La gladiatrice Episodio 27
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Il suo schiaffo non mi colse impreparato ma, malgrado avessi quasi la
certezza che mi volesse colpire, non riuscii ad opporre resistenza e volai di diversi metri all'indietro cadendo, per fortuna, sulla morbidezza di un divano
" Ti avevo dato un ordine, Jason e tu mi hai disobbedito. E tu sai che non tollero disobbedienze"
" Ho dovuto farlo Sonja. Non potevo permettere che quel verme scappasse"
risposi mettendomi in ginocchio dinanzi a lei. Mi fece rialzare per poi
colpirmi di nuovo. Ancora una volta caddi a terra. Mi mise il suo stivale sulla faccia
" E infatti non ti uccido e sarai semplicemente punito per la tua
disobbedienza"
" Grazie Sonja" riuscii a dirle mentre lei mi fece cenno di rialzarmi. La testa mi girava vorticosamente e avrei voluto mettermi seduto ma sentii la sua mano afferrarmi il mento
" E basta con tutta questa confidenza. Quando ti rivolgi a me devi farlo con
il giusto rispetto. Oppure pensi che io sia la tua fidanzatina?"
" No, non penso una cosa del genere. Io penso che tu sia una donna
straordinaria che merita tutto il rispetto possibile" risposi con tutta
sincerità. E' vero, mi ero preso un po' di confidenza con lei non perché la
considerassi la mia fidanzatina ma perché ero io a sentirmi il suo uomo, una
lieve ma significativa differenza. Ma forse avevo esagerato e quella mia
piccola disobbedienza aveva fatto tornare a galla anche questa situazione
" E allora? Come ti devi rivolgere a me, Jason?" insistette Sonja stringendo
con quella mano d'acciaio il mio mento
" Chiamandoti padrona. La mia unica e bellissima padrona" risposi senza alcuna
vergogna
" Molto bene. Ora mettiti di nuovo in ginocchio e seguimi rimanendo in quella
posizione. E' chiaro?"
" Si padrona" annuii e le obbedii. Era la sua natura. Era abituata a comandare
e aveva tutte le caratteristiche per farlo. E io stavo cominciando a
pensare che fosse molto eccitante obbedire a una donna come lei. Oh si, forse
avrei preferito un rapporto più paritario, non tremare al suo cospetto in
ogni occasione, ma mi stavo rendendo conto che anche sottomettermi
completamente a Sonja aveva i suoi vantaggi, soprattutto per quanto riguardava
la parte erotica. Era una sensazione molto femminile quella di sentirmi
completamente nelle sue mani, in contrasto con ciò che ero sempre stato nei
rapporti con l'altro sesso, ma con Sonja questo comportamento passivo e
sottomesso appariva del tutto ovvio e scontato considerando la sua
superiorità. E questa era la sensazione più eccitante. Forse era il mio lato
femminile che usciva fuori con lei ma qualunque cosa fosse stata, sarebbe
stato ben difficile per me dare una risposta, anche perché, per tutto il resto,
continuavo a sentirmi totalmente maschio. E quindi le obbedii e la seguii
camminando carponi come un cane, per nulla turbato dagli sguardi dei tre
uomini che non erano affatto sguardi compassionevoli ma sguardi di invidia
perché ero io il prescelto e, di conseguenza, per nulla umiliato nel
sottomettermi alla donna che amavo. Sonja intanto, appena uscì dalla porta si
rivolse ad Alejandro
" Togli tutti questi cadaveri dalla mia casa e fatti aiutare da loro. Quanto a
voi, sarete ricompensati con molti soldi e con la libertà. So che non mi
tradirete mai e che se doveste farlo la mia vendetta sarà tremenda"
I due schiavi di Sonja fecero un inchino nei confronti della loro padrona senza proferire parola ma era evidente la loro gioia. Avevano scelto il cavallo vincente e la ricompensa era davvero enorme: soldi e libertà. Non avrebbero potuto desiderare di più.
Io intanto, avevo raggiunto con molta fatica la stanza di Sonja, salendo ben due piani in quella posizione assurda, zigzagando tra tutti quei corpi senza vita, con le ginocchia che mi facevano male, ma finalmente ero arrivato, mentre lei, Sonja, mi attendeva seduta sul letto fumando una sigaretta. Era una situazione
vissuta già altre volte, ma ogni volta la mia emozione si ripresentava
intatta. Non c'era niente di sicuro con lei. Era umorale, capace di
infliggermi dolore solo per il gusto di farlo ma sembrava anche capace di
tenerezze, almeno nei miei confronti. Mi guardò a lungo senza parlare, poi
scoppiò in una risata
" Nottata interminabile, Jason"
" Si mia padrona. La più lunga della mia vita" Il suo bel volto si fece
improvvisamente più serio
" Perché non sei scappato?"
" Perché ti amo e non potrei vivere senza di te. Ora te ne ho dato la prova"
" Vieni qui" mi ordinò poi, facendo segno di posizionarmi proprio vicino a
lei. Lo feci e lei proseguì "Ora toglimi gli stivali" Ancora una volta le
obbedii e con delicatezza le tolsi gli stivali, indugiando e accarezzando i
suoi piedi. Erano piedi con i quali durante quell'interminabile notte aveva
ucciso un numero impressionante di nemici, eppure li baciai con foga e quando
rialzai gli occhi vidi Sonja che sorrideva soddisfatta
" Consideralo come un segno della mia definitiva sottomissione ai tuoi voleri,
mia padrona" Lei si alzò dal letto a piedi nudi e mi fece segno di fare
altrettanto e, finalmente, dopo diversi minuti trascorsi inginocchiato potei
di nuovo mettermi in posizione eretta. Mi sgranchii le membra intorpidite ma
subito dopo la mia attenzione fu calamitata dalla meravigliosa donna di fronte
a me che si stava togliendo la camicetta militare. Non portava reggiseno e,
quando terminò di sbottonarsi, i suoi seni quasi esplosero di fronte a me
" Non male per una donna di mezza età, non trovi?" mi disse sorniona e
ironica
" Non male? Potrei considerarli come l'ottava meraviglia del mondo, mia
padrona. Anzi no. Sei tu, nell'insieme ad essere una meraviglia" Ancora un
sorriso
" Non smetterai mai di farmi i complimenti? Eppure sai che a volte li trovo
insopportabili"
" Forse questo è l'unico punto in cui non riuscirò mai ad obbedirti
completamente e ti chiedo perdono per questo, mia padrona, ma è più forte di
me. Ti trovo bellissima e sento quasi il dovere di dirtelo"
" Credo che riuscirò a perdonarti su questo punto, allora. Ma solo su questo.
Per il resto rimarrò inflessibile" Stavolta fui io a sorridere. Ero riuscito
a farle accettare i miei complimenti e consideravo ciò come una piccola
vittoria da parte mia. Le sue barriere si erano leggermente aperte
" Posso farti una domanda, padrona Sonja?"
" Si, Jason, puoi"
" Prima di uccidere il colonnello gli hai detto che lo consideravi colpevole
di aver attentato alla vita del tuo uomo. Posso avere quindi la fortuna di
considerarmi il tuo uomo?" Sonja stavolta mi prese per la nuca e mi baciò
" Si, credo che tu possa considerarti il mio uomo. Almeno fino a quando non mi
sarò stancata di te"
" Farò in modo che tu non ti stanchi mai di me, mia bellissima e unica
padrona" le risposi provocandole un sorriso di compiacimento. Mi afferrò la testa mettendo la sua mano sulla mia nuca per avvicinarmi a lei per poi baciarmi con voluttà e passione ma anche con prepotenza. I suoi seni duri premevano sul mio petto mentre la mia erezione era ormai al parossismo. Mi spinse sul letto
“ Voglio scoparti, Jason. E poi incularti col mio strap-on. E poi di nuovo scoparti. E fare di te quello che voglio. Perché tu mi appartieni. Sei una cosa mia e puoi solo accettare le mie decisioni. Questo è il prezzo che dovrai pagare per poter rimanere accanto a me. E per rimanerci vivo. Altrimenti, malgrado tu mi piaccia come mai mi è piaciuto un maschio, ti ucciderò con le mie mani. E sai che lo farò” Annuii
“ Lo so, padrona Sonja. L’ho sempre saputo. Ma è un buon prezzo. Un ottimo prezzo” le risposi d’istinto, Poi, per un attimo, pensai di essere diventato pazzo. Le avevo appena dato le chiavi della mia vita e sapevo che non sarei mai più potuto tornare indietro. Ma appena posai il suo sguardo su quella figura amazzonica, anche l’ultimo dubbio scomparve. Lei voleva che io fossi suo e io, per qualche strano motivo che non riuscivo a spiegarmi, volevo esserlo. Totalmente.
Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
certezza che mi volesse colpire, non riuscii ad opporre resistenza e volai di diversi metri all'indietro cadendo, per fortuna, sulla morbidezza di un divano
" Ti avevo dato un ordine, Jason e tu mi hai disobbedito. E tu sai che non tollero disobbedienze"
" Ho dovuto farlo Sonja. Non potevo permettere che quel verme scappasse"
risposi mettendomi in ginocchio dinanzi a lei. Mi fece rialzare per poi
colpirmi di nuovo. Ancora una volta caddi a terra. Mi mise il suo stivale sulla faccia
" E infatti non ti uccido e sarai semplicemente punito per la tua
disobbedienza"
" Grazie Sonja" riuscii a dirle mentre lei mi fece cenno di rialzarmi. La testa mi girava vorticosamente e avrei voluto mettermi seduto ma sentii la sua mano afferrarmi il mento
" E basta con tutta questa confidenza. Quando ti rivolgi a me devi farlo con
il giusto rispetto. Oppure pensi che io sia la tua fidanzatina?"
" No, non penso una cosa del genere. Io penso che tu sia una donna
straordinaria che merita tutto il rispetto possibile" risposi con tutta
sincerità. E' vero, mi ero preso un po' di confidenza con lei non perché la
considerassi la mia fidanzatina ma perché ero io a sentirmi il suo uomo, una
lieve ma significativa differenza. Ma forse avevo esagerato e quella mia
piccola disobbedienza aveva fatto tornare a galla anche questa situazione
" E allora? Come ti devi rivolgere a me, Jason?" insistette Sonja stringendo
con quella mano d'acciaio il mio mento
" Chiamandoti padrona. La mia unica e bellissima padrona" risposi senza alcuna
vergogna
" Molto bene. Ora mettiti di nuovo in ginocchio e seguimi rimanendo in quella
posizione. E' chiaro?"
" Si padrona" annuii e le obbedii. Era la sua natura. Era abituata a comandare
e aveva tutte le caratteristiche per farlo. E io stavo cominciando a
pensare che fosse molto eccitante obbedire a una donna come lei. Oh si, forse
avrei preferito un rapporto più paritario, non tremare al suo cospetto in
ogni occasione, ma mi stavo rendendo conto che anche sottomettermi
completamente a Sonja aveva i suoi vantaggi, soprattutto per quanto riguardava
la parte erotica. Era una sensazione molto femminile quella di sentirmi
completamente nelle sue mani, in contrasto con ciò che ero sempre stato nei
rapporti con l'altro sesso, ma con Sonja questo comportamento passivo e
sottomesso appariva del tutto ovvio e scontato considerando la sua
superiorità. E questa era la sensazione più eccitante. Forse era il mio lato
femminile che usciva fuori con lei ma qualunque cosa fosse stata, sarebbe
stato ben difficile per me dare una risposta, anche perché, per tutto il resto,
continuavo a sentirmi totalmente maschio. E quindi le obbedii e la seguii
camminando carponi come un cane, per nulla turbato dagli sguardi dei tre
uomini che non erano affatto sguardi compassionevoli ma sguardi di invidia
perché ero io il prescelto e, di conseguenza, per nulla umiliato nel
sottomettermi alla donna che amavo. Sonja intanto, appena uscì dalla porta si
rivolse ad Alejandro
" Togli tutti questi cadaveri dalla mia casa e fatti aiutare da loro. Quanto a
voi, sarete ricompensati con molti soldi e con la libertà. So che non mi
tradirete mai e che se doveste farlo la mia vendetta sarà tremenda"
I due schiavi di Sonja fecero un inchino nei confronti della loro padrona senza proferire parola ma era evidente la loro gioia. Avevano scelto il cavallo vincente e la ricompensa era davvero enorme: soldi e libertà. Non avrebbero potuto desiderare di più.
Io intanto, avevo raggiunto con molta fatica la stanza di Sonja, salendo ben due piani in quella posizione assurda, zigzagando tra tutti quei corpi senza vita, con le ginocchia che mi facevano male, ma finalmente ero arrivato, mentre lei, Sonja, mi attendeva seduta sul letto fumando una sigaretta. Era una situazione
vissuta già altre volte, ma ogni volta la mia emozione si ripresentava
intatta. Non c'era niente di sicuro con lei. Era umorale, capace di
infliggermi dolore solo per il gusto di farlo ma sembrava anche capace di
tenerezze, almeno nei miei confronti. Mi guardò a lungo senza parlare, poi
scoppiò in una risata
" Nottata interminabile, Jason"
" Si mia padrona. La più lunga della mia vita" Il suo bel volto si fece
improvvisamente più serio
" Perché non sei scappato?"
" Perché ti amo e non potrei vivere senza di te. Ora te ne ho dato la prova"
" Vieni qui" mi ordinò poi, facendo segno di posizionarmi proprio vicino a
lei. Lo feci e lei proseguì "Ora toglimi gli stivali" Ancora una volta le
obbedii e con delicatezza le tolsi gli stivali, indugiando e accarezzando i
suoi piedi. Erano piedi con i quali durante quell'interminabile notte aveva
ucciso un numero impressionante di nemici, eppure li baciai con foga e quando
rialzai gli occhi vidi Sonja che sorrideva soddisfatta
" Consideralo come un segno della mia definitiva sottomissione ai tuoi voleri,
mia padrona" Lei si alzò dal letto a piedi nudi e mi fece segno di fare
altrettanto e, finalmente, dopo diversi minuti trascorsi inginocchiato potei
di nuovo mettermi in posizione eretta. Mi sgranchii le membra intorpidite ma
subito dopo la mia attenzione fu calamitata dalla meravigliosa donna di fronte
a me che si stava togliendo la camicetta militare. Non portava reggiseno e,
quando terminò di sbottonarsi, i suoi seni quasi esplosero di fronte a me
" Non male per una donna di mezza età, non trovi?" mi disse sorniona e
ironica
" Non male? Potrei considerarli come l'ottava meraviglia del mondo, mia
padrona. Anzi no. Sei tu, nell'insieme ad essere una meraviglia" Ancora un
sorriso
" Non smetterai mai di farmi i complimenti? Eppure sai che a volte li trovo
insopportabili"
" Forse questo è l'unico punto in cui non riuscirò mai ad obbedirti
completamente e ti chiedo perdono per questo, mia padrona, ma è più forte di
me. Ti trovo bellissima e sento quasi il dovere di dirtelo"
" Credo che riuscirò a perdonarti su questo punto, allora. Ma solo su questo.
Per il resto rimarrò inflessibile" Stavolta fui io a sorridere. Ero riuscito
a farle accettare i miei complimenti e consideravo ciò come una piccola
vittoria da parte mia. Le sue barriere si erano leggermente aperte
" Posso farti una domanda, padrona Sonja?"
" Si, Jason, puoi"
" Prima di uccidere il colonnello gli hai detto che lo consideravi colpevole
di aver attentato alla vita del tuo uomo. Posso avere quindi la fortuna di
considerarmi il tuo uomo?" Sonja stavolta mi prese per la nuca e mi baciò
" Si, credo che tu possa considerarti il mio uomo. Almeno fino a quando non mi
sarò stancata di te"
" Farò in modo che tu non ti stanchi mai di me, mia bellissima e unica
padrona" le risposi provocandole un sorriso di compiacimento. Mi afferrò la testa mettendo la sua mano sulla mia nuca per avvicinarmi a lei per poi baciarmi con voluttà e passione ma anche con prepotenza. I suoi seni duri premevano sul mio petto mentre la mia erezione era ormai al parossismo. Mi spinse sul letto
“ Voglio scoparti, Jason. E poi incularti col mio strap-on. E poi di nuovo scoparti. E fare di te quello che voglio. Perché tu mi appartieni. Sei una cosa mia e puoi solo accettare le mie decisioni. Questo è il prezzo che dovrai pagare per poter rimanere accanto a me. E per rimanerci vivo. Altrimenti, malgrado tu mi piaccia come mai mi è piaciuto un maschio, ti ucciderò con le mie mani. E sai che lo farò” Annuii
“ Lo so, padrona Sonja. L’ho sempre saputo. Ma è un buon prezzo. Un ottimo prezzo” le risposi d’istinto, Poi, per un attimo, pensai di essere diventato pazzo. Le avevo appena dato le chiavi della mia vita e sapevo che non sarei mai più potuto tornare indietro. Ma appena posai il suo sguardo su quella figura amazzonica, anche l’ultimo dubbio scomparve. Lei voleva che io fossi suo e io, per qualche strano motivo che non riuscivo a spiegarmi, volevo esserlo. Totalmente.
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