Pigmei - la cattura delle schiave (parte 6)
di
Kugher
genere
sadomaso
Chanel era sempre l’ultima ad addormentarsi e la prima a svegliarsi.
Non allentava mai la soglia dell’attenzione, avendo imparato che è fondamentale conoscere l’ambiente in cui ci si muove.
Si guardò in giro in cerca della fonte del rumore che l’aveva svegliata, più per curiosità che per evidente necessità.
Non individuò la causa e si girò ad osservare il pigmeo che era stato incaricato di curare che le cavalle non comunicassero tra loro.
Non era più quello di prima. Altro gli aveva dato il cambio.
Forse era stata la sostituzione la fonte del rumore che l’aveva strappata dal sonno.
Si sentiva indolenzita e avrebbe voluto restare stesa ancora a lungo per riposare.
Si godette così quei momenti nonostante la durezza del terreno cui ancora non aveva fatto l’abitudine ma che, comunque, non le impediva di riposare.
L’uomo la guardò distrattamente, avendo intuito che la schiava si stava solo guardando in giro senza alcuna intenzione di compiere attività vietate.
L’uomo era vigile.
Chanel aveva imparato ad apprezzare la disciplina dei suoi Padroni.
Evidentemente per vivere in quell’ambiente selvaggio, l’attenzione era una condizione essenziale per la sopravvivenza.
Sapeva che lei e tutte le altre erano costantemente sotto controllo e che con questa circostanza avrebbe sempre dovuto fare i conti.
Doveva quindi stare attenta ad osservare senza dare nell’occhio.
A differenza di altre, non si era mai soffermata a comunicare con le altre schiave.
Alcune non riuscivano a non parlare, forse anche in cerca di conforto condividendo la triste situazione che le accomunava.
Cercavano di farlo di nascosto ma quegli uomini erano sempre attenti e, così, mentre erano intente a parlare, arrivava, senza preavviso, una frustata ad entrambe. La prima senza che se ne accorgesse. La seconda, visto quanto accaduto alla sua compagna, cercava di proteggersi ma veniva colpita con una frustata più forte.
Lei, invece, non aveva nemmeno mai risposto a chi cercava il suo contatto.
Aveva capito che fare branco era impossibile e voleva che i Padroni la controllassero il meno possibile, dando l’impressione di essere schiava docile ed ubbidiente alle loro volontà.
Infatti il guardiano la guardò in maniera tranquilla, quasi distrattamente, con l’attenzione tipica di chi sa che da lei non sarebbe arrivato alcun pericolo che sollecitasse il suo intervento.
Chanel si mise ad osservare quanto stava accadendo nel campo.
Ormai aveva riconosciuto il capo del gruppo e le diverse posizioni.
Erano in genere molto uniti tra loro senza rivalità e rispettosi delle gerarchie.
Si soffermò, con soddisfazione, ad osservare Sophie.
Provava forte antipatia per lei. Anche lei era amica del Re Luigi XVI, o, meglio, lo era la sua famiglia. Aveva un grado nobiliare più elevato di quella ragazza appena ventenne, più giovane di lei di appena un anno.
Tuttavia non era l'amante del Re anche se questi le aveva fatto capire che sarebbe stata gradita una sua prestazione sessuale.
Stava pensando di cedervi, in cambio di una posizione personale e della famiglia più forte, ma la cattura aveva impedito ciò che si era riproposta di fare al suo rientro.
Sophie, che era meno bella di lei ed aveva intuito potesse essere una rivale, l’aveva umiliata un paio di volte in pubblico e lei non aveva potuto reagire alla favorita del Regnante.
Adesso provava piacere nel vederla stesa a terra, sempre sulla schiena, in mezzo al campo, immobile, legata al collo ed ai 4 arti in una X.
Chiunque passasse da lì, la usava come passatoia e la calpestava, senza cattiveria o particolare sadismo, come fosse cosa naturale camminare sulle schiave.
Vide colui che era stato il suo cavaliere avvicinarsi seguito da altra schiava. Ne intuì subito le intenzioni.
L’uomo le salì sopra in piedi e ordinò, con il dito indice verso i suoi piedi, all’altra schiava di inginocchiarsi davanti a lui. Era ovvio che avrebbe dovuto prendere in bocca il suo cazzo e farlo diventare duro.
Quando il pigmeo fu soddisfatto, scese e slegò polsi e caviglie della schiava, facendola girare e mettere in ginocchio pur senza liberarle il collo. Era così costretta a stare con il culo alto e la faccia nella terra.
Le si mise dietro e la scopò a piacimento.
Chanel aveva imparato a conoscere quel pigmeo del quale cercava sempre di non attirare l’attenzione.
Era un sadico, lo eccitava il dolore delle schiave e, mentre scopava Sophie, con una bacchetta la frustava sulla schiena.
La schiava cercava di trattenere i lamenti e, non trovando soddisfazione in ciò, l’uomo aumentò intensità e forza dei colpi, fino a che non le godette dentro.
Si allontanò, soddisfatto, indicando alla schiava di legare nuovamente Sophie a terra.
In quel momento, durante la legatura, i loro occhi si incrociarono.
Sophie distolse i suoi dopo avere visto il sorriso soddisfatto e divertito di Chanel.
Prima o poi, magari, sarebbe accaduto l’inverso, ma in quel momento Chanel si volle godere la situazione, accertandosi che l’altra le vedesse perfettamente il sorriso compiaciuto.
Era sempre stata vendicativa. Non aveva mai soprasseduto su nulla e sapeva attendere il momento della sua rivincita che sarebbe stata maggiore rispetto a ciò che aveva subito.
Chanel volse poi l’attenzione verso su tutto il campo.
Doveva essere un territorio sicuro in quanto tutti gli uomini, è pur conservando attenzione, le parevano rilassati.
Forse si trovavano vicino alla loro tribù, al loro campo e quell’area era apparteneva a loro, sicuri di non incorrere in pericoli.
Molti pigmei avevano fatto mettere in ginocchio alcune schiave con la fronte a terra, in modo da formare una sedia naturale. Si erano quindi seduti sulle loro schiene mentre mangiavano, discorrevano e fumavano.
Alcuni, mentre parlavano o mangiavano, restando seduti sulle schiene delle donne catturate, avevano chiamato un'altra schiava che, inginocchiata davanti, dava loro piacere con la bocca.
Sembrava di assistere ad una scena ordinaria.
Alcune schiave, non impegnate quali sedie o a leccare cazzi, stavano sistemando il campo. Qualcuna, avendo terminato il suo lavoro, si era stesa a terra ed era stata legata come le cavalle per potersi riposare.
Cavalle e serve venivano comunque tenute separate, in modo da non fare confusione con chi era appena stata utilizzata quale animale da trasporto.
Riconobbe Louise che, in quel momento, stava fungendo da sedia per colui che aveva individuato essere il capo del gruppo.
Riconobbe anche Antoinette, dedita a soddisfare con la bocca altro pigmeo.
La sua attenzione fu attratta dalla voce del capogruppo che aveva chiamato a sé una schiava che, raggiuntolo, si inginocchiò e pose la fronte vicino ai suoi piedi.
Avevano imparato pochissimi elementari comandi, quali servire acqua, cibo, facendo anche distinzione tra il cibo richiesto, prestazione sessuale ed altre piccole cose.
La schiava corse via e ritornò con una ciotola piena di acqua che gli porse attendendo che il Padrone finisse con la testa a terra tra i suoi piedi.
Chanel riuscì ad osservare l’espressione di Louise benchè avesse il viso a terra. Riconobbe la fatica. Evidentemente stava svolgendo la funzione di sedia da molto tempo e, sapeva, avrebbe dovuto resistere fino a che il Padrone non avesse ritenuto di alzarsi.
Non aveva dimenticato la rabbia con la quale la sua ex serva le aveva morsicato la figa ore addietro e, così, sperò che soffrisse molto.
Anzi, sperò che cedesse in modo da godere della forte punizione che ne avrebbe ricavato, in quanto i Padroni non erano gentili con coloro che non mantenevano le posizioni ordinate per il tempo desiderato.
Non allentava mai la soglia dell’attenzione, avendo imparato che è fondamentale conoscere l’ambiente in cui ci si muove.
Si guardò in giro in cerca della fonte del rumore che l’aveva svegliata, più per curiosità che per evidente necessità.
Non individuò la causa e si girò ad osservare il pigmeo che era stato incaricato di curare che le cavalle non comunicassero tra loro.
Non era più quello di prima. Altro gli aveva dato il cambio.
Forse era stata la sostituzione la fonte del rumore che l’aveva strappata dal sonno.
Si sentiva indolenzita e avrebbe voluto restare stesa ancora a lungo per riposare.
Si godette così quei momenti nonostante la durezza del terreno cui ancora non aveva fatto l’abitudine ma che, comunque, non le impediva di riposare.
L’uomo la guardò distrattamente, avendo intuito che la schiava si stava solo guardando in giro senza alcuna intenzione di compiere attività vietate.
L’uomo era vigile.
Chanel aveva imparato ad apprezzare la disciplina dei suoi Padroni.
Evidentemente per vivere in quell’ambiente selvaggio, l’attenzione era una condizione essenziale per la sopravvivenza.
Sapeva che lei e tutte le altre erano costantemente sotto controllo e che con questa circostanza avrebbe sempre dovuto fare i conti.
Doveva quindi stare attenta ad osservare senza dare nell’occhio.
A differenza di altre, non si era mai soffermata a comunicare con le altre schiave.
Alcune non riuscivano a non parlare, forse anche in cerca di conforto condividendo la triste situazione che le accomunava.
Cercavano di farlo di nascosto ma quegli uomini erano sempre attenti e, così, mentre erano intente a parlare, arrivava, senza preavviso, una frustata ad entrambe. La prima senza che se ne accorgesse. La seconda, visto quanto accaduto alla sua compagna, cercava di proteggersi ma veniva colpita con una frustata più forte.
Lei, invece, non aveva nemmeno mai risposto a chi cercava il suo contatto.
Aveva capito che fare branco era impossibile e voleva che i Padroni la controllassero il meno possibile, dando l’impressione di essere schiava docile ed ubbidiente alle loro volontà.
Infatti il guardiano la guardò in maniera tranquilla, quasi distrattamente, con l’attenzione tipica di chi sa che da lei non sarebbe arrivato alcun pericolo che sollecitasse il suo intervento.
Chanel si mise ad osservare quanto stava accadendo nel campo.
Ormai aveva riconosciuto il capo del gruppo e le diverse posizioni.
Erano in genere molto uniti tra loro senza rivalità e rispettosi delle gerarchie.
Si soffermò, con soddisfazione, ad osservare Sophie.
Provava forte antipatia per lei. Anche lei era amica del Re Luigi XVI, o, meglio, lo era la sua famiglia. Aveva un grado nobiliare più elevato di quella ragazza appena ventenne, più giovane di lei di appena un anno.
Tuttavia non era l'amante del Re anche se questi le aveva fatto capire che sarebbe stata gradita una sua prestazione sessuale.
Stava pensando di cedervi, in cambio di una posizione personale e della famiglia più forte, ma la cattura aveva impedito ciò che si era riproposta di fare al suo rientro.
Sophie, che era meno bella di lei ed aveva intuito potesse essere una rivale, l’aveva umiliata un paio di volte in pubblico e lei non aveva potuto reagire alla favorita del Regnante.
Adesso provava piacere nel vederla stesa a terra, sempre sulla schiena, in mezzo al campo, immobile, legata al collo ed ai 4 arti in una X.
Chiunque passasse da lì, la usava come passatoia e la calpestava, senza cattiveria o particolare sadismo, come fosse cosa naturale camminare sulle schiave.
Vide colui che era stato il suo cavaliere avvicinarsi seguito da altra schiava. Ne intuì subito le intenzioni.
L’uomo le salì sopra in piedi e ordinò, con il dito indice verso i suoi piedi, all’altra schiava di inginocchiarsi davanti a lui. Era ovvio che avrebbe dovuto prendere in bocca il suo cazzo e farlo diventare duro.
Quando il pigmeo fu soddisfatto, scese e slegò polsi e caviglie della schiava, facendola girare e mettere in ginocchio pur senza liberarle il collo. Era così costretta a stare con il culo alto e la faccia nella terra.
Le si mise dietro e la scopò a piacimento.
Chanel aveva imparato a conoscere quel pigmeo del quale cercava sempre di non attirare l’attenzione.
Era un sadico, lo eccitava il dolore delle schiave e, mentre scopava Sophie, con una bacchetta la frustava sulla schiena.
La schiava cercava di trattenere i lamenti e, non trovando soddisfazione in ciò, l’uomo aumentò intensità e forza dei colpi, fino a che non le godette dentro.
Si allontanò, soddisfatto, indicando alla schiava di legare nuovamente Sophie a terra.
In quel momento, durante la legatura, i loro occhi si incrociarono.
Sophie distolse i suoi dopo avere visto il sorriso soddisfatto e divertito di Chanel.
Prima o poi, magari, sarebbe accaduto l’inverso, ma in quel momento Chanel si volle godere la situazione, accertandosi che l’altra le vedesse perfettamente il sorriso compiaciuto.
Era sempre stata vendicativa. Non aveva mai soprasseduto su nulla e sapeva attendere il momento della sua rivincita che sarebbe stata maggiore rispetto a ciò che aveva subito.
Chanel volse poi l’attenzione verso su tutto il campo.
Doveva essere un territorio sicuro in quanto tutti gli uomini, è pur conservando attenzione, le parevano rilassati.
Forse si trovavano vicino alla loro tribù, al loro campo e quell’area era apparteneva a loro, sicuri di non incorrere in pericoli.
Molti pigmei avevano fatto mettere in ginocchio alcune schiave con la fronte a terra, in modo da formare una sedia naturale. Si erano quindi seduti sulle loro schiene mentre mangiavano, discorrevano e fumavano.
Alcuni, mentre parlavano o mangiavano, restando seduti sulle schiene delle donne catturate, avevano chiamato un'altra schiava che, inginocchiata davanti, dava loro piacere con la bocca.
Sembrava di assistere ad una scena ordinaria.
Alcune schiave, non impegnate quali sedie o a leccare cazzi, stavano sistemando il campo. Qualcuna, avendo terminato il suo lavoro, si era stesa a terra ed era stata legata come le cavalle per potersi riposare.
Cavalle e serve venivano comunque tenute separate, in modo da non fare confusione con chi era appena stata utilizzata quale animale da trasporto.
Riconobbe Louise che, in quel momento, stava fungendo da sedia per colui che aveva individuato essere il capo del gruppo.
Riconobbe anche Antoinette, dedita a soddisfare con la bocca altro pigmeo.
La sua attenzione fu attratta dalla voce del capogruppo che aveva chiamato a sé una schiava che, raggiuntolo, si inginocchiò e pose la fronte vicino ai suoi piedi.
Avevano imparato pochissimi elementari comandi, quali servire acqua, cibo, facendo anche distinzione tra il cibo richiesto, prestazione sessuale ed altre piccole cose.
La schiava corse via e ritornò con una ciotola piena di acqua che gli porse attendendo che il Padrone finisse con la testa a terra tra i suoi piedi.
Chanel riuscì ad osservare l’espressione di Louise benchè avesse il viso a terra. Riconobbe la fatica. Evidentemente stava svolgendo la funzione di sedia da molto tempo e, sapeva, avrebbe dovuto resistere fino a che il Padrone non avesse ritenuto di alzarsi.
Non aveva dimenticato la rabbia con la quale la sua ex serva le aveva morsicato la figa ore addietro e, così, sperò che soffrisse molto.
Anzi, sperò che cedesse in modo da godere della forte punizione che ne avrebbe ricavato, in quanto i Padroni non erano gentili con coloro che non mantenevano le posizioni ordinate per il tempo desiderato.
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