Sonia & Tommaso - Capitolo 33: La Maschera

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tradimenti

Un nuovo messaggio, un nuovo fremito che mi percorse l'anima. Era Luca. Giusto in tempo, il mio piccolo, ossessivo Luca. Voleva sapere se ero a casa, se avevo detto qualcosa a Tommaso... il solito Luca, così prevedibile nella sua insistenza, così follemente innamorato.
Sorrisi. Mi piaceva tenerlo sulla corda, illuderlo con le mie parole, fargli mille promesse che chissà se avrei mantenuto. Era un gioco sottile, senza la volgarità di Mario, ma con una malizia che mi stuzzicava in un modo diverso, quasi più profondo.
Luca: Sei a casa? Sono preoccupato. 😟
Io: Ciao Luca! Sì, sono appena arrivata. Tommaso mi ha lasciata qui, è andato a casa sua. Perché preoccupato? 😊
Luca: Perché non mi rispondevi, amore. Ho pensato... ho temuto che potesse esserci qualcosa. Tutto bene? Non è successo niente di strano, vero?
Io: Ma che pensieri hai! Sciocchino. Sono solo stanca morta dal viaggio, e poi mi sono buttata sul letto appena sono entrata. Sai com'è. Ma ora che ci penso... è successa una cosa. 🤫
Luca: Cosa?! Dimmi, ti prego! Mi stai facendo morire. 😫
Io: No, dai, non voglio farti preoccupare. Nulla di grave, te lo giuro. È che... mentre eravamo in macchina, Tommaso mi ha fatto una battuta che mi ha lasciata un po' perplessa. Una cosa sul fatto che fossimo sempre assieme, tu ed io. Credo sia geloso. 😳
Luca: GELOSO?! Tommaso? Dici che abbia capito? Sonia, ti ha fatto storie? Se sospetta, prendi l’occasione e diglielo!
Io: Ehi, ehi, calma! Non essere precipitoso. Forse, era solo una battuta, magari non significava nulla. Però... devo ammettere che mi ha sorpresa. Ma poi ha subito cambiato discorso, non è successo nulla di grave.
Luca: Tommaso... è così ingenuo, non capirà mai cosa sei davvero, cosa provi. Io invece lo so. Io ti capisco.
Io: Lo so... 😌 Ma devi avere pazienza, lo sai. Non è come dirlo. Luca, capisci vero?
Luca: Certo, amore mio. 💖 La nostra è un'intesa che nessuno potrà mai capire. E a proposito di questo... ho una voglia matta di vederti. Mi sei mancata così tanto in questi giorni. Quando possiamo rivederci? Anche solo un caffè, un attimo...
Io: Mh... non lo so, Luca. Sono appena tornata, devo un po' riordinare le idee. E poi Tommaso... è sempre qui intorno, sai. Dovrò trovare una scusa. 🙄
Luca: Ma io non ce la faccio ad aspettare. Ti penso sempre, Sonia. Ogni notte. Immagino le tue labbra, le tue mani... immagino di stringerti forte. 😔 Ti prego, trova un modo. Anche un minuto, anche solo per un abbraccio.
Io: Lo so, lo so che mi pensi. E anche io ti penso, Luca. Molto. 😉 Però devi essere paziente. Ti prometto che appena trovo il momento giusto, te lo faccio sapere. Promesso. E sarà un momento solo per noi. Un momento... indimenticabile. ✨
Luca: Indimenticabile... non sai quanto lo desidero. Ti aspetto, amore mio. Ogni minuto, ogni secondo. Ho tanta voglia di te. Trova un modo, ti prego. Ho bisogno di te. ❤️
Io: Lo farò. Ma ora devo andare. Mia madre mi sta chiamando. Ci sentiamo presto, promesso. Bacio. 😘
Posai il telefono, il sorriso ancora stampato sulle labbra. Luca era così facile da manipolare, così prevedibile nel suo ardore. Mi piaceva quella sensazione di potere, di tenerlo in pugno con poche, sapienti parole. Era un altro dei miei segreti, un altro tassello nel mio mosaico di trasgressione.
Appena terminai la chat con Luca, come se si fossero messi d’accordo, mi arrivò un messaggio da Filippo, il ragazzo della spiaggia, quello che era riuscito a strapparmi un bacio e il mio numero di telefono. La sua presenza, ora, in mezzo a tutti i miei segreti e le mie scappatoie, era un raggio di sole in un pomeriggio che rischiava di diventare un po' troppo "normale" dopo l'adrenalina della vacanza. Un'altra tentazione, un altro potenziale gioco. Questo mi sollevò il morale, alleviando quel leggero senso di malinconia del ritorno a casa.
Filippo: Ciao Sonia! Sei tornata a casa? Spero di non disturbare... 😉
Io: Ciao Filippo! No, affatto. Sono appena arrivata, in realtà. E devo dire che fa un po' strano. 😅 Tu che fai?
Filippo: Io sono ancora qui, ma riparto domani. Sinceramente, speravo di rivederti prima che te ne andassi... Mi sei rimasta in testa. 💭
Io: Ah, sì? Non me l'aspettavo. 😏 Beh, mi fa piacere, sai. Anche tu mi sei rimasto impresso, a dire il vero.
Filippo: Davvero? E in che senso? Dimmi dimmi... sono curioso! 😄
Io: Mh... diciamo che hai un modo di fare che mi piace. Sei sfrontato, ma non in modo volgare. Mi stuzzichi. E poi, quel bacio... non l'ho dimenticato. 💋
Filippo: Ah, il bacio! Ero sicuro che non l'avresti dimenticato. È stato speciale. Per me sì, almeno. E dire che mi sembravi così... inaccessibile, all'inizio.
Io: Forse lo ero. Ma le vacanze fanno strani scherzi, non trovi? 😉 E poi, non è detto che la distanza ci renda inaccessibili, vero?
Filippo: No, affatto! Anzi, la distanza può rendere tutto più interessante.
Io: E dove abiti, se non sono troppo curiosa? 🤔
Filippo: Sono di Perugia. Cremona non è proprio vicina, ma... 😊 Se ne vale la pena...
Io: E io? Valgo la pena? 😉
Filippo: Per te, Sonia, nessun luogo è troppo lontano. 😍 Spero che un giorno potremo prendere quel caffè che ti ho promesso. O magari qualcosa di più. 😈 Fammi un fischio quando vuoi e io arrivo.
Io: Ci penserò. 😉 Ora devo scappare, Filippo. Ma è stato un piacere sentirti. Un vero piacere.
Filippo: Anche per me, Sonia. A prestissimo, spero. Non vedo l'ora. 🤞
Misi via il telefono, un sorriso malizioso sulle labbra. Perugia. Non così lontana, dopotutto. Filippo era una novità, una promessa di leggerezza e, allo stesso tempo, un altro elemento di rischio nella mia vita.
Il pomeriggio del sabato era quasi trascorso e il pensiero della telefonata di Tommaso scatenava in me uno strano mix di noia e di quella solita, fastidiosa urgenza di mantenere le apparenze. La sua chiamata arrivò puntuale, la voce allegra come sempre, ignara di quanto la mia mente avesse già viaggiato altrove in quelle ore. Mi disse che sarebbe passato a prendermi per cena alle otto precise. "Perfetto, Tommaso," gli risposi con la mia consueta dolcezza, "non vedo l'ora." Ero brava a fingere, ormai.
Mi trovavo ancora stesa sul letto, in quel limbo tra il desiderio di rimanere nella mia bolla di perversione e la necessità di affrontare la "normalità". La pigrizia mi avvolgeva come un lenzuolo caldo, ma in realtà era una resistenza al ritorno alla realtà. Le chat con i miei amanti – con Mario che mi mandava messaggi sfrontati, Luca che insisteva con le sue dolci moine e Filippo che mi stuzzicava con la sua sfrontatezza – mi avevano aiutata a superare il rientro a casa. Erano state un balsamo per la mia anima irrequieta, un filo invisibile che mi teneva legata al mondo che davvero mi eccitava.
Indossavo solo una maglietta e delle mutandine bianche di cotone, quelle che usavo in casa, quasi un simbolo della mia "innocenza" domestica. Ma sotto quel candore, la mia mano non si era fermata. Continuavo a toccarmi la fica e il culetto, sentendo ancora i postumi di ogni penetrazione. Le dita scivolavano tra le mie labbra umide, poi risalivano sul sedere, esplorando l'apertura che ora sembrava quasi tornata alle sue dimensioni naturali. Ma solo quasi.
Annusai le dita, portandole al naso con un gesto istintivo e perverso. Il mio odore, intimo, leggermente acre ma così mio, mi eccitava tremendamente. Era un richiamo primordiale, la prova tangibile di tutto ciò che avevo vissuto e di quanto mi piacesse. Era il profumo della mia libertà, della mia discesa senza freni. Era il mio afrodisiaco personale. Per un attimo, mi persi in quella sensazione, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena.
Misi due dita nel culetto, che scivolarono dentro senza problemi, facendomi emettere un piccolo gemito di piacere. Sì, era ancora morbido, accogliente, un ricordo vivente di ogni cazzo che lo aveva penetrato. Quella sensazione mi riportava dritta lì, nel cuore della mia perversione, e per un attimo, desiderai non dovermici mai alzare da quel letto.
Ma il tempo stringeva. Mi feci forza, con un sospiro che era più di rassegnazione che di fatica, e mi decisi ad alzarmi. Sapevo di dover cancellare ogni traccia, ogni odore, ogni segno della vera Sonia.
Entrai in bagno. L'aria era tiepida. Osservavo il mio riflesso nello specchio, e per un istante vidi non la Sonia che Tommaso conosceva, ma quella che era stata usata, penetrata, goduta. C'era un lampo di perversa soddisfazione nei miei occhi.
Aprii il rubinetto della doccia, lasciando che l'acqua calda mi avvolgesse. Presi il mio bagnoschiuma preferito, quello al profumo di vaniglia, e mi insaponai con cura. L'acqua scorreva sul mio corpo, portando via ogni residuo visibile, ma non i ricordi. Lavai con particolare attenzione la fica e il culetto, strofinando delicatamente con la spugna quella parte così ricettiva, come a togliere l'odore e il sapore di ciò che ero diventata: un marchio inciso più nell’anima che sulla pelle.
Quando uscii dalla doccia, presi un morbido asciugamano bianco. Mi tamponai con calma, soffermandomi un attimo sul mio triangolino pubico, ancora umido, avvertendo i capezzoli indurirsi al contatto con l'aria. Poi mi avvolsi nell'asciugamano, godendomi quel momento di intimità con me stessa.
Tornai in camera e aprii l'armadio, cercando qualcosa di semplice ma elegante, un vestito che nascondesse la 'puttana' sotto la 'brava ragazza'. Ma prima presi nel cassetto della biancheria intima un tanga di pizzo nero, sottilissimo. Qualcosa che nessuno avrebbe visto: un piccolo segreto sotto la mia facciata.
Mentre mi vestivo, mi truccai leggermente, giusto per nascondere la stanchezza e dare un tocco di freschezza al mio viso. Mi guardai di nuovo allo specchio. La trasformazione era completa. Ero pronta per Tommaso. La brava ragazza era tornata, e la puttana si era ritirata nell'ombra, aspettando solo la prossima occasione per riemergere.
scritto il
2025-12-29
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