Family affair - chapter III
di
Master Mind
genere
incesti
È mattino. La notte, per quel poco che sono riuscito a dormire, è stata costellata da un susseguirsi di sogni strani, un sovrapporsi di situazioni e luoghi, volti e momenti; mi alzo con una sensazione di disagio in corpo perché ricordo bene alcuni stralci di quanto sognato, ho ancora le immagini e le sensazioni sulla pelle, avendo realizzato che ho aperto cassetti della memoria che erano chiusi da anni ma che, per un beffardo scherzo della natura e soprattutto della mia mente, ho mischiato realtà e fantasia ed è così che mi dirigo verso la cucina, col corpo ancora intorpidito dal poco riposo e con il segno evidente sotto la tuta del susseguirsi di immagini che hanno dominato la notte.
Guardo l’orologio appeso alla parete e realizzo che sono già le 11. Decisamente ho dormito troppo, mi dico dirigendomi verso la macchina del caffè, la casa è rivestita di un assurdo silenzio, lo stesso che era il mio fido compagno fino a poco più di un mese fa ma a cui ora non sono più abituato e mi domando mentre guardo il liquido nero posarsi nella tazza se stiamo dormendo ancora tutte e tre quando la voce di Greta, alle mie spalle mi scuote dal mio torpore.
“Ciao zio” mi dice con un sibilo
Mi volto e la guardo. Ha gli occhi rossi e gonfi, segno evidente che anche lei non ha dormito molto né bene, indossa una grande maglietta degli Yankees che le scende fino alle cosce lasciandole una spalla scoperta, i capelli sono legati in una coda alta.
“Ciao Greta, dormito?” Le domando sedendomi al tavolo
“Poco e male” mi risponde lei preparandosi un caffè per poi sedere, a sua volta, di fronte a me. Sorseggiamo il caffè in silenzio fino a quando le domando notizie di Stefania e di Jessica e Greta mi risponde che le ha sentite uscire ma che non sa dove siano andate.
“Capisco. Ma mi spieghi cosa cazzo è successo ieri notte?” Le domando guardando i suoi occhi neri, il colore lei lo ha preso dal padre ma sono luminosi, penetranti e magnetici come quelli di sua madre.
“Un casino zio….un casino” mi risponde lei con un filo di voce
“Beh, vorrei solo sapere come siete finite in un prato a macchina ribaltata” le dico io con un tono calmo e il più pacato possibile
Greta prende fiato e coraggio ed inizia a raccontare, mi dice che erano a quella festa e che si stavano divertendo, tutto tranquillo fino a quando Max e il suo amico hanno convinto Jessica ad andare in una discoteca poco lontano da lì e che lei, anche se non ne aveva voglia, ha deciso di seguire sia sorella un po’ per non trovarsi da sola e un po’ per controllarla visto che era già da un po’ che ci andava giù pesante con Max.
“In che senso pesante?” Le domando io interrompendola
€Beh, Ecco zio…. Oddio che vergogna” mi risponde Greta mettendosi le mani sul viso a coprire il suo imbarazzo
Mi alzo e poso la tazzina nel lavabo e senza voltarmi, girando le spalle a mia nipote le dico con un filo di voce
“Greta lo so cosa stavate combinando. Il maresciallo mi ha spiegato la dinamica dell’incidente”
Mia nipote rimane in silenzio, mi volto e la vedo rossa di imbarazzo in volto poi abbassando la testa, con un filo di voce mi sussurra
“Cosa stava combinando!” calcando quello “stava” con forza per farmi intendere che la responsabilità era solo di sua sorella quando il suono del cellulare ci interrompe. Mi muovo rapido per rispondere, è Stefania che mi dice che sono appena uscite dalla caserma e che stanno tornando a casa.
“Quando arriviamo ti spiego tutto fratellone”. Mi dice riagganciando
Metto giù il telefono, guardo mia nipote e la avviso che mi vado a fare una doccia, ne sento il bisogno anche e soprattutto per schiarirmi le idee così facendo salgo di sopra ed entro nel bagno per infilarmi sotto l’acqua. Sarà l’abitudine che avevo di vivere da solo, sarà che ero sovra pensiero ma quando sono in doccia mi rendo conto di aver lasciato la porta del bagno socchiusa ma non ci do troppo peso continuando a lavarmi
Mentre sono sotto la doccia i pensieri si riaccavallano nella testa mi torna in mente mia sorella accucciata davanti a me che si fa scopare la bocca, mia nipote che in auto si lecca le labbra aprendo le gambe, chiudo gli occhi e la mia mano scivola sul mio cazzo che è già duro come il marmo e nella mia mente tornano prepotenti le immagini che hanno popolato la mia nottata; Jessica in ginocchio davanti a me i suoi lunghi capelli nella mia mano, la sua giovane bocca che avvolge ed accoglie il mio cazzo e un istante dopo immagino la Stefy piegata sul tavolo pronta a ricevermi e mentre vivo queste fantasie malate la mia mano accarezza il mio cazzo in una lunga sega fino a quando sento un leggero sibilo ed aprendo gli occhi scorgo dal riflesso dello specchio la faccia di Greta dietro la porta.
La vedo chiaramente. Vedo i suoi occhi che sono sul mio cazzo, vedo il suo viso rosso, le labbra aperte per respirare, il suo braccio destro che si muove piano mentre la sua mano è infilata nelle mutandine, la casacca degli Yankees alzata sul suo polso. È un attimo in cui realizzo che mia nipote si sta masturbando mentre mi spia che mi sego fino a quando il suo sguardo si solleva e incrocia il mio, avvampa di vergogna e la vedo sparire come una nuvola lasciandomi col cazzo stretto nella mano e la testa che esplode.
Finisco la doccia, mi asciugo e mi vesto in tempo per vedere rientrare Stefania e Jessica. Le ragazze su indicazione della madre vanno nelle loro camere o quanto meno salgono al piano di sopra mentre io e mia sorella restiamo in salone a parlare, mi spiega che quel che è successo ieri notte potrebbe avere delle conseguenze per Jessica perché è pur vero che chi era alla guida aveva tasso alcoolico sopra media ed anche positività alle droghe ma, secondo le testimonianze, Jessica avrebbe contribuito all’incidente col suo comportamento.
Mi fa sorridere Stefania che gira attorno alla cosa senza trovare il coraggio di dire la verità su quanto accaduto, la interrompo dicendole
“Certo che la vita è strana e beffarda sorellina”
“In che senso?” Mi domanda lei
“Beh….se ci pensi…..tu e Jessica succhiavate due cazzi diversi nello stesso momento e guarda che casino è venuto fuori” le dico ridendo
“Stronzo” Mi risponde Stefania gelandomi con lo sguardo
“Dai Stefy, vado in caserma e parlo con Ettore. Vedo se posso sistemare le cose” le dico con un tono tranquillo di voce e mia sorella per ringraziarmi mi si incolla addosso stringendomi in un abbraccio fortissimo mentre mi sussurra
“Grazie fratellone. Non so come ringraziarti”
In quel momento le do un leggero schiaffetto su quel bel culo fasciato nei jeans e sorridendo sornione le rispondo
“Un’idea io ce l’ho”
Le lascio tutte e tre a casa e mi dirigo in caserma. Dopo mezz’ora sono seduto davanti alla scrivania di Ettore che mi spiega la situazione.
“Vedi Luca, la posizione del ragazzo verrà derubricata ma per quanto riguarda tua nipote c’è un forte rischio di denuncia” mi dice il maresciallo mio amico
“E perché. Sono cose da ragazzi Ettore, lo sai” gli dico io
“Io lo so e lo sai anche tu ma il ragazzo è il figlio dell’avvocato Palomino” mi risponde lui
“Palomino….ma Claudia Palomino?” Domando io
“Si. La conosci?” Mi chiede Ettore
“Ci ho avuto a che fare” gli dico
“Ecco allora sai bene come è. Per fare uscire pulito suo figlio farebbe ogni cosa e purtroppo non è la prima volta che succede ma la legge, che lei conosce fin troppo bene, è dalla sua parte. Non posso farci nulla Luca” mi dice il maresciallo
“Puoi darmi un po’ di tempo gli rispondo io. O la risolvo oggi o domani fai partire la denuncia, ok?” Lo guardo diritto in volto
Ettore sorride e mi stringe la mano. “Ok.”
Esco dalla caserma e mi infilo in auto, chiamo lo studio dell’avvocato Palomino e mi faccio riconoscere dalla sua segretaria chiedendo un incontro urgente con Claudia e nel giro di un’ora sono nel suo studio, seduto di fronte a lei
“Ciao Luca, quanto tempo che è passato” mi dice lei facendomi accomodare mentre si sistema di fronte a me
“Ciao Claudia. Un paio di anni direi” le faccio eco affondando nella sua poltrona
La guardo. I capelli neri sono un caschetto perfetto che incornicia il suo volto, gli occhi nocciola sono nascosti da un paio di occhiali dalla montatura quadrata, le labbra disegnate di un color mattone sembrano più grandi di quanto le ricordassi, la camicetta azzurra aperta di un bottone di troppo lascia intravedere lo scollo del seno mentre le gambe sono fasciate in una gonna tubino che le arriva alle ginocchia. La figura che in questi anni forse ha messo su qualche kilo di troppo rendendo le sue forme morbide è slanciata da un paio di scarpe con tacco che da sole costano lo stipendio di un operaio.
“Come mai tutta questa fretta? In cosa posso aiutarti?” Mi domanda lei sorridendo
“Beh Claudia. Volevo parlare di quello che è successo a Max la scorsa notte” le dico guardandola direttamente negli occhi
La sua espressione si trasforma, mi fulmina con lo sguardo e la sua voce diventa una lama
“E tu che cazzo c’entri con questa storia?” Mi chiede visibilmente irritata
Mi sistemo sulla poltrona e le dico con un tono fermo e deciso
“Le ragazze. Loro sono le mie nipoti”
Claudia mi fissa in silenzio. Ticchetta nervosamente le unghie laccate sulla scrivania, poi sfila i grandi occhiali, i suoi occhi sono due lame mentre mi fissa e mi sfida
“Tua nipote, quella troietta, tra un po’ il mio Max ci lasciava la pelle.” Mi dice Claudia furente
“Beh, non è che il tuo bambino fosse esente da colpe” le rispondo io, “primo era ubriaco, secondo aveva fumato e soprattutto non penso che Jessica lo abbia minacciato per convincerlo a farsi fare una pompa”.
Claudia rimane in silenzio. Sta pensando. Non le do il tempo di agire e le dico con un tono sicuro e calmo.
“Il maresciallo è d’accordo. Derubrichiamo tutto quanto e amici come prima.”
La guardo ed attendo la sua risposta. Lei mi fissa, il viso è contrito poi sbotta dicendomi
“Perdonami Luca ma tua nipote non può andarsene in giro facendo pompini e facendo rischiare la vita dei bravi ragazzi quindi non mi fermo.”
Quelle sue parole mi toccano ed infastidiscono, cerco di convincere Claudia a cambiare idea invano, mi monta un senso di rabbia e di frustrazione, i toni della discussione si fanno animati fino a quando sbuffo, tiro fuori il cellulare ed apro una cartella coperta da password in cui vi sono documenti ed immagini salvate e protetti, scorro fino a quando non trovo ciò che mi serve e la apro.
Poggio il mio smartphone sulla scrivania di Claudia e con un tono così sottile da apparire volutamente una minaccia le dico
“Senti un po’ avvocato. Ma il dottor Palomino, stimato ed apprezzato medico lo sa che sua moglie si faceva sbattere dal suo cliente?”
Claudia sbianca e resta in silenzio. Le sue mani tremano nel prendere il mio smartphone e guardare la foto che vi è raffigurata. Una donna di schiena piegata sulla scrivania, le mani che tengono ben allargate le natiche mentre un membro duro e nodoso le si pianta nel retto, l’immagine è nitida e presa dall’alto e per quanto non sia inquadrato il volto della fanciulla in questione quel tatuaggio che capeggia sui lombi è una firma indelebile, quanto meno per me, per lei e sicuramente per lo stimato ed apprezzato chirurgo che ha in moglie questa avvocato di quindici anni più giovane.
“Bastardo, quando la hai fatta?” Mi chiede con la voce tremante. Un misto di rabbia e di disperazione nel tono mi fanno comprendere che ho ben colto nel segno.
“Due anni fa. Quando mi hai saggiamente e abilmente patrocinato per quella causa legata all’acquisizione di quel terreno, non te lo ricordi?” le domando sorridendo sornione e malizioso.
“Luca sei un gran bastardo. Devi cancellarla!”. Mi intima Claudia guardandomi diritto negli occhi furibonda di rabbia.
“Beh, se non ricordo male e se la memoria non mi inganna ai tempi eri molto attenta nel soddisfare le esigenze dei tuoi clienti, quanto meno di questo cliente. Sei ancora così avvocato?” la mia domanda sarcastica la fa scattare come una molla, è furente di rabbia, si avvicina a me e cerca di afferrare lo smartphone urlandomi di cancellare quella fotografia.
Io, per tutta risposta, riposo il telefono nella tasca della giacca e con un balzo felino mi alzo sovrastando Claudia che è ferma di fronte a me, a pochi passi dal mio corpo. Sorrido trionfale e fissando il suo viso rosso e i suoi occhi furenti le dico
“Siamo d’accordo quindi? Mettiamo tutto a tacere e amici come prima?”
Stringe i pugni per controllare il moto di rabbia che la pervade, non è abituata a non ottenere quello che vuole e l’idea di uscirne sconfitta la logora dentro. Si morde il labbro inferiore istintivamente per il nervoso in un gesto che per lei è controllare la furia che la sta pervadendo mentre io lo trovo decisamente sensuale.
“Ok. Hai vinto. Stronzo!” Mi dice lei assestandomi un pugno in pieno torace ed in quel momento la mia mano afferra il suo polso, il suo braccio si torce dietro la schiena, la costringo a piegarsi sulla sua scrivania poggiando il mio corpo contro il suo. Avverto la morbida rotondità dei suoi glutei accogliere il mio membro già duro di eccitazione.
“mi servirebbe un consulto legale” le dico con un filo di voce mentre premo il mio bacino contro di lei.
“Ba…s…ta…r…do” la sua risposta è un lamento. Dovrebbe essere furibonda ma la voce è languida e calda e lei rimane lì piegata, senza opporre resistenza ne sottrarsi alla pressione del mio corpo contro il suo, sento che il suo respiro inizia a tradirla, la finta rabbia con cui mi inveisce contro è solo una recita per nascondere l’eccitazione che le sta montando dentro come un fiume in piena.
“Allora siamo d’accordo avvocato?” le sussurro all’orecchio
“Va be….ne” balbetta Claudia mentre ondeggia il sedere come una gatta in calore contro il mio membro turgido, mi stacco da lei e lentamente torno a sedere sulla mia poltrona guardandola mentre si risolleva dalla scrivania, si avvicina e piegandosi su di me mi soffia in un orecchio.
“Io non vado avanti con tua nipote ma non deve più accadere che……”
Le parole le muoiono in gola mentre sente la mia mano che sale rapida tra le sue cosce, sollevando ed incrinando la stoffa della gonna fino a che non arrivo a sfiorare il suo intimo sentendo la sua fica calda e bagnata. La guardo e sorrido.
“Parlo con mia nipote. Tu mi riprendi come cliente!” glielo dico strizzandole l’occhio. Claudia trema per quel contatto e per quelle parole, il suo sesso è lava nascosto dal suo intimo contro le mie dita, un leggero sibilo di piacere le esce dalla bocca anche se cerca di contenersi finché vinta mi guarda languida e mi sussurra.
“Passa settimana prossima così mi spieghi come posso aiutarti”
Sfilo la mano dal suo grembo. Mi alzo e mi dirigo verso la porta del suo ufficio e poco prima di uscire mi volto e guardando Claudia le dico.
“parlo con mia nipote Claudia. Tu avvisa tuo marito che settimana prossima farai tardi!”
Mi guarda. Sorride. Un cenno di assenso del capo.
Esco dall’ufficio di Claudia ed entro in macchina, la chiamata verso mia nipote parte quasi in modo automatico.
“ciao zietto” sento dire nelle casse dell’auto dopo alcuni istanti
“ciao Jess…. Ti devo parlare. Dove sei?” domando
“in centro con delle amiche” risponde Jessica spiegandomi la loro posizione di preciso
“Ok. Venti minuti e sono li”
“ti aspetto” sussurra Jessica riagganciando la conversazione
….. continua …..
Commenti, suggerimenti, chiacchiere: mastermind973@outlook.it
Guardo l’orologio appeso alla parete e realizzo che sono già le 11. Decisamente ho dormito troppo, mi dico dirigendomi verso la macchina del caffè, la casa è rivestita di un assurdo silenzio, lo stesso che era il mio fido compagno fino a poco più di un mese fa ma a cui ora non sono più abituato e mi domando mentre guardo il liquido nero posarsi nella tazza se stiamo dormendo ancora tutte e tre quando la voce di Greta, alle mie spalle mi scuote dal mio torpore.
“Ciao zio” mi dice con un sibilo
Mi volto e la guardo. Ha gli occhi rossi e gonfi, segno evidente che anche lei non ha dormito molto né bene, indossa una grande maglietta degli Yankees che le scende fino alle cosce lasciandole una spalla scoperta, i capelli sono legati in una coda alta.
“Ciao Greta, dormito?” Le domando sedendomi al tavolo
“Poco e male” mi risponde lei preparandosi un caffè per poi sedere, a sua volta, di fronte a me. Sorseggiamo il caffè in silenzio fino a quando le domando notizie di Stefania e di Jessica e Greta mi risponde che le ha sentite uscire ma che non sa dove siano andate.
“Capisco. Ma mi spieghi cosa cazzo è successo ieri notte?” Le domando guardando i suoi occhi neri, il colore lei lo ha preso dal padre ma sono luminosi, penetranti e magnetici come quelli di sua madre.
“Un casino zio….un casino” mi risponde lei con un filo di voce
“Beh, vorrei solo sapere come siete finite in un prato a macchina ribaltata” le dico io con un tono calmo e il più pacato possibile
Greta prende fiato e coraggio ed inizia a raccontare, mi dice che erano a quella festa e che si stavano divertendo, tutto tranquillo fino a quando Max e il suo amico hanno convinto Jessica ad andare in una discoteca poco lontano da lì e che lei, anche se non ne aveva voglia, ha deciso di seguire sia sorella un po’ per non trovarsi da sola e un po’ per controllarla visto che era già da un po’ che ci andava giù pesante con Max.
“In che senso pesante?” Le domando io interrompendola
€Beh, Ecco zio…. Oddio che vergogna” mi risponde Greta mettendosi le mani sul viso a coprire il suo imbarazzo
Mi alzo e poso la tazzina nel lavabo e senza voltarmi, girando le spalle a mia nipote le dico con un filo di voce
“Greta lo so cosa stavate combinando. Il maresciallo mi ha spiegato la dinamica dell’incidente”
Mia nipote rimane in silenzio, mi volto e la vedo rossa di imbarazzo in volto poi abbassando la testa, con un filo di voce mi sussurra
“Cosa stava combinando!” calcando quello “stava” con forza per farmi intendere che la responsabilità era solo di sua sorella quando il suono del cellulare ci interrompe. Mi muovo rapido per rispondere, è Stefania che mi dice che sono appena uscite dalla caserma e che stanno tornando a casa.
“Quando arriviamo ti spiego tutto fratellone”. Mi dice riagganciando
Metto giù il telefono, guardo mia nipote e la avviso che mi vado a fare una doccia, ne sento il bisogno anche e soprattutto per schiarirmi le idee così facendo salgo di sopra ed entro nel bagno per infilarmi sotto l’acqua. Sarà l’abitudine che avevo di vivere da solo, sarà che ero sovra pensiero ma quando sono in doccia mi rendo conto di aver lasciato la porta del bagno socchiusa ma non ci do troppo peso continuando a lavarmi
Mentre sono sotto la doccia i pensieri si riaccavallano nella testa mi torna in mente mia sorella accucciata davanti a me che si fa scopare la bocca, mia nipote che in auto si lecca le labbra aprendo le gambe, chiudo gli occhi e la mia mano scivola sul mio cazzo che è già duro come il marmo e nella mia mente tornano prepotenti le immagini che hanno popolato la mia nottata; Jessica in ginocchio davanti a me i suoi lunghi capelli nella mia mano, la sua giovane bocca che avvolge ed accoglie il mio cazzo e un istante dopo immagino la Stefy piegata sul tavolo pronta a ricevermi e mentre vivo queste fantasie malate la mia mano accarezza il mio cazzo in una lunga sega fino a quando sento un leggero sibilo ed aprendo gli occhi scorgo dal riflesso dello specchio la faccia di Greta dietro la porta.
La vedo chiaramente. Vedo i suoi occhi che sono sul mio cazzo, vedo il suo viso rosso, le labbra aperte per respirare, il suo braccio destro che si muove piano mentre la sua mano è infilata nelle mutandine, la casacca degli Yankees alzata sul suo polso. È un attimo in cui realizzo che mia nipote si sta masturbando mentre mi spia che mi sego fino a quando il suo sguardo si solleva e incrocia il mio, avvampa di vergogna e la vedo sparire come una nuvola lasciandomi col cazzo stretto nella mano e la testa che esplode.
Finisco la doccia, mi asciugo e mi vesto in tempo per vedere rientrare Stefania e Jessica. Le ragazze su indicazione della madre vanno nelle loro camere o quanto meno salgono al piano di sopra mentre io e mia sorella restiamo in salone a parlare, mi spiega che quel che è successo ieri notte potrebbe avere delle conseguenze per Jessica perché è pur vero che chi era alla guida aveva tasso alcoolico sopra media ed anche positività alle droghe ma, secondo le testimonianze, Jessica avrebbe contribuito all’incidente col suo comportamento.
Mi fa sorridere Stefania che gira attorno alla cosa senza trovare il coraggio di dire la verità su quanto accaduto, la interrompo dicendole
“Certo che la vita è strana e beffarda sorellina”
“In che senso?” Mi domanda lei
“Beh….se ci pensi…..tu e Jessica succhiavate due cazzi diversi nello stesso momento e guarda che casino è venuto fuori” le dico ridendo
“Stronzo” Mi risponde Stefania gelandomi con lo sguardo
“Dai Stefy, vado in caserma e parlo con Ettore. Vedo se posso sistemare le cose” le dico con un tono tranquillo di voce e mia sorella per ringraziarmi mi si incolla addosso stringendomi in un abbraccio fortissimo mentre mi sussurra
“Grazie fratellone. Non so come ringraziarti”
In quel momento le do un leggero schiaffetto su quel bel culo fasciato nei jeans e sorridendo sornione le rispondo
“Un’idea io ce l’ho”
Le lascio tutte e tre a casa e mi dirigo in caserma. Dopo mezz’ora sono seduto davanti alla scrivania di Ettore che mi spiega la situazione.
“Vedi Luca, la posizione del ragazzo verrà derubricata ma per quanto riguarda tua nipote c’è un forte rischio di denuncia” mi dice il maresciallo mio amico
“E perché. Sono cose da ragazzi Ettore, lo sai” gli dico io
“Io lo so e lo sai anche tu ma il ragazzo è il figlio dell’avvocato Palomino” mi risponde lui
“Palomino….ma Claudia Palomino?” Domando io
“Si. La conosci?” Mi chiede Ettore
“Ci ho avuto a che fare” gli dico
“Ecco allora sai bene come è. Per fare uscire pulito suo figlio farebbe ogni cosa e purtroppo non è la prima volta che succede ma la legge, che lei conosce fin troppo bene, è dalla sua parte. Non posso farci nulla Luca” mi dice il maresciallo
“Puoi darmi un po’ di tempo gli rispondo io. O la risolvo oggi o domani fai partire la denuncia, ok?” Lo guardo diritto in volto
Ettore sorride e mi stringe la mano. “Ok.”
Esco dalla caserma e mi infilo in auto, chiamo lo studio dell’avvocato Palomino e mi faccio riconoscere dalla sua segretaria chiedendo un incontro urgente con Claudia e nel giro di un’ora sono nel suo studio, seduto di fronte a lei
“Ciao Luca, quanto tempo che è passato” mi dice lei facendomi accomodare mentre si sistema di fronte a me
“Ciao Claudia. Un paio di anni direi” le faccio eco affondando nella sua poltrona
La guardo. I capelli neri sono un caschetto perfetto che incornicia il suo volto, gli occhi nocciola sono nascosti da un paio di occhiali dalla montatura quadrata, le labbra disegnate di un color mattone sembrano più grandi di quanto le ricordassi, la camicetta azzurra aperta di un bottone di troppo lascia intravedere lo scollo del seno mentre le gambe sono fasciate in una gonna tubino che le arriva alle ginocchia. La figura che in questi anni forse ha messo su qualche kilo di troppo rendendo le sue forme morbide è slanciata da un paio di scarpe con tacco che da sole costano lo stipendio di un operaio.
“Come mai tutta questa fretta? In cosa posso aiutarti?” Mi domanda lei sorridendo
“Beh Claudia. Volevo parlare di quello che è successo a Max la scorsa notte” le dico guardandola direttamente negli occhi
La sua espressione si trasforma, mi fulmina con lo sguardo e la sua voce diventa una lama
“E tu che cazzo c’entri con questa storia?” Mi chiede visibilmente irritata
Mi sistemo sulla poltrona e le dico con un tono fermo e deciso
“Le ragazze. Loro sono le mie nipoti”
Claudia mi fissa in silenzio. Ticchetta nervosamente le unghie laccate sulla scrivania, poi sfila i grandi occhiali, i suoi occhi sono due lame mentre mi fissa e mi sfida
“Tua nipote, quella troietta, tra un po’ il mio Max ci lasciava la pelle.” Mi dice Claudia furente
“Beh, non è che il tuo bambino fosse esente da colpe” le rispondo io, “primo era ubriaco, secondo aveva fumato e soprattutto non penso che Jessica lo abbia minacciato per convincerlo a farsi fare una pompa”.
Claudia rimane in silenzio. Sta pensando. Non le do il tempo di agire e le dico con un tono sicuro e calmo.
“Il maresciallo è d’accordo. Derubrichiamo tutto quanto e amici come prima.”
La guardo ed attendo la sua risposta. Lei mi fissa, il viso è contrito poi sbotta dicendomi
“Perdonami Luca ma tua nipote non può andarsene in giro facendo pompini e facendo rischiare la vita dei bravi ragazzi quindi non mi fermo.”
Quelle sue parole mi toccano ed infastidiscono, cerco di convincere Claudia a cambiare idea invano, mi monta un senso di rabbia e di frustrazione, i toni della discussione si fanno animati fino a quando sbuffo, tiro fuori il cellulare ed apro una cartella coperta da password in cui vi sono documenti ed immagini salvate e protetti, scorro fino a quando non trovo ciò che mi serve e la apro.
Poggio il mio smartphone sulla scrivania di Claudia e con un tono così sottile da apparire volutamente una minaccia le dico
“Senti un po’ avvocato. Ma il dottor Palomino, stimato ed apprezzato medico lo sa che sua moglie si faceva sbattere dal suo cliente?”
Claudia sbianca e resta in silenzio. Le sue mani tremano nel prendere il mio smartphone e guardare la foto che vi è raffigurata. Una donna di schiena piegata sulla scrivania, le mani che tengono ben allargate le natiche mentre un membro duro e nodoso le si pianta nel retto, l’immagine è nitida e presa dall’alto e per quanto non sia inquadrato il volto della fanciulla in questione quel tatuaggio che capeggia sui lombi è una firma indelebile, quanto meno per me, per lei e sicuramente per lo stimato ed apprezzato chirurgo che ha in moglie questa avvocato di quindici anni più giovane.
“Bastardo, quando la hai fatta?” Mi chiede con la voce tremante. Un misto di rabbia e di disperazione nel tono mi fanno comprendere che ho ben colto nel segno.
“Due anni fa. Quando mi hai saggiamente e abilmente patrocinato per quella causa legata all’acquisizione di quel terreno, non te lo ricordi?” le domando sorridendo sornione e malizioso.
“Luca sei un gran bastardo. Devi cancellarla!”. Mi intima Claudia guardandomi diritto negli occhi furibonda di rabbia.
“Beh, se non ricordo male e se la memoria non mi inganna ai tempi eri molto attenta nel soddisfare le esigenze dei tuoi clienti, quanto meno di questo cliente. Sei ancora così avvocato?” la mia domanda sarcastica la fa scattare come una molla, è furente di rabbia, si avvicina a me e cerca di afferrare lo smartphone urlandomi di cancellare quella fotografia.
Io, per tutta risposta, riposo il telefono nella tasca della giacca e con un balzo felino mi alzo sovrastando Claudia che è ferma di fronte a me, a pochi passi dal mio corpo. Sorrido trionfale e fissando il suo viso rosso e i suoi occhi furenti le dico
“Siamo d’accordo quindi? Mettiamo tutto a tacere e amici come prima?”
Stringe i pugni per controllare il moto di rabbia che la pervade, non è abituata a non ottenere quello che vuole e l’idea di uscirne sconfitta la logora dentro. Si morde il labbro inferiore istintivamente per il nervoso in un gesto che per lei è controllare la furia che la sta pervadendo mentre io lo trovo decisamente sensuale.
“Ok. Hai vinto. Stronzo!” Mi dice lei assestandomi un pugno in pieno torace ed in quel momento la mia mano afferra il suo polso, il suo braccio si torce dietro la schiena, la costringo a piegarsi sulla sua scrivania poggiando il mio corpo contro il suo. Avverto la morbida rotondità dei suoi glutei accogliere il mio membro già duro di eccitazione.
“mi servirebbe un consulto legale” le dico con un filo di voce mentre premo il mio bacino contro di lei.
“Ba…s…ta…r…do” la sua risposta è un lamento. Dovrebbe essere furibonda ma la voce è languida e calda e lei rimane lì piegata, senza opporre resistenza ne sottrarsi alla pressione del mio corpo contro il suo, sento che il suo respiro inizia a tradirla, la finta rabbia con cui mi inveisce contro è solo una recita per nascondere l’eccitazione che le sta montando dentro come un fiume in piena.
“Allora siamo d’accordo avvocato?” le sussurro all’orecchio
“Va be….ne” balbetta Claudia mentre ondeggia il sedere come una gatta in calore contro il mio membro turgido, mi stacco da lei e lentamente torno a sedere sulla mia poltrona guardandola mentre si risolleva dalla scrivania, si avvicina e piegandosi su di me mi soffia in un orecchio.
“Io non vado avanti con tua nipote ma non deve più accadere che……”
Le parole le muoiono in gola mentre sente la mia mano che sale rapida tra le sue cosce, sollevando ed incrinando la stoffa della gonna fino a che non arrivo a sfiorare il suo intimo sentendo la sua fica calda e bagnata. La guardo e sorrido.
“Parlo con mia nipote. Tu mi riprendi come cliente!” glielo dico strizzandole l’occhio. Claudia trema per quel contatto e per quelle parole, il suo sesso è lava nascosto dal suo intimo contro le mie dita, un leggero sibilo di piacere le esce dalla bocca anche se cerca di contenersi finché vinta mi guarda languida e mi sussurra.
“Passa settimana prossima così mi spieghi come posso aiutarti”
Sfilo la mano dal suo grembo. Mi alzo e mi dirigo verso la porta del suo ufficio e poco prima di uscire mi volto e guardando Claudia le dico.
“parlo con mia nipote Claudia. Tu avvisa tuo marito che settimana prossima farai tardi!”
Mi guarda. Sorride. Un cenno di assenso del capo.
Esco dall’ufficio di Claudia ed entro in macchina, la chiamata verso mia nipote parte quasi in modo automatico.
“ciao zietto” sento dire nelle casse dell’auto dopo alcuni istanti
“ciao Jess…. Ti devo parlare. Dove sei?” domando
“in centro con delle amiche” risponde Jessica spiegandomi la loro posizione di preciso
“Ok. Venti minuti e sono li”
“ti aspetto” sussurra Jessica riagganciando la conversazione
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