Ingoiata sotto le luci di Natale

di
genere
etero

Tutto cominciò una settimana prima di Natale, ma ci arriviamo con calma.
Ciao, sono Sara. Prima di continuare, vi do un consiglio: leggete questo racconto mettendo in loop un brano che ho scelto apposta. Si chiama “Tell Me” di Johnny Jewel. Fatelo ripartire ogni volta che finisce. Renderà tutto più intenso, più magico… o almeno ci proviamo.
Ho 52 anni, sono una madre single. Le vacanze natalizie le passo sempre in famiglia, con i miei figli e i parenti. Ma quella sera decisi che ne avevo abbastanza di cenoni e sorrisi forzati. Volevo una notte solo per me. Chiamai le mie due amiche del lavoro – quelle con cui condivido tutto – e fissammo una serata fuori.
Trovammo un pub con karaoke e musica dal vivo. Perfetto. Nessuna di noi tre sa cantare, ma chi se ne frega.
Abbiamo più o meno la stessa età, e quella sera ci eravamo vestite per farci notare. Io portavo un pantalone bianco attillato che mi segnava le gambe e soprattutto i glutei – grazie anche al perizoma che eliminava ogni segno. Sopra, una camicetta bianca leggermente scollata: se stavo dritta si vedeva solo un accenno di pizzo nero del reggiseno; se mi chinavo, si vedeva molto di più. Le mie amiche erano più sobrie: una in un vestito celeste normale, l’altra con pantaloni e una maglietta basic Dolce & Gabbana. Ma le nostre forme si vedevano eccome. L’età è stata gentile con tutte noi.
Arriviamo, prendiamo il tavolo prenotato – bello ampio, vicino alla band, posizione perfetta. Ordiniamo cocktail dolci (tranne quella che guidava), chiacchieriamo, ridiamo. Ci sentiamo di nuovo ventenni.
Il locale si riempie. Una delle mie amiche si butta sul karaoke e, contro ogni previsione, se la cava benissimo. Continuiamo a bere, mangiamo toast da dividere, l’atmosfera è elettrica.
A metà serata arriva un cameriere con tre drink che non abbiamo ordinato. «Offerti da quei due signori laggiù». Sorridiamo, un po’ sghignazzando, e facciamo dire al cameriere di invitarli al tavolo. Vengono subito.
Due uomini più grandi di noi – sui settanta, direi – simpatici, chiacchieroni, ma insistenti. Ci provano con tutte e tre senza scegliere, e la cosa dopo un po’ dà fastidio. I loro occhi però sono famelici: mi fissano la scollatura, le gambe, i fianchi. Ogni tanto mi piego apposta in avanti, solo per vedere i loro sguardi precipitare nel mio décolleté. Mi diverto a stuzzicarli.
La serata finisce così: numeri di telefono scambiati, saluti. In macchina, le mie amiche scoppiano a ridere: «Hai dato il numero vero solo a quello più vecchio!». Io alzo le spalle, spavalda: «Un po’ di svago me lo merito, no?».
Pensavo finisse lì. E invece no.
La mattina dopo mi scrive: «Mi sono trovato molto bene con te. Ho scritto solo a te». Non so se credergli, ma decido di sì. La sera mi chiama. Parliamo due ore. Scopro che ha 71 anni. Sono stupita: non li dimostra affatto. Capelli grigi tendenti al bianco, corporatura robusta ma ben tenuta, voce calda, modi gentili. Sembra innocuo, quasi dolce.
Parliamo ancora i giorni successivi, ma il suo interesse sembra svanire quando gli dico che passo Natale in famiglia.
Natale arriva. Pranzo dai miei genitori, tutti parenti riuniti, figli, persino il mio ex marito. Io indosso un lungo maglione rosso che fa anche da vestito, collant neri, perizoma nero… e niente reggiseno. Lo faccio apposta. Voglio che il mio ex veda cosa si è perso. E infatti i suoi occhi non si staccano dai miei capezzoli che premono contro la lana, duri per il freddo e per l’eccitazione. Ogni volta che mi chino, il maglione sale un po’, mostrando l’inizio delle cosce. Lui resta a bocca aperta. E io… mi bagno. Tanto. Ma stringo i denti, sorrido, fingo normalità.
Finito il pranzo, giochi, regali, torniamo a casa tardi. Sono sul divano con i figli quando mi arriva un messaggio.
Lui: «Finito con le faccende di famiglia?»
Io: «Sì, sono a casa con i ragazzi.»
Lui: «Andato tutto bene?»
Io: «Sì, a parte l’ex marito… ma pazienza.»
Gli racconto del maglione, dei collant, dell’assenza di reggiseno. Lui: «Se ti avessi vista così io, qualcosa l’avrei fatta di sicuro.»
Io, con un sorrisetto sul divano, scrivo: «Siete tutti bravi a parole.»
Lui: «Io sono molto più bravo coi fatti.»
Quel messaggio mi colpisce dritto tra le gambe. Sento di nuovo quell’umido calore che avevo provato a Natale. Senza pensarci troppo, scrivo:
«La mia via è questa. Parcheggia dietro casa, c’è una siepe alta. Quando arrivi, scrivimi.»
Lui risponde solo con un 👍.
Il cuore mi batte forte. Ansia, eccitazione, adrenalina. Penso di cambiarmi, ma lui aveva detto che l’idea del maglione lo eccitava… così resto così. Le mutandine sono già fradice, ma le tengo. Mi passo un rossetto rosso scuro davanti allo specchio, mi sistemo i capelli.
Arriva il messaggio: «Sono qui.»
Dico ai figli: «Ragazzi, vado un attimo dalla vicina, torno subito. Siete grandi, non litigate.» Loro annuiscono e spariscono nelle loro stanze.
Indosso il cappotto e esco. Dietro la siepe c’è la sua auto grande, scura, i vetri appannati appena. Mi fa cenno di salire.
Salgo. Non dice una parola. Allunga subito una mano tra le mie cosce, deciso, senza chiedere permesso. Mi palpa le gambe, sale, arriva al centro. Sente quanto sono bagnata e si ferma. Mi guarda negli occhi, con un sorriso dolce:
«Sei così bagnata da oggi?»
Arrossisco violentemente. La spavalda del bar è sparita. Abbasso lo sguardo, mormoro timidissima: «Sì…»
Lui riprende a toccarmi, mi bacia il collo, mi stringe un seno sotto il maglione. Sto annegando nell’eccitazione. Poi, all’improvviso, scende dalla macchina. Chiude lo sportello. Non capisco. Il cuore mi salta in gola.
Apre la mia portiera. Mi guarda. Tira fuori il cazzo già duro, a venti centimetri dalla mia faccia.
Resto paralizzata. Non ero pronta. Pensavo a baci, carezze, al massimo una scopata veloce… non a questo.
Non ho il tempo di pensare. Me lo spinge in bocca. Comincio a succhiarlo, sentendolo gonfiarsi, le vene pulsare contro la lingua. Lui ogni tanto affonda di più, mi fa soffocare. Ride piano quando tossisco. Mi umilia… e mi fa bagnare ancora di più.
Lo tira fuori di colpo, mi afferra un braccio, mi fa scendere bruscamente. Mi piega sul sedile anteriore, il culo in fuori. Mi alza il maglione fino alla schiena, strappa i collant con uno strappo secco. Sposta il perizoma di lato. Sento la cappella calda strofinarmi tra le labbra, entrare appena, uscire, stuzzicarmi.
Ansimo: «Leccami… ti prego.»
Lui si ferma. Voce bassa, dura: «Io non lecco mai la figa alle troie.»
Quelle parole mi gelano il sangue. Rabbia, vergogna, umiliazione. Provo ad alzarmi, a ribellarmi.
Ma lui mi spinge giù con forza, mi tiene ferma con una mano sulla schiena… e mi penetra fino in fondo con un colpo secco.
Un gemito mi sfugge dalla gola. Mi riempie completamente. Resto immobile, piena, le mie labbra umide che colano lungo le cosce. Lui resta fermo un attimo dentro di me, godendosi la mia resa.
Poi comincia a scoparmi. Forte. Deciso. Senza gentilezza. Ogni affondo mi spacca in due. Mi schiaffeggia il culo – schiaffi veri, che bruciano, che lasciano il segno. Con l’altra mano mi stringe un seno, mi torce il capezzolo fino a farmi male.
Io ansimavo, cerco di non urlare, ma è impossibile. Allungo una mano indietro, gli afferro i testicoli, li massaggio, li stringo. Lui geme.
Mi toglie la mano di scatto: «Sto per venire.»
Io ero già venuta da un po’, in silenzio, tremando, ma non glielo dico.
Si sfila di colpo, mi fa girare, mi spinge in ginocchio sull’erba umida. Le ginocchia affondano nel freddo. Me lo rimette in bocca, stavolta comanda lui il ritmo: mi scopa la gola senza pietà.
Sento che sta arrivando. Ansima forte, senza più freni, senza paura di essere sentiti.
Viene. Tanto. Caldo, denso, salato. Mi riempie la bocca, mi cola in gola. Tossisco, lacrimoni agli occhi. Lui resta fermo, mi guarda severo.
Capisco cosa vuole. Deglutisco tutto.
Sorride soddisfatto. Mi aiuta ad alzarmi, mi accompagna fino al portone di casa. Mi dà un bacio sulla guancia, gentile come all’inizio.
«Alla prossima, cara.»
Se ne va.
Entro in casa. Collant strappati, mutandine spostate e fradice, bocca ancora piena del suo sapore amaro. Chiudo la porta, mi appoggio al muro.
E sorrido nel buio.


Ringrazio tutti i lettori che continuano a scriverci, facendoci complimenti e critiche costruttive sui nostri racconti.
Scusate se rispondo lentamente alle e-mail, ma solo oggi ne sono arrivate tantissime : tra saluti, racconti delle vostre esperienze e richieste di pubblicarle qui.
Vi ringrazio davvero tanto per chi voglia scrivermi: lascio qui la mia e-mail.
u6753739252@gmail.com
Instagram: sara_gubbioracconti
https://t.me/+Kq8SjuDj_UY2MWZk
di
scritto il
2025-12-28
2 0 9
visite
2
voti
valutazione
9
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Zona Rossa

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.