Deviando dalla litoranea
di
samas2
genere
prime esperienze
Stavo trascorrendo, in un paese sul mare, una vacanza presso la nostra casa. Mi agitavano in quei giorni strane inquietudini e pulsioni di cui non comprendevo chiaramente l’origine, in quelle giornate dall’apparenza spensierate, trascorse fra giochi d’acqua e in spiaggia. All’ora di pranzo ero rimasto al mare a leggere quel giorno, rinunciando a desinare: non ne avevo nessuna voglia di stare in famiglia. Faceva caldo e il sole picchiava così duro, la luce era così abbacinante che la spiaggetta sassosa era deserta. Decisi, annoiato e rassegnato, di dirigermi verso casa. Una voce con forte inflessione dialettale dietro di me mi richiamò:
- Ciao Massi. Non c’è proprio nessuno in giro.
Era Robertino un turista come noi che talvolta si univa alla nostra compagnia.
- Eh già, tutti a far la pennichella post pranzo, al fresco.
- Che palle, però. Cosa ne dici di fare un giro in bici con me? Potremmo esplorare i dintorni, per vincere la noia.
- Ma no, fa caldo..
Insistette.
- Ti condurrò in un bel posto, che nessuno conosce, vedrai che ne varrà la pena.
Accettai la sua proposta vinto dalla sua insistenza e sperando di vincere la noia.
Lui era un biondino di aspetto delicato, efebico, con un’ abbronzatura che appariva, nonostante l’esposizione quotidiana ai raggi solari, slavata. Palesava atteggiamenti decisamente effeminati: la sua gestualità, la voce, gli strilletti suscitavano in me atteggiamenti che oscillavano da un’ aggressività a stento repressa a una curiosità intrisa di morbosità. Roby pedalava davanti a me a torso nudo con vigore, il suo corpo era lucido per il sudore. Spesso avevo notato - anch’io lo scrutavo di sottecchi - uno sguardo su di me particolare, che non riuscivo a decifrare. Seguivamo la strada litoranea sospesa vari metri sul livello del mare da cui si poteva ammirare un panorama meraviglioso. La costa per fortuna ancora poco antropizzata, era un alternarsi di lingue di sabbia, macchie di vegetazione mediterranea, di rocce, a costituire un quadro di selvaggia bellezza. Con Roby, che mi precedeva, effettuammo una deviazione dalla strada principale, seguimmo un viottolo che da polveroso che era, man mano che ci si avvicinava al mare si faceva sabbioso. Ci inoltrammo con cautela nella macchia di arbusti e alberi bassi.
- Guarda davanti a noi, fermiamoci un po’.
Giungemmo a una piccola radura sabbiosa, circondata da canne, cespugli e qualche tamericio. Un piccolo corso d’acqua limpida scorreva nei pressi e il flusso della corrente produceva un piacevole sciabordio. Roby mi fissava con occhi ardenti ed io mi sentii avvampare senza ragione.
- Ti piace questo posto? Sei contento di essere qui?
- Non so…si è bello qui.
Roby mi incoraggiò.
— Facciamo parte di questa natura incontaminata. Godiamoci questo luogo stupendo. Ci immergemmo, giocando coi nostri corpi, nelle acque limpide del piccolo corso d’acqua che scorreva li accanto, le cui acque dolci che si mescolavano con quelle salmastre disponendosi a strati, formavano una singolare trasparenza che dava l’impressione di guardare attraverso un vetro satinato. Giacemmo poi accanto in silenzio all’ombra, mentre il vento faceva stormire la cima dei tamerici.
— Massi, perché non ci spogliamo completamente? È così bello e selvaggio qui…—.
Così dicendo si tolse gli slip bagnati. Feci altrettanto. Dovetti riconoscere che mi eccitò denudarmi davanti ai suoi occhi in quel luogo solitario e che guardasse con desiderio il mio corpo.
- Che bel corpo che hai Massi! Così bruno, muscoloso, da vero maschio. Nel frattempo fece scorrere la mano sul mio pene, accarezzandolo, a scoprirne il glande largo abbassando il prepuzio.
Provai un sincero piacere per quell’eccitante gioco e la mia erezione divenne maestosa.
—…il tuo cazzo com’è grosso! È stupendo.
Le sue labbra si unirono alle mie e non solo non mi sottrassi ma partecipai con ardore.
Le sue labbra delicate erano avvolte attorno alla mia asta. Roby, molto abile faceva scomparire il mio cazzo nella sua bocca fino alla gola, lo risputava insalivato e subito lo riprendeva in un gioco erotico fantastico. La signora mia vicina di casa, una burrosa cinquantenne, mi aveva gratificato di un bel pompino — una volta che ci eravamo trovati soli—, ma Roby era impareggiabile. Avvertivo che non avrei resistito a lungo a quella conturbante stimolazione, quando Roby volle cambiare programma.
Si inginocchiò, appoggiò il volto a terra, sollevando il bacino- Lo guardavo affascinato mentre con le sue mani delicate si allargava i glutei-
— Sono tuo Massi, prendimi. Ti prego spalmami il buchetto con l’olio che troverai nella mia borsa.
Non mi sottrassi, affascinato da quel bel culetto: lubrificai l’ano, poi vi appoggiai la mia cappella.
—Ti prego non indugiare, prendimi!
Il glande superò di slancio l’elastico anello sfinteriale e lo invase.
— Com’è duro Massi! - Strillò eccitato.
— Ti piace, vero? Il tuo culo è una fica così stretta che è un piacere sfondarla.
— Siiii….mi piace. Lo voglio tutto dentro.
L’eccitazione, lo stupore costituivano sensazioni molto piacevoli, quelle spinte ritmiche e potenti, avanti e indietro, occupavano il suo intestino, allargavano le sue pareti rudemente dilatate. Rivoli di sudore gli percorrevano il dorso, mentre quell’animale libidinoso, si abbandonava totalmente. Lo tenevo immobilizzato con le mani strette sui fianchi. Gemeva per quei colpi e si agitava rendendo la penetrazione sempre più profonda - così tanto che avvertivo lo sbatacchiare dei miei testicoli sui suoi glutei . Un getto di sborra calda riempì il suo ventre all’acme del nostro piacere.
La strada del ritorno la facemmo pedalando in silenzio mentre già il pomeriggio declinava.
- Ciao Massi. Non c’è proprio nessuno in giro.
Era Robertino un turista come noi che talvolta si univa alla nostra compagnia.
- Eh già, tutti a far la pennichella post pranzo, al fresco.
- Che palle, però. Cosa ne dici di fare un giro in bici con me? Potremmo esplorare i dintorni, per vincere la noia.
- Ma no, fa caldo..
Insistette.
- Ti condurrò in un bel posto, che nessuno conosce, vedrai che ne varrà la pena.
Accettai la sua proposta vinto dalla sua insistenza e sperando di vincere la noia.
Lui era un biondino di aspetto delicato, efebico, con un’ abbronzatura che appariva, nonostante l’esposizione quotidiana ai raggi solari, slavata. Palesava atteggiamenti decisamente effeminati: la sua gestualità, la voce, gli strilletti suscitavano in me atteggiamenti che oscillavano da un’ aggressività a stento repressa a una curiosità intrisa di morbosità. Roby pedalava davanti a me a torso nudo con vigore, il suo corpo era lucido per il sudore. Spesso avevo notato - anch’io lo scrutavo di sottecchi - uno sguardo su di me particolare, che non riuscivo a decifrare. Seguivamo la strada litoranea sospesa vari metri sul livello del mare da cui si poteva ammirare un panorama meraviglioso. La costa per fortuna ancora poco antropizzata, era un alternarsi di lingue di sabbia, macchie di vegetazione mediterranea, di rocce, a costituire un quadro di selvaggia bellezza. Con Roby, che mi precedeva, effettuammo una deviazione dalla strada principale, seguimmo un viottolo che da polveroso che era, man mano che ci si avvicinava al mare si faceva sabbioso. Ci inoltrammo con cautela nella macchia di arbusti e alberi bassi.
- Guarda davanti a noi, fermiamoci un po’.
Giungemmo a una piccola radura sabbiosa, circondata da canne, cespugli e qualche tamericio. Un piccolo corso d’acqua limpida scorreva nei pressi e il flusso della corrente produceva un piacevole sciabordio. Roby mi fissava con occhi ardenti ed io mi sentii avvampare senza ragione.
- Ti piace questo posto? Sei contento di essere qui?
- Non so…si è bello qui.
Roby mi incoraggiò.
— Facciamo parte di questa natura incontaminata. Godiamoci questo luogo stupendo. Ci immergemmo, giocando coi nostri corpi, nelle acque limpide del piccolo corso d’acqua che scorreva li accanto, le cui acque dolci che si mescolavano con quelle salmastre disponendosi a strati, formavano una singolare trasparenza che dava l’impressione di guardare attraverso un vetro satinato. Giacemmo poi accanto in silenzio all’ombra, mentre il vento faceva stormire la cima dei tamerici.
— Massi, perché non ci spogliamo completamente? È così bello e selvaggio qui…—.
Così dicendo si tolse gli slip bagnati. Feci altrettanto. Dovetti riconoscere che mi eccitò denudarmi davanti ai suoi occhi in quel luogo solitario e che guardasse con desiderio il mio corpo.
- Che bel corpo che hai Massi! Così bruno, muscoloso, da vero maschio. Nel frattempo fece scorrere la mano sul mio pene, accarezzandolo, a scoprirne il glande largo abbassando il prepuzio.
Provai un sincero piacere per quell’eccitante gioco e la mia erezione divenne maestosa.
—…il tuo cazzo com’è grosso! È stupendo.
Le sue labbra si unirono alle mie e non solo non mi sottrassi ma partecipai con ardore.
Le sue labbra delicate erano avvolte attorno alla mia asta. Roby, molto abile faceva scomparire il mio cazzo nella sua bocca fino alla gola, lo risputava insalivato e subito lo riprendeva in un gioco erotico fantastico. La signora mia vicina di casa, una burrosa cinquantenne, mi aveva gratificato di un bel pompino — una volta che ci eravamo trovati soli—, ma Roby era impareggiabile. Avvertivo che non avrei resistito a lungo a quella conturbante stimolazione, quando Roby volle cambiare programma.
Si inginocchiò, appoggiò il volto a terra, sollevando il bacino- Lo guardavo affascinato mentre con le sue mani delicate si allargava i glutei-
— Sono tuo Massi, prendimi. Ti prego spalmami il buchetto con l’olio che troverai nella mia borsa.
Non mi sottrassi, affascinato da quel bel culetto: lubrificai l’ano, poi vi appoggiai la mia cappella.
—Ti prego non indugiare, prendimi!
Il glande superò di slancio l’elastico anello sfinteriale e lo invase.
— Com’è duro Massi! - Strillò eccitato.
— Ti piace, vero? Il tuo culo è una fica così stretta che è un piacere sfondarla.
— Siiii….mi piace. Lo voglio tutto dentro.
L’eccitazione, lo stupore costituivano sensazioni molto piacevoli, quelle spinte ritmiche e potenti, avanti e indietro, occupavano il suo intestino, allargavano le sue pareti rudemente dilatate. Rivoli di sudore gli percorrevano il dorso, mentre quell’animale libidinoso, si abbandonava totalmente. Lo tenevo immobilizzato con le mani strette sui fianchi. Gemeva per quei colpi e si agitava rendendo la penetrazione sempre più profonda - così tanto che avvertivo lo sbatacchiare dei miei testicoli sui suoi glutei . Un getto di sborra calda riempì il suo ventre all’acme del nostro piacere.
La strada del ritorno la facemmo pedalando in silenzio mentre già il pomeriggio declinava.
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