Una schiava per vendetta (Parte II)

Scritto da , il 2021-02-05, genere dominazione

STEFANO & HELGA 4 ***

Arrivarono gli ospiti, puntuali.
La madre, lena, era ancora una bella donna, circa 45 anni portati bene. Il Padre, Jorg, era più vicino ai 50 anni, qualche chilo in sovrappeso, nella media degli uomini di quell’età.
Le premesse erano buone in quanto avevano una espressione non bellicosa ma, anzi, quasi rassegnata.
Si sedettero abbastanza distanti. Vennero fatti sedere accanto al computer sul cui monitor si vedeva la loro figlia incatenata.
Ebbero un momento di mancamento ma non reagirono.
Ogni tanto la figlia si muoveva e si sentivano rumori di catene. Sapendo di essere osservata, Inge si mise anche a bere dalla ciotola abbassando su di essa il viso, come un cane.
“Siamo venuti a implorarvi di liberare nostra figlia. Ci spiace per la situazione personale che si è creata, ma non ce la facciamo più a sapere nostra figlia in quella situazione”.
Indicò col viso il monitor.
“Vostra figlia è qui per scelta. Può andarsene quando ha voglia”.
“Per favore, ordinatele di andarsene. Respingetela. Pensate a lei”.
“Vostra figlia ci serve e ci da molte soddisfazioni sessuali, oltre a fare bene tutti i lavori di casa”.
Approfittarono del fatto che non erano stati informati dell’iscrizione all’università della figlia.
“Quindi perché dovremmo rinunciare ai servigi di una bella e giovane schiava? Inoltre in questo tempo l’abbiamo educata, a suon di frustate, a servirci e a soddisfarci bene. Perchè dovremmo rinunciare a divertirci e a godere?”
I genitori ebbero un mancamento.
Loro sentivano la figlia ma la figlia non sentiva ciò che dicevano. Proprio in quel momento si mosse facendo sentire il rumore delle catene che fece maggiormente male ai genitori.
“Dovevate pensare a lei quando l’avevate in casa, invece di metterla in condizioni di andarsene. Noi stiamo solo godendo della sua scelta. Lo sbaglio è il vostro”.
“Sì, ce ne rendiamo conto e vorremmo chiederle di rientrare e di scusarci”.
Il momento di silenzio manifestò la posizione ferma dei Padroni.
Lena prese l’iniziativa, evidentemente all’insaputa del marito che ebbe un sobbalzo.
“Prendete me come vostra schiava. Potrete vendicarvi dei torti che vi abbiamo fatto direttamente su di me. Farò tutto ciò che vorrete al posto di Inge. Vi supplico”.
Le proteste del marito furono inutili.
Momento generale di silenzio.
Helga rilanciò: “Le suppliche si fanno inginocchio”.
Jorg si mosse ma Lena lo fermò.
Lentamente pose le ginocchia a terra.
L’eccitazione divenne palpabile.
Fu Stefano a rincarare la dose: “Fronte a terra”.
Lentamente la donna pose a terra la fronte, completamente prostrata davanti a loro.
Helga era eccitata e sperava non trasparisse dalla sua voce: “Senza staccare la fronte da terra, avvicinati ai nostri piedi”.
Con qualche difficoltà, che generò altra eccitazione, Lena si mosse con le ginocchia strisciando la fronte sul pavimento fino a raggiungere i Padroni di casa.
Si fermò poco distante dalle loro scarpe.
Helga mosse il piede della gamba accavallata.
“Guarda Jorg, mi basta allungare il piede e posso posare la scarpa sulla testa di tua moglie, pulirmi la suola sui suoi capelli”.
Tacquero. Helga disaccavallò la gamba e posò la scarpa sulla testa della donna prostrata ai suoi piedi.
“Ripeti la supplica”.
“Vi prego, vi scongiuro, prendete me come vostra schiava al posto di nostra figlia. Potrete fare a me le stesse cose ed io vi obbedirò ciecamente”.
Stefano e Helga si guardarono sorridendo.
Seguirono interminabili momenti di silenzio nei quali i respiri erano l’unico suono percepibili, fatto salvo il rumore di catene provenire dal computer.
“Helga tolse il piede dalla testa ed appoggiò il tacco a terra tenendo però la pianta del piede sollevata da terra.
“Prendi in bocca la punta della mia scarpa”.
Lena obbedì.
“Fino in fondo alla gola”.
Così fu.
“Muovi la lingua sulla suola”.
Helga sentì sotto la suola lo sfregolio.
“Guarda, Jorg, per pulirmi la suola delle scarpe posso usare la lingua della tua bella mogliettina”.
Il marito si trattenne a fatica ma non si mosse.
Silenzio interrotto solo dal suono delle catene provenire dal computer.
Mentre aveva una scarpa in bocca, Helga pose il tacco dell’altra scarpa sulle spalle della donna prostrata e cominciò a spingere per creare dolore, manifestato dal alcuni mugolii provenienti dalla bocca piena della scarpa.
Dai lati della bocca stava iniziando ad uscire un po’ di saliva.
“Vi facciamo questa offerta: noi non rinunceremo alla schiavitù di vostra figlia perché ci da tanto piacere ed è bellissimo averla a nostra disposizione. Vista l’offerta di Lena, costringeremo Inge ad iscriversi all’università che sceglierà. Visto che dovrà dedicare tempo agli studi sottraendolo ai lavori domestici ed al nostro servizio, il suo posto viene preso da Lena che, tre pomeriggi a settimana, viene qui a fare la serva e la schiava, nuda, a lavorare e a soddisfarci se ne abbiamo voglia per come ne avremo voglia. Anche Lena potrà andarsene quando vorrà, ma Inge, a quel punto smetterà di studiare e ritornerà a lavorare”.
Stefano era entusiasta della moglie. Aveva spacciato come idea di quel momento qualcosa che già avveniva da tempo e così avrebbero avuto una schiava in più.
Helga tolse il piede dalla bocca di Lena.
“Accetto.”
“Pulisci con la lingua il pavimento bagnato della tua saliva”.
Con qualche esitazione, la donna chinò ulteriormente la testa a terra e cominciò a leccare.
“Spogliati e stenditi sulla schiena in mezzo alla sala”.
Con qualche esitazione ubbidì.
Helga, si rivolse al marito: “Stefano, aiutami a stare in equilibrio, voglio mettere la nuova schiava sotto i miei piedi”.
Così, con i tacchi a spillo, salì sul corpo di Lena, camminandoci sopra, avanti e indietro, fermandosi sui seni, godendo delle espressioni di dolore e dei lamenti trattenuti.
“Caro Jorg, inizia una nuova vita per la tua bella mogliettina”.
L’uomo tacque.
Helga scese dal corpo, andò a sedersi in poltrona, allargò le cosce e alzò la gonna. Non indossava le mutandine.
“Schiava, qui!”.
La donna fece per alzarsi in piedi.
“A 4 zampe!!!”
La donna si abbassò e si avvicinò alla Padrona, andando tra le cosce e cominciando a leccarla.
Era evidente il piacere di Helga.
Jorg soffriva e si vedeva.
“Cara, sicuramente tra le cosce questa schiava sarà asciutta, perché non le piace, a differenza della figlia, ma sarà un piacere lo stesso scoparla a piacimento”.
Mentre la schiava leccava, i coniugi cominciarono a baciarsi e ad accarezzarsi nelle parti intime.
Helga allontanò con un piede la schiava.
“Adesso facciamo vedere a Jorg gli effetti del frustino, che ne dici Stefano?”
“Mettiti inginocchiata in centro alla stanza”.
Iniziarono entrambi a colpirla col frustino sino a segnare la sua pelle candida e fino a quando il Padrone non decise di prendere piacere dalla sua bocca.
Erano abbastanza vicini a Jorg per far sì che il marito sentisse il rumore della bocca.
I coniugi deciso di godere.
Helga seduta in poltrona con la schiava a 4 zampe tra le cosce e Stefano che, entrato a fatica perché era asciutta, la usava nel sesso fino a godere.
Avevano umiliato lei e suo marito.
“Adesso noi ce ne andiamo da questa stanza e Jorg ci aspetta qui, mentre continua a guardare il monitor.”
Misero un collare alla schiava ed un guinzaglio e si fecero seguire a 4 zampe. Non abituata, faceva fatica a muoversi ma venne colpita col frustino.
Scesero in cantina e la donna ebbe molte difficoltà a scendere i gradini.
Raggiunsero la cella di Inge.
Jorg li vide entrare, liberare Inge e incatenare Lena, a terra, sul giaciglio.
Vide il guinzaglio attaccato al collare di Inge e tutti e tre che si allontanavano.
Poco dopo i Padroni entrarono in stanza con la figlia a 4 zampe, vietando a Jorg di avvicinarsi. Ordinarono alla schiava di chinarsi e di leccare le scarpe di Helga, mentre Stefano accompagnava Jorg alla porta.
“Caro Jorg, domani sarà una giornata di studio per tua figlia, ed una dura giornata di lavoro per tua moglie”.
Helga fu più dura e gli si rivolse mentre ancora sua figlia le stava leccando le scarpe: “Jorg, anni fa ci hai insultati, traditi e fatto perdere tanti soldi, mettendoci in difficoltà. Adesso due donne della tua famiglia sono nostre schiave che possiamo usare a piacimento per divertirci e godere. Ne è valsa la pena fare ciò che hai fatto?”
Poi decise di farlo stare ancora peggio. Anni addietro per colpa sua avevano passato momenti molto brutti.
Si rivolse a Inge: “Schiava, preferisci stare lì a leccarmi le scarpe o andare a casa con tuo padre e tua madre?”.
“Preferisco leccarle le scarpe, Padrona”.
“Vattene, Jorg. Ti manderemo le foto di tua moglie mentre, nuda, ci farà da serva”.

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