un'intimità fisica così profonda.
Il sole continuava la sua discesa, tingendo il cielo di colori caldi, mentre noi, stretti in quel nostro intimo abbraccio, scoprivamo nuove vette di piacere e connessione.Con il passare dei giorni, quei momenti rubati al muretto divennero una consuetudine, un appuntamento silenzioso e desiderato che scandiva le nostre giornate. La timidezza iniziale era ormai un ricordo sbiadito, sostituita da una familiarità crescente con i nostri corpi nudi, dalla consapevolezza reciproca dei nostri desideri più intimi.
Non c'era più bisogno di parole per intenderci. Bastava uno sguardo, un avvicinamento un po' più audace, e sapevamo entrambi cosa sarebbe successo. Ci spogliavamo con una naturalezza disarmante, i nostri corpi che si cercavano con una nuova urgenza.
A volte ero io a prendere l'iniziativa, guidando Paul con delicatezza, assaporando il calore che mi avvolgeva. Altre volte era lui a condurre, la sua presenza alle mie spalle un brivido di eccitazione che mi percorreva la schiena.
Quello che era iniziato come un timido gioco di sfioramenti attraverso i vestiti si era trasformato in un appuntamento quotidiano con il desiderio, un legame fisico profondo che ci univa in un modo unico e speciale. Il muretto aveva visto nascere la nostra intimità, un testimone silenzioso dei primi sguardi e dei timidi sfioramenti. Ma con il crescere del nostro desiderio, i nostri appuntamenti si spostarono nella cameretta di Paul, un rifugio privato dove potevamo finalmente abbandonarci l'uno all'altro senza riserve.La cameretta di Paul era diventata il nostro santuario, il luogo dove la nostra intimità poteva finalmente esprimersi liberamente. La cameretta di Paul era diventata il nostro santuario, il luogo dove la nostra intimità poteva finalmente esprimersi liberamente. Fu lì che un giorno, mentre ero alla pecorina e sentivo il cazzo di Paul penetrare a fondo nel mio culo, la porta si aprì di scatto. Roger era sulla soglia, la sua voce carica di un'eco delle parole che mi aveva già detto in giardino: "prima o poi me lo faccio il tuo culetto". Poi, rivolto a Paul, aggiunse con un tono che non ammetteva repliche: "Finisci che poi toccherà a me."
Inaspettatamente, Paul si bloccò. Lentamente, sfilò il suo cazzo dal mio culo, lasciandomi una sensazione di vuoto e sorpresa. Si girò leggermente verso il fratello, il suo sguardo un misto di sfida e rassegnazione. "Prego," disse Paul, la sua voce appena un sussurro teso. "È tuo."
Tra sorpresa ed eccitazione, rimasi nella medesima posizione, il calore lasciato dal cazzo di Paul ancora vivo dentro di me. Roger si avvicinò lentamente, i suoi occhi fissi sui miei. Con un sorriso che rivelava una decisa intenzione, si sfilò i pantaloni. Il suo cazzo, già eretto, si mostrò in tutta la sua lunghezza. Senza esitazione, lo guidò verso il mio buchino e, con una spinta decisa, lo infilò.Il cazzo di Roger mi penetrò con una spinta violenta, allargandomi con la sua consistenza più robusta. I suoi movimenti divennero subito rapidi e profondi, strappandomi gemiti che si mescolavano al suo respiro affannoso. Poi, un suono gutturale gli sfuggì, e sentii il suo sperma caldo e denso inondare il mio culo, riempiendomi di un calore vischioso. Nonostante l'orgasmo appena raggiunto, Roger non si ritrasse, anzi, continuò a scoparmi con rinnovata energia, il suo seme ancora a colare dentro di me. La sua possessività era palpabile, quasi brutale, e in quel momento, contro ogni previsione, continuavo a offrirgli il mio culo.
Paul, con un'espressione di desiderio impaziente, ruppe l'attesa e mi infilò il suo cazzo caldo in bocca. Le mie labbra si strinsero attorno a lui, la lingua che danzava sulla sua lunghezza con avidità. Nel frattempo, Roger, visibilmente eccitato dalla scena che si stava svolgendo, riprese a scoparmi con rinnovata vigoria, le sue spinte nel mio culo divennero più profonde e ritmiche. La mia bocca continuava a pompare il cazzo di Paul, assaporando il suo sapore familiare, mentre nel mio culo sentivo la possessività brutale di Roger. Il culmine arrivò simultaneo: venni riempito di sperma caldo e denso sia in bocca da Paul, con gemiti soffocati, sia nel culo da Roger, con un ruggito gutturale. Fui così riempito in entrambi gli orifizi, sigillando quel momento proibito in un groviglio di carne e fluidi. Nei mesi successivi, io e Paul continuammo i nostri intimi scambi erotici nella sua camera, ritrovando quel legame speciale che si era creato tra noi. Roger, dopo quell'episodio inaspettato, tornò alla sua solita indifferenza, quasi avesse dimenticato quel momento di intensa promiscuità. Eppure, nonostante la sua mancanza di interesse, un desiderio inconfessato continuava a serpeggiare dentro di me: avrei voluto ripetere quell'esperienza con Roger, ritrovare quella strana eccitazione che si era accesa in quel momento proibito. Un giorno, incrociandolo in centro, in mezzo alla confusione della gente, gli sussurrai con un sorriso malizioso: "Prima o poi te lo succhio quel bel cazzo che hai."




scritto il
2025-05-20
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