La Rosa... Linda

di
genere
sentimentali

Il sole di luglio scaldava la piccola via del centro. L’aria era ferma, densa di profumi e polvere, e solo entrando nella fioreria sembrava di respirare un sollievo nuovo: il fresco dell’acqua vaporizzata, il verde umido delle foglie, il colore dei petali che parevano accendersi di luce propria.

Marco, il fioraio, stava sistemando un mazzo di gigli bianchi quando sentì il campanellino sopra la porta tintinnare. Non ebbe nemmeno bisogno di alzare lo sguardo: già conosceva quel passo leggero, quel ritmo sicuro. Linda entrava sempre allo stesso modo, con un vestito estivo che lasciava indovinare le linee del corpo e un sorriso che pareva farsi largo prima ancora che lei aprisse bocca.

«Buongiorno, Marco. Fa un caldo tremendo fuori…» disse, passandosi una mano tra i capelli sciolti, già leggermente umidi di sudore.
Lui sorrise, asciugandosi le mani con un panno. «Qui dentro almeno si respira. E poi con i fiori… sembra quasi un altro mondo.»

Linda camminò tra i vasi di ortensie, sfiorandone i petali con una lentezza che non era casuale. Lo sapeva bene: ogni volta che lo faceva, Marco non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. C’era in lei un modo di muoversi che lo disarmava, come se ogni gesto fosse una promessa.

«Mi prepari qualcosa di diverso dal solito? Oggi non voglio rose… voglio un mazzo che faccia colpo.»
Le loro mani si sfiorarono quando lei gli porse il portafoglio. Bastò quel contatto per accendere una scintilla. Marco la trattenne appena, più del necessario, come se il calore della sua pelle fosse diventato improvvisamente indispensabile.

Gli occhi di Linda si fermarono sui suoi. «Sai che non ho fretta oggi?» mormorò.
Fu in quel momento che il rumore della strada sembrò sparire. Restarono solo il profumo intenso del gelsomino e il battito accelerato dei loro cuori.

Marco posò il mazzo incompiuto sul banco. «Allora resta un po’.»

Linda si avvicinò, così vicina che lui poteva sentire il respiro caldo sulle labbra. Il tempo di un attimo sospeso, poi fu inevitabile: le loro bocche si trovarono, prima con esitazione, poi con una forza crescente. Un bacio lungo, profondo, che cancellava la distanza tenuta fino a quel giorno.

Le mani di lei si persero tra i suoi capelli, quelle di lui scivolarono lungo le braccia nude, sfiorandole la pelle calda e profumata di estate. Ogni contatto diventava più audace, ogni gesto un passo in più verso ciò che non avevano mai osato.

Dietro la tenda che separava il retrobottega, la luce era più soffusa, i profumi più intensi. Marco la guidò lì, senza parole, e lei lo seguì con lo sguardo ardente di chi non intendeva fermarsi. Gli abiti scivolarono via come petali troppo maturi che non resistono più al ramo.

Ci furono sospiri, mani intrecciate, il calore del legno sotto la pelle e il profumo dei fiori tutt’intorno. La passione li travolse, senza bisogno di spiegazioni, senza spazio per esitazioni. Non c’era più fioraio e cliente, ma soltanto un uomo e una donna che si erano cercati a lungo e che finalmente si concedevano, completamente.

Quando tutto tacque, il silenzio fu dolce come un tramonto d’estate. Linda, con i capelli spettinati e le labbra ancora arrossate, raccolse un petalo caduto sul pavimento e sorrise. «E adesso dimmi, Marco… come pensi di spiegarmi questo mazzo speciale?»

Lui rise, stringendola a sé. «Credo che certe cose non abbiano bisogno di spiegazioni.»

Fuori, il sole continuava a bruciare la via, ma dentro la fioreria l’estate aveva appena trovato la sua forma più intensa.
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2025-09-23
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