Pubblico e privato. 3

di
genere
dominazione

La rivelazione


Accadde durante uno di quei pomeriggi operativi alla ASPI. Si parlava dell’organizzazione di un evento pubblico, la solita routine. Ma Nicola non ascoltava più nulla. Osservava solo lei. Sandra. Sempre composta, precisa, autorevole. Ma per lui ormai era anche qualcos’altro. Un corpo che conosceva da dentro. Anche senza averlo mai toccato.
La raggiunse vicino al tavolo a riunione conclusa. Lei era piegata in avanti, e la camicetta si tendeva sul seno. Bastò quello per fargli vibrare le mani. Il suo tono fu neutro, ma non innocente.
— Preferisci che ti chiami Sue?
Sandra si voltò piano. Lo fissò, perplessa.
— Cosa stai dicendo?
— Mi chiedevo… se fuori da qui ti piace essere chiamata in un altro modo. Sue, per esempio.
Nicola, l’aveva in pugno e non intendeva mollare la presa. Lei non parlò. Si irrigidì appena, un attimo soltanto. Ma fu la conferma definitiva per lui.
Il suo sguardo tradiva sbalordimento, forse timore. Una domanda muta ma bruciante.
— Mi ha davvero riconosciuta?
Nicola continuò.
— Una maschera, sì. Ma la voce… quella voce è una firma, le esse morbide, la cadenza romagnola, quella nota bassa quando godi.
Il suo sguardo era fisso.
— E poi… la cicatrice sulla clavicola. Quella che si vede quando ti slacci il reggiseno. O quando sei in ginocchio e ti sbattono da dietro. Sandra lo guardò dritto negli occhi. Non negò. Non arretrò.
Solo un fremito. Poi riprese il controllo. Ma la sua voce, quando parlò, era un filo caldo e umido.
— Profumi, dialetti, cicatrici. Sei uno che osserva. O uno che si eccita?
— Le due cose non si escludono — disse lui. — A volte basta un odore. Quello della figa vera, Quella che suda, si apre, si bagna.
Lei rise. A bassa voce. Una risata che voleva celare imbarazzo.
— È questo che hai visto, Nicola? Gli odori in video?
— Ho visto una donna che si godeva ogni cazzo come se fosse l’ultimo. Una bocca che succhiava come se avesse sete da anni. E ho pensato: cazzo, questa non recita. Questa si apre davvero. Sandra si leccò le labbra. Il cuore martellava, le mutandine ormai inzuppate. Il passato non si era solo rivelato: le pulsava tra le cosce.
— Ti piace giocare sporco, eh?
Nicola si avvicinò ancora, fino a sentirle il respiro.
— A me piace guardare una donna mentre gode. E tu, Sandra… godevi da dea. Lo si vedeva da come ti aprivi, da come urlavi.
Sorrise.
— Quella scena in cui te lo sbattono in bocca mentre ti inculano… mi è rimasta nel cervello. E nelle palle.
Lei lo fissava. Le gambe rischiavano di non sostenerla.
Non era più la presidente.
Era la troia del video.
E lui, il testimone sporco e lucido del suo segreto più profondo.
— Sai cosa ho pensato, guardandoti venire con quel cazzo in gola? — sussurrò.
— Cosa? — disse lei, la voce tremante.
— Che prima o poi… voglio fartelo io. Davanti a uno specchio. E voglio vederti ingoiare tutto. Mentre ti tieni aperta con due dita e ti tocchi il clitoride come una cagna in calore.
Lei chiuse gli occhi. Un brivido le attraversò la schiena.
Era bagnata. Di un umido vischioso, profondo, come non le succedeva da anni. E in quel preciso istante capì una cosa: era fottuta.
E non ancora nel modo giusto.

scritto il
2025-07-18
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