Schiavo per amore. Quinto episodio

di
genere
dominazione

Il giorno successivo mi svegliai in preda ad una strana agitazione. Era troppo presto e non volevo svegliare Diana per farmi dire cosa fosse accaduto, ma non vedevo l’ora di sentirla e farmi raccontare tutto. Invece, per tutta la mattina e fino alla fine dell’orario di lavoro, non riuscii a mettermi in contatto con lei e lei non si fece sentire. Dovevo assolutamente sentirla e a, meta’ mattinata, decisi di rompere gli indugi, e provai a telefonarle. Inutilmente. Il suo telefonino era spento ed ero soltanto riuscito a parlare con Josè che mi aveva detto che la signora era fuori casa. Il fatto che il domestico fosse tranquillo, mi fece però pensare che nulla di grave fosse accaduto. Alle 17 staccai come al solito dal lavoro. Era venerdì e avrei avuto due bei giorni di riposo, ma il mio pensiero fisso era per Diana. Cosa aveva combinato con suo marito? Inutile continuare a chiedermelo, e mi diressi verso casa dove mi attendeva una bella doccia ristoratrice, una cena frugale e un sonno che fosse più tranquillo di quello della sera precedente. Ma, appena salii le scale per arrivare a casa mia, ebbi la visione di Diana che mi attendeva sul pianerottolo. E che visione! Abitino cortissimo e aderente nero e scollato, pellicciotto corto modello stola e decollètè rosse col tacco a spillo. La guardai trasecolato. Non sapevo se osservare quel corpo eccessivo strizzato in quel povero abitino, oppure i suoi seni che faticavano ad entrare in quel vestito troppo stretto, oppure soffermarmi sulle sue lunghe gambe lasciate generosamente alla vista e ricoperte soltanto da sensuali calze, o ancora ammirare il suo viso molto bello eppure sempre troppo truccato, con al centro la sua bocca carnosa dipinta come al solito dal rossetto rosso. Tutto era provocante in lei. Tutto rendeva praticamente impossibile il fatto che potesse passare inosservata. Anche ammirata? Quello era un altro discorso. Di sicuro, per un maschio sarebbe stato quasi impossibile resistere alla tentazione di spalancare la bocca e sgranare gli occhi, ma era abbastanza evidente che non si trattava di un look particolarmente ricercato e raffinato. Per me che la conoscevo bene, sapevo che lei era fatta così. Non si vestiva in quel modo per ricercare lo sguardo maschile, o comunque quello era un fatto secondario e la logica conseguenza. Si vestiva in quel modo perché si piaceva, si trovava a suo agio, e non le importava che la gente potesse pensare che fosse una donna con un gusto pacchiano ed esagerato.
Ad ogni modo, finsi di distogliere lo sguardo mentre lei si mise le mani sui fianchi e sbuffò
“ Finalmente. Ma quanto ci metti per tornare a casa? E’ più di mezz’ora che ti aspetto”
“ Io veramente è da questa mattina che cerco di parlare con te, ma hai sempre il telefonino spento e a casa non ci sei. Piuttosto, dove devi andare vestita così?”
“ Ti piaccio? Stasera abbiamo un invito e mi sono già vestita per l’occasione. Dai, sbrigati. Apri questa porta che mi sono stancata di aspettare”
“ Ma per quale motivo non mi hai risposto? Sono stato in ansia tutta la giornata” protestai timidamente
“ Perché quello che ti devo dire preferisco dirtelo a quattr’occhi, e quindi ho spento il telefonino e ho ordinato a Josè di dire che non ero in casa”
Aprii la porta ma non le feci strada. Diana conosceva perfettamente la mia modesta abitazione e si diresse nel salone, si tolse il pellicciotto, e si sedette su una delle due poltrone situate a fianco al divano, accavallando le gambe e riducendo il suo abitino quasi all’altezza delle sue parti intime, mentre io mi sedetti sull’altra poltrona sudando freddo per quella visione, e in trepidante attesa per ciò che era accaduto
“ Dai, raccontami”
“ Prima mi prepari un bel caffè e poi ti racconto”
“ E’ da stamattina che sono ansioso di sapere che è successo. Te lo preparo dopo il caffè”
Diana mi squadrò da capo a piedi
“ No, lo voglio adesso. Fila in cucina. Lo sai come lo voglio?” proseguì senza minimamente tenere in considerazione la mia tenue protesta
“ Si, lo so. Con un po' di latte caldo” risposi alzandomi e andando in cucina ad espletare il suo ordine. Perché di ordine vero e proprio si trattava, anche se dato con un tono non proprio duro. Ma, comunque, rimaneva il fatto che io non ero capace di farmi rispettare con lei, e obbedivo come un cagnolino. Forse avevo anch’io istinti sottomessi come Alberto? No, perché mi succedeva solo con lei e reputavo la mia sottomissione soltanto come conseguenza dell’amore sviscerato che nutrivo per lei e del desiderio che provavo guardandola. Mentre tornavo in salone, con la tazzina di caffè fumante in mano, la guardavo e non potevo fare a meno di pensare che avrei dato la mia vita pur di trascorrere una sola notte d’amore con lei.
Lei però osservò il mio sguardo e scoppiò a ridere.“ Che c’è? Non hai mai visto le gambe di una donna?”
“ Si, certo” balbettai “E’ che tu sei….”
“ Come sono? Bella?”
“ Bella e vistosa se posso permettermi. Ma tu lo sai benissimo”
“ Da ieri sera mi sento ancora più bella. Sapessi quante volte me l’ha ripetuto il porco” Disse prendendo una sigaretta dalla sua borsa e accendendosela dopo aver mandato giù il suo caffè in un sorso
“ Dunque?”
“ Il posacenere”
“ Si scusa, te lo porto subito” feci alzandomi ed espletando il suo ennesimo ordine
“ Allora. Ricominciamo da dove ho interrotto ieri sera. Il porco è tornato col gelato e gli ho ordinato di fare le porzioni. Glie l’ho detto in modo duro e lui ha obbedito senza nemmeno dire una parola. Quando è tornato, come immaginavo il gelato si era un po’ sciolto. Capirai, mezz’ora di macchina. Era il minimo che potesse accadere. Gli ho detto che era uno stronzo, un buono a nulla, e mi sono alzata per dargli una lezione, ma lui ha capito ed è scappato. Capito il vigliacco? Se l’è data a gambe e si è chiuso in bagno”
“ Non mi dire che hai rotto la porta del bagno”
“ Lo volevo fare. Con un calcio ben assestato l’avrei disintegrata quella porta. Poi però ci ho ripensato. Gli ho detto che non poteva rimanere per sempre chiuso in bagno, e ho aggiunto che più tempo sarebbe trascorso, e peggio l’avrei ridotto. Dopo nemmeno dieci secondi ha aperto la porta e mi si e’ gettato ai piedi piangendo. ”
“ E’ incredibile”
“ Cosa è incredibile? Guarda che c’erano ottimi motivi per implorare la mia pietà perché ero piuttosto incazzata. Mi venivano in mente tutte le sue bugie e avrei voluto cambiargli i connotati”
“ No, dicevo che è incredibile cosa può fare un uomo con quelle idee quando trova una donna che è il suo ideale. Piuttosto, spero che tu ti sia fermata e che i connotati non glie li hai cambiati per davvero”
“Uhm. Diciamo che quando ho smesso non era l’Alberto di sempre”
“ Oh mio Dio, che gli hai fatto? Mi ero raccomandato di andarci piano la prima volta”
“ Oh insomma. Stai zitto e non mi interrompere, se non vuoi che me la riprenda anche con te. Era in ginocchio ai miei piedi e gli ho ordinato di baciare le mie scarpe. La tua previsione era azzeccata. Gli piace farlo, eccome. Un po’ per la paura, e un po’ per le sue attitudini, è stato dieci minuti abbondanti a baciarmi le scarpe fino a che gli ho detto di alzarsi. Insomma, è bello vedere il proprio marito in ginocchio, ma dopo un po’ mi ero rotta le palle. L’ho preso per un braccio e poi gli ho mollato un altro paio di ceffoni ancora più forti di quelli precedenti. Ha cercato di divincolarsi e sono stata costretta a mollargli un bel calcio allo stomaco. Si è piegato in due e poi altri due schiaffi. Si è messo a frignare come una bambina. Singhiozzava, ma non mi sono fatta intenerire. C’avevo tanta di quella rabbia in corpo che non potevo fermarmi. L’ho preso per il collo della camicia e l’ho trascinato per il salone, fino a ridosso del muro. L’ho fatto alzare, l’ho preso per il mento, l’ho sbattuto contro il muro e gli ho ribadito che, da quel momento in poi, le cose sarebbero cambiate di brutto, e che avrebbe dovuto obbedirmi. Ho aggiunto che per ogni disobbedienza l’avrei riempito di botte, e lui ha accettato tutto. Mi diceva .
“ L’hai picchiato ancora?”
“ Beh, mentre lo tenevo per il mento e gli dicevo che avrebbe dovuto obbedirmi, un pugno allo stomaco glie l’ho dato. Forse due”
“ E come è finita?” domandai ansioso
“ Sai com’è. Io ero su di giri. Gli ho messo una mano nelle palle per spaventarlo fingendo di stringergliele e ho trovato... Paolo, ce l’aveva proprio duro, come piace a me, e io non potevo resistere. L’ho fatto spogliare e...”
“ Ho capito, non c’è bisogno che tu continui”
“ Ti devo spiegare. Sei un uomo, mica una bambina di dieci anni. Non mi imbarazzo io, non vedo perché debba essere imbarazzante per te. Insomma. Io poi avevo una voglia pazzesca. Non so se puoi capire, ma è proprio eccitante vedere il proprio marito che se la fa sotto dalla paura, manovrarlo, gestirlo, sapere di poter fare qualunque cosa con lui. Per di più c’aveva l’arnese in tiro che sembrava si fosse preso una scatoletta intera di viagra. Non glie l’avevo mai visto così dritto. Insomma Paolino, io vengo da un periodo di vacche magre con lui. Te l’ho già detto che le scopate... Beh, insomma, non erano il pezzo forte della nostra relazione, e io sono giovane, ho i miei bisogni. Pertanto, mi sono spogliata anch’io, gli ho dato una spinta, l’ho mandato per terra, e abbiamo scopato da pazzi. E’ stato proprio sesso primitivo e appagante. Dopo aver scopato siamo andati a letto. Sai cosa mi ha detto a quel punto?”
“ No” risposi sconsolato. Sentirla mentre raccontava la sua notte di sesso con Alberto, mi aveva gettato nella disperazione. Malgrado la nostra confidenza, era la prima volta che lo faceva riguardo suo marito, mentre era sempre stata prodiga di particolari nelle avventure precedenti. Ma almeno all’epoca avevo una speranza. Adesso che speranze avevo?
“ Mi ha detto che mi ama e che mi obbedirà in tutto e per tutto. Perché lo merito, perché sono bella, perché sono più forte di lui, e quindi pare che sia giusto che una donna come me abbia in mano il potere. Inutile aggiungere che il porco era il ritratto della felicità”
“ E’ tutto?”
“ Si, per il momento è tutto, ma ho ancora bisogno dei tuoi consigli. Come mi devo comportare oggi? Devo continuare a picchiarlo in modo lieve o devo intensificare le botte?”
“ In modo lieve? L’hai ridotto uno straccio a quel poveretto”
“ Si, uno straccio con il cazzo dritto. Ma piantala di fare la persona sempre attenta ai bisogni altrui. Tu devi aiutare me. Io voglio i suoi soldi, ma capisco anch’io che è troppo presto per una cosa del genere, e quindi ti ripeto la domanda. Cosa debbo fare oggi? Io lo voglio completamente dipendente da me, sia sessualmente che sentimentalmente”
“ Il più è fatto, ormai. Si e’ sottomesso a te. Ora dobbiamo solo proseguire su quella linea. Credo che tu non debba mai più tornare quella di prima e dovrai sempre rimanere la sua padrona. In ogni momento”
“ Tranquillo, non ho nessuna intenzione di tornare a fare la mogliettina. Sono diventata una padrona e voglio continuare ad esserlo”
“ Non avevo dubbi in proposito. Dunque, quando ritornerete a casa, stasera, potrai ricominciare di nuovo a farlo sentire uno schiavo. Ad esempio, potresti minacciarlo di lasciarlo. Sarebbe anche il modo ideale per capire se poi, fra qualche giorno, sempre minacciandolo di lasciarlo, tu potrai obbligarlo a stracciare quel contratto”
“ Ascoltami bene, Paolo. Stracciare semplicemente quel contratto è solo il primo passo. Io voglio anche i suoi soldi e non voglio arrivare al divorzio per ottenerli, col rischio che, con gli avvocati che il porco stipendia, io mi ritrovi ugualmente senza un soldo. No, caro. Io voglio farmi intestare alcune delle sue proprietà, a cominciare dalla villa in città e proseguendo a quella in campagna. E poi voglio riempire il mio conto corrente e non avere quattro soldi come adesso”
“ Hai quattro soldi in banca?”
“ Per modo di dire, ma sono una goccia nel mare, considerando tutto ciò che possiedono lui e la sua famiglia. Insomma, Paolo, ormai sappiamo qual è il motivo per cui Alberto mi ha sposata, ma si è anche parato il culo. Probabilmente, se entro qualche anno, forse in tempi ancora più brevi, io non fossi diventata la sua moglie dominante, mi avrebbe lasciata per andarsi a cercare le botte da qualche altra parte, senza darmi un soldo” Annuii. Il ragionamento di Diana non faceva una piega ed era un’ipotesi estremamente valida. Che Diana fosse una gran bella donna contava poco per lui, abituato com’era alle donne affascinanti. Contava naturalmente la passione della mia amica per le arti marziali e per tutto ciò che la poteva far diventare più forte. Passione? Chiamiamola pure fissazione. Ma il fatto che Diana fosse nettamente più forte di lui gli bastava? Oppure quella forza lui voleva sentirla su di sé, e poco contava che sua moglie fosse la trasposizione in carne ed ossa di Xena principessa guerriera nella versione de luxe, se poi non lo picchiava e non lo dominava? C’era sempre in ballo l’ipotesi che l’avesse potuta sposare semplicemente per amore, ma alla luce di quello che avevamo scoperto, mi sembrava una ipotesi lontana e piuttosto peregrina. O comunque era amore per quello che Diana poteva rappresentare per lui, piuttosto che un sentimento forte verso Diana stessa. Come il mio, ad esempio. Era comunque troppo presto per dare una risposta a questi quesiti, e mi alzai per andare a posare sul tavolo il posacenere con la sigaretta spenta da Diana. La guardai e poi mi ricordai cosa mi aveva detto all’inizio
“ Ma cosa c’era di tanto strano nel dirmi queste cose per telefono? Sono faccende intime, d’accordo, ma non sono affatto segreti di stato”
“ Lo so. Ma io non sono venuta fin qui per raccontarti questo. L’avrei anche potuto fare per telefono”
“ E allora? Non capisco Diana”
“ Ti ho fatto dono della mia presenza perche’...” Si fermò proprio mentre stava per dirmi le motivazioni e mi regalò un sorriso enigmatico. Cosa aveva in mente quella diavolessa?

Fine quinto episodio
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2025-05-17
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