Alla mamma non far sapere quanto è bello un cazzo nella fica e l'altro nel sedere 4

di
genere
incesti

Mi svegliò di soprassalto la voce di mio marito, che mi urlava e mi riempiva di insulti. Se si possono chiamare insulti. Continuava ad urlarmi:
“Pervertita, meretrice, donna sporca! Dovresti vergognarti.”
Ma andiamo con ordine. A causa del lockdown, mio marito lavorava da casa e le occasioni di fare sesso coi miei figli erano, praticamente, nulle. Ma la mia voglia cresceva e così succedeva di fare sogni libidinosi. Pare che, quella notte, oltre a sognare avessi preso a parlare nel sonno e che continuassi a ripetere:
“Sì, nel culo! Lo voglio nel culo!” fortunatamente non avevo fatto nessun nome, ma per un baciapile come mio marito era più che sufficiente per farlo uscir di senno e dar vita ad una scenata, incurante che i nostri figli dormissero nelle camere accanto. Continuò ad urlarmi contro per una decina di minuti, prima di voltarsi e di riprendere a dormire, come se nulla fosse accaduto.
Il mattino seguente, Federico approfittò del fatto che mio marito fosse uscito a fare due passi, con la scisa di andare ad acquistare il pane, per venire a parlarmi.
“Mamma, che è successo stanotte? Perché papà urlava in quel modo?”
Gli raccontai tutto, senza tralasciare nulla e lui diventava sempre più serio in volto.
“Forse abbiamo fatto un casino!” disse, quando ebbi finito di parlare “Se ritieni sia meglio, possiamo darci un taglio, se serve per farti vivere più tranquillamente!”
“Sei pazzo? O cos'altro? Ci ho messo una vita, prima di scoprire i piaceri del sesso, quello vero quello con la S maiuscola e se credi che ci rinunci solo perché tuo padre mi dà della pervertita perché mi piace prenderlo in culo hai sbagliato di grosso.” le parole fluirono dure dalla mia bocca, quasi con rabbia. Poi recuperai l'equilibrio e la mia voce tornò dolce, quando chiesi “Piuttosto, mel faresti sentire in culo, giusto un po', prima che torni tuo padre?”
Non rispose, ma venne vicino e mi stampò un bacio sulle labbra; poi mi fece voltare ed appoggiare al lavandino, sollevò il vestito ed in men che non si dica avevo il suo magnifico attrezzo nel culo: astinenza finita. Quanto apprezzai quell'inculata, mentre i suoi giovani muscoli si muovevano con ritmo deciso a pomparmi, entrambi con un orecchio rivolto alla porta, che non si aprisse all'improvviso e che mio marito ci trovasse in quella situazione.
Mio figlio mi riempii l'intestino di sborra, giusto un attimo prima che mio marito tornasse, ma fece in tempo a formulare una proposta.
“Mamma, ne hai proprio bisogno, vero? Stasera mi sacrifico io: inviterò papà a fare una partita a scacchi e tu potrai divertirti con Giovanni e Mirko.”
La proposta era tanto interessante quanto pericolosa: è vero che solo gli scacchi avevano il potere di coinvolgere mio marito ed assorbirlo totalmente, ma è anche vero che noi tre saremmo stati a pochi metri di distanza. Avremmo dovuto usare tutte le accortezze ed evitare di lasciarci andare in rumorose manifestazioni di goduria. Ma l'idea di un paio d'ore se non più a scopare e fare una bella doppia penetrazione mi allettava troppo: decisi di rischiare ed accettai il sacrificio di Fede.
Così, la sera, dopo cena, sedemmo tutti a vedere la TV, Soliti noiosi programmi di approfondimento sull'evoluzione della pandemia, o, in alternativa, altrettanto pallosi films alla 50esima riproposizione. Alle 9, 30, salutai tutti e mi ritirai in camera, mio marito stava per seguirmi poco dopo, ma Fede lo stoppò.
“Che dici di una sfida a scacchi, prima? Ti do la rivincita.” lo provocò. Figuratevi se mio marito poteva accettare una cosa simile, prese la scacchiera e sedette al suo solito posto, facendo segno al figlio di accomodarsi di fronte a lui. A quel punto, anche Mirko e Giovanni finsero di andare a letto e mi raggiunsero in camera: facendo attenzione a mantenere il silenzio più sordo, ci spogliammo. Se io avevo voglia, i miei figli ne avevano più di me. Le loro mani si impossessarono del mio corpo e le loro lingue presero ad esplorarmi ovunque: brividi di piacere mi percorrevano e mi spingevano ad emettere gemiti, che cercavo di trattenere il più possibile, mentre avrei voluto urlarlo a tutto il mondo. Mi ritrovai in ginocchio ai loro piedi, coi loro cazzi in bocca: non avrei potuto desiderare di meglio, in quel momento, Succhiavo e leccavo i loro tarelli, mentre il mio sguardo cercava, provocatorio, il loro, quasi a chiedere conferma della mia bravura. Quel gioco perverso di sguardi faceva parte del piacere e le mia fica già gocciolava, stillante, umori, il cui profumo si spargeva nella stanza. Ma io volevo la doppia, volevo sentire i loro cazzi riempirmi la fica ed il culo e lo dissi chiaramente. In un baleno, mi ritrovai su Giovanni, con il suo cazzo piantato nella fica ed in altrettanto poco tempo Mirko trovò la via del culo, forzando senza fatica lo sfintere e regalandomi il piacere che la notte prima ero stata costretta a sognare. Rinunciare a loro? Neanche se fosse costato la separazione! I miei figli mi avevano regalato il piacere di essere troia e non avevo nessuna intenzione di tornare indietro: volevo a tutti i costi essere la loro troia, volevo attingere alla loro vigoria, volevo regalare a loro tutta la mia libidine. Peccato non poter parlare, peccato non poter esprimere tutto quello che pensavo, insieme a tutto quello che sentivo; ma mi accontentavo di godermi quei cazzi e benedivo in cuor mio Federico, che, sicuramente, stava faticando a conservare la concentrazione necessaria a che la partita durasse e consentisse a noi di goderci una magnifica scopata. I due stalloni si fermarono, mi fecero girare, senza cambiare loro posizione: ora davo le spalle a Giovanni, sempre steso sul letto, che mi piantava il suo cazzo nel culo, mentre Mirko chiedeva alloggio alla mia fica, che fu ben felice di accoglierlo. Mi sorprendeva sempre la magnifica sintonia di movimenti che i miei figli riuscivano a tenere quando scopavamo, una sintonia che mi permetteva di godere dei loro cazzi appieno.
Quando si resero conto che stavano per venire, dopo avermi regalato un paio di orgasmi devastanti quanto muti, uscirono dai miei buchi e si posizionarono davanti alla mia bocca; la situazione imponeva che tutto il loro succo finisse nella mia gola e, da lì, nel mio stomaco. Venne prima Giovanni, contraendosi e reclinando il capo all'indietro mi riempii la bocca di seme caldo e denso che faticai a trattenere e fui costretta a raccoglierne un po' sul palmo della mano, che leccai dopo avidamente. Poi, fu il turno di Mirko, che di sborra ne aveva anche di più; dovette aiutarmi Giovanni a raccogliere quella che nella mia bocca non poteva essere contenuta. Inghiottì la prima, poi mi dedicai a leccare le mie mani, poi quelle di Giovanni e lo feci guardandolo fissamente, mentre si scioglieva d'amore per me.
“Sono stata brava?” chiesi
“Siamo una squadra fortissimi, mamma!” commentò Mirko “Ma dobbiamo trovare il modo di farlo più spesso, nonostante papà a casa”.
“Dobbiamo prima trovare il modo di rendere il favore a Fede, non credete?” raccolsi il loro cenno di assenso, poi “Ora andate, prima che la partita finisca”!
Raggiunsero le loro camere ed io mi infilai nel letto, convinta che la notte sarebbe stata più serena di quella precedente.
di
scritto il
2022-04-07
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