Acqua Marina

di
genere
etero

Una domenica di luglio con un sole splendente, ma esageratamente caldo. Una mattina durante la quale recarsi al mare diventa una esigenza più che una scelta.
Zainetto sulle spalle ed alla guida della mia moto, districandomi con difficoltà nel traffico già intenso, arrivo al Lido.
Granita di caffè, servita e consumata all'ombra di una tettoia di canne, e sigaretta pienamente goduta mentre i clienti in costume, ed in particolar modo le clienti di ogni età e corporatura, si aggirano con frenesia sulla terrazza alla ricerca di un posto a sedere ombreggiato.
Prima di scendere in spiaggia, vado alla cassa a pagare la consumazione; in fila davanti a me una signora non molto alta, forse 1,60 m. circa, dotata di un bel fisico tonico, ma anche morbido sui fianchi, lunghi capelli ricci castani che le coprono la schiena ed un culo, incorniciato da una brasiliana di colore nero, che definire attraente sarebbe troppo riduttivo.
È alla spasmodica ricerca di monete nella sua pochette per pagare il caffè, ma a quanto pare non le trova; la fila dietro di me, nel frattempo, si allunga ed il sole si fa sempre più aggressivo.
“Offro io il caffè alla signora e pago anche la mia granita”, rivolgendomi alla cassiera ed allungando una banconota da 20 euro.
La signora, forse un po' stizzita, si gira quasi di scatto, svela il suo viso fino a quel momento rimasto sconosciuto ai miei occhi, e, con mia grande sorpresa, riconosco, anche se a stento, Marina.
Collega d'università negli anni ‘90, timida ragazza con la quale avevo avuto un flirt durato un anno e che, dopo la laurea, era partita alla volta del Belgio per seguire il suo sogno: riuscire ad accreditarsi negli ambienti diplomatici di Bruxelles.
“Ciao Davide, ma sei proprio tu? Quanto tempo è passato, eh!?”, rivolgendomi un gran bel sorriso, “Grazie del caffè, credo di aver lasciato il portamonete nella sacca da mare sotto l'ombrellone, purtroppo “.
Allontanandoci dal bar e cercando riparo dal sole cocente sotto la tettoia di canne, ma rimanendo comunque in piedi l'una di fronte all'altro, cercammo di sintetizzare il più possibile le nostre vite degli ultimi trenta e passa anni vissute a distanza, io in Italia e lei all'estero.
Mi disse infatti che, dopo un paio di anni trascorsi in Belgio, si era trasferita in Olanda e lì si era sposata con un tedesco, aveva avuto tre figli, lavorando oggi presso il consolato italiano ad Amsterdam.
Mi disse anche che ogni anno in estate, tranne rare occasioni, veniva a trovare i suoi genitori in Sicilia e trascorreva con loro almeno un paio di settimane, rammaricandosi del fatto che non ci fossimo mai incontrati fino a quel momento.
I suoi occhi, dietro gli occhiali da sole con lenti fume’, lasciavano trasparire una sincera ritrovata simpatia nei miei confronti, forse ancora memore degli intensi momenti, anche a carattere sessuale, trascorsi insieme.
“Adesso devo tornare da mio marito; è molto geloso, sai. Mi ha fatto un immenso piacere rincontrarti e spero che durante la mattinata si possa, in qualche modo, continuare a chiacchierare, d'altronde sono in debito nei tuoi confronti” - fece una pausa e poi aggiunse - “di un caffè”, sorridente ed ammiccante.
“Io rimarrò qui tutto il giorno, è la mia giornata di relax. Anzi, se ti va, potremmo pranzare insieme; prenoto un tavolo subito”.
“Non credo sarà possibile, i miei genitori ci aspettano per pranzo; ancora qualche ora di sole e bagni dopo di che andremo via. E, ahimè, domani partiremo per tornare a casa nostra, il lavoro ci attende”, con un'espressione di vero rammarico.
Due baci sulle guance, uno stretto abbraccio e la vidi avviarsi verso la passerella in legno; ma, prima di scomparire tra gli ombrelloni, si voltò e mi regalò un altro bel sorriso, nell'esatto momento in cui stavo dicendo a me stesso: eh sì, Marina ha proprio un meraviglioso culo, da sempre!
Fortuna volle che il mio ombrellone fosse a poca distanza dal suo; dal mio lettino riuscivo ad osservarla molto bene e ad apprezzare ogni suo movimento, anche il più normale e semplice - che per me erano molto seducenti e sensuali - da dietro i miei occhiali da sole a specchio.
Dopo essere rimasta distesa al sole una mezz'oretta, Marina decise di fare un bagno; si alzò sistemandosi il costume in maniera accattivante, volse una fugace occhiata nella mia direzione, prese i suoi occhialini, inforcò le infradito, diede un bacio sulle labbra al marito - un tipo biondo, alto e quasi scheletrico - e si mosse verso la battigia con passo volutamente accentuato.
Si immerse nell'acqua cristallina e, nuotando lentamente in stile rana, si allontanò dalla riva verso un fitto agglomerato di scogli isolati, visibili dalla spiaggia soltanto nella parte frontale.
Lo considerai un chiaro invito a seguirla e così feci; quando Marina fu a circa metà tragitto, onde evitare che si potesse capire che la stavo seguendo, cominciai a camminare sulla battigia per alcune decine di metri, allontanandomi dalla selva di ombrelloni. Quindi mi immersi anch'io e nuotai.
Arrivato agli scogli - non sembrava fossero così distanti, invece ci volle tempo e fatica - Marina non c'era; o meglio, si era nascosta nella parte posteriore e, quindi, la raggiunsi.
La trovai in piedi su uno scoglio ed appoggiata con la schiena ad un altro.
“Gli allenamenti fatti ed il tempo trascorso in piscina sono serviti a qualcosa, allora”, ridendo, “sono felice che tu abbia subito compreso le mie intenzioni e ti sia precipitato qui, perché abbiamo molto poco tempo per, diciamo così, salutarci come si deve”, avvicinandosi lentamente a me per potermi baciare.
“Un saluto veloce, eh!? Una sveltina insomma!”
Seguì un bacio lungo, molto bagnato, passionale e profondo; i suoi capezzoli turgidi appoggiati sul mio petto e la sua mano già dentro il mio costume ad accarezzare il cazzo ancora barzotto.
“Ti ricordi che bei pompini ti ho fatto quando eravamo giovani? Beh, credo di essere molto migliorata in questi anni”, piegandosi sulle gambe, abbassando il mio costume e, a bocca aperta e lingua fuori, ingoiando il cazzo fino in gola.
“Eh sì, sei migliorata tantissimo, il mio cazzo ti ringrazia“, dissi con un filo di voce mentre la testa di Marina si muoveva a ritmo veloce; non avevo neanche la necessità di spingerle la nuca, visto che lo ingoiava tutto ad ogni affondo. Fantastica!
Dopo alcuni minuti di questo piacevolissimo trattamento, il mio cazzo, durissimo come poche altre volte era stato, reclamò ben altro: “Voglio scoparti Marina, voglio sentire il tuo orgasmo scivolare lento sul mio cazzo”.
“Sì, lo desidero tanto anch'io. Ma scopami il culo, Davide! È l'unica parte di me ancora vergine; non sono mai riuscita a darlo nei tanti rapporti sessuali avuti fin'ora, neanche a mio marito. Oggi voglio che sia tuo, perché mi sento particolarmente troia e voglio provare nuove sensazioni ed emozioni, anche se solo per pochi istanti”, dandomi la schiena, piegandosi in avanti ed appoggiandosi con entrambe le mani sullo scoglio di fronte a lei.
Le abbassai la brasiliana fino alle ginocchia, mi avvicinai con naso e bocca, cominciai ad annusarla e leccarla; una afrodisiaca e gustosa miscellanea di fica e acqua marina.
La mia lingua avida si mosse lenta tra la clitoride ed il perineo, addentrandosi spesso tra le grandi labbra; nel frattempo il mio pollice, ben lubrificato dagli umori vaginali che Marina iniziava a generare in abbondanza, spingeva sullo sfintere per testarne la resistenza.
Era un antro mai percorso prima e questo mi piacque a dismisura.
Indice e medio nella sua fica, movimento veloce e deciso; i suoi mugolii di piacere si fecero più intensi, urla volontariamente strozzate dall'esigenza di non farsi sentire da alcuno, anche se in lontananza.
Con la mano intrisa del suo ricco nettare, caldo e denso, mi massaggiai per bene il cazzo; puntai il glande sullo sfintere ed iniziai a spingere, con delicatezza ma anche con decisione, fino a sentirlo cedere quel tanto da consentirmi di entrare di qualche centimetro.
Piccoli spostamenti, aggiustamenti, spinte e, come d'incanto, il buco del culo si aprì al mio affondo; arrivai a metà della lunghezza dell'asta e mi fermai.
Le diedi qualche secondo, giusto il tempo di abituarsi alla dilatazione ed al conseguente dolore-bruciore.
“Entra tutto Davide, sfondalo, sono pronta. Solo per te!”.
Afferrai i suoi fianchi ed iniziai a muovermi; un dentro e fuori lento, ma sempre più profondo. Ad ogni mio affondo era sempre più morbida, aperta, intrisa di umori anali biancastri.
La scopai, con tutto il desiderio e la foga che Marina e la intrigante situazione mi avevano regalato.
"Sì, sì, così, mi piace. Una sensazione nuova e per me stupenda. Sfondami, scopami, fammi sentire la tua cagna Davide; ne ho bisogno, ti prego!”.
Il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli coprivano a malapena il sonoro sbattere del mio inguine sulle sue chiappe; la penetravo con forza, dosando il ritmo per evitare di venire troppo presto. Ma nello stesso tempo mi godevo il più possibile quel culo che io, in quell'istante, avevo sverginato.
“Sì, sì, sì cazzo. Scopa la tua troia Davide, aprimi tutta. Godo come non ho mai goduto, cazzo! Sborrami dentro, voglio sentirlo bene il tuo piacere che mi riempie. Sì, sì, così, sfondami! È fantastico!”, quasi urlando ogni singola parola.
Godeva e gemeva, gemeva e godeva. Il suo corpo si contraeva di continuo, la sua schiena si inarcava; allungò una mano tra le cosce e iniziò a strapazzarsi la clitoride in modo animalesco: “Sì, sto venendo Davide, vengooo! Sì, sì, sì, cazzo è bellissimo!”.
Un primo colpo con mani che stringevano i suoi fianchi, un secondo colpo che consentì al mio cazzo di entrarle tutto dentro, un terzo durante il quale mi trattenni ancora e, finalmente, un quarto, forse il più profondo, nel quale mi abbandonai completamente: “ Godo, godo sì. Ti sto sborrando nel culo, Marina!”, fermo immobile dentro di lei.
Ogni mia contrazione, che mi consentì di schizzare a più riprese, fu accompagnata da una sua contrazione; mi volle spremere tutto, risucchiare ed assorbire ogni più piccola goccia del mio piacere.
Mi guardò dritto negli occhi mentre lo fece e mi sorrise soddisfatta già dall'istante in cui girò la testa, rimanendo ancora a pecorina e con le mani ben poggiate sullo scoglio.
“Fantastico!”, disse cominciando elegantemente a divincolarsi per farmi uscire dal culo.
“Non ancora, Marina. Voglio regalarti un'altra emozione nuova“, le dissi.
Mi osservò stupita ed attonita quando cominciai a pisciarle nel culo; abbondante urina calda che inondò le sue viscere e che, d'improvviso, le fecero avere un altro, seppur meno intenso, orgasmo.
“Sei un porco, Davide. Ma cazzo, sì mi piace! Mai provata una sensazione del genere; è quella di essere trattata come una vera cagna, sentirmi oggetto delle tue perversioni. Mi piace tanto, sì”.
Rimasi fermo ancora qualche secondo e poi mi sfilai lentamente; un fiotto di urina mista a sperma uscì fuori dal buco del culo grandemente dilatato. Potei osservare e godermi ogni singola sua contrazione; eh sì, che meraviglioso culo ha Marina!
Ci baciammo e ci accarezzammo per un po', cercando di prolungare le nostre piacevoli sensazioni il più possibile; ma entrambi sapevamo che era giunto il momento di doverci separare ancora una volta.
“È arrivato il momento che tu torni a riva, Marina. È quasi un'ora che sei via. Tuo marito potrebbe già preoccuparsi e cercarti”.
“Si, è meglio che vada, anche se mi dispiace tanto “, dandomi un ultimo bacio, una carezza sulla guancia: “È stato bello Davide, anche s'è durato poco”. Si immerse in acqua e cominciò lenta e cadenzata la sua nuotata verso la spiaggia.
Rimasi lì ancora un bel po' di tempo, godendomi l'orizzonte ed osservando le varie tipologie di barche che fendevano le onde in mare aperto.
Giunto a riva, vidi che Marina era distesa sul suo lettino a prendere il sole; sembrava tutto tranquillo.
Mi distesi sotto l'ombrellone, fumai una sigaretta e, godendomi il mio relax domenicale, aiutato da una leggera piacevole brezza, arrivai ad assopirmi un po'.
Un'ora dopo circa, volgendo lo sguardo verso la postazione di Marina, vidi del movimento; marito e moglie stavano raccogliendo la loro roba e si stavano vestendo per andar via.
Marina, per raggiungere la passerella, fece un giro più lungo del normale e passò davanti al mio ombrellone; mi guardò di sfuggita, allungò le labbra per simulare un bacio, mi sorrise e gettò tra le mie gambe un bigliettino di carta più volte ripiegato.
La guardai andare via accanto al marito, dopodiché presi il pizzino per leggere: “Mi brucia, mi duole e mi pulsa ancora, ma spero che questa sensazione di penetrazione animalesca duri a lungo, perché ne voglio conservare il ricordo per tanto tempo. Sono felice che la mia ultima verginità te la sia presa tu, Davide; mi sono sempre sentita Tua. Questo è il mio numero, usalo per messaggiarmi, ti prego. Enjoy… PS. sento ancora gorgogliare il mio intestino, sensazione stranissima, ma fantastica; non vedo l'ora che tu possa rifarlo 😜”.
di
scritto il
2025-12-16
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