Dominato da mia moglie. La storia di Karen e Mike Quarto episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Faticai a prendere sonno. Un po’ per il dolore tremendo alla spalla, che si era attenuato ben poco malgrado un anti dolorifico che mi ero preso prima di mettermi a letto. Mi rivenivano in mente tutte le scene, la sua netta superiorità, e ne ero sconvolto. Cosa avrebbe fatto in seguito? Come si sarebbe comportata? Ciò che più mi faceva pensare era però una cosa apparentemente innocua. Mi aveva chiamato col mio nome di battesimo, e non l’aveva mai fatto. Nessuno mi chiamava Michele, e tantomeno lo aveva mai fatto lei. Per tutti ero Mike e, a maggior ragione, lo ero sempre stato per Karen. Cosa significava? Per me stava a significare che lei era estremamente seria quando affermava che, da quel momento, io le avrei dovuto obbedire. Attesi quindi la mattina seguente quasi con timore, ma invece mi ritrovai di fronte una giovane donna che sprizzava allegria da tutti i pori.
“Buongiorno, Mike. Dormito bene?” Non le risposi e le girai la faccia. Lei invece proseguì imperterrita “Io ho dormito benissimo. Mai fatto un sonno così”.
Ancora una volta non le risposi. Per lei sembrava che nulla fosse accaduto, mentre io ero ancora più incazzato della sera precedente. Ce l’avevo con lei. Non per avermi battuto, ma per avermi umiliato. Avrebbe potuto battermi senza ridurmi a uno straccio, senza obbligarmi a leccare il mio sperma, e soprattutto senza costringermi ad avere un’eiaculazione senza il mio consenso. Ma la cosa più urgente era che dovevo andare all’ospedale per farmi visitare, visto che, appena terminava l’effetto degli anti dolorifici, il dolore alla spalla si faceva insopportabile. Andai quindi nella nostra camera per prendere qualcosa da indossare e Karen era lì, con solo il suo intimo indosso di fronte allo specchio a rimirarsi i suoi muscoli. Si era messa in posa come facevano i bodybuilders e i suoi muscoli erano venuti fuori in modo più che evidente. Come cazzo avevo fatto a non notarli? Era normale che lei mi avesse battuto facilmente. Non erano muscoli enormi, ma sembravano molto duri. La cosa assurda però, fu che la trovai terribilmente affascinante. Quei piccoli muscoli stavano benissimo sul suo corpo. A pensarci bene, non avrei nemmeno dovuto meravigliarmi più di tanto. Ero perfettamente al corrente che Karen fosse una sportiva nata, ma pensavo che in palestra si limitasse a fare un po’ di aerobica per tonificare il suo corpo. Non immaginavo che probabilmente si metteva ad alzare i pesi, ma adesso, a vedere il suo corpo così atletico, un corpo estremamente femminile che però denotava anche potenza, come avevo potuto constatare su me stesso, capivo tutto. E chissà cos’altro faceva. Durante la lotta, mi aveva dato un calcio tremendo, con uno stile che mi faceva sospettare che praticasse anche qualche arte marziale.
Lei mi sorrise appena mi vide. “Beh, che ne dici? Non sei orgoglioso di avere una moglie così?”
Ancora una volta decisi di non risponderle. Presi i vestiti e me ne andai nella camera degli ospiti per vestirmi, cosa non facile a causa dell’impossibilità di usare un braccio. La incrociai di nuovo quando stavo per entrare in camera da letto per prendermi una giacca. Cavolo quanto era in tiro! Si era truccata, compreso un bel rossetto purpureo, e aveva indossato un tailleur con la gonna. Non era molto corta, ma lei non aveva mai voluto indossare quel tailleur perché lo riteneva troppo sfacciato. Tutto molto desueto considerando il suo carattere. Che cosa voleva fare? Voleva farmi ingelosire? Beh, ci riuscì in pieno perché sentii qualcosa che mi prendeva allo stomaco ma, ancora una volta, decisi di rimanere in silenzio. Karen uscì di casa sorridente come mai l’avevo vista in passato, mandandomi un bacio con la mano, e io potei terminare di vestirmi per prendere la macchina, guidare con una difficoltà enorme e arrivare all’ospedale. Dovetti attendere un paio d’ore prima che mi visitassero, e la risposta fu che avevo i legamenti slogati. Pertanto, nessuna frattura, e questo era un fatto positivo. Mentre il medico mi bendava, mi chiese naturalmente come avessi fatto a slogarmi la spalla e, vergognandomi come un ladro, gli dissi che avevo giocato a cavalluccio con mio nipote e, probabilmente, avevo fatto una mossa sbagliata. Mentre lo raccontavo, mi venivano quasi le lacrime agli occhi al pensiero che il cavalluccio l’avevo fatto con mia moglie mentre mi riempiva di botte. Avrei dovuto tenere la fasciatura per due settimane, e siccome il braccio era quello destro, mi avrebbe precluso diversi movimenti. Comunque, sia pure a fatica, nei giorni seguenti riuscii a fare le cose che facevo tutti i giorni e cioè dare lezioni private e scrivere al computer qualche riga del mio libro. Faticai però a portare a termine il mio solito cruciverba settimanale da consegnare al mio editore perché la concentrazione era scarsa, ma alla fine riuscii a fare anche quello. Per quanto riguardava invece i miei rapporti con Karen, erano praticamente nulli. Lei provava a rivolgermi la parola mentre io le voltavo sistematicamente la faccia. Quando lei tornava dal lavoro e dalla palestra, io avevo già cenato e mi ero lavato quei due piatti che avevo sporcato, e lei cenava da sola. E questo andazzo durò una ventina di giorni duranti i quali nulla cambiò tra di noi. In realtà, c’era qualcosa che era mutata. E anche di molto. Karen aveva cambiato atteggiamento. La ragazza dolce, sempre timorosa e mai aggressiva, sia nel linguaggio che nell’abbigliamento, stava lasciando il posto a una donna più sicura e più conscia dei propri mezzi. E, soprattutto, più vistosa nel trucco e nell’abbigliamento. Era evidente che doveva aver fatto shopping in quanto le avevo visto indosso capi che non aveva mai indossato. A cominciare dal lavoro dove aveva virato verso un look da donna in carriera, con tanto di scollature e tacchi alti. E considerando il suo corpo e la sua notevole altezza, ci avrei scommesso qualsiasi cosa che in ufficio faceva il pieno di sguardi di ammirazione. Sperando ovviamente che lei si limitasse ad ottenere quegli sguardi senza andare oltre. Ma anche nel fine settimana, quando abbandonava per forza di cose quei tailleur particolarmente sensuali e le camicette scollate, per indossare jeans aderenti che delineavano le sue bellissime gambe e il suo delizioso culetto. In verità, proprio in quei week-end, era venuta vicino a me e mi aveva chiesto se mi andava di andare da qualche parte, magari al cinema a vederci un bel film ma io, ormai deciso a non rivolgerle la parola, non le avevo risposto facendola quindi uscire da sola. Per andare dove? Mah, speravo che andasse da qualche amica. Magari proprio da quella stronza di Laura che aveva dato l’input a tutta la situazione.
Fine quarto episodio. Per commentare, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
“Buongiorno, Mike. Dormito bene?” Non le risposi e le girai la faccia. Lei invece proseguì imperterrita “Io ho dormito benissimo. Mai fatto un sonno così”.
Ancora una volta non le risposi. Per lei sembrava che nulla fosse accaduto, mentre io ero ancora più incazzato della sera precedente. Ce l’avevo con lei. Non per avermi battuto, ma per avermi umiliato. Avrebbe potuto battermi senza ridurmi a uno straccio, senza obbligarmi a leccare il mio sperma, e soprattutto senza costringermi ad avere un’eiaculazione senza il mio consenso. Ma la cosa più urgente era che dovevo andare all’ospedale per farmi visitare, visto che, appena terminava l’effetto degli anti dolorifici, il dolore alla spalla si faceva insopportabile. Andai quindi nella nostra camera per prendere qualcosa da indossare e Karen era lì, con solo il suo intimo indosso di fronte allo specchio a rimirarsi i suoi muscoli. Si era messa in posa come facevano i bodybuilders e i suoi muscoli erano venuti fuori in modo più che evidente. Come cazzo avevo fatto a non notarli? Era normale che lei mi avesse battuto facilmente. Non erano muscoli enormi, ma sembravano molto duri. La cosa assurda però, fu che la trovai terribilmente affascinante. Quei piccoli muscoli stavano benissimo sul suo corpo. A pensarci bene, non avrei nemmeno dovuto meravigliarmi più di tanto. Ero perfettamente al corrente che Karen fosse una sportiva nata, ma pensavo che in palestra si limitasse a fare un po’ di aerobica per tonificare il suo corpo. Non immaginavo che probabilmente si metteva ad alzare i pesi, ma adesso, a vedere il suo corpo così atletico, un corpo estremamente femminile che però denotava anche potenza, come avevo potuto constatare su me stesso, capivo tutto. E chissà cos’altro faceva. Durante la lotta, mi aveva dato un calcio tremendo, con uno stile che mi faceva sospettare che praticasse anche qualche arte marziale.
Lei mi sorrise appena mi vide. “Beh, che ne dici? Non sei orgoglioso di avere una moglie così?”
Ancora una volta decisi di non risponderle. Presi i vestiti e me ne andai nella camera degli ospiti per vestirmi, cosa non facile a causa dell’impossibilità di usare un braccio. La incrociai di nuovo quando stavo per entrare in camera da letto per prendermi una giacca. Cavolo quanto era in tiro! Si era truccata, compreso un bel rossetto purpureo, e aveva indossato un tailleur con la gonna. Non era molto corta, ma lei non aveva mai voluto indossare quel tailleur perché lo riteneva troppo sfacciato. Tutto molto desueto considerando il suo carattere. Che cosa voleva fare? Voleva farmi ingelosire? Beh, ci riuscì in pieno perché sentii qualcosa che mi prendeva allo stomaco ma, ancora una volta, decisi di rimanere in silenzio. Karen uscì di casa sorridente come mai l’avevo vista in passato, mandandomi un bacio con la mano, e io potei terminare di vestirmi per prendere la macchina, guidare con una difficoltà enorme e arrivare all’ospedale. Dovetti attendere un paio d’ore prima che mi visitassero, e la risposta fu che avevo i legamenti slogati. Pertanto, nessuna frattura, e questo era un fatto positivo. Mentre il medico mi bendava, mi chiese naturalmente come avessi fatto a slogarmi la spalla e, vergognandomi come un ladro, gli dissi che avevo giocato a cavalluccio con mio nipote e, probabilmente, avevo fatto una mossa sbagliata. Mentre lo raccontavo, mi venivano quasi le lacrime agli occhi al pensiero che il cavalluccio l’avevo fatto con mia moglie mentre mi riempiva di botte. Avrei dovuto tenere la fasciatura per due settimane, e siccome il braccio era quello destro, mi avrebbe precluso diversi movimenti. Comunque, sia pure a fatica, nei giorni seguenti riuscii a fare le cose che facevo tutti i giorni e cioè dare lezioni private e scrivere al computer qualche riga del mio libro. Faticai però a portare a termine il mio solito cruciverba settimanale da consegnare al mio editore perché la concentrazione era scarsa, ma alla fine riuscii a fare anche quello. Per quanto riguardava invece i miei rapporti con Karen, erano praticamente nulli. Lei provava a rivolgermi la parola mentre io le voltavo sistematicamente la faccia. Quando lei tornava dal lavoro e dalla palestra, io avevo già cenato e mi ero lavato quei due piatti che avevo sporcato, e lei cenava da sola. E questo andazzo durò una ventina di giorni duranti i quali nulla cambiò tra di noi. In realtà, c’era qualcosa che era mutata. E anche di molto. Karen aveva cambiato atteggiamento. La ragazza dolce, sempre timorosa e mai aggressiva, sia nel linguaggio che nell’abbigliamento, stava lasciando il posto a una donna più sicura e più conscia dei propri mezzi. E, soprattutto, più vistosa nel trucco e nell’abbigliamento. Era evidente che doveva aver fatto shopping in quanto le avevo visto indosso capi che non aveva mai indossato. A cominciare dal lavoro dove aveva virato verso un look da donna in carriera, con tanto di scollature e tacchi alti. E considerando il suo corpo e la sua notevole altezza, ci avrei scommesso qualsiasi cosa che in ufficio faceva il pieno di sguardi di ammirazione. Sperando ovviamente che lei si limitasse ad ottenere quegli sguardi senza andare oltre. Ma anche nel fine settimana, quando abbandonava per forza di cose quei tailleur particolarmente sensuali e le camicette scollate, per indossare jeans aderenti che delineavano le sue bellissime gambe e il suo delizioso culetto. In verità, proprio in quei week-end, era venuta vicino a me e mi aveva chiesto se mi andava di andare da qualche parte, magari al cinema a vederci un bel film ma io, ormai deciso a non rivolgerle la parola, non le avevo risposto facendola quindi uscire da sola. Per andare dove? Mah, speravo che andasse da qualche amica. Magari proprio da quella stronza di Laura che aveva dato l’input a tutta la situazione.
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