La direttrice del carcere 10 Il gran finale
di
Kyknox
genere
etero
Era una sera che prometteva scintille. La sala comune era stata trasformata in un vero e proprio “teatro del desiderio”: luci soffuse, musiche allegre e oggetti curiosi sparsi ovunque, dai profilattici gonfiati ai frutti esotici portati dai detenuti.
Carla Belli entrò come una regina. Tacchi che risuonavano sul pavimento, gonna a matita che le abbracciava i fianchi, camicetta leggermente sbottonata. I detenuti si fermarono all’istante: tutti i loro giochi, le gag e le prove erano stati solo un preambolo.
«Benvenuti alla festa finale,» annunciò, muovendosi lentamente tra i tavoli. «Oggi vedremo chi sa davvero… seguire le mie regole.»
Prese un profilattico gonfiato e lo lasciò rimbalzare sul pavimento come un pallone, mentre i detenuti cercavano di intercettarlo senza ridere. Ogni errore era punito con uno sguardo carico di malizia o un gesto provocante: sfioramenti delle mani, petto che lambiva la schiena di chi si chinava, sorrisi che lasciavano spazio all’immaginazione.
Poi, con un colpo di teatro, salì su una panca al centro della sala, diventando il fulcro dello spettacolo. «Adesso,» disse, «il vero test: chi di voi sa controllare il desiderio… quando sono io a dettarne le regole?»
I detenuti, esausti e sudati, cercavano di mantenere compostezza. Alcuni tentavano di non fissarla troppo, altri ridevano nervosamente alle sue provocazioni. Carla li guardava uno a uno, sfiorando ogni tanto una spalla o la mano di chi era più audace. Ogni piccolo contatto sembrava trasformare la sala in un teatro erotico-comico, dove tutti recitavano una parte.
Alla fine, con un gesto teatrale, Carla raccolse un profilattico gonfiato, lo fece scoppiare in aria e dichiarò:
«Ecco il segnale che la festa è finita. Ricordate… il vero potere è saper giocare… e io ho sempre l’ultima parola.»
I detenuti esplosero in applausi, fischi e risate. Ridevano della goffaggine dei compagni, della loro stessa eccitazione, ma soprattutto ammiravano Carla: regina indiscussa del carcere, capace di mescolare disciplina, comicità e sensualità senza perdere mai il controllo.
Carla, sistemandosi la camicetta e lisciandosi i capelli, si voltò un’ultima volta verso di loro.
«E ora,» disse con voce bassa e sensuale, «potete tornare alle vostre celle… con la certezza che, in questo carcere, sono io a comandare… e che giocare secondo le mie regole è il modo migliore per divertirsi.»
Uscì con passo elegante, lasciando dietro di sé un silenzio carico di eccitazione e il ricordo indelebile della direttrice più affascinante e maliziosa che quei detenuti avessero mai conosciuto.
Questa è...La direttrice del carcere
Carla Belli entrò come una regina. Tacchi che risuonavano sul pavimento, gonna a matita che le abbracciava i fianchi, camicetta leggermente sbottonata. I detenuti si fermarono all’istante: tutti i loro giochi, le gag e le prove erano stati solo un preambolo.
«Benvenuti alla festa finale,» annunciò, muovendosi lentamente tra i tavoli. «Oggi vedremo chi sa davvero… seguire le mie regole.»
Prese un profilattico gonfiato e lo lasciò rimbalzare sul pavimento come un pallone, mentre i detenuti cercavano di intercettarlo senza ridere. Ogni errore era punito con uno sguardo carico di malizia o un gesto provocante: sfioramenti delle mani, petto che lambiva la schiena di chi si chinava, sorrisi che lasciavano spazio all’immaginazione.
Poi, con un colpo di teatro, salì su una panca al centro della sala, diventando il fulcro dello spettacolo. «Adesso,» disse, «il vero test: chi di voi sa controllare il desiderio… quando sono io a dettarne le regole?»
I detenuti, esausti e sudati, cercavano di mantenere compostezza. Alcuni tentavano di non fissarla troppo, altri ridevano nervosamente alle sue provocazioni. Carla li guardava uno a uno, sfiorando ogni tanto una spalla o la mano di chi era più audace. Ogni piccolo contatto sembrava trasformare la sala in un teatro erotico-comico, dove tutti recitavano una parte.
Alla fine, con un gesto teatrale, Carla raccolse un profilattico gonfiato, lo fece scoppiare in aria e dichiarò:
«Ecco il segnale che la festa è finita. Ricordate… il vero potere è saper giocare… e io ho sempre l’ultima parola.»
I detenuti esplosero in applausi, fischi e risate. Ridevano della goffaggine dei compagni, della loro stessa eccitazione, ma soprattutto ammiravano Carla: regina indiscussa del carcere, capace di mescolare disciplina, comicità e sensualità senza perdere mai il controllo.
Carla, sistemandosi la camicetta e lisciandosi i capelli, si voltò un’ultima volta verso di loro.
«E ora,» disse con voce bassa e sensuale, «potete tornare alle vostre celle… con la certezza che, in questo carcere, sono io a comandare… e che giocare secondo le mie regole è il modo migliore per divertirsi.»
Uscì con passo elegante, lasciando dietro di sé un silenzio carico di eccitazione e il ricordo indelebile della direttrice più affascinante e maliziosa che quei detenuti avessero mai conosciuto.
Questa è...La direttrice del carcere
9
voti
voti
valutazione
4.6
4.6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La direttrice del carcere 9 Esame finaleracconto sucessivo
I due trombamici
Commenti dei lettori al racconto erotico