Il regalo di compleanno (parte 4)

di
genere
sadomaso

“Facciamo l’amore e scopiamo la cagna”.
A malincuore Simona si alzò dalla sua eccitante seduta, lasciando la schiava posta a quattro zampe, ancora tenuta in posizione dal cazzo del marito che, seduto in poltrona, sembrava essersi pentito della sua proposta di scopare e continuava a tenere il membro nella bocca della figlia del suo amico.
Simona, in piedi accanto alla cagnetta, sorrise nell’osservare il marito che evidentemente si gustava al massimo la scena alla quale stava assistendo di quella giovane schiava che rappresentava il suo regalo di compleanno.
La donna era eccitata ed aveva fretta di alimentare ulteriormente il proprio piacere.
“Te la devo strappare dal cazzo?”.
Nel guardare la moglie, Matteo iniziò a scopare la bocca della schiava dando movimento al cazzo che aveva lasciato fermo nella bocca affidato alle cure della lingua della schiava.
Colse come provocazione ciò che voleva solo essere una battuta della moglie.
L’intesa complicità costruita con l’amore sempre alimentato, portava a cogliere un atto o una frase apparentemente finita e dargli nuova vita verso percorsi diversi da quelli per i quali era stata generata.
Avevano sempre cercato di costruire il loro rapporto in modo che non fosse una semplice convivenza nella quale il matrimonio fosse la somma di due persone ma, invece, che fosse, il più possibile, come un unico nucleo, pur con le tensioni risolte con la ricerca di un solo equilibrio.
Il sorriso complice privo di parole aveva il compito di spiegare alla moglie che quella frase, alla quale lei aveva affidato il significato di battuta che mostrasse l’impazienza, era stata percepita come tale ma trasformata in una provocazione volta ad ottenere un gesto più forte e carico di diverso erotismo.
Cazzo quanto amava quell’uomo e quei dialoghi muti fatti in un istante che dentro portavano anni del loro rapporto sempre più affinato e raffinato, in continua evoluzione.
Simona prese per i capelli la giovane schiava e strattonò la testa per fare uscire il cazzo dalla bocca che, in quell’istante, manifestò la sorpresa per un gesto inatteso, non avendo ella avuto modo di assistere al dialogo muto al quale, comunque, non avrebbe saputo dare un significato in quanto formulato con un codice riservato.
Simona fu colta da forte desiderio verso il marito, dimenticando per un attimo la schiava inginocchiata, relegata a semplice strumento di piacere accantonato a terra per il tempo utile a dargli nuova funzione.
Salì cavalcioni sulle gambe di Matteo, ancora seduto e si fece penetrare trovando un cazzo durissimo, del cui turgore sapeva di esserne la regina.
Nessuno dei due fu passivo e si mossero all’unisono nell’unione dei due corpi che, uno dentro l’altro, si cercano e danzano alla stessa musica.
Le braccia di Matteo strinsero il corpo della moglie che accarezzava, spettinandoli, i capelli del marito tenendo le due bocche aderenti e unite le lingue.
“Scopami!”.
Simona si alzò e, presi i capelli di Erica, si diresse verso il tavolo.
“Vieni cagnetta”.
Matteo non potè non provare piacere dalla scena alla quale stava assistendo, posto che l’eccitazione risiede anche nella bellezza e nella forza degli atti.
Simona pose il ventre sul tavolo offrendo culo e figa, tenuta all’altezza giusta dai tacchi i cui centimetri erano stati scelti per soddisfare a quella bisogna.
Erica era inginocchiata accanto a lei.
“Apri la bocca, cagnetta”.
Matteo si mise in piedi appena dietro alla moglie. Toccò a lui prendere per i capelli la schiava e portare la sue lingua a contatto della figa della Padrona. Continuava a tenerle la testa pur lasciandole agio di movimento. Nel frattempo accarezzava delicatamente la schiena della moglie strofinando sulla coscia il cazzo duro e bagnato ancora dalla saliva della giovane.
Tirandole i capelli le fece staccare la bocca dalla figa.
Lasciò la schiava inginocchiata accanto a sé e penetrò la moglie, tenendole i fianchi.
“Leccale i piedi”.
Mentre ritmicamente la penetrava, osservò con piacere la giovane che chinava a terra la testa per adorare i piedi della moglie.
“Alza la testa”.
La ragazza, docile, obbedì e prese in bocca il cazzo appena uscito dalla figa, lo leccò, lo baciò, lo succhiò fino a che Matteo non lo tolse per infilarlo nuovamente nella figa.
“Giù”.
Erica nuovamente abbassò il capo per accarezzare con la lingua i piedi della Padrona.
Questa alternanza ebbe luogo altre tre volte.
Simona sentiva il cazzo durissimo.
“Non godere dentro di me, godi dentro la cagnetta”.
Matteo pensò che fosse una attenzione della moglie per fargli provare quella figa giovane e stretta, per far sì che prendesse possesso definitivamente di quella schiava.
Toccò a Matteo prendere per i capelli la cagnetta e, a quattro zampe, portarla verso la camera da letto.
Fu così il turno di Simona ammirare la scena carica di forza.
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2025-01-10
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