Una ragazza da punire parte terza

Scritto da , il 2021-09-26, genere dominazione

Mi ci vollero alcuni giorni per far sparire i segni della mia ultima punizione, ed ogni volta che mi spalmavo l'unguento finivo sempre col masturbarmi ripensando a quei momenti. Non sapevo più cosa credere avendo ormai capito che godevo nell'essere sottomessa, punita, umiliata.
Una sera uscii con un ragazzo con la chiara idea di fare del sesso, cosa che accadde, ma tornai nella mia stanza delusa anche se lui si diede da fare nel migliore nei modi.
Non volevo però fare di nuovo la prima mossa, così aspettai una loro chiamata, che arrivò dopo dieci giorni dal nostro ultimo incontro. Però non fu, come al solito, tramite mail ma fu la stessa Eva a chiamarmi sul cellulare mettendomi in una strana ansia.
“Allora ti sei ripresa ?” mi chiese quasi con dolcezza.
“Si sto bene.”
“Senti, domani pomeriggio alle tre ti passo a prendere sotto casa tua, mettiti una mini e una camicetta, per il resto fai tu.” Mi ordinò autoritaria come sempre.
“Ma tu sai dove abito ?” le chiesi timidamente.
“Certo, so tutto di te, ma non aver paura, non amo farmi pubblicità quindi non dirò niente a nessuno, mi raccomando solo di farti trovare pronta. A domani.”
Chiuse quella breve comunicazione lasciandomi ancora più nei dubbi che m'attanagliavano, sembrava quasi che mi conoscesse meglio di me stessa e non aveva atteso la mia risposta ben sapendo che avrei detto sempre di sì.

La mattina seguente andai in un centro estetico a rifarmi la ceretta, con l'occasione diedi anche una 'sfoltita' alla zona più intima, lasciando solo un piccolo triangolo proprio sopra lo spacco. Sapevo che come l’avesse visto Eva mi avrebbe insultata, ma nel mio io non desideravo altro che essere umiliata anche in quella maniera.
Tornata a casa mi concessi un lungo bagno prima di cominciare a preparami al meglio. Decisi d'essere ancora più sfrontata rispetto al nostro primo incontro, scelsi una minigonna plissettata nera che misi sopra un perizoma a filo dello stesso colore, nere erano anche le autoreggenti a rete ed i sandali col tacco più alto che avevo. Indossai poi una camicetta bianca praticamente trasparente e finii di coprirmi con una leggera giacca di lino rossa. Guardandomi allo specchio pensai per un attimo d'essermi spinta troppo in là, sembravo davvero una puttana da marciapiede, ma mancavano pochi minuti alle tre e così uscii di casa cercando di non pensarci troppo. In strada non ci fu uomo, ma anche tante donne, che non mi guardò con una certa lussuria negli occhi, sarebbe poi bastata una folata di vento per mostrare a tutti che sotto ero praticamente nuda. Ma invece del vento arrivò puntualissima Eva a bordo di una spider rossa col tettuccio abbassato e velocemente salii in macchina. Mi sembrò quasi strano vederla con dei normali jeans e una maglietta colorata, ma non persi tempo a chiederle perché fosse vestita così.
Partì appena fui a bordo sgommando per poi iniziare ad insultarmi.
“Ma guardati ...sapevo che dentro hai l'animo della puttana, ma non credevo ti spingessi fino a questo punto. O forse hai appena finita una sveltina con qualche maschio arrapato ?”
“No ... è che non sapevo cosa mettere.” le risposi cercando quasi di giustificarmi.
“Sentimi bene perché non ho voglia di ripetermi.” mi disse mettendo una mano sulla mia coscia “Ora andremo da una mia amica che ti vuole conoscere, ma durante il viaggio ti farò pentire per esserti vestita così, se non ti va bene dimmelo subito che ti faccio scendere qui.”
“No andiamo.”
Pronunciai quelle parole come una preghiera non sapendo a cosa andassi incontro, ma in ogni caso avrei scoperto il mio limite oltre il quale non potevo andare.
Eva prese l'autostrada senza avermi mai rivolto più la parola e ciò m'intimoriva non sapendo cos'avesse in mente. All'improvviso si girò verso di me e le sue parole mi gettarono nel panico.
“Mostratami tette e figa.”
“Come ...non capisco.” balbettai timidamente.
“Hai capito benissimo, apriti sopra e tira su la gonna.”
Ero imbarazzatissima ma non potevo più tirarmi indietro, così sbottonai la giacca e la camicetta e sollevai la mini mostrandole quel minuscolo perizoma. Ma quello che notò, e non poteva essere altrimenti, fu il triangolino di peli sopra lo spacco che la fece andare su tutte le furie.
“Ma brava la mia puttana ! Cos'è quello ? Una freccia per far capire a tutti dove devono mettere il cazzo !”
“No. Ecco io credevo ti piacesse ...”
“Taci sgualdrina, i farò vergognare tanto da farti pregare d'essere mai nata ! Apri il cassetto davanti a te, dentro c'è un piccolo vibratore, prendilo ed inizia a masturbarti, subito !”
Il suo tono non ammetteva repliche e così feci quanto mi ordinò, all'inizio lo trovai un po' strano, di certo non mi vergognavo a toccarmi e penetrarmi con quell'oggetto davanti a lei, ma ben presto la situazione cambiò. Eva si mise sulla corsia di sorpasso ed affiancò un camion dalla cui cabina di guida spuntò presto la testa dell'incredulo autista.
Non ebbi neanche il tempo di realizzare cosa stesse accadendo che quell'uomo cominciò subito ad urlarmi di tutto.
“Bel puttanone perché non accosti così ti riempio la fica di cazzo ! O preferisci che chiami qualche amico per romperti anche il culo ! Sei la troia più porca che abbia mai visto, cinquanta euro te li darei volentieri per sborrarti in faccia.”
Avrei voluto sprofondare nel sedile per la vergogna, ma allo stesso tempo facevo correre velocemente il dildo nella mia passera per soddisfare la voglia che ormai era irrefrenabile, ma poco prima che venissi Eva accelerò ordinandomi di smettere.
“Sistemati e togliti quel fallo dalla fica, ora !”
A malincuore obbedii e poco dopo lasciammo l'autostrada per arrivare in breve tempo davanti ad una piccola villetta. Prima di scendere Eva mi mise un collare a cui attaccò un guinzaglio e, tirandomi con quello, mi trascinò verso la casa. Dentro trovammo una donna di una bellezza straordinaria, alta con lunghi capelli neri perfettamente lisci, un fisico perfetto fasciato da una camicia rossa e dei pantaloni in pelle neri. Avrà avuto poco meno di quarant'anni ma li potava benissimo, ma soprattutto sembrava avesse una specie di magnetismo nello sguardo che mi turbava anche se lo trovavo molto affascinante.
“Questa è la ragazzina di cui mi hai parlato ?” disse con una pronunciata erre moscia.
“Si Iside, e tu saluta la signora.” rispose Eva tirando il guinzaglio.
“Buongiorno Signora, sono ...”
“Lascia stare il tuo nome, non è interessante saperlo, venite con me piuttosto che ho sete.”
Iside ci guidò attraverso dei corridoi fino ad una grande stanza dove c'era un bel banco tipo quello dei bar. Io fui lasciata in piedi senza poter chiedere nulla, mentre le due donne parlavano di me comodamente sedute sorseggiando dei drinks. Eva le raccontò delle mie due esperienze con lei ed il marito con grande enfasi, soprattutto quando descriveva quanto per lei fossi una porca senza ritegno visto quello che subivo senza mai dire nulla. Non tralasciò neanche la maniera in cui m'aveva umiliata durante il viaggio, sottolineando anzi il fatto che non fossi venuta. Iside da parte sua ascoltava attentamente lanciandomi delle occhiate piene di lussuria che mi facevano fremere dalla voglia di fare sesso con loro. Ad un certo punto la padrona di casa si alzò e mi venne di fronte, senza dire nulla prese il collare in un punto vicino al collo e, tirandomi verso di lei, mi baciò facendomi spalancare la bocca. La sua lingua fu subito sulla mia e ricambiai volentieri quella passione così improvvisa.
Poi sempre tenendomi per il guinzaglio, mi portò vicino ad Eva, mi fece poggiare il bacino sul bancone e, da un cestello per il ghiaccio, estrasse un paio di manette che finirono suoi miei polsi dietro la schiena. Dopo riprese il guinzaglio e lo legò alle manette facendo in modo che le mie mani non potessero arrivare al culo ormai scoperto da Eva.
“Credo che tu non conosca ancora i tuoi limiti.” mi disse Iside sfilandosi la cinghia “Ma sono anche certa che ti saranno più chiari quando uscirai da qui. Inizierò occupandomi del tuo bel culo visto anche che hai la fica già bella calda.” continuò a dirmi mentre le sue dita passavano sullo spacco “Naturalmente Eva parteciperà aiutandomi a farti capire quanto sei troia nel tuo io.”
Iside cominciò a colpirmi blandamente sui glutei, subito seguita da Eva che si era sfilata anche lei la sua larga cintura. Subito dopo presero dei cubetti di ghiaccio di forma sferica che infilarono nel mio ano facendomi urlare per il bruciore, certamente più forte di quello delle cinghiate, ma quello che mi fa faceva più soffrire era vederle mentre si baciavano con lo stesso trasporto col quale Iside aveva baciato prima me.
“Senti com'è bagnata la troietta.” disse ad un certo punto Eva passandomi una mano sulla passera.
“Stai tranquilla che gliela raffreddo io !” le rispose l'altra educatrice con un gran sorriso. Iside andò dietro il bancone tornando con un dildo di ghiaccio che bagnò sotto il rubinetto per togliere la patina bianca di cui era ricoperto. Quando me lo mise dentro urlai a più non posso, ma subito dopo sentii incredibilmente un gran calore, perché in fondo ero piena e non m'importava di cosa. Iside prese a masturbarmi dolcemente mentre Eva continuava a prendermi a cinghiate, ora con più forza, ero di nuova prossima a quel tanto agognato orgasmo quando entrambe smisero e mi tirarono giù dal bancone facendomi inginocchiare.
“Lecca !” mi ordinò Eva, mettendomi davanti alla faccia il suo nobile sedere ancora inguantato dai pantaloni.
“Ma non sei nuda ...” cercai vanamente d'obbiettare prima che una cinghiata di Iside mi colpisse la schiena.
“Le cagne come te devono solo obbedire.” mi disse la padrona di casa “Poco conta se devi leccare una pelle nuda o una suola sporca.”
Così tirai fuori per bene la lingua e cominciai a farla passare sulla cucitura posteriore dei jeans, ed in quel momento capii che anche un'azione stupida come quella era in realtà un indice della mia sottomissione a lei. Ma Eva era molto eccitata e voleva godere ben più che con la mia sola umiliazione, così ben presto si tirò giù i jeans ed un perizoma non molto diverso dal mio. Io continua a leccarle con cura il buchetto mentre Iside la baciava e le infilava due dita dentro la fica facendola venire in poco tempo. Poi le due donne si diedero il cambio, così prima leccai i pantaloni di Iside e dopo il suo splendido culo, cercai d'arrivare al suo sesso grondante di piacere, ma lei si girò dandomi un ceffone.
“Chi t'ha detto di leccarmi la fica !” mi rimproverò tirandomi i capelli.
“Nessuno ... e che pensavo che ...”
“Tu non devi pensare ma solo obbedire. Se ti comporterai bene forse ti darò l'onore di leccare il mio piacere, ma solo dopo averti usata come meglio credo.”
“Cercherò di guadagnarmi questo premio.” le dissi piena di speranza.
Così continuai a leccarle il buchetto mentre Eva faceva la stessa cosa con la sua fica facendola godere moltissimo fino a portarla all'orgasmo.
Poi mi fecero rialzare, tolsero le manette e m'ordinarono di spogliarmi completamente.
“Accucciati.” m'ordinò Iside non appena fui nuda.
Mi ritrovai così di nuovo a terra non capendo cosa volessero da me, ma Iside fece passare il guinzaglio sotto la sua scarpa che mi ritrovai ad un palmo dal viso. “Vediamo se sai cosa devi fare ?”
Senza alcuna esitazione le baciai la punta della scarpa mentre lei mi guardava compiaciuta. Fu in quel preciso momento che capii che avrei fatto qualunque cosa m'avrebbe chiesto quella donna di cui ero totalmente soggiogata.
“Ora andiamo di là, tu cammina come la cagna che sei.” mi disse tirandosi sù i pantaloni.
Portata al guinzaglio come una cagna, Iside mi guidò fino ad una stanza vicina dove c'erano un paio di 'divani' dalla strana forma ed un piccolo armadio. Mi fece sistemare a carponi sopra uno che non era particolarmente scomodo, ma avevo il culo in alto totalmente esposto alle due donne, oltre alle gambe molto aperte. Dall'armadio Iside tirò fuori una valigetta che sistemò al mio fianco, era piena di palline anali ed altri 'giochetti' da usare sul posteriore, solo alcuni erano dentro delle custodie di velluto e non potei capirne forma e dimensioni. La prima cosa che prese fu però un tubetto di gel col quale mi unse abbondantemente l'ano, Eva da parte sua mi teneva allargate le chiappe per favorirle il lavoro. Sempre coi glutei ben allargati Iside m'infilò dentro la prima serie di palline, non erano grandi ma erano ben nove, e quando le sfilarono mi sentii allargare non poco. Il fatto è che tiravano fuori queste palline con estrema lentezza in modo che sentissi fino in fondo il mio buchetto allargarsi per poi restringersi quando erano fuori, sensazioni che furono ancor di più amplificate quando ne presero un'altra catenella, questa volta di cinque ma ben più grosse.
Usarono più volte le palline lasciandomene sempre una dentro, sino a quando non presero uno strano dildo da una custodia. Era composto da sette sfere unite fra loro che finivano con un manico, mentre la prima era abbastanza piccola, l'ultima era grande ben più di tre delle mie dita. Favorite dal fatto che ero ben dilatata mi sodomizzarono in poco tempo ed iniziarono a far scorrere il dildo a gran velocità. Gemevo in un misto di dolore e piacere e non sapevo più se supplicarle di farle smettere o incitarle ancora di più.
“Allora puttanella, ti piace avere il culo pieno ?” mi chiese Eva “Dillo che godi ad essere sfondata !”
“Ahh no vi prego smettete ... mi state aprendo ....ahh si continua ...godoo.”
“Sentila la cagna !” disse Iside “ma senti anche come ha la fica bagnata, questa ha proprio una gran voglia di cazzo !”
“Si ti prego scopami non ne posso più !”
All'improvviso le mie aguzzine si fermarono e Iside si misi davanti a me.
“Vuoi davvero che ti fotta cagna ?” mi urlò in faccio.
“Si lo voglio, voglio che tu mi fotta, sono una cagna bisognosa di cazzo.”
“E non importa quanto sia grande il cazzo che prenderai ?”
“No !” risposi decisa.
In effetti non sapevo quanto potesse essere grande un fallo e pensavo che quelli visti in casa di Eva fossero già il massimo che esistesse in giro.
Iside cominciò a spogliarsi subito seguita dall'altra donna, poi s'avvicinò all'armadio e la vidi trafficare mentre mi dava le spalle, capii che stava indossando uno strap-on perché vidi che si legava delle cinghie, ma nulla di più.
Quando si girò credetti d'avere un'allucinazione, poco sopra la fica svettava un gigantesco fallo nero, con tanto di cappella e testicoli.
“Allora troia non parli più !” mi disse guardandomi in faccia.
Io ero sconvolta, non sapevo neanche quantificare quelle dimensioni finché non fu lei a dirmele.
“Vedi cagna questo non è un semplice strap-on, ma il fallo per eccellenza. Sono trentacinque centimetri per dieci di puro lattice pronti a sfondarti. Ora sta a te decidere se provare o andartene di qua.”
Mentre mi parlava la bestia era ben vicina alla mia faccia, mi faceva impressione guardarlo da così vicino, ma presi la mia decisione senza poi pensarci troppo.
“Cosa aspetti a fottermi o vuoi l'invito ?”
Lo dissi sfidandola apertamente e Iside non si tirò certo indietro.
Si mise dietro di me, Eva cercò d'allargarmi al massimo la fica, ma non fu facile far entrare la punta tanto era grossa. Io cercavo di rilassarmi il più possibile ma mi era difficile dato il dolore che provavo. Solo dopo un bel po' di tempo Iside riuscì a penetrarmi con tutta la finta cappella, e dal quel momento fu un misto d'inferno e paradiso. Prese a spingere con forza sempre maggiore, io urlavo dal dolore ma godevo moltissimo, ebbi anche un orgasmo avendo solo metà di quel fallo dentro di me. Ma di certo questo non le poteva bastare, mi voleva sfondare come una puttana e così continuò a spingere mentre io urlavo per il gran male. Sino a quando non sentii il suo corpo contro il mio culo, mi aveva infilato tutto il dildo dentro !
Cominciò allora a fottermi, prima lentamente poi più velocemente, i miei orgasmi non si contavano neanche più, ero tanto sconvolta che non vidi neppure Eva che si stava masturbando vicino a me. Iside sembrava non stancarsi mai, mi insultava dicendomi che ero peggio di una troia e che sarei tornata a casa a gambe larghe e che m'avrebbe fatto scopare da più uomini e tutti insieme. Alla fine però si stancò anche lei, allora si tolse lo strap-on lasciandolo però ben saldo dentro di me, e mi diede la sua fica da leccare.
“Fammi godere, te lo sei meritata.”
Baciai a lungo quella splendida carne prima d'usare la lingua, bevvi i suoi umori e ciò mi procurò un ultimo violentissimo orgasmo. Cosa c'ero di meglio di far godere una simile Dea !
Leccai poi anche il sesso di Eva ed il suo piacere, quindi fui riportata nella prima stanza dove Iside mi diede delle barrette e delle bibite energetiche.
Durante il viaggio di ritorno Eva non disse una parola, solo quando arrivammo sotto casa mi diede un biglietto su cui c'era scritto il numero di Iside.
“Noi non ci rivedremo più.” mi disse serissima “Se vuoi sai chi chiamare, ma stai attenta, è una strada senza fine.”
Una volta che fui in camera mia guardai a lungo quel biglietto prima di riporlo in un posto sicuro.
Fino ad oggi non l'ho più ripreso in mano anche se la voglia di farlo non è mai mancata.




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