Meglio tardi 9
di
Troy2a
genere
incesti
Ero tornata in quel bar, dove lo avevo incontrato, praticamente tutti i giorni e lo avevo trovato l^: solita ora, solito tavolino sia che piovesse, come anche quando c’era il sole. Sempre in attesa di sua figlia. Mi sedevo con lui, xcome avessimo un appuntamento: con grande fatica, mi ero conquistata una confidenza che sfociava in intimità. Avevo lasciato che fosse lui a portare il discorso sulla ragazza ed ero restata ad ascoltarlo, sempre più incuriosita. Raccontava di lei, come fosse il suo innamorato non corrisposto e, alla fine, trovai il coraggio di dirlo.
“Sei innamorato di tua figlia!”
“Quale padre non lo è?”
“La ami come donna, non come figlia!”
“Ma che cazzo dici?” il suo volto si infiammò di rabbia, ma tradiva anche una certa inquietudine. Si era voltato più di una volta, da ogni parte, come volesse verificare che nessuno degli astanti avesse potuto sentire.
“Perdonami, forse ho esagerato. Ma io non ci vedo niente di male. Anch’io sono innamorata di mio figlio e lui ricambia. Ma non dovevo entrare così nel tuo privato. Se preferisci, vado via.”
Mi alzai, mettendo mano al borsellino per pagare: stavo già sfilando i soldi, quando mi fermò, senza guardarmi.
“Stai!” la sua voce era poco più di un sussurro, tanto che, credendo di aver sentito male, chiesi conferma.
“Stai!” ripetè a voce un po’ più alta ed io risedetti. Continuava a tenere il capo chino, ad osservare una tazza ormai vuota e con un turbinio di sentimenti contrastanti. “Purtroppo, è più complicato di quel che tu possa immaginare. Sei fortunata, tu! Hai ragione: amo Elisa come una donna, ma lei non ricambia. E fin qui sarebbe anche naturale. Ma lei ha una relazione con mia moglie: le ho sorprese una volta, tornando a casa all’improvviso. Poi, ad essere sincero, spiarle è diventata un’abitudine. Quanto sono belle, quando fanno l’amore. Ed io vorrei solo far parte con loro. Non credo che abbiano capito che so: forse sarebbe meglio. Forse sarebbe meglio che potessimo affrontare la questione: sarei pronto a farmi da parte, ad uscire, fin’anche, dalle loro vite. Immagini quanti ci giudicano depravati, senza neanche immaginare quanto si possa soffrire? “ si era finalmente sbottonato ed era un fiume in piena. Ero pronta a chiedergli di farmi conoscere sua moglie, ma il sopraggiungere della figlia ci indusse a cambiare discorso. Lei salutò, visibilmente accigliata e sottolineando il fatto che fossimo di nuovo insieme io ed il suo papà. Ebbi netta l’impressione che la sua voce fosse incrinata dalla gelosia, ma poteva anche solo essere paura di vedere in pericolo la famiglia. Salutai entrambi con una stretta di mano, ma Vito mi fece scivolare, non so come, il suo biglietto da visita nella tasca. Non persi tempo e lo richiamai già nel pomeriggio: cambiammo bar, ma non argomento. Volle sapere come fossero andate le cose con mio figlio e scelsi la strada della sincerità, senza dilungarmi nei particolari.
“Cioè, mi stai dicendo che siete una coppia incestuosa ed anche aperta?”
“Ti sto proprio dicendo questo. E aggiungerò che non mi sarei mai immaginato che potesse succedere. Né una cosa, né l’altra: pensiamo sempre di conoscerci e di conoscere gli altri troppo bene. Ma non è così! Magari, se provassi a parlare a tua figlia e a tua moglie, scopriresti che la realtà è diversa da come l’hai costruita tu.”
“Ma quale diversa? Dimentichi che le ho viste!”
“Non lo dimentico. Ma se, semplicemente, loro non te ne hanno parlato per paura della tua reazione? È incesto anche il loro! Magri hanno pensato che potessi, quanto meno, danneggiare il loro rapporto. Con tua moglie, come vanno le cose?”
“In che senso?”
“Come sono i vostri rapporti, fuori e dentro al letto!”
“Ottimi, direi!”
“Vedi: se per tua moglie non contassi più, non riuscirebbe a fingere, probabilmente, ha ceduto alla sua natura ed ai suoi sentimenti.”
“Cioè?”
“Ma devo spiegartelo su una lavagnetta? A tua moglie piace il cazzo, ma anche la fica e magari ha trovato in tua figlia la partner perfetta, perché tutto possa rimanere in famiglia. Ma non significa che non ti ami più.”
“Mi stai dicendo che vorrebbe una relazione aperta?”
“Sto dicendo che, di certo, tu un po’ cuck lo sei: altrimenti perché spiarle? Sto dicendo anche che tua moglie non si accontenta di te e che è un po’ bisex. Ma anche questo lo hai detto più tu di me.”
Guardò l’orologio.
“Ora devo proprio andare! Ma mi piacerebbe rivederti.”
“Io e mio figlio stiamo organizzando la nostra festa di fidanzamento: se ti va, puoi venire.”
“Grazie, lo apprezzo davvero. Ma non sono sicuro di poterlo fare: esco poco la sera e potrebbero insospettirsi.”
“Fai come vuoi!”
Poco dopo, a casa di Vito.
Non c’era alcun impegno, ad obbligare Vito ad allontanarsi repentinamente da quell’appuntamento. Ma era l’ora in cui, spesso, aveva sorpreso le donne della sua famiglia a letto, a darsi piacere. Era l’ora in cui era rimasto nascosto a segarsi, guardandole godere. Sarebbe accaduto anche oggi? Lo sperava e lo temeva ad un tempo: guardarle lo eccitava e lo faceva soffrire oltre ogni misura. Entrò, silenziosamente, in una casa che sembrava avesse fatto del silenzio la sua tappezzeria. Si mosse guardingo, cercando di cogliere anche il minimo segnale della presenza delle due; si avvicinò alla camera da letto: dalla porta socchiusa, un fascio di luce soffusa, gli ultimi raggi di un tramonto che filtravano dalla finestra, si propagava nel corridoio, ma nessun rumore. Allungò il collo a sbirciare, ma il letto sembrava vuoto. Fece ancora qualche passo, per vedere più a fondo, sollevandosi sulle punte tanto da rischiare di cadere.
“Si può sapere che stai facendo?”
La voce di sua moglie, Monica, lo sorprese, facendolo vacillare. Provò a cercare, negli angoli più remoti della fantasia, una qualche scusa che potesse reggere, ma si rese conto in un baleno che non ne avrebbe trovata alcuna, anche se avesse potuto contare su un tempo maggiore.
“So tutto di te ed Elisa!”
Questa volta, fu Monica a rischiare di perdere l’equilibrio.
“Che vuoi dire?”
“Non cercare di mentirmi: vi ho viste tante volte, mentre facevate l’amore!”
“Ci hai spiate!?!”
“Mettila così, se ti fa sentire meglio. Ma non cambia i fatti.”
“C’è qualcosa che potrebbe cambiarli?”
“Ti conosco! Non riuscirai ad avvilupparmi con le tue parole.”
“Cosa vuoi fare?”
“Mi sento così stupido…”
“Cosa vuoi fare?”
“Eravate il mio sole, eravate tutto per me!”
“Cosa vuoi fare?” ripetè, Monica, come se recitasse un mantra.
“Smettila!” sbottò lui, urlando, proprio nell’attimo in cui sopraggiungeva anche Elisa.
“Sai qual è la cosa buffa?” Monica continuò, ostentando una calma che non avrebbe dovuto avere “Tu ci sei stato sempre, nei nostri rapporti. Credo che tu sia stato l’unico uomo che ho veramente amato… e che amo ancora. Non so spiegarti come è successo: a me ed Elisa piacciono anche le donne e ci siamo ritrovate a farlo, un po’ per caso. Ci è piaciuto! Ma nel nostro rapporto è sempre mancato qualcosa… qualcuno. Sei sempre mancato tu!”
Vito alzò lo sguardo, incrociando quello di Monica, sicuro, fiero, ma non arrogante. Alle sue spalle, Elisa, invece, aveva uno sguardo sofferente, che lo indusse a tornare col capo chino. Monica continuò, imperturbabile.
“Lo so, non è normale. Ma siamo fatte così. Sì, siamo! Lo sai che lei continua a conservarsi vergine, sperando che sia l’uomo dei suoi sogni a prenderla? E lo sai chi è l’uomo dei suoi sogni” Vito sollevò il capo, preso da un’improvvisa speranza, che Monica non mancò di leggere nei suoi occhi “Esatto! Quell’uomo si tu, il suo papà! Ho provato diverse volte a convincerla che non sarebe mai potuto accadere, che, anzi, se avessi scoperto di noi, saresti andato via da casa. Ma lei no! Lei adora il suo papà…”
“Basta! Fermati! Mi sati facendo impazzire. Vi amo! Sì: ho detto vi amo! Non ho avuto il vostro coraggio, ma è quello che ho sempre sperato potesse accadere…”
“E allora, che aspetti, papà? Voglio essere tua: è tanto tempo, ormai, che mi tengo vergine per te. Non immagini che sofferenza sia stata. Ma ora è finita! Prendimi!”
Vito sentì la sua virilità esplodere in un’erezione incontrollabile, che Monica si affrettò a liberare dalla cattività dei pantaloni. Si inginocchiò ai suoi piedi, lo prese in bocca, ma si rese conto subito che non sarebbe stato posibile portare il marito ad un’eccitazione maggiore: lui voleva solo la fica di sua figlia, in quel momento.
“È giusto così!” disse, rivolgendosi più a se stessa, che ai suoi congiunti. Diede uno sguardo ad Elisa, che in un batter d’occhio, si era spogliata ed offriva alla vista allupata del padre il suo corpo, acerbo e conturbante. La invitò a distendersi sul letto, le aprì le gambe dolcemente, le leccò la fica per qualche istante, rendendosi conto di quanto anche il corpo di lei, ora, bramasse solo di congiungersi col padre. Invitò anche lui ad avvicinarsi, constatando di essere l’unica, ormai, ad essere vestita. Stette a guardarlo, mentre il corpo di lui si posizionava tra le gambe della ragazza; lasciò che la baciasse, felice di vedere come il sogno della figlia stesse per realizzarsi. Le loro bocche erano fameliche e lei, pur bruciando di desiderio, capì che il suo ruolo dovesse essere quello di spettatrice. Almeno per quel giorno. Lui prese in bocca un cspezzolo della figlia: era un vero maestro nel dare piacere con la bocca. Poi lo guardò scendere ad assaporare il gusto dolciastro della fica di lei. Ma i tempi erano ormai maturi: lui si sollevò, mettendosi in piedi tra le gambe della giovane donna. Monica gli prese il cazzo in mano e lo posizionò con dolcezza tra le labbra della fica di Elisa. Poi avvicinò la bocca a quella della figlia.
“Stai per diventare donna, amore! Stai per essere la sua donna, come tu volevi.”
La sua lingua forzò le labbra di lei, proprio mentre il padre spingeva dentro la sua fessura inviolata. Il volto di Elisa si contrasse in una smorfia di leggero, breve dolore, mentre l’innocenza cadeva ai piedi di suo padre. Monica continuava a mulinare la lingua nella bocca di lei, godendo del piacere che, finalmente, padre e figlia potevano condividere. Lasciò che un seno facesse capolino tra i bottoni allentati della camicetta e lo offrì alla figlia: sembrava che lei avesse preso la dote naturale del padre con quella lingua. Con gli occhi concentrati su Elisa, non distoglieva l’orecchio dal mutare dei rantoli del marito, che sembravano alternarsi coi gemiti della figlia. Non avevano preso precauzione e non voleva che quel rapporto andasse oltre. Almeno questo no! Almeno non ora! Quando avvertì che il ritmo dei colpi di lui aumentava, così come i suoi grugniti di godimento, con fare brusco lo allontanò dalla ragazza: poi lo tirò nuovamente vicino, segandolo fino a fargli raggiungere il piacere, che lui riversò sul ventre piatto della figlia. Un rivolo di sangue misto ad umori scivolava fuori dalla vagina di lei. Monica lo ripulì con un kleenex, che sempre teneva sul comodino, mentre Elisa, visibilmente felice, si spalmava su tutto il corpo quel liquido gelatinoso, quella linfa vitale che suo padre le aveva donato per la prima volta.
“Spero non mi considererete mai di troppo!” piagnucolò Monica, guardando come tornassero a baciarsi.
Loro la invitarono ad unirsi e, dopo essersi baciati, la tranquillizzarono.
“Noi saremo sempre un trio, un bellissimo trio. Anche quando saremo in due, l’altro sarà sempre nei nostri pensieri.
E tornarono a baciarsi.
“Sei innamorato di tua figlia!”
“Quale padre non lo è?”
“La ami come donna, non come figlia!”
“Ma che cazzo dici?” il suo volto si infiammò di rabbia, ma tradiva anche una certa inquietudine. Si era voltato più di una volta, da ogni parte, come volesse verificare che nessuno degli astanti avesse potuto sentire.
“Perdonami, forse ho esagerato. Ma io non ci vedo niente di male. Anch’io sono innamorata di mio figlio e lui ricambia. Ma non dovevo entrare così nel tuo privato. Se preferisci, vado via.”
Mi alzai, mettendo mano al borsellino per pagare: stavo già sfilando i soldi, quando mi fermò, senza guardarmi.
“Stai!” la sua voce era poco più di un sussurro, tanto che, credendo di aver sentito male, chiesi conferma.
“Stai!” ripetè a voce un po’ più alta ed io risedetti. Continuava a tenere il capo chino, ad osservare una tazza ormai vuota e con un turbinio di sentimenti contrastanti. “Purtroppo, è più complicato di quel che tu possa immaginare. Sei fortunata, tu! Hai ragione: amo Elisa come una donna, ma lei non ricambia. E fin qui sarebbe anche naturale. Ma lei ha una relazione con mia moglie: le ho sorprese una volta, tornando a casa all’improvviso. Poi, ad essere sincero, spiarle è diventata un’abitudine. Quanto sono belle, quando fanno l’amore. Ed io vorrei solo far parte con loro. Non credo che abbiano capito che so: forse sarebbe meglio. Forse sarebbe meglio che potessimo affrontare la questione: sarei pronto a farmi da parte, ad uscire, fin’anche, dalle loro vite. Immagini quanti ci giudicano depravati, senza neanche immaginare quanto si possa soffrire? “ si era finalmente sbottonato ed era un fiume in piena. Ero pronta a chiedergli di farmi conoscere sua moglie, ma il sopraggiungere della figlia ci indusse a cambiare discorso. Lei salutò, visibilmente accigliata e sottolineando il fatto che fossimo di nuovo insieme io ed il suo papà. Ebbi netta l’impressione che la sua voce fosse incrinata dalla gelosia, ma poteva anche solo essere paura di vedere in pericolo la famiglia. Salutai entrambi con una stretta di mano, ma Vito mi fece scivolare, non so come, il suo biglietto da visita nella tasca. Non persi tempo e lo richiamai già nel pomeriggio: cambiammo bar, ma non argomento. Volle sapere come fossero andate le cose con mio figlio e scelsi la strada della sincerità, senza dilungarmi nei particolari.
“Cioè, mi stai dicendo che siete una coppia incestuosa ed anche aperta?”
“Ti sto proprio dicendo questo. E aggiungerò che non mi sarei mai immaginato che potesse succedere. Né una cosa, né l’altra: pensiamo sempre di conoscerci e di conoscere gli altri troppo bene. Ma non è così! Magari, se provassi a parlare a tua figlia e a tua moglie, scopriresti che la realtà è diversa da come l’hai costruita tu.”
“Ma quale diversa? Dimentichi che le ho viste!”
“Non lo dimentico. Ma se, semplicemente, loro non te ne hanno parlato per paura della tua reazione? È incesto anche il loro! Magri hanno pensato che potessi, quanto meno, danneggiare il loro rapporto. Con tua moglie, come vanno le cose?”
“In che senso?”
“Come sono i vostri rapporti, fuori e dentro al letto!”
“Ottimi, direi!”
“Vedi: se per tua moglie non contassi più, non riuscirebbe a fingere, probabilmente, ha ceduto alla sua natura ed ai suoi sentimenti.”
“Cioè?”
“Ma devo spiegartelo su una lavagnetta? A tua moglie piace il cazzo, ma anche la fica e magari ha trovato in tua figlia la partner perfetta, perché tutto possa rimanere in famiglia. Ma non significa che non ti ami più.”
“Mi stai dicendo che vorrebbe una relazione aperta?”
“Sto dicendo che, di certo, tu un po’ cuck lo sei: altrimenti perché spiarle? Sto dicendo anche che tua moglie non si accontenta di te e che è un po’ bisex. Ma anche questo lo hai detto più tu di me.”
Guardò l’orologio.
“Ora devo proprio andare! Ma mi piacerebbe rivederti.”
“Io e mio figlio stiamo organizzando la nostra festa di fidanzamento: se ti va, puoi venire.”
“Grazie, lo apprezzo davvero. Ma non sono sicuro di poterlo fare: esco poco la sera e potrebbero insospettirsi.”
“Fai come vuoi!”
Poco dopo, a casa di Vito.
Non c’era alcun impegno, ad obbligare Vito ad allontanarsi repentinamente da quell’appuntamento. Ma era l’ora in cui, spesso, aveva sorpreso le donne della sua famiglia a letto, a darsi piacere. Era l’ora in cui era rimasto nascosto a segarsi, guardandole godere. Sarebbe accaduto anche oggi? Lo sperava e lo temeva ad un tempo: guardarle lo eccitava e lo faceva soffrire oltre ogni misura. Entrò, silenziosamente, in una casa che sembrava avesse fatto del silenzio la sua tappezzeria. Si mosse guardingo, cercando di cogliere anche il minimo segnale della presenza delle due; si avvicinò alla camera da letto: dalla porta socchiusa, un fascio di luce soffusa, gli ultimi raggi di un tramonto che filtravano dalla finestra, si propagava nel corridoio, ma nessun rumore. Allungò il collo a sbirciare, ma il letto sembrava vuoto. Fece ancora qualche passo, per vedere più a fondo, sollevandosi sulle punte tanto da rischiare di cadere.
“Si può sapere che stai facendo?”
La voce di sua moglie, Monica, lo sorprese, facendolo vacillare. Provò a cercare, negli angoli più remoti della fantasia, una qualche scusa che potesse reggere, ma si rese conto in un baleno che non ne avrebbe trovata alcuna, anche se avesse potuto contare su un tempo maggiore.
“So tutto di te ed Elisa!”
Questa volta, fu Monica a rischiare di perdere l’equilibrio.
“Che vuoi dire?”
“Non cercare di mentirmi: vi ho viste tante volte, mentre facevate l’amore!”
“Ci hai spiate!?!”
“Mettila così, se ti fa sentire meglio. Ma non cambia i fatti.”
“C’è qualcosa che potrebbe cambiarli?”
“Ti conosco! Non riuscirai ad avvilupparmi con le tue parole.”
“Cosa vuoi fare?”
“Mi sento così stupido…”
“Cosa vuoi fare?”
“Eravate il mio sole, eravate tutto per me!”
“Cosa vuoi fare?” ripetè, Monica, come se recitasse un mantra.
“Smettila!” sbottò lui, urlando, proprio nell’attimo in cui sopraggiungeva anche Elisa.
“Sai qual è la cosa buffa?” Monica continuò, ostentando una calma che non avrebbe dovuto avere “Tu ci sei stato sempre, nei nostri rapporti. Credo che tu sia stato l’unico uomo che ho veramente amato… e che amo ancora. Non so spiegarti come è successo: a me ed Elisa piacciono anche le donne e ci siamo ritrovate a farlo, un po’ per caso. Ci è piaciuto! Ma nel nostro rapporto è sempre mancato qualcosa… qualcuno. Sei sempre mancato tu!”
Vito alzò lo sguardo, incrociando quello di Monica, sicuro, fiero, ma non arrogante. Alle sue spalle, Elisa, invece, aveva uno sguardo sofferente, che lo indusse a tornare col capo chino. Monica continuò, imperturbabile.
“Lo so, non è normale. Ma siamo fatte così. Sì, siamo! Lo sai che lei continua a conservarsi vergine, sperando che sia l’uomo dei suoi sogni a prenderla? E lo sai chi è l’uomo dei suoi sogni” Vito sollevò il capo, preso da un’improvvisa speranza, che Monica non mancò di leggere nei suoi occhi “Esatto! Quell’uomo si tu, il suo papà! Ho provato diverse volte a convincerla che non sarebe mai potuto accadere, che, anzi, se avessi scoperto di noi, saresti andato via da casa. Ma lei no! Lei adora il suo papà…”
“Basta! Fermati! Mi sati facendo impazzire. Vi amo! Sì: ho detto vi amo! Non ho avuto il vostro coraggio, ma è quello che ho sempre sperato potesse accadere…”
“E allora, che aspetti, papà? Voglio essere tua: è tanto tempo, ormai, che mi tengo vergine per te. Non immagini che sofferenza sia stata. Ma ora è finita! Prendimi!”
Vito sentì la sua virilità esplodere in un’erezione incontrollabile, che Monica si affrettò a liberare dalla cattività dei pantaloni. Si inginocchiò ai suoi piedi, lo prese in bocca, ma si rese conto subito che non sarebbe stato posibile portare il marito ad un’eccitazione maggiore: lui voleva solo la fica di sua figlia, in quel momento.
“È giusto così!” disse, rivolgendosi più a se stessa, che ai suoi congiunti. Diede uno sguardo ad Elisa, che in un batter d’occhio, si era spogliata ed offriva alla vista allupata del padre il suo corpo, acerbo e conturbante. La invitò a distendersi sul letto, le aprì le gambe dolcemente, le leccò la fica per qualche istante, rendendosi conto di quanto anche il corpo di lei, ora, bramasse solo di congiungersi col padre. Invitò anche lui ad avvicinarsi, constatando di essere l’unica, ormai, ad essere vestita. Stette a guardarlo, mentre il corpo di lui si posizionava tra le gambe della ragazza; lasciò che la baciasse, felice di vedere come il sogno della figlia stesse per realizzarsi. Le loro bocche erano fameliche e lei, pur bruciando di desiderio, capì che il suo ruolo dovesse essere quello di spettatrice. Almeno per quel giorno. Lui prese in bocca un cspezzolo della figlia: era un vero maestro nel dare piacere con la bocca. Poi lo guardò scendere ad assaporare il gusto dolciastro della fica di lei. Ma i tempi erano ormai maturi: lui si sollevò, mettendosi in piedi tra le gambe della giovane donna. Monica gli prese il cazzo in mano e lo posizionò con dolcezza tra le labbra della fica di Elisa. Poi avvicinò la bocca a quella della figlia.
“Stai per diventare donna, amore! Stai per essere la sua donna, come tu volevi.”
La sua lingua forzò le labbra di lei, proprio mentre il padre spingeva dentro la sua fessura inviolata. Il volto di Elisa si contrasse in una smorfia di leggero, breve dolore, mentre l’innocenza cadeva ai piedi di suo padre. Monica continuava a mulinare la lingua nella bocca di lei, godendo del piacere che, finalmente, padre e figlia potevano condividere. Lasciò che un seno facesse capolino tra i bottoni allentati della camicetta e lo offrì alla figlia: sembrava che lei avesse preso la dote naturale del padre con quella lingua. Con gli occhi concentrati su Elisa, non distoglieva l’orecchio dal mutare dei rantoli del marito, che sembravano alternarsi coi gemiti della figlia. Non avevano preso precauzione e non voleva che quel rapporto andasse oltre. Almeno questo no! Almeno non ora! Quando avvertì che il ritmo dei colpi di lui aumentava, così come i suoi grugniti di godimento, con fare brusco lo allontanò dalla ragazza: poi lo tirò nuovamente vicino, segandolo fino a fargli raggiungere il piacere, che lui riversò sul ventre piatto della figlia. Un rivolo di sangue misto ad umori scivolava fuori dalla vagina di lei. Monica lo ripulì con un kleenex, che sempre teneva sul comodino, mentre Elisa, visibilmente felice, si spalmava su tutto il corpo quel liquido gelatinoso, quella linfa vitale che suo padre le aveva donato per la prima volta.
“Spero non mi considererete mai di troppo!” piagnucolò Monica, guardando come tornassero a baciarsi.
Loro la invitarono ad unirsi e, dopo essersi baciati, la tranquillizzarono.
“Noi saremo sempre un trio, un bellissimo trio. Anche quando saremo in due, l’altro sarà sempre nei nostri pensieri.
E tornarono a baciarsi.
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