Colazione con Sguardo
di
JM
genere
feticismo
Era una di quelle mattine calme, in cui il mondo si muove con lentezza. Il bar profumava di brioche calde, caffè appena macinato e parole di passaggio. La gente entrava e usciva con la testa ancora mezza dentro i sogni.
Paolo era seduto in fondo al locale, vicino alla vetrata, intento a sorseggiare un espresso ristretto. Il telefono tra le mani, scorreva distrattamente qualche notizia, forse un messaggio. Niente di urgente. Un altro giorno uguale agli altri.
Finché non entrò lei.
La vide con la coda dell’occhio prima ancora di alzare lo sguardo. Un'ombra viola che si muoveva con calma tra i tavoli, diretta al bancone. Sollevò la testa. E il tempo fece un piccolo passo indietro.
Era minuta, ma con una presenza netta. Pelle bianchissima, quasi lunare. Capelli neri, sciolti sulle spalle come seta liquida. Gli occhi scuri, profondi, sicuri. Indossava un vestito viola, semplice ma elegante, che accompagnava il suo corpo senza forzarlo. Niente tacchi. Ai piedi, un paio di sneaker bianche pulite, che le davano un’aria disinvolta, quasi provocatoria in mezzo a tutta quella femminilità silenziosa.
Si fermò al bancone e ordinò con voce bassa. Paolo non sentì cosa. La guardava. O meglio: cercava di non farsi notare mentre lo faceva.
Poi accadde.
Come se avesse avvertito lo sguardo di lui sulla nuca, lei si voltò lentamente. Lo guardò. Dritto negli occhi. Non un’occhiata, non una svista. Era uno sguardo pieno. Lungo. Consapevole.
Lui avrebbe potuto distogliere, ma non lo fece. Lei non sorrise, ma rimase qualche secondo a fissarlo. Poi, con naturalezza, si piegò verso il piede sinistro, come per sistemare la calza. Una sneaker si sfilò.
Rimase in punta, scalza. Il piede bianco, curato, poggiato con leggerezza sul pavimento. Un dettaglio che in quel contesto avrebbe potuto passare inosservato. Ma non a Paolo.
Sentì un calore improvviso salire lungo la schiena. Non era solo attrazione. Era qualcosa di più sottile. Di più pericoloso. Un invito senza parole, ma diretto come un colpo al petto.
Quando lei si rialzò, gli occhi erano ancora lì, su di lui. Non aveva più bisogno di parlare. Il messaggio era già partito.
E Paolo smise di guardare il telefono.
*Continua*
Paolo era seduto in fondo al locale, vicino alla vetrata, intento a sorseggiare un espresso ristretto. Il telefono tra le mani, scorreva distrattamente qualche notizia, forse un messaggio. Niente di urgente. Un altro giorno uguale agli altri.
Finché non entrò lei.
La vide con la coda dell’occhio prima ancora di alzare lo sguardo. Un'ombra viola che si muoveva con calma tra i tavoli, diretta al bancone. Sollevò la testa. E il tempo fece un piccolo passo indietro.
Era minuta, ma con una presenza netta. Pelle bianchissima, quasi lunare. Capelli neri, sciolti sulle spalle come seta liquida. Gli occhi scuri, profondi, sicuri. Indossava un vestito viola, semplice ma elegante, che accompagnava il suo corpo senza forzarlo. Niente tacchi. Ai piedi, un paio di sneaker bianche pulite, che le davano un’aria disinvolta, quasi provocatoria in mezzo a tutta quella femminilità silenziosa.
Si fermò al bancone e ordinò con voce bassa. Paolo non sentì cosa. La guardava. O meglio: cercava di non farsi notare mentre lo faceva.
Poi accadde.
Come se avesse avvertito lo sguardo di lui sulla nuca, lei si voltò lentamente. Lo guardò. Dritto negli occhi. Non un’occhiata, non una svista. Era uno sguardo pieno. Lungo. Consapevole.
Lui avrebbe potuto distogliere, ma non lo fece. Lei non sorrise, ma rimase qualche secondo a fissarlo. Poi, con naturalezza, si piegò verso il piede sinistro, come per sistemare la calza. Una sneaker si sfilò.
Rimase in punta, scalza. Il piede bianco, curato, poggiato con leggerezza sul pavimento. Un dettaglio che in quel contesto avrebbe potuto passare inosservato. Ma non a Paolo.
Sentì un calore improvviso salire lungo la schiena. Non era solo attrazione. Era qualcosa di più sottile. Di più pericoloso. Un invito senza parole, ma diretto come un colpo al petto.
Quando lei si rialzò, gli occhi erano ancora lì, su di lui. Non aveva più bisogno di parlare. Il messaggio era già partito.
E Paolo smise di guardare il telefono.
*Continua*
1
voti
voti
valutazione
6
6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
Colazione con Sguardo - 2
Commenti dei lettori al racconto erotico