Risvegli

di
genere
gay

Mi sveglio in piena notte indolenzito, con un cerchio alla testa e il buco del culo che mi brucia. Istintivamente porto una mano al sedere: scopro che sono senza mutande, ho l’ano un po’ gonfio, umido e un po’ allentato, come se qualcuno mi avesse scopato da poco e sborrato dentro. Apro gli occhi e vedo un soffitto che non riconosco, di una camera da letto mai vista prima, sono nudo in un letto che non è il mio. Spalanco gli occhi, guardo con attenzione attorno e vedo che accanto a me c’è un uomo, anch’egli nudo. Avrà il doppio dei mei anni, è sulla quarantina, un po’ di barba, fisico massiccio e muscoloso, un bel tappetino di pelo scuro sul petto che si infittisce sul pube, da cui spunta un pene grosso e rilassato, adagiato su grosse palle da toro. Ha un braccio alzato che mostra un’ascella muscolosa ma non molto pelosa, che emana un leggero odore di sudore e sa di sesso e di ormoni. Non ho idea di chi sia quel tale, anche se devo riconoscere che è un bel maschio e la vista di lui, addormentato, con le gambe aperte a mettere in risalto quel bel cazzo invitante, mi dà una scossa di eccitazione. Mi sforzo di ricordare, mi pare di essere stato in un locale ieri sera e di aver conosciuto qualcuno. Sì, sono arrivato con un gruppetto di amici, poi loro sono andati a ballare e io sono rimasto lì, con un tipo che mi aveva abbordato. Ricordo che mi ha fatto dei complimenti, per la mia maglietta attillata e per il mio fisico sportivo. Non ho idea però se sia lui il tizio che ora mi dorme accanto e che, con ogni probabilità mi ha sborrato in culo, dopo una forte scopata, per giunta, a giudicare dal bruciore. Non vedo però altre possibilità. Ma come sono finito su quel letto, probabilmente a casa sua? Devo aver bevuto un po’ troppo, in effetti mi ricordo un paio di cocktail che ci siamo ordinati. Io avevo già preso qualcosa con gli amici, forse è quello che mi ha dato un po’ alla testa. Lui dorme della grossa, ma non ha il sonno pesante della sbornia: ha quello rilassato e soddisfatto di chi ha scopato con gusto. Mi alzo silenziosamente, esco alla ricerca di un bagno, che trovo nella porta accanto, piscio e mi rimetto a letto, sperando di recuperare nel sonno qualche ricordo più chiaro. Mi appisolo ma, dopo quanto tempo non so dire, sento una mano che mi fruga tra le cosce e mi cerca il buco. Apro gli occhi e vedo la bella faccia, barbuta e sorridente, dell’uomo che ho visto prima dormirmi accanto. Si muove tra le mie gambe con gesti sicuri ed esperti, come di chi sa cosa cercare e dove trovarlo. “Ciao principessa”, mi dice spingendomi il medio tutto nel buco del culo, che allentato e bagnato, lo lascia scivolare facilmente dentro. “Sei ancora tutta bagnata, porcellina!” Lo guardo e cerco di fingere complicità e piena coscienza di me e della situazione. “Ciao bello” gli dico io. “Che ore sono?”. “E’ ancora presto, appena le sei, possiamo rimanere ancora un po’ a letto. Poi ti accompagno a casa io, se vuoi”. “Faccio di sì con la testa e gli sorrido, poi chiudo gli occhi per godermi il suo dito che mi ispeziona il retto. “Sei ancora aperta da ieri sera, te la sei proprio goduta, vero?” Mi fa ammiccante. Non mi va di dirgli che non ricordo molto, quindi annuisco con finta convinzione. “Sei davvero bella, liscia, morbida”. Mi passa una mano sul tutto il corpo. Sento poi il suo alito farsi vicino e la sua lingua che mi entra in bocca, mentre il suo dito continua a frugarmi insistente nella fica anale. Istintivamente apro le gambe e spingo sul buco per dilatarlo, cose che lui interpreta come un chiaro invito al sesso. “Questa puttanella è ancora in calore, vero? Anch’io ne ho voglia” mi dice con la voce profonda di chi si è svegliato da poco. Ancora una volta annuisco e sorrido, ma stavolta non solo per cortesia: quella mano che mi ispeziona dentro mi ha davvero eccitato di nuovo, malgrado il lieve fastidio che provo al buco. Mi infila un altro dito, lo sento spingere più deciso, ruotarli entrambi, allargarli dentro per stirare l’orifizio. Gemo per il piacere di sentirmi pieno e dilatato, ma anche per il lieve fastidio che mi dà il buco gonfio. Poi sfila le dita, mi allarga bene le gambe, lo sento che mi punta qualcosa di grosso e morbido. Apro gli occhi e lo vedo che mi fissa con sguardo voglioso: “Lo vuoi, vero Alessio?” Gli faccio cenno di sì. Mi sorride e con un colpo secco lo sento entrarmi dentro fino alle palle. Sento un dolore intenso ma breve e mi lascio sfuggire un lieve gemito involontario. La cosa sembra divertirlo: “Brava la mia Alessia, hai ancora tanta voglia di questo cazzone duro, vero cagnetta?” E inizia a pomparmelo su e giù con foga crescente. Sono sorpreso ed eccitato, mi piace quando mi chiamano al femminile, forse gliel’ho suggerito io stesso, ma non ricordo proprio. Mi bacia sul collo e continua a chiavarmi con quel cazzo grosso e lungo che mi dilata bene il buco e mi entra tutto in pancia, mentre anche il mio cazzo si è indurito e sbava precum sui suoi addominali. Mi sbatte sempre più forte, alla missionaria, il buco non fa più male, ha ceduto di nuovo, sì è dilatato, sento la sua verga trapanarmi a fondo, mentre nuovo sudore gli bagna la fronte e mi gocciola addosso. Sputa sul suo uccello, lo spinge dentro veloce, e quello nella mia fichetta fa un osceno sciaguottio, come di liquido che schizza e trabocca. Mi piace quel maschio, si muove su di me con energia ma senza violenza, si vede che gli piace davvero stare dentro di me, possedermi, farmi suo. Lo fa con passione e autentico desiderio, un po’ animale un po’ romantico. Ora si muove concitato e arrapato, come di chi sente sopraggiungere l’orgasmo. Mi chiama “troia”, “puttana” e “vacca”, trapanandomi senza ritegno il buco, gridandomi che ho una fica da paura. “Muoviti, puttana, stringi il buco, mungi il cazzo al toro che ti monta, fa’ il tuo lavoro di vacca”. Quel modo di fare, autoritario, dominante ma sempre in funzione del piacere di entrambi, sta eccitando sempre più anche me. Il suo cazzo, grosso e peloso, piantato nel mio culo, mi sta facendo risalire dalle palle una sborrata che sento di non poter più trattenere. Urlo e gemo, allo stesso tempo, mentre la sborra mi schizza dal cazzo senza che neppure me lo seghi. Questo deve averlo eccitato molto, perché lo sento irrigidirsi e schizzarmi in pancia diversi fiotti di sperma caldo. Non finisce mai di ruggire e spingere, ormai il buco mi duole di nuovo, il suo volto è rosso e contratto, ma piano piano si rilassa. Cade sfinito accanto a me, con un evidente sorriso di soddisfazione sul viso: è proprio un bell’uomo, soprattutto adesso che mi è venuto dentro di nuovo e mi ha piantato bei getti di seme nella pancia. Chiudo gli occhi anch’io, dolorante ma soddisfatto, decisamente soddisfatto, con la mia sborra che mi si sta seccando sulla pancia. Spero di appisolarmi un po’ e magari, al mio risveglio, mi ricordo anche come si chiama il maschio che mi ha appena farcito l’intestino con il suo sperma caldo. Sì, sono sicuro che me ne ricorderò, non posso aver davvero dimenticato il nome di uno stallone come questo.
scritto il
2025-12-22
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