Sono Marcela, la tua schiava
di
Marcela1979
genere
dominazione
Mi inginocchio davanti a te, le ginocchia nude che graffiano il parquet freddo, il respiro corto e la testa già piena di pensieri sporchi. Ti guardo negli occhi, e quello che vedo mi fa bagnare. Hai il cazzo duro che ti batte in mano, la camicia aperta sul petto, il viso teso. Sei uno sconosciuto e non mi interessa. Ti voglio dentro la bocca, voglio sentirmi piena, voglio sputarti in faccia tutto il mio schifo.
Afferri i miei capelli, li stringi forte, mi tiri indietro la testa per guardarmi negli occhi. «Apri la bocca», ordini, e io obbedisco, la lingua fuori, le labbra pronte. Il tuo cazzo mi scivola dentro, caldo, sporco, mi riempie la gola fin da subito. Sbatto le palpebre, tossisco, ma non mi fermo. Voglio farti male con la mia fame, voglio che ti ricordi di me domani, che ti resti in testa l’immagine di questa troia in ginocchio che si lascia scopare la bocca senza un lamento.
Mi usi senza pietà, mi tieni ferma la testa e affondi fino in fondo, senti la mia lingua che si stringe, la saliva che cola giù per il mento e ti bagna le palle. Le mie mani ti afferrano le cosce, ti graffio, spingo il viso contro il tuo inguine, sento il pelo ruvido che mi sfrega il naso. Geme, mugugni, ti scappa un insulto. «Sì, succhia, brava puttana, prendi tutto.»
Mi sento marcia e viva. Ho le lacrime che mi sporcano la faccia, il trucco che si scioglie, ma non smetto. Stringo le labbra, risucchio, tiro fuori la lingua e la passo lenta su tutta la lunghezza, dal basso fino alla punta, poi di nuovo giù. Voglio il tuo sapore, voglio il tuo schifo, voglio farti perdere il controllo.
Ti sento fremere, le vene del cazzo che pulsano tra le labbra, la mano che mi spinge ancora più forte contro di te. Mi strozzi, ma resto lì, la gola piena, il respiro che manca. Mi manca l’aria ma godo, la fica fradicia, il cuore che batte forte, il piacere che mi scuote.
«Non fermarti, non ti azzardare a mollare», mi ringhi, e io stringo di più, ti succhio come se dovessi svuotarti l’anima. Sento che stai per venire, il tuo respiro diventa bestiale, i muscoli si tendono, mi schiacci la testa con rabbia.
Sborri tutto in gola, lo sento caldo, pesante, scende e mi sporca, mi affoga. Deglutisco, tossisco, mi cola sperma dalle labbra, dal mento, ma non ti mollo. Apro la bocca, ti mostro la lingua sporca, ti fisso negli occhi, piena del tuo schifo, fiera e umiliata insieme.
Mi pulisco la bocca col dorso della mano, il trucco rovinato, il viso sporco di lacrime, saliva e sperma. Sorrido, oscena, e ti guardo. Tu resti in piedi, senza dire una parola, con gli occhi che ancora mi divorano.
Afferri i miei capelli, li stringi forte, mi tiri indietro la testa per guardarmi negli occhi. «Apri la bocca», ordini, e io obbedisco, la lingua fuori, le labbra pronte. Il tuo cazzo mi scivola dentro, caldo, sporco, mi riempie la gola fin da subito. Sbatto le palpebre, tossisco, ma non mi fermo. Voglio farti male con la mia fame, voglio che ti ricordi di me domani, che ti resti in testa l’immagine di questa troia in ginocchio che si lascia scopare la bocca senza un lamento.
Mi usi senza pietà, mi tieni ferma la testa e affondi fino in fondo, senti la mia lingua che si stringe, la saliva che cola giù per il mento e ti bagna le palle. Le mie mani ti afferrano le cosce, ti graffio, spingo il viso contro il tuo inguine, sento il pelo ruvido che mi sfrega il naso. Geme, mugugni, ti scappa un insulto. «Sì, succhia, brava puttana, prendi tutto.»
Mi sento marcia e viva. Ho le lacrime che mi sporcano la faccia, il trucco che si scioglie, ma non smetto. Stringo le labbra, risucchio, tiro fuori la lingua e la passo lenta su tutta la lunghezza, dal basso fino alla punta, poi di nuovo giù. Voglio il tuo sapore, voglio il tuo schifo, voglio farti perdere il controllo.
Ti sento fremere, le vene del cazzo che pulsano tra le labbra, la mano che mi spinge ancora più forte contro di te. Mi strozzi, ma resto lì, la gola piena, il respiro che manca. Mi manca l’aria ma godo, la fica fradicia, il cuore che batte forte, il piacere che mi scuote.
«Non fermarti, non ti azzardare a mollare», mi ringhi, e io stringo di più, ti succhio come se dovessi svuotarti l’anima. Sento che stai per venire, il tuo respiro diventa bestiale, i muscoli si tendono, mi schiacci la testa con rabbia.
Sborri tutto in gola, lo sento caldo, pesante, scende e mi sporca, mi affoga. Deglutisco, tossisco, mi cola sperma dalle labbra, dal mento, ma non ti mollo. Apro la bocca, ti mostro la lingua sporca, ti fisso negli occhi, piena del tuo schifo, fiera e umiliata insieme.
Mi pulisco la bocca col dorso della mano, il trucco rovinato, il viso sporco di lacrime, saliva e sperma. Sorrido, oscena, e ti guardo. Tu resti in piedi, senza dire una parola, con gli occhi che ancora mi divorano.
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