I gialli e le ombre

di
genere
etero

Il caldo del pomeriggio era rimasto incastrato tra i muri spessi della biblioteca comunale.
Fuori, il paese sembrava dormire.
Dentro, solo il fruscio lento dei condizionatori e l’odore di carta ingiallita.

Andrea aprì la porta laterale in punta di piedi, come se temesse di svegliare qualcuno.
Era lì per cercare un romanzo giallo che aveva letto da ragazzo, ma che non ricordava né il titolo né l’autore.
Solo la copertina: gialla e nera.
E il brivido che gli aveva lasciato dentro.

La sezione dei gialli era in fondo, al primo piano, dietro un corridoio stretto con pareti tappezzate di enciclopedie.
Una zona poco frequentata d’estate, quando la gente preferiva spiagge o ventilatori.

Entrò nella stanza con scaffali alti fino al soffitto e una sola finestra spalancata.
La luce del pomeriggio filtrava attraverso le veneziane, tagliando il pavimento in strisce dorate.
Profumo di carta, polvere sottile e... qualcosa di più leggero. Più vivo.

Fu lì che la vide.

Una donna era in piedi su una scaletta di legno, intenta a sistemare alcuni volumi nella parte alta dello scaffale.
Indossava una camicetta bianca, leggera, svolazzante.
Il tessuto era talmente sottile da lasciar intravedere i contorni della pelle sotto, i piccoli segni che solo chi è attento sa notare: l’incavo tra le scapole, la curva della schiena, e sotto la trasparenza... qualcosa che non era previsto si vedesse.

Andrea si fermò.

Non parlò.

Era come se fosse entrato in una scena rubata.

Lei non lo aveva ancora notato, o forse sì.
Il movimento delle mani era lento, quasi coreografico.
Le dita sfioravano i dorsi dei libri, spingendoli in linea.
Poi si fermarono su uno.
Lo sfilarono.
E mentre lo osservava, inclinò la testa da un lato.
Un piccolo gesto, ma che scoprì il collo, tirando la stoffa della camicetta lungo la schiena.

Andrea si avvicinò.
Ancora in silenzio.
Il pavimento scricchiolò appena.

Lei si voltò.

Aveva un viso dai tratti morbidi, occhi grandi, castani, con quella brillantezza particolare di chi ama perdersi nelle pagine.
Un sorriso appena accennato.
«Cercavi qualcosa di… intrigante?»
La voce era bassa, morbida.
Forse una domanda normale.
O forse no.

Andrea si schiarì la voce.
«Un giallo che non ricordo. Ma mi ricordo come mi ha fatto sentire.»

Lei scese dalla scaletta con una leggerezza quasi felina.
La camicetta ondeggiava con il movimento, e con essa i contorni invisibili che solo la luce calda sapeva svelare.
Si avvicinò allo scaffale di sinistra, passò un dito lungo una fila.

«Qui ci sono quelli più psicologici.
Quelli che ti entrano dentro senza sparare un colpo.»

Andrea seguì il dito.
Ma guardava la sua mano, più che i titoli.
Le unghie corte, curate. Il polso sottile.
Il profumo che portava con sé — non da profumeria, ma da corpo vicino.
Forse dalla pelle ancora calda, o da qualche angolo della camicetta dove si era fermato il sole.

Lei si voltò di nuovo.
Lo guardò, poi sorrise appena.
«Hai tempo?»
«Per un buon libro, sempre.»

Fece un passo indietro.
Indicò una sedia bassa, di legno, vicino alla finestra.
«Allora siediti.
Forse ho qualcosa per te.»

Andrea si sedette.
Lei si inginocchiò davanti allo scaffale basso.
E in quel gesto, la camicetta si sollevò dietro, svelando ancora un tratto di pelle, dove si intravedeva la fine della schiena e l’inizio di un segreto.
Il nylon sottile della calza — se c’era — sembrava appena visibile.
O forse era solo la sua immaginazione.

Scelse un libro.

Glielo porse.

Andrea lo prese, ma le dita si sfiorarono.
Solo un istante.
Ma abbastanza da far passare qualcosa. Calore. Tensione. Presagio.

Lei si alzò.
Non disse altro.
Si voltò, tornando verso la scaletta.
La luce continuava a disegnare strisce dorate, tagliando il suo corpo in fasci di chiaroscuro.
Andrea aprì il libro.
Dentro, un piccolo biglietto.

Scritto a mano, con inchiostro blu.

> “I romanzi non sempre finiscono.
A volte tornano.
Come certi lettori.”

– L.



Andrea sorrise.

E capì che sarebbe tornato.

Non solo per il libro.
Ma per tutti quei dettagli che i gialli veri non scrivono.
Ma lasciano intuire.
di
scritto il
2025-09-10
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