La Ginecologa del convento

Scritto da , il 2021-04-08, genere tradimenti

Gli occhi color smeraldo di Jennifer stentavano a crederci, negli ultimi cinque anni ne aveva viste di cotte e di crude, da quando collaborava con il convento delle suore carmelitane. Quelle troie non esitavano ad infilarsi di tutto nella vagina e nell’ano, cetrioli, banane, una volta una si era messa una bottiglia nell’ano, ma in questo caso sembrava qualcosa di sovraumano per quanto era arrosata la vulva, le grandi labbra erano rosso fuoco.

“Dimmi” interruppe il silenzio guardando negli occhi la giovane novizia “cosa hai utilizzato, per darti piacere… puoi dirmelo sai che ho il segreto professionale”
La giovane novizia di colore suor Betty una bella ragazza cubana che aveva preso i voti per scappare dalla miseria più che per vocazione, impallidì quasi balbettò “ ecco ultimamente mi sono fatta confessare da Fra Lazar lui ha un tocco magico” – E che tocco penso tra se Jennifer- “ rivestiti ti prescrivo questa crema applicala tre volte al giorno se non migliora torna da me” “Speriamo ho un forte prurito” disse Betty “ci credo ti ha confessato per bene Fra Lazar” soggiunse sogghignando Jennifer, anzi la sua curiosità aumentava doveva avere delle dimensioni equine il pacco di questo fra Lazar, la sua curiosità dettata per metà dall’essere medico e per l’altra metà un po' troia la portò a fare una strana richiesta.
“Senti come devo fare per confessarmi con questo fra Lazar ne avrei bisogno tanto anche io” “Se vuoi è in convento proprio adesso” “Come faccio per farmi confessare in maniera particolare come te” “basta dire la parola magica alla fine del sacramento” “Quale?” chiese con insistenza Jennifer, la giovane suora la guardo con titubanza “Fidelio” Jennifer annui “ E la frase per farsi portare in fienile a finire la confessione” riflette una attimo e poi aggiunse “ perché me lo chiedi cosa vuoi fare? Non sei sposata?” “ E tu non sei sposata con il Signore” risposte a tono Jennifer, suor Betty abbassò il capo e annui.
Appena Betty ebbe finito di rivestirsi uscirono dall’ambulatorio percorsero un lungo corridoio insieme, che le condusse a una grande sala la attraversarono, fino ad arrivare ad una piccola cappella dove c’erano i confessionali “Ecco” disse suor Betty “li c’è fra Lazar” “Presentamelo” Suor Betty si diresse verso il confessionale busso leggermente e bisbiglio qualcosa all’uomo che era dentro, poi con un gesto della mano fece un cenno a Jennifer che si avvicinò “Fra Lazar questa è la mia amica che ci tiene molto ad essere confessata da lei” finalmente lo vide in volto, era un giovane frate di color ebano molto bello, sotto la tonaca si intravedeva un bel fisico atletico e non solo, Jennifer grazie al suo occhio clinico noto una protuberanza interessante in mezzo alle gambe dell’uomo.
“Ecco padre sono felice di conoscerla, Suor Betty mi ha parlato molto bene di lei ed io avrei un gran bisogno di confessarmi”
Fra Lazar scruto Jennifer e non poté fare a meno di accorgersi che fosse una bella donna sulla trentina, castana con i ricci, occhi celesti dei bei zigomi che le facevano risaltare il viso. Aveva un bel fisico, due gambe affusolate e un gran bel culo. “Prego si accomodi pure” disse invitandola nel confessionale.

Jennifer si inginocchio guardo attraverso la grata l’uomo “Dimmi pure figliola togliti il peso dalla coscienza” lei senza pensarci due volte pronuncio la parola d’ordine “Fidelio”. Fra Lazar la guardo sconcertato “Fidelio” grido con più forza, Fra Lazar non rispondeva “ non mi porti al fienile?” disse con sguardo di sfida Jennifer “ Suor Betty mi ha detto tutto” .

L’uomo interruppe finalmente il silenzio “Cosa ti ha detto di preciso ” “ So tutto della vostra storia e voglio provare anche io se volete che mantenga il silenzio” provò a ricattarlo “ Non funziona cosi” “prima ti devi confessare comunque e poi forse c’è il premio” quell’uomo sembrava sfidarla e lo voleva ad ogni costo.
“ Ok se ci tiene” “confesso di esser una gran troia sono sposata con un uomo che non amo più da tempo e appena ho l’occasione lo cornifico prendendo dei grossi cazzi a destra e a manca le va bene cosi?”
Fra Lazar non rispose e lei continuò “ Faccio pompini, amo farmi sfondare il culo e spesso partecipo a delle orge con tanti uomini facendomi ricoprire dal loro seme” “Ho finito” “Bene figliola di 50 avemaria e 100 pater nostrum ti assolvo” “Fidelio” aggiunse Jennifer.
Fra Lazar usci di scatto dal confessionale presse per un braccio Jennifer e la condusse con la forza fuori da una porticina sul retro della chiesa, percorsero un intero cortile , attraversarono un piccolo giardino e poi entrarono nel fienile, Jennifer vide atterra cosparse di fieno due donne che stavano dormendo probabilmente erano altre peccatrici che si erano appena confessate.

Fra Lazar la afferro per i fianchi e la girò gli tiro su la gonna e gli strappo gli slip oramai fradici ed inizio a penetrarla da dietro con violenza mentre lei era appoggiata su una balla di fieno, aveva un membro enorme ed appena gli entro dentro si senti squartare in due.
La stantuffava con forza, sembrava un treno merci lanciato a tutta velocità, arrivando più volte a toccare il suo punto G, Jennifer gemeva senza sosta non aveva mai goduto così tanto in vita sua, la sua sacra Vulva colava di umori come una fontana, invocava i santi mentre veniva copiosamente.
Di colpo il treno inverti marcia e decise di esplorare le lande sconosciute del retro di Jennier “Ti prego NO sono ancora vergine nel lato b” disse Jennifer in un momento di finto rinsavimento “Bene adesso ti faccio vedere il paradiso e l’inferno” disse fra Lazar ed inizio a sfondargli il culo.
Il miele della ragazza colando aveva ben lubrificato sia il davanti che l’ingresso posteriore della ragazza, per fra Lazar non fu difficile farsi largo nella porta posteriore della nostra ginecologa, all’inizio Jennifer provava dolore e vergogna ma presto squillarono le trombe dell’Aida di Verdi alle orecchie della ragazza, la vergogna lascio spazio al piacere.

Si piegava come una spiga di grano al vento ai colpi del puzzone di frate che la cavalcava come una puledra selvaggia che scalciava non voleva essere domata ma alla fine il domatore a la meglio e la possiedo fino nel più profondo angolo dei sacri buchi.
Le ore i minuti e i secondi passarono senza sosta e alla fine stremata venne lasciata sul pavimento senza fare un movimento. Li ferma stesa al tappeto nessun ora la tocca lui prima di andarsene le viene in bocca.

Si riveste a fatica, si china gli fanno male i polpacci a terra trova i propri stracci e del suo tanga ormai non c’è più traccia ma ormai convien solo che la donzella taccia non si era mai sentita in vita sua cosi lacerata nelle budella per colpa di una cappella.
In cuor suo si sentiva turbata mai in verità nessun uomo l’aveva con tanta violenza trombata.

Si fece riaccompagnare a fatica da due sorelle al suo ufficio si sentiva con le spalle al muro, aveva anche lei bisogno di un ginecologo si ma del culo.

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