Mia cugina: Parte 30

di
genere
incesti

Verso le dieci sono al bar con gli amici. Oggi c'è poca gente. Persino la musica sembra non aver voglia di suonare per quanto sia basso il volume. Sono già alla terza bottiglia di birra. Non sono in vena di ubriacarmi, ma sto bevendo senza motivo. I miei amici parlano tra di loro. Stanno organizzando una partitella di calcetto.
Cominciano a discutere sul giorno e l’ora in cui giocare e contro chi. Io evito di dire la mia. So già che perderemo contro chiunque. Accade sempre così. Si gasano troppo e poi subiscono una valanga di gol. Alla fine si incazzano tra loro. Se provo a dire che sapevo già come sarebbe finita, mi additano come pessimista. È inutile dire che sono realista.
Poso la bottiglia vuota sul tavolo e scorgo Ilaria dirigersi verso di noi. Saluta gli altri, ma non me. La ignoro, mi alzo e vado al bancone a ordinare da bere. Mi volto. Ilaria si è seduta al mio posto. Sono rimasto in piedi.
Li raggiungo. — Io devo andare. Ho un appuntamento.
— Con chi? — chiede un mio amico, le guance e il naso rossi per l’alcol. — Con la tipa di ieri, eh? Quando c'è la presenti? Ha delle amiche?
Saluto con una mano e lascio il bar.
Non ho nessun appuntamento. Ma andarmene senza motivo sarebbe stato brutto. Barcollo un po' lungo il marciapiede diretto alla mia macchina. Me ne starò un po' seduto lì a pensare a tutto e niente. Guidare è fuori questione. Non adesso, almeno.
Raggiungo l’auto, appoggio una mano sul tettuccio e frugo nella tasca dei pantaloni per prendere le chiavi.
— Possiamo parlare? — domanda Ilaria alle mie spalle.
Mi giro un po' brillo e la guardo per un attimo. Non sono sorpreso di vederla. Mi rigiro, apro la portiera ed entro in macchina.
Lei fa il giro del veicolo e si siede accanto a me. — Voglio solo chiarire.
— Non c'è nulla da chiarire.
— È solo sesso.
Non rispondo.
Mi guarda. — Non lo amo.
Chiudo gli occhi e poso la testa sul poggiatesta del sedile. Non parlo.
Mi stringe un braccio. — Mi stai ascoltando?
— Ho capito. Adesso vattene.
Rafforza la presa sul braccio. — Io amo te. Non lui. È stato solo… Voglio dire, è successo. Ero arrabbiata con te e lui… Insomma, la prima volta è successo che... Cioè, l’ho incontrato per caso e ci siamo messi a parlare. Poi una cosa tira l'altra e…
Apro gli occhi e la fisso. — Fai quello che vuoi. A me non importa.
I suoi occhi si restringono irati. — Perché ti stai comportando come se non te ne fregasse niente?
— È così. Non me ne frega niente.
Ilaria non risponde subito. Molla la presa dal mio braccio. — Fammi capire una cosa... Tu puoi scoparti tua cugina e quella ragazzina, ma io non posso farlo?
— Non mi pare di averti detto questo.
— È implicito nella tua reazione.
— Non lo è. Sei tu che ci vedi qualcosa che non c'è.
— Non prendermi in giro! — dice incazzata.
Chiudo di nuovo gli occhi, la testa sul poggiatesta. — Se non hai altro da dire, lasciami da solo.
— Ti piacerebbe.
— Non abbiamo niente da dirci, quindi vattene.
Non risponde.
Restiamo in silenzio per un pezzo. Sento il suo respiro e la sua acqua di colonia. Anche il balsamo alle ciliegie. L’abitacolo ne è pregno. Ho una voglia matta di scoparmela, ma d'altra parte non voglio. Non è da me. Forse si è davvero rotto qualcosa. Eppure non ne avrei motivi. Alla fine non è l'unica che mi scopo. Non dovrei essere geloso o altro. E sinceramente non so più se si tratti davvero di questo.
— Non ti ho tradito — dice Ilaria. — Non stavamo insieme. Siamo durati meno di un battito di ciglia. E se vogliamo dirla tutta, sei tu che mi hai tradito con tua cugina.
— È così.
— È tutto quello che ha da dire?
— Sai già il resto.
Mi afferra per un braccio e mi costringe a guardarla negli occhi. Il suo sguardo è freddo, minaccioso. — Tu mi hai mai veramente amata?
— Secondo te?
— Rispondi!
Abbasso gli occhi sulla sua mano stretta attorno al mio braccio, la tolgo. — Sì.
Mi riafferra il braccio come se avesse paura che possa fuggire. — Non ti credo! Tu non mi hai mai amata. Mi hai presa solo in giro, ecco cosa. Pensavi a scoparti tua cugina e l'altra pazza mentre mi riempivi la testa di cazzate. E ora ti sei mostrato per ciò che sei… Uno stronzo!
— Ok.
I suoi occhi si infiammo. — “Ok?” Solo “ok?”
— Che vuoi che ti dica?
— Qualsiasi altra cosa, invece di “ok!”
— Farebbe la differenza?
Serra le dita sul mio braccio con forza, lo sguardo assassino. Mi tira uno schiaffo in faccia e comincia a martellarmi di ceffoni. — Sei un pezzo di merda!
Afferro i suoi polsi per fermarla. — Oh, smettila.
— Pezzo di merda! Io ti amo e tu mi tratti come una puttana!
Volano altri ceffoni vicino al mio viso.
— Non ti ho mai trattato così! Che cazzo stai dicendo?
— Volevi solo scoparmi! Solo questo! Per te ero solo una scopata! Una delle tante!
La spingo debolmente via da me e scendo dalla macchina. Mi gira un po' la testa. Ho ancora l'acool in circolo.
Ilaria scende, fa il giro dell’auto e mi raggiunge. Alza la mano per colpirmi, ma mi abbraccia. Mi stringe così forte che butto l’aria dai polmoni. Metto le mani sulle sue braccia nel caso mi prendesse di nuovo a ceffoni, ma non lo fa. Si limita a stringermi per un paio di minuti, la testa sul mio petto.
— Non lo amo — dice lei, la voce graffiata.
Non rispondo.
— Cercavo un modo per allontanarmi da te.
Due ragazze passano lungo il marciapiede mentre ci guardano.
Ilaria solleva lo sguardo su di me, gli occhi lucidi. — Sei arrabbiato con me, non è vero?
Sospiro. — Vuoi sapere la verità?
Annuisce un po' titubante.
— Non provo niente.
Gli occhi di Ilaria si incupiscono. Abbassa lo sguardo sconcertata, ma lo rialza quasi subito. — Non provi niente? In che senso!?
— Quando ti ho vista su di lui che… — Distolgo lo sguardo al ricordo. — Quando ti ho vista, mi sono… incazzato. Ero deluso e incazzato. E anche geloso. Poi… — Sospiro. — Non lo so… È sparito tutto. Tutto ciò che provavo è cominciato scemare. Ti guardavo mentre facevi l'amore con lui e… Non lo so.. Non mi è più importato.
Ilaria mi guarda sconvolta per un momento. — Hai detto che saresti stato disposto a condividermi con un altro uomo se…
— No, non è questo. L’idea che tu facessi l’amore con un altro non mi piaceva per niente. Voglio dire, ti ho detto il contrario. E lo pensavo. Ma mi sono solo illuso. Quando ti ho vista con lui, io… ero geloso. Ma subito dopo… — Mi zittisco. — Dopo è sparito tutto. Ora non mi importa più.
Ilaria poggia la testa sul mio petto e mi stringe. — Non mi ami più. Vuoi dire questo?
— Non lo so.
Un lungo silenzio.
La città sembra essersi mutata per ascoltarci. Le strade sono deserte. L'aria è pesante. Il cielo una tela nera senza stelle. Ci siamo solo io e Ilaria.
Lei allenta l’abbraccio e mi guarda, gli occhi arrossati. — Ora... andrai da tua cugina?
— No.
Si acciglia. Non si aspettava questa risposta. — Anche lei… — Si interrompe e abbasso lo sguardo. — Sono andata da lei. Abbiamo parlato. Le ho detto che tu mi hai vista con… — Solleva gli occhi. — Mi ha detto che tu ami tanto, che dovremmo stare insieme. E poi…
— Posso farti una domanda?
Mi guarda turbata per un attimo. — Sì…
— Provi ancora qualcosa per il tuo ex?
Un breve silenzio.
Ilaria distoglie lo sguardo. — No.
Altro silenzio. Più pesante, più lungo.
Le passo accanto e salgo in macchina. Lei non si volta. Rimane ferma con le spalle rivolte verso di me. Metto in moto e mi allontano, la sagoma di Ilaria che si rimpicciolisce nello specchietto retrovisore esterno.

Mezz’ora dopo mi dirigo a piedi verso il mio condominio, ma mi fermo a metà strada. La mia ex assistente è seduta sugli scalini. Ci risiamo. Mi toccherà cambiare appartamento, ma sarebbe inutile. Mi troverà lo stesso.
Si guarda intorno, intercetta il mio sguardo e si alza con un sorriso. Mi viene incontro. — Hai fatto tardi. È da due ore che ti aspetto.
— Che ci fai qui? Che vuoi?
Aggrotta le sopracciglia arrabbiata. — Volevo vederti.
— Smetterai mai di perseguitarmi?
— No. Mai.
Sbuffo, la supero e varco il portone. Lei mi segue in silenzio alle spalle. Salgo le scale ed entro nel mio appartamento.
La mia ex assistente si butta sul divano con un grosso sorriso felice. — Ah, quanto mi è mancato questo posto. Ma c'è un po' puzza di aria viziata.
La ignoro e vado a sedermi al balcone. Lei mi raggiunge e si siede sulla sdraia accanto a me.
Restiamo in silenzio per una decina di minuti. Sorprendente. È raro che stia zitta per più di dieci secondi. Ha infranto un nuovo record.
— Sai, ho litigato con mia madre — dice lei.
Non rispondo.
— Non capisce che io ti amo, che faccio sul serio.
La guardo di sottecchi. — Dovresti ascoltarla, invece.
Mi lancia un’occchiata. — Non sai nemmeno di cosa stai parlando.
— Beh, facile. Non vuole uno come me a fianco a sua figlia.
— Visto? Non lo sai.
Sposto annoiato lo sguardo verso il cielo. Non rispondo.
— Lei non vuole che mi fidanzi con nessuno. Pensa che sia troppo presto, che dovrei dare priorità alla carriera.
— Ha ragione. Hai diciotto anni. C'è ancora tempo per quello.
— E se volessi entrambe le cose?
— È un po' difficile — dico. — Tua madre è una donna molto importante. Vuole che tu segua le sue orme. Magari che la superi.
Incrocia le braccia sui seni. — Tu non sai proprio niente di mia madre. Non la conosci affatto.
— Ma non è questo che vuole da te?
Non risponde.
Restiamo in silenzio per un paio di minuti. Finalmente. Non ho molto voglia di parlare, né di cacciarla. Forse mi sto abituando alla sua presenza. Alla fine non è male. È solo immatura. Ed è proprio questo che mi infastidisce.
No, no, che cazzo sto pensando. Non devo abituarmi a tutto questo. Ho già troppi casini. Aggiungerne un altro non aiuterebbe di certo.
— Comunque… — dice la mia ex assistente. — Ti va di fare l’amore?
— No.
— Sono qui per questo.
La guardo. — Solo per questo?
Il suo sguardo si fa deciso. — Te l’ho detto. Con te voglio solo fare l’amore. Non m’interessa altro.
Annuso l’aria con fare spiritoso. — Senti puzza di… trappola. Sì, decisamente una trappola.
Rotea gli occhi in aria con uno sbuffo seccato. — Certo che nei fai di storie. Sei l’unico che si lamenta in questo modo. L’unico uomo che rifiuta di andare a letto con una come me.
In effetti ha ragione. La mia ex assistente è molto bella. Molto di più di Ilaria e mia cugina. Ma non eccita come loro. Con lei il sesso è strano. Mi piace, ma è strano.
— Allora? — mi domanda imbronciata. — Non vuoi farlo?
— No.
Si alza, si mette a cavalcioni su di me e fa per baciarmi.
Scanso la testa, il mio pene ingrossato che preme contro la sua vagina dietro i pantaloni. — Alzati o romperai la sdraia.
Mi fissa malissimo e mi blocca il mento, i suoi occhi nei miei. — Ora tu farai l’amore con me.
— Non sai accettare i rifiuti, eh?
— Da te no.
— Quindi ho ragione. Non è solo una scopata?
Sbuffa irritata. — Giuro che quando fai così ti vorrei ammazza… — Smorza un grido di esasperazione. — Cosa ti costa fare l'amore con me?
— Niente. È solo che non mi va.
— Se fosse vero, non insisterei. Ma so che non lo è.
Sorrido. — Ora sai anche leggere nella mente?
Mi tira una schiaffetto sul petto. — Sono seria.
— Anch’io.
— Non lo sei. Non lo sei mai.
— Questo lo pensi tu.
Prova a baciarmi di nuovo, ma volto la testa. Lei me la prende, mi stampa un bacio sulle labbra e mi fissa. Nei suoi occhi leggo uno strana espressione. So già cosa sta per dirmi e non va bene.
— Io no — dico.
Mi osserva interdetta. — Io no cosa?
— Lo sai.
— No che non lo so.
— Fino a un minuto fa mi leggevi nella mente e ora…
Mi bacia e infila la lingua.
Sposto il viso di lato, il mio uccello è talmente eccitato che sta per scoppiare. Devo resistere o finirò per scoparmela. — Basta così.
Mi fissa intensamente negli occhi, le mani posate sulla mia testa. — Ti amo.
Ecco, lo sapevo. Sapevo che stava per dirmi questo poco fa. E la cosa mi sta eccitando ancora di più. Non rispondo.
La mia ex assistente mi bacia il collo. — Lo so che non mi ami. Volevi dire questo prima con “Io no.” Ma non mi importa. A me va bene così. — Mi guarda negli occhi. — Fai l'amore con me. Solo questo.
Scuoto la testa e la faccio alzare da sopra di me. — Torniamo sempre allo stesso punto. Anzi, tu torni sempre allo stesso punto. Vieni qua, mi chiedi di fare l’amore con me e poi dai di matto…
Mi spinge sul sdraio e torna di nuovo su di me, lo sguardo infuriato. — Mi stai facendo incazzare! Voglio solo che mi scopi. Scopami e basta!
La guardo turbato, il pene duro come marmo.
Mi sbottona in tutta fretta i pantaloni, me li abbassa insieme alle mutande e si infila il mio pene in bocca. Comincia a leccarlo piano mentre mi guarda negli occhi.
Gemo dal piacere, una mano posata tra i suoi capelli. Lei inizia a succhiarlo. La saliva le schiocca in gola, il mio glande urta più volte contro le sue tonsille. Poi si alza, si stende sull’altra sdraia e mi guarda con le labbra arrossate. So già cosa vuole. Non servono parole.
Mi alzo con il pene turgido, le abbasso pantaloni e mutandine e comincio a leccargliela. Affonda le dita nei miei capelli e preme il mio viso sulla sua vagina. Le lecco le grandi labbra mentre con le dita le accarezzo il clitoride. Lo massaggio in senso orario. Lei ansima, si contorce dal piacere. Sposto la lingua sul clitoride. Rivoli d'acqua le scivolano lungo la vagina. Si irrigidisce e comincia a tremare per l'orgasmo, gli occhi tirati all’indietro.
Mi fa alzare mentre si alza anche lei, mi prende per mano e mi conduce verso la camera da letto. Le osservo il sedere. Piccolo e sodo. Le gambe lunghe, le spalle esili. La vorrei spezzare in due sessualmente.
Mi fa stendere sul letto, si mette sopra di me e si infila mio pene nella sua vagina. Geme e abbassa il busto su di me. Mi bacia con la lingua. Stringo il sedere con una mano mentre con l’altra le cingo le spalle. Sbatto i miei fianchi contro il suo inguine. Prima piano, poi più forte. Mi alterno.
Le tette della mia ex assistente premono contro il mio petto. Lei mi bacia il viso, la mascella, il collo. — Più forte…
La giro di spalle sul letto e comincio a sbattermela di brutto mentre la bacio. Le sue braccia si stringono attorno alle mie spalle, le sue gambe si chiudono sui miei fianchi. Si irrigidisce mentre mi fissa negli occhi con un sorriso soddisfatto e arrapato. Si è irrigidita così tanto che mi sembra di scopare un pezzo di ghiaccio.
Le vengo dentro e mi accascio accanto a lei.
La mia ex assistente poggia la testa e una mano sul mio petto. Fa per dire qualcosa, ma le tappo la bocca con una mano. Solleva lo sguardo su di me e fa dei versi. Metto un dito davanti al naso per dirle di non parlare. Lei serra gli occhi con fare torvo e abbassa lo sguardo.
Contempliamo il silenzio per una decina di minuti. Ogni tanto un veicolo sfreccia in strada. Il chiacchiericcio di alcuni passanti. Diversi schiamazzi lontani.
La mia ex assistente si toglie la mia mano dalla bocca. — Ora basta.
Metto la mano sul suo seno, glielo palpeggio.
— Che fai?
— Non ti piace?
Mi guarda strana. — Non me le hai mai toccate, prima d’ora. Non così.
Sorrido. — Ora sì.
Posa la mano sulla mia, mi prende l’altra e se la mette sulla vagina. Comincia a sfregarsela. Il mio dito medio affonda dentro mentre massaggio il suo clitoride con il palmo della mano. Inizia ad ansimare, a contorcersi per il piacere. Faccio scivolare dentro anche il dito anulare e aumento leggermente l’intensità per un po'.
La mia ex assistente si contorce ancora di più, si irrigidisce e viene. La mia mano si bagna di un liquido appiccicoso.
Lei alza gli occhi e mi bacia. — Che ti è preso?
— Dovrei dirlo a te.
— Hai iniziato tu. Mi hai toccata.
— Beh…
Mi guarda con un sorriso malizioso. Non parla.
— Che c'è? — domando.
Si abbassa sul mio pene e si mette a leccare i miei genitali bagnati del suo liquido.
— Ma che fai? — chiedo.
Continua a leccare mentre mi fa una sega. Poi lecca lungo l’asta del mio pene e se lo mette in bocca. Lo succhia piano mentre la sua lingua si muove attorno al mio glande come se stesse gustando un gelato.
Le vengo in bocca. Poca cosa.
La mia ex assistente continua a succhiare per un paio di secondi. Ingoia, si alza e va in bagno.
Resto immobile sul letto bagnato del nostro sudore, gli occhi fissi al soffitto dove arriva un lembo di luce di un lampione. I miei pensieri si sono azzerati. Forse è così che dovrai vivere. Scopate occasionali. Niente relazioni durature. Niente sbattimenti. Solo sesso.
Lancio un'occhiata verso la porta aperta del bagno. La mia ex assistente si sta sciacquando la bocca al lavandino. Magari dovrei fare come dice. Scoparmela finché ne avrà voglia. Prima o poi si stancherà di me. Non può durare per sempre. Niente dura per sempre.
C'è sempre una data di scadenza. Anche per i sentimenti.
scritto il
2025-07-19
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