La prof si fa suora 3
di
Troy2a
genere
incesti
Mia madre si alzò dal letto, lasciandoci soli, io e lo zio. Attraversò il corridoio per andare in bagno, senza aver cura di rivestirsi minimamente. Ormai era una prassi consolidata per tutti in quel convento muoversi in totale libertà. Solo una delle suore, a turno, aveva l'incarico di rimanere con l'abito indosso, per accogliere eventuali visitatori a sorpresa. Questo non lke impediva certo di concedersi qualche svago, evitando di indossare l'intimo: le bastava alzare la tonaca per prendere la sua buona dose di cazzo.
Mentre mia madre si tratteneva in bagno per i suoi bisogni e sciacquarsi dalla sborra che le avevamo riversato addosso, lo zio ne approfittò per dirmi alcune sue impressioni.
“C'è qualcosa che la turba! Non la vedo del tutto serena.”
“Cosa pensi possa essere, zio?”
“Inutile sperticarci in congetture: la cosa migliore è chiederglielo, senza tanti giri di parole.”
Così. Quando fu tornata, affrontammo con lei l'argomento.
“Non ti sfugge nulla, cognato!”
“Come potrebbe? Ti conosco da così tanto e sai che sei la persona più importante per me.”
Mia madre rispose baciandolo.
“In realtà, i motivi che mi angustiano sono due e totalmente diversi tra loro. Il primo è che ho avviato dei progetti di sostegno alla comunità locale che stanno avendo un riscontro molto positivo, ma che richiedono fondi cui non avevo pensato. Credo di doverci rinunciare.. E se penso alla delusione che provocherò ai buoni paesani ci sto male.”
“Ed il secondo?”
“Ricordi Andrea?” chiese lei, rivolgendosi a me. La mia faccia diede una risposta in vece della mia voce. “Andrea... quel ragazzo che si presentò con un suo amico, mentre andavi via,, tempo fa!”
Feci mente locale e ricordai il giovane studente che aveva fatto rinascere in mia madre la voglia di cazzo.
“Certo! Non finirò mai di ringraziarlo!”
“Per me è diventato un compagno fisso. Mi fa una tenerezza infinita e credo di essermene un po' innamorata. Ora dormiamo insieme tutte le notti, ma so che c'è qualcosa che lo turba.”
“Cioè?” chiese lo zio.
“Lui è innamorato di sua madre e non ha mai trovato il coraggio di confessarglielo. La cosa lo fa soffrire così tanto, che gli ho permesso di chiamarmi mamma quando chiaviamo!”
Lo zio rifletté un attimo, prima di rispondere.
“Cara cognata, il primo problema non credo sia tale. Ho tanti buoni e danarosi amici che saranno felici di supportare un monastero modello come questo. Alcuni li conosci anche tu e vedrai che faranno salti di gioia quando sapranno che sei di nuovo in campo. Il secondo, purtroppo, lo vedo più complicato. Ma mai arrendersi prima della sconfitta. Proverò a sondare la signora: voglio, innanzitutto, capire se ha mai sospettato dell'interesse particolare del figlio. Poi, si tratterà di valutare quanto consideri inappropriato questo interesse. Vedremo a fine settimana: dovrebbe venire a trovarlo, no?”
“Di solito viene ogni 15 giorni. E questa dovrebbe essere la domenica giusta.”
Avevo sempre ammirato lo zio, quando metteva in pratica la sua seconda laurea, quella in psicologia. In realtà, l'aveva sfruttata quasi sempre, per dare nuove possibilità alle perversioni sue e di mia madre, ma erano indubbie le sue capacità di mentalizzazione. Dovevo assolutamente assistere al colloquio tra lui e la madre di Andrea.
“Signora, vorrei parlarle di qualcosa che le sta molto a cuore, ne sono certo!” l'approccio non era poi così diverso da tanti altri.
“Mi dica pure, padre!”
“Non qui, gentile signora! Mi segua nello studio della made superiora.” li anticipai, andando a nascondermi in un piccolo cunicolo che metteva in comunicazione lo studio con un salottino e richiusi la porta alle spalle. I due entrarono e lo zio fece accomodare la madre di Andrea su una sedia, prendendo posto sull'altra posta al di qua della scrivania. Lo faceva per non creare distanza e far sentire la persona di fronte accolta e non giudicata.
“Signora, volevo chiederle come vede Andrea!”
“Bene!” rispose lei, di botto, troppo di botto. Lo zio la fissò senza parlare, come se fosse sicuro che lei aveva altro da dire. La donna si agitò sulla sedia, come cercasse una posizione più comoda. Era indubbiamente una bella donna: anzi, una bella in difficoltà. Anche lei guardava lo zio, ma il suo sguardo non riusciva a rimanere fermo negli occhi di lui: si vedeva che avrebbe preferito che lo zio le rivolgesse un'altra domanda, o che, per lo meno, si esponesse sui motivi di quella convocazione. Ma lo zio rimaneva impassibilmente in attesa. Alla fine lei cedette.
“Me lo chiede perché ha notato qualcosa?”
“Non posso aver notato io, qualcosa che lei non ha visto. Lei è una madre meravigliosa e, certamente, conosce Andrea meglio di chiunque altro.” la donna parve gradire quel complimento. Ma manteneva la guardia alta.
“Andrea è sempre stato un ragazzo dolce. Dolce e complicato!” disse. Lo zio si sporse solo un po' più avanti, ma lei lesse nei suoi occhi la volontà di lui di approfondire quell'aspetto. “Vede, io sono stata la sua figura di riferimento principale, in quanto suo padre è sempre troppo immerso nel lavoro. Questo rapporto è stato importante... per entrambi...” lo zio tornò ad allontanarsi, per non incombere e condizionarla e lei sembrò apprezzare “Diciamo che ci siamo spesso coccolati, cercando di darci l'un l'altro l'affetto che ci veniva a mancare da suo padre e...”
“E?”
“Sono un po' in imbarazzo, padre!”
“Signora, ad entrambi sta a cuore solo il bene di Andrea e nessuno la giudicherà. Non qui!”
“Diciamo che ho notato che Andrea si spingesse un po' troppo in là con le coccole: le sue carezze non erano proprio quelle di un figlio alla mamma e non potevo non vedere l'eccitazione nei suoi occhi e non solo,” lo zio perpetrò il suo stato silente: aveva colto chiari i segni di una difesa che si sgretolava, di un bisogno di condividere dei segreti troppo pesanti per gestirli da sola. “Padre, lei lo ha capito, vero?”
“Capito cosa?”
“Anche io, padre! Anche io mi lasciavo coinvolgere da quell'eccitazione. Ho desiderato mio figlio, come non ho mai desiderato nessun altro uomo. Ho dovuto allontanarlo da me, per non perderci entrambi. Non mi giudichi, padre! Ma io credo di essere innamorata di mio figlio, almeno quanto lui lo è di me. Combatto ancora oggi con il desiderio di abbandonarmi tra le sue braccia, di dimenticare il legame di sangue che ci lega e...” a quel punto scoppiò a piangere. Lo zio lasciò che si sfogasse, le porse solo un fazzoletto. Poi, quando lei tornò a guardarlo, le fece trovare uno sguardo sereno: uno sguardo di chi non giudica, ma che accoglie. Poi, finalmente, parlò.
“Come ho già detto, mi ero reso conto di quanto lei fosse una madre attenta. Ma tutti noi, troppo spesso, ci sentiamo legati alle convenzioni al punto da ignorare, se non agire contro il nostro benessere. Vede, signora, lei ed Andrea siete due adulti e, senza volerlo, vi siete scelti: cosa c'è di male? Crede di essere l'unica? Andrea ha cercato conforto tra le braccia di una donna meravigliosa, che ha colto questo suo turbamento e mi ha sollecitato ad andare a fondo. È chiaro che, se lei non avesse corrisposto l'amore di suo figlio, tutto sarebbe stato diverso. Ma voi vi amate! Voi vi siete già congiunti nell'animo. Perché negare al corpo ed alla mente il piacere? Forse che il vostro sentimento ne uscirà sconfitto? No! Esso sarà solo frustrato dalla vostra scelta, provocando un malessere che potrebbe diventare malattia. Ora, io non posso dirvi cosa fare, ma solo cosa farei io,,, cosa farebbe, anzi, cosa già fa quella donna che ha accolto Andrea. Quella donna ha scelto di non combattere la sua natura, né le sue vocazioni. Quella donna, madre e suora, ha deciso che il suo corpo ed i suoi piaceri non compromettono il suo mandato, ha deciso di donare a chi ha bisogno tutto il suo impegno. Ma ha deciso anche che il sesso è una parte importante della sua vita e che suo figlio è un uomo e lei una donna... Quale futuro dare al vostro amore, quale futuro dare alla serenità di Andrea dipende solo da lei, perché lui ha già scelto.”
La donna rimase seduta, poi prese la mano dello zio e la baciò.
“Mi dica una cosa, padre: la suora di cui parla è la superiora?”
“Sì: se Andrea ha trovato un po' di consolazione è merito di suor Paola!”
Li guardai uscire dalla stanza, rimanendo sempre nascosto, prima di raggiungerli nel refettorio, che nei giorni di visita si trasformava in parlatorio. Non c'era, ormai, più nessuno: gli altri parenti erano andati via. Quando arrivai io, c'erano solo Andrea e mia madre, cui si erano aggiunti lo zio e la madre di Andrea. Un po discosta, suor Rita metteva in ordine. La signora Tilde prese le mani di mia madre e, guardandola, mormorò un grazie, pieno di tante cose. Poi si rivolse ad Andrea:
“Ti amo!” disse, come fosse una liberazione e, gettandogli le braccia al collo, lo baciò.
Mia madre intervenne, cercando di non essere invadente e, quindi, mantenendosi distante.
“Andrea, potete utilizzare la nostra stanza, se vuoi!”
Il ragazzo non se lo fece ripetere sue volte: ringraziò con lo sguardo quelle parole e prese per mano sua madre, ma questa, voltandosi indietro, mentre già si incamminava, per seguire il figlio, si rivolse a mia madre:
“Vieni con noi! In fondo ti dobbiamo tanto... Soprattutto lui”. Tese l'altra mano e mia madre la prese, visibilmente felice di essere considerata parte di quel trio. Io li seguii, ma giunto vicino alla porta della cella di mia madre, lei mi fermò, si baciò un dito e lo posò prima sulle mia labbra e poi sul mio pacco, come a dire: il tuo tempo è un altro. Non mi rimase altro da fare che guardarli fare l'amore, segandomi lentamente. D'altronde, anche mia madre capii che il suo sarebbe stato un ruolo secondario, almeno per quella volta. I due avevano aspettato quel momento troppo a lungo; suor Paola accompagnò il cazzo di Andrea nella fica della madre e poi si intrufolò tra le sue chiappe a leccarle il culo. Ammiravo le differenti bellezze delle due donne: mia madre giunonica nelle forme, ma anche nelle movenze, con il suo prosperoso seno che ballava, ondeggiando sui polpacci di Clelia, la madre di Andrea. Il suo culo, come un mappamondo si offriva allo sguardo mio e di chi si trovava a passare, non lasciandolo indifferente. La madre di Andrea, invece, era piccola, bionda, mìnuta, coi seni una seconda, ma con capezzoli ritti e duri che ci si sarebbero potuti appendere i pantaloni, Il culo era relativamente grande e muscoloso. Mia madre sfilò il cazzo di Andrea dalla fica e lo puntò verso l'orifizio anale che aveva così bene umettato, Lo accompagnò, tenendolo ben saldo nella mano fino a che non fu scivolato del tutto nell'intestino della madre; poi si portò a cavalcioni sulla testa di lui,, per offrirle la sua fica da leccare, ma anche per offrire le sue labbra e la sua lingua all'altra donna. Le labbra delle due si schiusero e le loro lingue danzarono insieme, mentre le loro mani si abbandonavano in carezze lascive sui seni, in tormentosi pizzicotti ai capezzoli. Continuarono i loro giochi, incuranti delle mie manovre, fin'anco del fatto che io, con un prolungato rantolo, dessi compimento alla mia masturbazione e venissi, riversando sul pavimento il mio piacere, rendendo vano il disperato tentativo di suor Rita che si era precipitata, per cercare di riceverlo nella sua bocca. La povera suora dovette limitarsi a pulirmi di lingua e di mano, prima di asciugare con la tonaca quello riversato sul pavimento. Ci allontanammo entrambi, che i tre non accennavano ancora a divincolarsi.
A sera, ci ritrovammo in salone; mia madre si avvicinò a me.
“Non essere geloso: tra noi non cambia nulla, ma quel ragazzo lo amo, anche se so che il mio posto è dopo sua madre. Ma vedrai che ci divertiremo anche insieme, qualche volta”.La madre di andrea, che osservava poco distante, si avvicinò:
“Sono sicura che avremo degli ottimi rapporti, tutti e 4”!
“E non solo 4”! aggiunse mia madre.
Mentre mia madre si tratteneva in bagno per i suoi bisogni e sciacquarsi dalla sborra che le avevamo riversato addosso, lo zio ne approfittò per dirmi alcune sue impressioni.
“C'è qualcosa che la turba! Non la vedo del tutto serena.”
“Cosa pensi possa essere, zio?”
“Inutile sperticarci in congetture: la cosa migliore è chiederglielo, senza tanti giri di parole.”
Così. Quando fu tornata, affrontammo con lei l'argomento.
“Non ti sfugge nulla, cognato!”
“Come potrebbe? Ti conosco da così tanto e sai che sei la persona più importante per me.”
Mia madre rispose baciandolo.
“In realtà, i motivi che mi angustiano sono due e totalmente diversi tra loro. Il primo è che ho avviato dei progetti di sostegno alla comunità locale che stanno avendo un riscontro molto positivo, ma che richiedono fondi cui non avevo pensato. Credo di doverci rinunciare.. E se penso alla delusione che provocherò ai buoni paesani ci sto male.”
“Ed il secondo?”
“Ricordi Andrea?” chiese lei, rivolgendosi a me. La mia faccia diede una risposta in vece della mia voce. “Andrea... quel ragazzo che si presentò con un suo amico, mentre andavi via,, tempo fa!”
Feci mente locale e ricordai il giovane studente che aveva fatto rinascere in mia madre la voglia di cazzo.
“Certo! Non finirò mai di ringraziarlo!”
“Per me è diventato un compagno fisso. Mi fa una tenerezza infinita e credo di essermene un po' innamorata. Ora dormiamo insieme tutte le notti, ma so che c'è qualcosa che lo turba.”
“Cioè?” chiese lo zio.
“Lui è innamorato di sua madre e non ha mai trovato il coraggio di confessarglielo. La cosa lo fa soffrire così tanto, che gli ho permesso di chiamarmi mamma quando chiaviamo!”
Lo zio rifletté un attimo, prima di rispondere.
“Cara cognata, il primo problema non credo sia tale. Ho tanti buoni e danarosi amici che saranno felici di supportare un monastero modello come questo. Alcuni li conosci anche tu e vedrai che faranno salti di gioia quando sapranno che sei di nuovo in campo. Il secondo, purtroppo, lo vedo più complicato. Ma mai arrendersi prima della sconfitta. Proverò a sondare la signora: voglio, innanzitutto, capire se ha mai sospettato dell'interesse particolare del figlio. Poi, si tratterà di valutare quanto consideri inappropriato questo interesse. Vedremo a fine settimana: dovrebbe venire a trovarlo, no?”
“Di solito viene ogni 15 giorni. E questa dovrebbe essere la domenica giusta.”
Avevo sempre ammirato lo zio, quando metteva in pratica la sua seconda laurea, quella in psicologia. In realtà, l'aveva sfruttata quasi sempre, per dare nuove possibilità alle perversioni sue e di mia madre, ma erano indubbie le sue capacità di mentalizzazione. Dovevo assolutamente assistere al colloquio tra lui e la madre di Andrea.
“Signora, vorrei parlarle di qualcosa che le sta molto a cuore, ne sono certo!” l'approccio non era poi così diverso da tanti altri.
“Mi dica pure, padre!”
“Non qui, gentile signora! Mi segua nello studio della made superiora.” li anticipai, andando a nascondermi in un piccolo cunicolo che metteva in comunicazione lo studio con un salottino e richiusi la porta alle spalle. I due entrarono e lo zio fece accomodare la madre di Andrea su una sedia, prendendo posto sull'altra posta al di qua della scrivania. Lo faceva per non creare distanza e far sentire la persona di fronte accolta e non giudicata.
“Signora, volevo chiederle come vede Andrea!”
“Bene!” rispose lei, di botto, troppo di botto. Lo zio la fissò senza parlare, come se fosse sicuro che lei aveva altro da dire. La donna si agitò sulla sedia, come cercasse una posizione più comoda. Era indubbiamente una bella donna: anzi, una bella in difficoltà. Anche lei guardava lo zio, ma il suo sguardo non riusciva a rimanere fermo negli occhi di lui: si vedeva che avrebbe preferito che lo zio le rivolgesse un'altra domanda, o che, per lo meno, si esponesse sui motivi di quella convocazione. Ma lo zio rimaneva impassibilmente in attesa. Alla fine lei cedette.
“Me lo chiede perché ha notato qualcosa?”
“Non posso aver notato io, qualcosa che lei non ha visto. Lei è una madre meravigliosa e, certamente, conosce Andrea meglio di chiunque altro.” la donna parve gradire quel complimento. Ma manteneva la guardia alta.
“Andrea è sempre stato un ragazzo dolce. Dolce e complicato!” disse. Lo zio si sporse solo un po' più avanti, ma lei lesse nei suoi occhi la volontà di lui di approfondire quell'aspetto. “Vede, io sono stata la sua figura di riferimento principale, in quanto suo padre è sempre troppo immerso nel lavoro. Questo rapporto è stato importante... per entrambi...” lo zio tornò ad allontanarsi, per non incombere e condizionarla e lei sembrò apprezzare “Diciamo che ci siamo spesso coccolati, cercando di darci l'un l'altro l'affetto che ci veniva a mancare da suo padre e...”
“E?”
“Sono un po' in imbarazzo, padre!”
“Signora, ad entrambi sta a cuore solo il bene di Andrea e nessuno la giudicherà. Non qui!”
“Diciamo che ho notato che Andrea si spingesse un po' troppo in là con le coccole: le sue carezze non erano proprio quelle di un figlio alla mamma e non potevo non vedere l'eccitazione nei suoi occhi e non solo,” lo zio perpetrò il suo stato silente: aveva colto chiari i segni di una difesa che si sgretolava, di un bisogno di condividere dei segreti troppo pesanti per gestirli da sola. “Padre, lei lo ha capito, vero?”
“Capito cosa?”
“Anche io, padre! Anche io mi lasciavo coinvolgere da quell'eccitazione. Ho desiderato mio figlio, come non ho mai desiderato nessun altro uomo. Ho dovuto allontanarlo da me, per non perderci entrambi. Non mi giudichi, padre! Ma io credo di essere innamorata di mio figlio, almeno quanto lui lo è di me. Combatto ancora oggi con il desiderio di abbandonarmi tra le sue braccia, di dimenticare il legame di sangue che ci lega e...” a quel punto scoppiò a piangere. Lo zio lasciò che si sfogasse, le porse solo un fazzoletto. Poi, quando lei tornò a guardarlo, le fece trovare uno sguardo sereno: uno sguardo di chi non giudica, ma che accoglie. Poi, finalmente, parlò.
“Come ho già detto, mi ero reso conto di quanto lei fosse una madre attenta. Ma tutti noi, troppo spesso, ci sentiamo legati alle convenzioni al punto da ignorare, se non agire contro il nostro benessere. Vede, signora, lei ed Andrea siete due adulti e, senza volerlo, vi siete scelti: cosa c'è di male? Crede di essere l'unica? Andrea ha cercato conforto tra le braccia di una donna meravigliosa, che ha colto questo suo turbamento e mi ha sollecitato ad andare a fondo. È chiaro che, se lei non avesse corrisposto l'amore di suo figlio, tutto sarebbe stato diverso. Ma voi vi amate! Voi vi siete già congiunti nell'animo. Perché negare al corpo ed alla mente il piacere? Forse che il vostro sentimento ne uscirà sconfitto? No! Esso sarà solo frustrato dalla vostra scelta, provocando un malessere che potrebbe diventare malattia. Ora, io non posso dirvi cosa fare, ma solo cosa farei io,,, cosa farebbe, anzi, cosa già fa quella donna che ha accolto Andrea. Quella donna ha scelto di non combattere la sua natura, né le sue vocazioni. Quella donna, madre e suora, ha deciso che il suo corpo ed i suoi piaceri non compromettono il suo mandato, ha deciso di donare a chi ha bisogno tutto il suo impegno. Ma ha deciso anche che il sesso è una parte importante della sua vita e che suo figlio è un uomo e lei una donna... Quale futuro dare al vostro amore, quale futuro dare alla serenità di Andrea dipende solo da lei, perché lui ha già scelto.”
La donna rimase seduta, poi prese la mano dello zio e la baciò.
“Mi dica una cosa, padre: la suora di cui parla è la superiora?”
“Sì: se Andrea ha trovato un po' di consolazione è merito di suor Paola!”
Li guardai uscire dalla stanza, rimanendo sempre nascosto, prima di raggiungerli nel refettorio, che nei giorni di visita si trasformava in parlatorio. Non c'era, ormai, più nessuno: gli altri parenti erano andati via. Quando arrivai io, c'erano solo Andrea e mia madre, cui si erano aggiunti lo zio e la madre di Andrea. Un po discosta, suor Rita metteva in ordine. La signora Tilde prese le mani di mia madre e, guardandola, mormorò un grazie, pieno di tante cose. Poi si rivolse ad Andrea:
“Ti amo!” disse, come fosse una liberazione e, gettandogli le braccia al collo, lo baciò.
Mia madre intervenne, cercando di non essere invadente e, quindi, mantenendosi distante.
“Andrea, potete utilizzare la nostra stanza, se vuoi!”
Il ragazzo non se lo fece ripetere sue volte: ringraziò con lo sguardo quelle parole e prese per mano sua madre, ma questa, voltandosi indietro, mentre già si incamminava, per seguire il figlio, si rivolse a mia madre:
“Vieni con noi! In fondo ti dobbiamo tanto... Soprattutto lui”. Tese l'altra mano e mia madre la prese, visibilmente felice di essere considerata parte di quel trio. Io li seguii, ma giunto vicino alla porta della cella di mia madre, lei mi fermò, si baciò un dito e lo posò prima sulle mia labbra e poi sul mio pacco, come a dire: il tuo tempo è un altro. Non mi rimase altro da fare che guardarli fare l'amore, segandomi lentamente. D'altronde, anche mia madre capii che il suo sarebbe stato un ruolo secondario, almeno per quella volta. I due avevano aspettato quel momento troppo a lungo; suor Paola accompagnò il cazzo di Andrea nella fica della madre e poi si intrufolò tra le sue chiappe a leccarle il culo. Ammiravo le differenti bellezze delle due donne: mia madre giunonica nelle forme, ma anche nelle movenze, con il suo prosperoso seno che ballava, ondeggiando sui polpacci di Clelia, la madre di Andrea. Il suo culo, come un mappamondo si offriva allo sguardo mio e di chi si trovava a passare, non lasciandolo indifferente. La madre di Andrea, invece, era piccola, bionda, mìnuta, coi seni una seconda, ma con capezzoli ritti e duri che ci si sarebbero potuti appendere i pantaloni, Il culo era relativamente grande e muscoloso. Mia madre sfilò il cazzo di Andrea dalla fica e lo puntò verso l'orifizio anale che aveva così bene umettato, Lo accompagnò, tenendolo ben saldo nella mano fino a che non fu scivolato del tutto nell'intestino della madre; poi si portò a cavalcioni sulla testa di lui,, per offrirle la sua fica da leccare, ma anche per offrire le sue labbra e la sua lingua all'altra donna. Le labbra delle due si schiusero e le loro lingue danzarono insieme, mentre le loro mani si abbandonavano in carezze lascive sui seni, in tormentosi pizzicotti ai capezzoli. Continuarono i loro giochi, incuranti delle mie manovre, fin'anco del fatto che io, con un prolungato rantolo, dessi compimento alla mia masturbazione e venissi, riversando sul pavimento il mio piacere, rendendo vano il disperato tentativo di suor Rita che si era precipitata, per cercare di riceverlo nella sua bocca. La povera suora dovette limitarsi a pulirmi di lingua e di mano, prima di asciugare con la tonaca quello riversato sul pavimento. Ci allontanammo entrambi, che i tre non accennavano ancora a divincolarsi.
A sera, ci ritrovammo in salone; mia madre si avvicinò a me.
“Non essere geloso: tra noi non cambia nulla, ma quel ragazzo lo amo, anche se so che il mio posto è dopo sua madre. Ma vedrai che ci divertiremo anche insieme, qualche volta”.La madre di andrea, che osservava poco distante, si avvicinò:
“Sono sicura che avremo degli ottimi rapporti, tutti e 4”!
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