Incompreso

di
genere
incesti

Stupidamente, mi ero fatta beccare due volte da mio figlio Stefano, mentre mettevo le corna a suo padre. La prima volta con un mio coetaneo, la seconda, peggio, con un suo amico: un ragazzino di diciotto anni, a cui avevo fatto un bel regalo di compleanno. Da quella volta, mio figlio cominciò a marcarmi stretto: era sempre in giro per casa e, se usciva, la sua assenza non durava più di mezz'ora. Il fatto è che io di scopare ne avevo bisogno: la mancanza di cazzo mi rendeva irascibile, mi metteva di cattivo umore e si vedeva. Mi direte che potevo benissimo uscire io, ma puntualmente lui si offriva di accompagnarmi e non c'era verso di smuoverlo. La paura che potesse raccontare a suo padre le mie avventure mi costringeva ad essere prudente, ad evitare di impormi. Ma, come detto, l'astinenza mi rendeva ogni giorno più scontrosa, proprio nei confronti suoi e di mio marito.
Così, un giorno, dopo l'ennesima mia risposta in modo burbero, si decise ad affrontarmi.
“Ma si può sapere cos'hai che sono mesi ormai che non sorridi, che diventi sempre più intrattabile?”
“Non ho un cazzo; d'accordo! E se anche lo avessi, non sono cazzi tuoi.”
“Mi sa che hai detto il giusto.”
“Che vuoi dire?”
“Che non hai un cazzo...”
“Appunto! Se vuoi saperlo, è quello il problema. Ho voglia di scopare, ma con te tra i piedi ogni istante non posso farlo. Ho talmente tanta voglia che mi scoperei anche te, ora!”
“Perché? Che vuoi dire? Che sono da buttare?”
Avevo toppato: lo vidi rabbuiarsi. Dovete sapere che Stefano è un gran bel ragazzo: alto il giusto, muscoloso il giusto. Questo si vedeva.
“Ma no, non intendevo questo. Intendevo dire che sei mio figlio.... ma ora come ora scoperei anche te.”
“E allora perchè non lo fai? Magari poi ti calmi un po'.”
“Ma sei mio figlio... e sei così giovane...”
“Già! Tiberio, invece, era un vegliardo.”
“Ma non era mio figlio!”
“E tu prova a scordartene!”
Sia avvicinava sempre più ed ora potevo sentire il suo respiro accarezzarmi la pelle, mentre mi parlava. Quando gli avevo detto che mi sarei scopato anche lui in quel momento, non era un modo di dire. Se anche avessi pensato per un attimo di resistere, la mia fica mi suggerì di lasciar perdere e in un attimo mi abbandonai al suo abbraccio ed ai suoi baci acerbi. Sentivo che mancava di esperienza, ma non era un problema: io ne avevo da vendere. Tanto più che, tastando qua e là il suo corpo, mi ero accorta che anche dentro le mutande Stefano era messo bene.
“Tesoro, capisco che tu abbia voglia, ma devi calmarti per godere bene, per godere insieme. Lascia fare a me.”
Lo trascinai in camera mia, lo spogliai lentamente, indugiando con le labbra e la lingua su alcune parti del suo corpo. Poi lasciai che lui facesse altrettanto con me: era un modo per capire anche quale parte di me desiderasse di più. Con mia grande sorpresa, dopo essersi inginocchiato davanti a me, ormai offerta nuda al suo sguardo, si impossessò dei miei piedi, uno per volta. Li leccò a lungo, lentamente, facendomi scoprire quanto la cosa mi piacesse, quanto fosse eccitante. Mi sedetti sul letto, per stare più comoda e permettere a lui di continuare quel gioco che mi prendeva sempre più. Avevo già la fica fradicia, ma mi ero completamente abbandonata a quel piacere, che l'attesa era parte di quello.
“Hai dei piedi stupendi, mamma!”
“Fanne quel che vuoi, tesoro!”
“Ma hai anche una splendida fica!”
“Puoi baciare e leccare anche quella, quando avrai finito coi piedi!”
“Continuò ancora qualche minuto, passando la lingua tra un dito e l'altro, succhiandoli uno ad uno. Poi , lentamente, cominciò a risalire, leccandomi le caviglie, i polpacci, le ginocchia, le cosce. Ed infine la sua lingua tra le mie grandi labbra, sul mio clitoride, con movimenti rudi, inesperti, ma comunque efficaci. Ebbi un primo, devastante orgasmo, frutto della lunga astinenza. Urlai così tanto, che si spaventò e rimase a guardare le lunghe convulsioni del mio corpo, fino a che non si quietarono.
“Grazie, tesoro! Ne avevo bisogno. Ora lascia che la mamma ti dimostri quanto è contenta di te.”
Mi ritrovai al cospetto di un cazzo enorme, eccezionalmente duro. Fisai uno sguardo allucinato negli occhi di mio figlio e sorrisi al auo tacito interrogativo.
“Hai un cazzo meraviglioso, Stefano. Il più bello che abbia mai visto.”
“Dici davvero, mamma?”
“Puoi giurarci, tesoro!”
Lo ingoiai per metà: non riuscivo a prenderlo tutto. Mi era più facile lavorarci di lingua, facendola percorrere quella magnifica asta dalla cappella fino allo scroto ed ancora più giù.
“Mamma, è meraviglioso!”
Capì che era la sua prima volta: stavo sverginando mio figlio e mi sembrò giusto che fossi la prima a godere di quella meraviglia della natura. Gli salì in groppa, orientando quell'obelisco di carne dentro la mia fica, che dovette dilatarsi oltre ogni previsione per poterlo accogliere. Bastò quello per provocarmi un secondo orgasmo. Rimasi ferma, con il suo cazzo nella fica, fino a che non mi fui calmata. Poi presi a muovermi lentamente, con movimenti calibrati: sentivo la sua impazienza, il suo bisogno di sborrare. Ma doveva imparare l'arte della pazienza, se voleva veramente godere del piacere del sesso. Gli parlavo dolcemente: con un sussurro gli dicevo di non aver fretta, di controllarsi, mentre il suo corpo, si contraeva ed il suo volto si tingeva di un rossore sempre più intenso. Quando mi resi conto che non ce l'avrebbe più fatta, accelerai i miei movimenti, rendendoli al tempo stesso più ampi, fino a che non lo vidi contrarsi del tutto e non senti il suo seme invadere il mio ventre e mi abbandonai anch'io al mi terzo orgasmo.
Mi sllevai da lui e andai a ripulire con la bocca quel cazzo che, gradualmente, si ammosciava, rimanendo sempre un gran bell'attrezzo. Gli bastarono i pochi colpi di lingua che diedi per ripulirlo, per ridare vigore e consistenza.
“Vuoi ricominciare?”
“Mamma, voglio il culo!”
“Ma hai un cazzo enorme: mi sconquasserai!”
“Fammi provare.”
Non lo feci per accontentare lui: il pensiero di riuscire ad ingoiare nelle mie budella quel palo enorme mi faceva eccitare come una troia, al punto che mi sembrava di godere già. Lo invitai a lubrificarmi per bene il buchino, posizionandomi alla pecorina, poi attesi di sentire la sua cappella sfiorarmelo. Furono momenti difficili, anche dolorosi, ma alla fine riuscì a farsi strada dentro di me e provai un sentimento di orgoglio per essere riuscita a farmi inculare da un cazzo così grosso, mentre lui mi stantuffava senza ritegno ed io sollecitavo il mio clitoride, stringendolo tra le dita.
“Non sborrarmi nel culo: lo voglio in faccia!” gli ordinai.
Lui prontamente si sfilò e me presentò il suo cazzo dritto tra gli occhi, mentre se lo menava furiosamente per sborrare. I suoi schizzi mia arrivarono sul volto come una doccia calda di succo vitale. Gli presi il cazzo e con quello mi spalmai il suo sperma sulle guanche, sulla fronte, sulle palpebre..
Restammo a letto, abbracciati, come fossimo amanti.
“Posso stare sicura che non dirai niente a tuo padre?”
“E cosa dovrei dire: Misono scopato tua moglie e non sono l'unico?”
“E mi prometti di marcarmi più così stretto? Che potrò scoparmi qualcuno?”
“Mamma, io non ti controllavo: speravo di poterti vedere ancora scopare. Quando ti scopano sei ancora più bella!”
“Cioè vuoi dirmi che mi stavi tra i piedi sperando che facessi le corna a tuo padre? Questa poi! È una bellissima notizia: magari potremo farlo in tre: che ne dici?”
Mi rispose con un bacio lungo a cui dovetti, mio malgrado, porre fine: il tempo passav e suo padre stava per tornare a casa.
di
scritto il
2025-09-10
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