Meglio tardi 4

di
genere
incesti


Trascorsero pochi giorni, forse una settimana o meno che Marta mi chiamò: la sua voce era solare. Lo so che solare si dice di qualcosa che si può vedere, ma non mi viene altro termine per indicare la luce che c'era in quella voce. Era rinata, una donna nuova, con tanta voglia di vivere, di osare, di chiavare.
“Olga, dobbiamo rivederci. Ma non posso raccontare a Salvatore che usciamo di nuovo a mangiare una pizza.”
“Nessun problema: mercoledì mattina tuo marito lavora, mentre i ragazzi sono liberi. Mica si scopa solo di sera.”
“Hai ragione: è un'ottima idea.”
“Ma con Sebastiano?”
“Ti racconterò!”

Così, il mercoledì successivo arrivò di buon ora a casa nostra, con una voglia di essere presa che non le fece perdere tempo in chiacchiere. Si lasciò fottere con una baldracca, lasciando ancora una volta a me solo le briciole. Accettai volentieri: d'altronde io quei cazzi potevo godermeli ogni giorno e non solo quelli. Quindi la lasciai far, anzi mi allontanai per occuparmi di altro ed evitare di lasciarmi coinvolgere e togliere a lei anche solo un poco di quel divertimento.
Quando, dopo quasi due ore, si decisero a fermarsi, mi raggiunse e mi baciò ringraziandomi.
“Ma ti pare! Vieni quando vuoi: mi fa piacere sapere che stai bene ed hai recuperato la serenità. Ma mi devi ancora dire di tuo figlio.”
“Ho fatto come hai detto, Olga. Mi sono seduta di fronte a lui, un pomeriggio, senza intimo indosso. Lui lo ha notato ed è rimasto a guardare. Ogni tanto vedevo che controllava se io me ne fossi accorta. Credo di piacergli, Olga: da quel pomeriggio è diventato il nostro gioco quotidiano: io mi siedo, lui di fronte a me e mi guarda la fica. Ma non si muove, Olga, non fa un passo ed io non so come andare avanti.”
“Timido il ragazzo. Potresti osare di più... Ma facciamo così: domani pomeriggio vengo io a casa tua a prendere il caffé, proprio nell'ora dello spettacolo che offri a tuo figlio. Mi raccomando: non offrirmi il caffé subito. Rimaniamo un po' a chiacchierare, poi ci lascerai soli e vedrò di smuoverlo io.”
“Pensi sia una buona idea?”
“Lo sapremo domani!”
La casa di Marta era, come ricordavo, molto curata. Il vialetto che portava all'ingresso era costeggiato da lantane gialle e viola e delle piante di glicine, tenute come alberelli, riempivano gli spazi sotto il muro di cinta. Mi aprii lei, facendomi strada fino al soggiorno, modesto, ma tenuto ordinatissimo. Sedemmo: erano quasi le tre. Allo scoccare dell'ora, con precisione svizzera, arrivò Sebastiano. L'ultima volta che lo avevo visto era un ragazzino di 12 anni; ora ne aveva diciotto ed era completamente cambiato. In meglio!
Aveva fei lunghi capelli biondi che scendevano a coprire la spalla e due occhi azzurri come il mare, ma quello che era cambiato era il fisico. Quasi due metri di altezza e muscoli forgiati dagli allenamenti. Devo riconoscere che era anche più bello di Mirko: forse un tantino acerbo, ma non potevo non capire sua madre che lo desiderava così tanto. Avevo, volontariamente, dimenticato le mutande anche io, così da offrirgli la fica di entrambe da vedere. Lui rimase un attimo imbarazzato nel vedermi, fu tentato di scappare, ma sua madre lo fermò, invitandolo a sedere con noi, al suo solito posto. Poi spalancò le gambe, come a fargli capire che nulla sarebbe cambiato quel giorno. E lo feci anch'io: il ragazzo trasalì, ma cercò di mascherare l'emozione e l'erezione.. facemmo finta di nulla tutte e due, riprendendo a parlare dei fatti nostri, quasi ignorandolo.
“Ma che screanzata! Ti ho invitata per il caffé ed ancora non l'ho fatto.”
Quasi non attesi neanche che si allontanasse: non ce n'era ragione, visto che sapeva che qualcosa avrei fatto, e chiamai Sebastiano accanto a me. Fece finta di non capire: avrebbe avuto non poche difficoltà a mascherare l'erezione. Insistetti ed alla fine si arrese..
“Quindi ti piace la fica di tua mamma?”
Abbassò la testa e non rispose, ma io lo incalzai.
“Guarda che è inutile cercare di mentire o di negare: si vede da lontano quanto ti piace. E allora mi devi spiegare perché non le hai ancora mostrato il tuo cazzo: cosa pretendi da lei? Il primo passo lo ha fatto: il secondo tocca ate.”
“Ma è mia mamma!”
“Ma lo volete entrambi ed allora non c'è nulla di male. Ora che torna col caffé la prendi, le metti una mano sul culo e la baci. Stai certo che la farai felice.”
Queste ultime frasi gliele sussurrai all'orecchio, mentre la mia lingua saettava sul lobo a stuzzicarlo e la mia mano scendeva a tastare un pacco duro e teso come acciaio.
“Se oggi scopano, non durerà molto, almeno la prima volta.” pensai tra me, trattenendo un sorriso.
Marta tornò, con un vassoio con tre tazzine fumanti di caffè, il cui odore si er già sparso per l'aria, prima che arrivasse. Fece giusto in tempo a posare il vassoio su un tavolino, che due mani forti la sollevarono. Con una mano sul suo sontuoso sedere, Sebastiano l'attiro a se e la baciò con una vemenza inaudita a cui lei si abbandonò senza oppore resistenza.
“Ci voleva Olga per fare il miracolo!?!” esclamò, interrogativa, lei quando si staccarono. Non ci fu tempo per la risposta, se mai ce ne fosse stato bisogno di una. Sebastiano tornò a baciarla con ancora più trasporto, mentre lei avvolgeva le sue mani attorno al collo di lui. Vedevo le dita del ragazzo affondare nei piccoli crateri della cellulite della madre, col culo ormai scoperto ed offerto oscenamente ai desideri di lui. Sedetti, dopo aver preso una tazzina, e sorseggiai il mio caffè, contenta della mia buona azione.
“Ma non ti illudere, Marta: questa è l'ultima volta che faccio la buona samaritana. Da oggi in poi prima scopo io e tu raccogli gli avanzi. Avrò maturato dei gradi per anzianità di servizio, no?”
Mentre questi pensieri frullavano nella mia testa, sentivo il discorso tra i due.
“Voglio mangiarti tutta, mamma! Voglio divorarti la fica!”
“Potrai fare tutto, amore: prendimi come vuoi. Ho voglia di sentire il tuo cazzo esplodermi sull'utero,nelle viscere. Voglio sentire la tua sborra scaldarmi la gola. Ti desidero da tanto, troppo!”
“Non più di quanto ti abbia desiderata io. Ma ora recupero, mamma!”
Parlavano e si spogliavano. Si spogliavano e si carezzavano e si baciavano e si strusciavano. Fondevano sempre più i loro corpi , avvicinandosi alla penetrazione. Io continuavo a sorseggiare il mio caffè. Quando nella tazzina rimasero solo le pose, mi alzai ed uscii di casa, senza che loro neanche se ne accorgessero. Marta era distesa sul tappeto ed il cazzo di Sebastiano sembrava aver trovato la via del rifugio tanto agognato.
di
scritto il
2025-09-19
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