Il prezzo della sottomissione (parte 2)

di
genere
sadomaso

LA STORIA

Dopo il racconto di Franco e Giovanna, si misero a cercare il Padrone per Simona, convinti che non avrebbero fatto fatica alcuna vista la bellezza della donna.
“Lo voglio molto più anziano di me, con una buona posizione sociale, porco e che mi usi a piacimento”.
Era elettrizzata mentre raccontava questi particolari al marito, Giorgio.
Lei ragionava con l’arroganza tipica della bella donna che, puntando sul solo rapporto sessuale, sa che può permettersi di scegliere, pensando all’uomo come strumento di piacere.
Questo, ma ancora non lo sapeva, le sarebbe costato parecchio perchè aveva abbassato le difese, sopravvalutando sé stessa.
Erano eccitati mentre ne parlavano ma, primo segnale, restarono in quello stato separatamente, ciascuno per sé, senza dare sfogo ad un atto sessuale che li unisse.
In realtà questo non era il primo segnale di allarme, ma il secondo. Il primo era costituito proprio dalla ricerca senza avere indagato sulle motivazioni della stessa.
Non cercavano di rafforzare la loro complicità, ma di dare una scossa ad una sorta di torpore del loro rapporto, al momento ancora latente che veniva percepito solo sottopelle.
Non importa qui capire da cosa fosse dovuto quel torpore (sempre che questo sia il termine corretto). In questo punto della storia va colto quale dato oggettivo. Occorrerebbe andare troppo indietro per capirne la natura. Ciò che rileva è come il “problema” (che ancora non sapevano essere tale) venisse affrontato. Cercare una soluzione ad un problema non noto ma del quale si sente da lontano solo l’odore, seppure impercettibile, potrebbe generare complicazioni ulteriori che aggravano ciò che si vorrebbe risolvere.
In una coppia i corpi sono due ma l’anima una sola. Il percorso dovrebbe essere congiunto e, quando ciò non accade, è segnale di qualche frizione.
Non è facile accorgersene. Loro non vi riuscirono.
Giorgio si masturbò il giorno dopo nel pensare a sua moglie, giovane e bella, inginocchiata davanti ad un uomo maturo, magari “panzamunito”.
Simona no, non si masturbò perché trovò piacevole restare con quell’indefinito senso di eccitazione.
Ridevano e commentavano assieme le risposte agli annunci che, ad un certo punto, iniziarono a leggere separatamente, ciascuno cercando il proprio piacere senza pensare a quello del partner.
Ne sentirono alcuni al telefono, ma appariva evidente persino a loro, inesperti in questi “giochi”, che dall’altra parte del cavo vi era la forzatura di una sicurezza che non c’era.
La sicurezza di sé ha un odore particolare, lo si sente anche attraverso strumenti tecnologici che dovrebbero togliere le sensazioni dell’olfatto.
“Questo mi ispira fiducia”.
Si trattava di Niccolò, col quale avevano scambiato un certo numero di mail.
Non seppero perché non lo contattarono per primo, benché sin dall’inizio avesse fatto loro (a lei) bella impressione.
Forse perché preferirono incontrare gli altri per capire le personalità dei presunti master, lasciando quello che sembrava il miglior candidato tra gli ultimi, in modo da avere una certa “esperienza” di varia umanità.
Ciò che attirò entrambi, nel vederlo entrare, non fu l’abbigliamento, abbastanza anonimo nella sua elegante ricercatezza, ma lo sguardo, l’atteggiamento di sicurezza che emanava, financo di arroganza e presunzione.
Nel vederlo svanì anche il fastidio che provarono a causa del suo forte ritardo.
Lei aveva mandato alcune sue foto, senza viso, sicura di avere fatto colpo per la sua bellezza e di trovarsi di fronte ad un uomo che sarebbe stato scelto, non che avrebbe effettuato la scelta.
Il ritardo di Niccolò all’appuntamento fece infastidire Giorgio, per la mancanza di rispetto tra le persone, e Simona perché non riteneva fosse opportuno che un uomo non la considerasse meritevole di puntualità.
I coniugi, per volontà di Simona, erano arrivati con un ritardo di 15 minuti. Lei era sicura di trovarlo già lì e, anzi, che fosse giunto in ampio anticipo.
Invece furono loro ad aspettare mezz’ora.
Giorgio se ne voleva andare. Simona a questo punto voleva vedere in faccia quello stronzo che l’aveva fatta aspettare, farsi vedere nella sua provocante bellezza e poi andarsene. Proprio lei, abituata ad avere intorno uomini servili pur di attirare la sua attenzione.
Niccolò si sedette e osservò lei, ignorando il marito.
Non disse nulla dopo il saluto e si limitò a guardarla come si potrebbe fare con un oggetto al mercato.
Questo atteggiamento spiazzò entrambi, più lei che lui. Simona non pensò più di andarsene.
Giorgio si sentì a disagio. Lei avvertì la sensazione di essere un oggetto in osservazione.
“Sei un bel oggettino”.
Lei si sentì sminuita e fu colta di sorpresa da questo atteggiamento di sufficienza nei suoi confronti. Un uomo che le tenesse testa per lei era una novità e ne fu inspiegabilmente attratta.
Inspiegabilmente forse non è l’avverbio giusto in quanto lei non cercava un rapporto umano ma uno fisico, senza alcun ulteriore coinvolgimento. Quindi lui la vedeva per ciò che gli interessava, in quanto egli stesso cercava un corpo da usare per il suo divertimento.
Questo animò in lei il suo lato sottomesso.
Al termine della chiacchierata conoscitiva, era evidente l'attrazione che lei provava per quell’uomo che sembrava non colpito dalla sua bellezza o, meglio, non soggiogato e, anzi, sentendosi lei soggiogata dalla sua arroganza e sicurezza.
Questo suo atteggiamento, al quale non era abituata, la fece bagnare tra le cosce perché si sentiva considerata ed apprezzata come oggetto sessuale, alimentando così la sua umiliazione che le dava piacere.
I rapporti di forza furono consolidati al momento dei saluti.
Lei aveva fatto intendere che sarebbe già stata pronta per passare alle cose pratiche, appena usciti di lì.
Simona parlò per sé stessa e Giorgio provò eccitazione nell’essere ignorato, già ipotetico voyeur della moglie schiava davanti al nuovo master.
Niccolò invece la spiazzò nuovamente, con l’effetto di sottolineare il suo stato di sottomissione, umiliandola con un rifiuto.
“Oggi no. Ti aspetto tra tre giorni a casa mia. Vieni solo tu. A tuo marito manderemo le foto oppure racconterai al rientro”.
Erano stati chiari, nelle mail, nel precisare che Giorgio avrebbe partecipato. Eppure Niccolò ignorò completamente la loro richiesta.
Appoggiò il bigliettino con l’indirizzo sul tavolo e se ne andò, lasciando a loro l’incombente di pagare anche la sua consumazione.
Tre giorni, quando lei si aspettava di averlo in bocca già nel pomeriggio.
Mai successo che uno “scopatore” la rifiutasse.
Niccolò aveva fatto un calcolo correttissimo, dal suo punto di vista: se lei si fosse presentata tra tre giorni come ordinato avrebbe voluto dire che era molto interessata e che era controllabile, sottomessa. Se non si fosse presentata lui avrebbe perso una scopata con una bella donna, ma avrebbe avuto la conferma che lei non era sottomessa e che non avrebbe accettato le sue regole del gioco che, per lui, erano già tutte molto chiare.
Giorgio non protestò, eccitato da come la sua bella e giovane moglie venisse trattata da quell’uomo molto più anziano di loro.
Simona cominciò a sentire alla bocca dello stomaco la sensazione tipica di chi riceve un ordine al quale non ha la forza di resistere, come se fosse una potente calamita.
di
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2021-11-21
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