Meglio tardi 6

di
genere
incesti

Il racconto che segue, non tratta pdi incesto, ma si innesta come capitolo della storia e quindi lo pubblico in questa sezione.



L’uomo non sollevò neanche per un istante lo sguardo dalle carte che stava leggendo, al tonfo sordo del bussare alla sua porta. Si limitò ad un laconico :”Avanti!”, continuando a leggere attentamente.
“Buonasera, Eccellenza!”
Al suono di quella voce, mista di serenità e seduzione, stavolta il prelato si fece coinvolgere. Scattò dalla poltrone, invitando, anche coi gesti, la suora a farsi avanti:
“Venga, venga, Suor Clotilde! Non l’aspettavo così presto.”
“Nell’invito che mi è stato recato, si parlava di una certa urgenza.”
“Infatti! Infatti! Come sta, sorella? La vedo in forma.”
“Ringraziando il Cielo. Ma non credo che il Vostro interesse sia rivolto alla mia salute, Eccellenza.”
“No, infatti! Vedo che ci tiene ad arrivare subito al dunque. Va bene! Cercherò di essere conciso – anche se una premessa deve concedermela – e di chiarire subito perché l’ho fatta venire.”
La suora fece un cenno, quasi impercettibile, col capo, come per dire “L’ascolto!”
“Non credo di sorprenderla, se dico che spesso lei ci ha creato qualche grattacapo con certi suoi comportamenti. Ho faticato non poco ad insabbiare lo scandalo delle sue tentazioni ai piaceri della carne.”
La suora non si scompose per niente.
“Ma non è questo il motivo per cui è qui. Ho fatto questa premessa per significare come lei non possa dirmi di no.”
Una smorfia tradì le perplessità di suor Clotilde.
“Non si spaventi. Anzi, potrebbe quasi considerarlo un premio, se non ci fosse un bel lavoro da compiere. Come lei sa, a Boscoimperiale, abbiamo due conventi: a valle le Carmelitane e a monte i Benedettini, entrambi nello stesso immenso immobile, sia pure rigorosamente separati l’uno dall’altro. O meglio, ce li avevamo. Questa crisi delle vocazioni sembra non aver fine. Pensi: c’erano 30 Carmelitane ed altrettanti Benedettini. Ora, sono praticamente vuoti. Mi dirà: potremmo riempirli con suore che provengono da paesi lontani ed io ci ho pensato. Ma quei conventi ospitano due delle più importanti biblioteche museo del mondo. Secoli di storia dell’arte e di letteratura sono conservati lì. Ed ora lasciati all’incuria. Lei, nonostante le sue…ehm… intemperanza, è la persona più qualificata per valorizzare quei luoghi. Ha tre lauree, vero? Beni culturali, filosofia e lettere. Trovarne una più appropriata sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Lei dovrà – sentito bene? DOVRA’ – assumere le redini del convento delle Carmelitane ed, inoltre, dovrà aiutarmi ad individuare la persona giusta che assuma le redini di quello dei Benedettini. Naturalmente, le lascio un paio di giorni per pensare a come organizzarsi. Ma sulla Sua accettazione, non accetto dubbi!”
“E tutto, Eccellenza?”
Il Vescovo ebbe un moto di sorpresa, a quella domanda, posta con il medesimo tono di prima. Non gli era stato facile in passato resistere alle grazie ed alla disponibilità di quella suora. E non gli era facile tutt’ora, nonostante fosse ormai alla soglia dei 70 anni. Con uno sforzo per contenere l’incrinazione della voce, si limitò a dire:
“Certo! Tutto qui. Grazie ancora per essere venuta e l’aspetto al massimo tra due giorni.”

Ne bastò uno solo, a Suor Clotilde, per prendere la sua decisione. Alla stessa ora, il giorno dopo, era di nuovo al cospetto del Vescovo, il quale non nascose una certa impazienza a conoscere il piano della religiosa.
“Eccellenza, non mi avete lasciato libertà di rifiutare. Io non posso non essere lusingata dalla stima e dalla fiducia che avete risposto in me. Ma, nell’accettare, anch’io ho le mie condizioni.”
La voce di suor Clotilde erano carezze che giungevano dritte nel basso ventre del Vescovo, a riportarlo alla fragile natura della sua umanità. Con un gesto della mano, la invitò a proseguire, sforzandosi di occultare la sua eccitazione, che tuttavia non sfuggì alla navigata sorella. Ne approfittò subito.
“Il convento cesserà di essere delle Carmelitane e ne prenderò possesso come fondatrice di un nuovo ordine monastico, inizialmente costituito da suore prese da altri conventi ed ordini. Naturalmente, Lei dovrà sciogliere i loro voti, perché possano aderire alla nuova regola, che le farò avere al più presto. Analogamente, Lei affiderà il convento dei Benedettini a Padre Niccolò dei cappuccini di Altasede, che sceglierà i suoi confratelli.”
“E come si dovrebbe chiamare, questo nuovo ordine?”
“Ordine delle sorelle e dei fratelli del libero dono!” si fece più vicino all’uomo e, sussurrando nell’orecchio, continuò: “Ma, se preferisce, ci potrà chiamare sorelle pie libertine e fratelli pii libertini.”
Il Vescovo trasalì: un rossore denso di eccitazione e non di rabbia gli imporporò il viso, mentre a fatica cercava di trattenere le mani, desiderose di intrappolare la donna e chiedere per sé quei favori che spesso aveva dedicato ad altri. Balbettando, rispose:
“Mi faccia avere questa regola e l’elenco dei monaci e delle suore che intende portare con sé, ma, la prego, salvaguardi quei luoghi e me dallo scandalo.”

Appena dieci giorni dopo, un pulmino condusse 5 suore e 7 monaci alla loro nuova dimora. La regola che suor Clotilde aveva presentato e che, in tutta fretta, era stata approvata, prevedeva l’osservanza delle regole dell’ubbidienza, della povertà e della preghiera. Imponeva lo studio dei testi sacri e della promozione della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali affidati, nonché della ricerca di nuovi libri e oper d’arte, che potessero essere d’interesse. Non c’era cenno alcuno alla castità e la cosa non era sfuggita al Vescovo, che aveva rinnovato l’invito alla prudenza.
“Padre Niccolò, credo sia necessario che noi due parliamo un po’ di come poterci organizzare!” suggerì suor Clotilde al monaco che doveva assumere le redini dell’altro convento. Mentre gli altri prendevano possesso delle proprie celle, ognuno nel suo convento, suor Clotilde e padre Niccolò si chiusero in quello che sarebbe stato l’ufficio della Badessa. Tra i due, c’era una notevole differenza di età, essendo suor Clotilde oltre i 50, mentre padre Niccolò ne aveva appena 35. Entrambi erano, però, accomunati dall’interesse per la letteratura e l’arte, oltre che dall’ammirazione sviscerata per l’altro sesso. Si, insomma, ad entrambi piaceva scopare.
“Per prima cosa, ritengo indispensabile individuare una parete da abbattere per consentire il libero passaggio da un convento all’altro: è necessario che possiamo avere accesso alle biblioteche l’un dell’altro.”
“Certo1 e non dimentichiamo la possibilità di farci compagnia: questo posto è così isolato, che dobbiamo starci vicini, non credi?”
Dicendolo, si era avvicinato alla donna e non c’erano dubbi sulle sue intenzioni. Da parte sua, suor Clotilde non aspettava altro: aveva scelto lui perché sapeva di avere un complice per il suo modo di intendere la vocazione. Ed insieme avevano scelto anche gli altri: tutti con la stessa propensione a vivere il sesso liberamente e senza tabù. La mano del frate si distese verso la guancia di lei, per poi proseguire dietro la nuca. Lei si lasciò attirare, fino a che le loro guance si toccarono e le loro lingue, simultaneamente, andarono a lambire il lobo dell’orecchio dell’altro.
Si lasciarono travolgere dall’eccitazione, totalmente disinteressati dal fatto che qualcuna delle consorelle di lei potesse sorprenderli. I loro abiti volarono via, rivelando un corpo di lei ancora tonico nonostante l’età e curato, nonostante la scelta di non sottendere ai piaceri della mondanità. Lui, per altro, non aveva rinunciato a curare il suo corpo, mantenendosi in allenamento. Ostentava i suoi muscoli come parte di una bellezza olistica, completata da una dotazione sessuale di tutto rispetto. Non era la loro prima volta insieme, ma si piacevano così tanto che ogni volta era come se lo fosse. Lui si impossessò di un capezzolo che si ergeva su un aureola grande e scura ben più di quanto uno potesse aspettarsi. Il seno di lei cedeva solo un po’ al peso degli anni, ma non guastava l’aspetto del suo corpo. Le dita di lui si intrufolarono in una fica perfettamente rasata, sormontata da un cuore di peli sopra il monte di Venere. Un fremito attraversò tutto il suo corpo: era molto sensibile al tocco di un uomo. Anche se lo avesse già fatto ripetutamente nel corso della giornata, la sua reazione non sarebbe cambiata. Sembrava nata per il sesso, anche se , all’apparenza, aveva fatto una scelta diametralmente opposta. Lui, per parte sua, si eccitava tremendamente di fronte ad un corpo di donna preda delle convulsioni del piacere. Non sembrava voler desistere da quel ditalino così profondo, che lei dimostrava di gradire, mentre già distillava umori come una fontana di piscio, che andavano a depositarsi sul pavimento dello studio, formando una piccola pozzanghera. Lui, senza mai sfilare le dita dalla sua fica, la accompagnò verso la scrivania, con l’intenzione di piegarla e prenderla da dietro.
“No, aspetta! Lo voglio in bocca, prima!” gli intimò lei, inginocchiandosi subito dopo davanti all’uomo ed impossessandosi del suo cazzo che si fece scivolare in bocca, fin quasi a toccare le tonsille, provocandosi un conato. Poi lo tirò fuori e rimase in contemplazione di quel pene così bello: lungo, grosso, nodoso, ma soprattutto duro da far impallidire il marmo. Ammirava quel capolavoro della natura, mentre le sue mani sollecitavano lo scroto, carezzandolo e graffiandolo e, talvolta, si spingevano a stimolare l’orifizio anale. Che fosse incline a sbrodolare lo sapeva, ma solo con lui le succedeva di farlo anche senza stimolarsi, al solo guardarlo. La sua lingua saettò verso il glande, poi prese a percorrere tutta l’asta, fino ad ingoiare le palle e, tenendole in bocca sollecitarle con la lingua, incurante del fastidio che potessero procularle i peli. Lavorò con tutta la passione che aveva, con tutta la sapienza della sua esperienza. Sapeva che gli uomini apprezzavano molto la sua maestria nell’arte del pompino e lei si sentiva gratificata dal loro piacere.
“Basta, ti prego!” lei lo guardò con un sorriso benevolo. Poi si sollevò e si mise nella posizione che lui desiderava già da prima.
“Vieni!” disse, divaricando leggermente le gambe ed offrendogli la vista di una rosa che si apriva per accoglierlo
Nonostante le dimensioni, il cazzo di Niccolò scivolò nella fica di lei, abbondantemente lubrificata dalla sua eccitazione. Lei inarcò la schiena, per poi abbandonare il capo in avanti, quando lui prese a montarla con un ritmo deciso e costante.
“Che santa puttana che sei! Mi accompagni all’inferno.”
“Zitto e scopami, che per l’inferno c’è tempo. Che cazzo che hai! Mi fai svenire dal piacere. Ti prego: non venire subito!”
“Non ne ho nessuna intenzione, Badessa Troia. E credo proprio che ti scoperò spesso, ora che stiamo qui.”
“Dovremo fare in modo di accontentare tutti, ma ci penseremo poi. Oddio, mi stai spaccando!”
“Ed ora che te lo metto nel culo, sentirai che musica.”
Dicendolo si sfilò dalla fica e, senza tentennamenti, spinse con decisione il cazzo nello sfintere di lei, che, per altro, non oppose una grande resistenza. Non si sforzavano neanche di trattenere i loro gemiti di piacere e, presi com’erano da quella scopata che tanto li stava appagando, nenache si accorsero degli occhi birichini che li scrutavano dalla porta, nel frattempo socchiusa.
Le suore, a turno, sbirciavano, palesemente divertite ed eccitate: tutte avevano subito pensato che la loro scelta fosse stata dettata dal fatto che, in qualche occasione, erano state scoperte a incedere nei piaceri della carne. Ora la prova era lì, davanti a loro: la loro superiora, la fondatrice del nuovo ordine si stava facendo inculare dal frate che avrebbe assunto le redini del convento attiguo. E senza adottare alcuna precauzione. La più audace tra loro sollevò l’abito di quella che, piegata, sbirciava dalla porta. Le scostò le mutandine e prese a leccarle la fica, subito seguita dalle altre due.
“cazzo, vengo, vengo!!”
“Dai innaffiami tutta!”
Lui tirò fuori il cazzo, stingendolo con due dita alla base, attese che suor Clotilde tornasse in ginocchio davanti a lui e lasciò partire alcuni schizzi densi e violenti di sborra, che andarono a depositarsi sulla faccia ed il corpo di lei.
Le altre suore si ricomposero, per evitare di essere sorprese a spiarli e si allontanarono.
Lei si alzò, attirò nuovamente a se l’uomo e lo baciò.
“Questo è l’inizio di una bella storia, vedrai!”
“Ne sono certo!”


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2025-11-06
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