La direttrice del carcere e i profilattici 1
di
Kyknox
genere
etero
La direttrice Carla Belli entrò nella sala comune con passo ondeggiante. Tacchi alti, gonna a matita che fasciava i fianchi e una camicetta bianca che, nonostante fosse ben abbottonata, sembrava sempre sul punto di cedere alla pressione del suo generoso décolleté. Portava con sé una scatola enorme.
I detenuti smettevano di parlare uno dopo l’altro, ipnotizzati. Alcuni si aggiustavano la postura, altri si lisciavano i capelli come studenti davanti alla maestra più desiderata della scuola.
Carla posò la scatola sul tavolo con un colpo secco, poi incrociò le braccia sotto il seno, alzando il mento.
«Oggi vi insegnerò qualcosa che vi tornerà utile… dentro e fuori da queste mura. È un programma ministeriale, ma… diciamo che saprò renderlo più interessante.»
Con un gesto teatrale aprì il coperchio: una cascata di profilattici colorati.
Un boato di fischi e battute invase la sala.
«Direttrice, mi arrendo subito, arrestatemi pure ancora!» gridò uno.
«Ma che arresto,» ribatté Tonino, «questa è una liberazione!»
Carla sorrise appena, poi prese un profilattico rosso, lo srotolò con due dita e lo lasciò penzolare davanti a loro. Il gesto, lento e sensuale, bastò a zittire la sala per un attimo.
«Questo,» disse con voce bassa e carezzevole, «è uno strumento di protezione. Ma, come tutte le cose… serve saperlo maneggiare.»
La camicetta, chinandosi sul tavolo per prendere un altro pacchetto, si aprì un po’ più del previsto. I detenuti trattennero il fiato, e qualcuno si morse le labbra. Carla fingeva di non accorgersene, ma i suoi occhi scintillavano di divertimento.
L’agente Rossi, incaricato di assisterla, prese una banana per la dimostrazione. Con mani tremanti cercò di infilare il profilattico, ma sbagliò direzione: il lattice gli schizzò tra le dita e si gonfiò come un palloncino.
«Agente Rossi,» disse la direttrice, muovendo lentamente i fianchi mentre gli si avvicinava, «è evidente che le manca… pratica.»
I detenuti scoppiarono a ridere, ma erano più concentrati sul modo in cui Carla si chinava dietro di lui, sfiorandogli il braccio con il petto. Rossi diventò rosso come un peperone.
Poi iniziò la distribuzione. Carla passava tra le file, allungando un pacchetto a ciascuno. Ogni gesto era un piccolo spettacolo: le dita che si sfioravano, il profumo che si spandeva nell’aria, lo sguardo che si fermava un secondo di troppo.
• A uno che chiedeva la misura “king size” lo consegnò con un sorrisetto malizioso e un’occhiata veloce verso il basso.
• A un altro lo infilò direttamente nel taschino della camicia, piegandosi quel tanto che bastava per lasciargli la visuale.
• A Tonino, che insisteva per il gusto fragola, mormorò piano all’orecchio: «Deve accontentarsi della vaniglia naturale…» facendolo arrossire fino alle orecchie.
La sala si riempì di sospiri e battute, ma anche di un silenzio carico di immaginazione.
Quando tutti ebbero ricevuto il proprio “dono”, Carla si fermò al centro della sala. Mani sui fianchi, petto in avanti, sguardo magnetico.
«Signori,» disse con voce calda e sensuale, «ricordate: prevenire è meglio che… scontare un’altra pena. Anche se,» fece una pausa, muovendo lentamente le labbra, «so bene che certe pene vi piacciono… parecchio.»
Un brivido corse nella sala. Fischi, applausi, battute oscene che rimbombarono tra le mura.
Carla li guardò un’ultima volta, sorridendo come una regina che sa di avere conquistato la sua corte. Poi uscì a testa alta, lasciando dietro di sé un’aria carica di eccitazione e un gruppo di uomini che, quella notte, avrebbero avuto parecchio da… immaginare.
I detenuti smettevano di parlare uno dopo l’altro, ipnotizzati. Alcuni si aggiustavano la postura, altri si lisciavano i capelli come studenti davanti alla maestra più desiderata della scuola.
Carla posò la scatola sul tavolo con un colpo secco, poi incrociò le braccia sotto il seno, alzando il mento.
«Oggi vi insegnerò qualcosa che vi tornerà utile… dentro e fuori da queste mura. È un programma ministeriale, ma… diciamo che saprò renderlo più interessante.»
Con un gesto teatrale aprì il coperchio: una cascata di profilattici colorati.
Un boato di fischi e battute invase la sala.
«Direttrice, mi arrendo subito, arrestatemi pure ancora!» gridò uno.
«Ma che arresto,» ribatté Tonino, «questa è una liberazione!»
Carla sorrise appena, poi prese un profilattico rosso, lo srotolò con due dita e lo lasciò penzolare davanti a loro. Il gesto, lento e sensuale, bastò a zittire la sala per un attimo.
«Questo,» disse con voce bassa e carezzevole, «è uno strumento di protezione. Ma, come tutte le cose… serve saperlo maneggiare.»
La camicetta, chinandosi sul tavolo per prendere un altro pacchetto, si aprì un po’ più del previsto. I detenuti trattennero il fiato, e qualcuno si morse le labbra. Carla fingeva di non accorgersene, ma i suoi occhi scintillavano di divertimento.
L’agente Rossi, incaricato di assisterla, prese una banana per la dimostrazione. Con mani tremanti cercò di infilare il profilattico, ma sbagliò direzione: il lattice gli schizzò tra le dita e si gonfiò come un palloncino.
«Agente Rossi,» disse la direttrice, muovendo lentamente i fianchi mentre gli si avvicinava, «è evidente che le manca… pratica.»
I detenuti scoppiarono a ridere, ma erano più concentrati sul modo in cui Carla si chinava dietro di lui, sfiorandogli il braccio con il petto. Rossi diventò rosso come un peperone.
Poi iniziò la distribuzione. Carla passava tra le file, allungando un pacchetto a ciascuno. Ogni gesto era un piccolo spettacolo: le dita che si sfioravano, il profumo che si spandeva nell’aria, lo sguardo che si fermava un secondo di troppo.
• A uno che chiedeva la misura “king size” lo consegnò con un sorrisetto malizioso e un’occhiata veloce verso il basso.
• A un altro lo infilò direttamente nel taschino della camicia, piegandosi quel tanto che bastava per lasciargli la visuale.
• A Tonino, che insisteva per il gusto fragola, mormorò piano all’orecchio: «Deve accontentarsi della vaniglia naturale…» facendolo arrossire fino alle orecchie.
La sala si riempì di sospiri e battute, ma anche di un silenzio carico di immaginazione.
Quando tutti ebbero ricevuto il proprio “dono”, Carla si fermò al centro della sala. Mani sui fianchi, petto in avanti, sguardo magnetico.
«Signori,» disse con voce calda e sensuale, «ricordate: prevenire è meglio che… scontare un’altra pena. Anche se,» fece una pausa, muovendo lentamente le labbra, «so bene che certe pene vi piacciono… parecchio.»
Un brivido corse nella sala. Fischi, applausi, battute oscene che rimbombarono tra le mura.
Carla li guardò un’ultima volta, sorridendo come una regina che sa di avere conquistato la sua corte. Poi uscì a testa alta, lasciando dietro di sé un’aria carica di eccitazione e un gruppo di uomini che, quella notte, avrebbero avuto parecchio da… immaginare.
1
2
voti
voti
valutazione
5.8
5.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'impiegata modello e la pipi impellenteracconto sucessivo
La direttrice del carcere lezione pratica 2
Commenti dei lettori al racconto erotico