Schiavo per amore. Quattordicesimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
L’avevo sognato per anni, l’avevo immaginato da sempre e finalmente l’avevo avuto. Fare sesso con Diana era stato stupendo, addirittura superiore ad ogni più rosea immaginazione. Lei si era poi sdraiata sul mio letto, nella camera dove ci eravamo poi trascinati, presi dall’impeto e dalla passione, e non potevo fare a meno di guardarla, di osservare le sue curve, la sua pelle vellutata e le sue braccia toniche che nascondevano i suoi muscoli d’acciaio che però erano appena visibili in quel momento di completa rilassatezza. Si, era straordinariamente bella, ma limitare quello che io sentivo in quel momento alla sola bellezza, era alquanto riduttivo considerando che, con molta probabilità, i miei occhi mi rimandavano un’immagine che nemmeno corrispondeva alla verità, ingigantendo a dismisura la sua bellezza. Sospirai ma non riuscii a fare un respiro completo per il nervosismo che si stava impadronendo di me. Ero completamente spossato, prosciugato da ogni energia vitale. Non era stato semplice sesso. Almeno non per me. Era stato amore e desiderio che avevano raggiunto la sublimazione, l’assoluto. Ma adesso? Cosa sarebbe successo da quel momento in poi? Era quello il motivo del mio nervosismo. Diana aveva mantenuto la sua promessa, sia pure solo dopo la mia completa sottomissione nei suoi confronti, ma non mi bastava. Non poteva bastarmi una sola notte d’amore. Io ero perso di lei, ne avevo bisogno come dell’aria che respiravo, e farci l’amore mi aveva ancor più reso suo schiavo. Ora sapevo che non avrei più potuto fare a meno di lei. Già. Io non potevo fare a meno di Diana, ma lei? Si era tolta la soddisfazione di vedermi ai suoi piedi e mi avrebbe scaricato come un abito vecchio? Avevo paura ad aprire un discorso del genere ma dovevo saperlo, dovevo capire se nel suo futuro ci fosse un posticino per me. Le presi la mano e glie la baciai. L’ennesimo atto di sottomissione.
“Ti amo. Ti amo più della mia vita” le dissi.
Sorrise. “Lo so”
“Tutto qui?” domandai deluso. D’altronde, cosa mi aspettavo? Che mi dicesse che anche lei mi amava? Povero illuso
“Tutto qui. Ora vai a prendermi una sigaretta e poi parliamo”
Chinai la testa, come al solito. “Si”
Si alzò di scatto dal letto afferrandomi la testa con il suo braccio. “Non devi rispondermi , ma . Quando ti rivolgi a me devi farlo in questo modo. Hai accettato le mie condizioni e adesso le rispetti, altrimenti tutta la comprensione che finora ho avuto nei tuoi riguardi la butto nel cesso e ti riempio di botte, proprio come faccio con Alberto”
Sentivo il suo braccio che mi cingeva il collo. Istintivamente, provai con le mie mani a togliere quella spira che mi stava facendo mancare il fiato, ma non riuscii a fare nulla se non a farla scoppiare a ridere “Ma davvero pensi di poterti liberare? Credo che tu sia più stupido di quello che pensavo, allora”
“Ti prego” biascicai, preso com’ero dal terrore e dall’impossibilità di emettere dei suoni sensati. Quello non era più uno dei giochi che facevamo in passato, e la paura che Diana potesse farsi prendere la mano dal potere che aveva era molto sensibile. Furono attimi di vero panico per me ma per fortuna poi mi lasciò. Respirai profondamente, con le lacrime agli occhi.
“Allora? Come ti devi rivolgere nei miei confronti?” fece, per nulla intenerita da quello che avevo appena trascorso.
“In modo sottomesso, padrona” riuscii finalmente a dire.
“Benissimo. Lo vedi che non è così difficile? Ora va, ti ho dato un ordine”
“Subito, padrona” dissi ormai definitivamente vinto e soggiogato. Tornai dopo pochi secondi e le consegnai le sigarette e l’accendino ma lei rifiutò.
“Accendimela. Sono la tua padrona e certe mansioni appartengono a te”
“Si, padrona” ripetei come un automa. La mia volontà era completamente annullata. Le accesi la sigaretta e stavolta mi accarezzò.
“Povero il mio Paolino. Ti sconvolge tanto questa situazione?” mi domandò emettendo una nuvola di fumo.
“E’ assurdo. Non riesco a capacitarmi” risposi.
“Eppure è normale. Prova a rifletterci, Paolo. Tu sei follemente innamorato di me e questo gia’ mi basterebbe per essere dominante nei tuoi confronti. Ma, soprattutto, mi desideri. Tra me e te non conta il fatto che io sia più forte di te, ma conta il fatto che tu non puoi fare a meno di me. Non è così?”
“Si, lo sai che è così. Ma allora perche’ usi la tua forza anche con me?” le chiesi per comprendere ciò che la motivava.
“Oh, beh, perché mi piace. Mi piace quando vedo che tu e Alberto ve la fate sotto dalla paura nei miei confronti, e perché credo che nel rapporto che avremo in futuro, sempre che tu mi obbedisca ciecamente, sia necessario importi le cose anche con la forza. E quindi, se tu ti comporterai da maschietto sottomesso nei miei confronti, se avrai l’accortezza di soddisfare tutte le mie richieste e i miei piccoli capricci, te la caverai con poco. Basterà che tu chini la testa di fronte a me in ogni occasione, altrimenti io ti ci costringerò con la forza. E tu accetterai, naturalmente. Accetterai perché contro di me non puoi fare nulla, ma soprattutto accetterai perché l’altra opzione è non rivedermi più. E tu non vuoi che questo accada. Giusto Paolo?”
“Si, padrona. E’ tutto giusto” Negare sarebbe stato da idioti.
“Benissimo. A questo punto posso dirti che sono veramente contenta che tu abbia accettato di diventare il mio schiavo”
“Io vorrei essere il tuo uomo”
“Hai detto bene, tesoro. . Ma non è possibile. Non più ormai. Non credo che potrei mai tornare ad essere una donna normale e ad avere un rapporto normale”
“Normale?” sogghignai incoscientemente “Tu non sei mai stata una donna normale. Hai sempre preteso che tutti facessero quello che volevi”
“Già. E’ bello, no? Almeno per me lo è. E anche per migliaia di uomini, a quanto ho potuto constatare”
“Ma io non faccio parte di quella schiera di uomini”
“Non me ne importa niente. Tu sarai mio schiavo perché è così che voglio io e perché per te questo è l’unico modo per avermi anche in seguito,” Non risposi. Avevo ancora le lacrime agli occhi per la paura provata prima ma con quest’ulteriore umiliazione non ce la feci a resistere e alcune lacrime fecero capolino sulle mie guance. Diana spense la sigaretta e si avvicinò a me. Eravamo ancora completamente nudi e le bastò un bacio, un semplice bacio, per riaccendere il mio desiderio pur dopo le due ore di sesso che avevamo alle spalle. Ma, soprattutto, per farmi dimenticare quella situazione paradossale, l’umiliazione subita e tutto il resto. Diana mi stava baciando e non contava nient’altro. Smise di baciarmi e sorrise vedendo la mia ennesima erezione “Lo vedi? In fondo questo è anche quello che vuoi tu. Dovrai solo abituarti”
“E cosa diremo ad Alberto?”
Scoppiò di nuovo a ridere
“ Alberto? Lui prima di parlare deve chiedere il mio permesso, figuriamoci se può obiettare. Non nasconderemo nulla. Quando avrò voglia di fare sesso con te, lo faremo e basta. Forse anche davanti a lui. Potrebbe essere eccitante”
La guardai incredulo. Ormai nulla sembrava poterla fermare, in preda ad una vera frenesia di potere ma feci finta di nulla. “A proposito di Alberto. Ma dov’e’ adesso?” le chiesi. Solo allora notavo la sua assenza.
“L’ho rinchiuso nello sgabuzzino. Non gli darò l’onore di dormire con me e, da oggi in poi, credo che dovrà abituarcisi perché sarà la sua camera da letto ogni qualvolta ne avro voglia”
“Oh, mio Dio”
“Non ti intenerire troppo. Sono sicura che troverà il modo di eccitarsi anche per questo. In fondo, lo sto facendo felice. Lui voleva una padrona e io lo sono diventata, e sono sicura che il fatto che non sia un gioco per lui deve essere incredibilmente eccitante. E, comunque, non m’importa più niente delle sue sensazioni. Non lo caccio via perché altrimenti perderei tutto quello che ho ottenuto. E anche perché averlo come schiavo mi eccita. Quanto a lui... Non ci pensa nemmeno ad andarsene. Ci scommetto tutto quello che ho. E’ follemente innamorato di me e adesso che ho capito quello che vuole, so che non potrà assolutamente rinunciare a me. E se lo facesse... Peggio per lui. Dovrebbe prendere la valigia e andarsene perché questa ormai e’ casa mia. Ma adesso basta parlare di lui. Ho voglia di dormire. Debbo riposare almeno otto ore per essere poi domani fresca come una rosa. Tu dormi qui vicino a me. Contento?”
“Si, padrona. Immensamente” risposi sinceramente. Quante volte avevo sognato di dormire con lei dopo aver fatto sesso insieme?
“Certo che sei contento. Domani mattina non svegliarmi quando andrai al lavoro, altrimenti...” Chiuse il pugno a mo’ di minaccia e quel gesto bastò a terrorizzarmi. L’ultima cosa che avrei voluto era farla arrabbiare veramente.
“Starò attento, padrona. Ma i domestici? Cosa diranno?”
“Ma che mi frega di Maria e di Josè. Loro non devono pensare ma devono pulire la casa, cucinare e fare le azioni che competono loro. Se anche mi vedessero addormentata sul tuo letto si faranno i fatti loro. E’ pure troppo che evito di sottomettere te e Alberto davanti a loro” Si rigirò su un fianco e io mi alzai per spegnere la luce. Ritornai sul letto e le baciai la spalla.
“Buonanotte, amore mio. Buonanotte, padrona”
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“Ti amo. Ti amo più della mia vita” le dissi.
Sorrise. “Lo so”
“Tutto qui?” domandai deluso. D’altronde, cosa mi aspettavo? Che mi dicesse che anche lei mi amava? Povero illuso
“Tutto qui. Ora vai a prendermi una sigaretta e poi parliamo”
Chinai la testa, come al solito. “Si”
Si alzò di scatto dal letto afferrandomi la testa con il suo braccio. “Non devi rispondermi , ma . Quando ti rivolgi a me devi farlo in questo modo. Hai accettato le mie condizioni e adesso le rispetti, altrimenti tutta la comprensione che finora ho avuto nei tuoi riguardi la butto nel cesso e ti riempio di botte, proprio come faccio con Alberto”
Sentivo il suo braccio che mi cingeva il collo. Istintivamente, provai con le mie mani a togliere quella spira che mi stava facendo mancare il fiato, ma non riuscii a fare nulla se non a farla scoppiare a ridere “Ma davvero pensi di poterti liberare? Credo che tu sia più stupido di quello che pensavo, allora”
“Ti prego” biascicai, preso com’ero dal terrore e dall’impossibilità di emettere dei suoni sensati. Quello non era più uno dei giochi che facevamo in passato, e la paura che Diana potesse farsi prendere la mano dal potere che aveva era molto sensibile. Furono attimi di vero panico per me ma per fortuna poi mi lasciò. Respirai profondamente, con le lacrime agli occhi.
“Allora? Come ti devi rivolgere nei miei confronti?” fece, per nulla intenerita da quello che avevo appena trascorso.
“In modo sottomesso, padrona” riuscii finalmente a dire.
“Benissimo. Lo vedi che non è così difficile? Ora va, ti ho dato un ordine”
“Subito, padrona” dissi ormai definitivamente vinto e soggiogato. Tornai dopo pochi secondi e le consegnai le sigarette e l’accendino ma lei rifiutò.
“Accendimela. Sono la tua padrona e certe mansioni appartengono a te”
“Si, padrona” ripetei come un automa. La mia volontà era completamente annullata. Le accesi la sigaretta e stavolta mi accarezzò.
“Povero il mio Paolino. Ti sconvolge tanto questa situazione?” mi domandò emettendo una nuvola di fumo.
“E’ assurdo. Non riesco a capacitarmi” risposi.
“Eppure è normale. Prova a rifletterci, Paolo. Tu sei follemente innamorato di me e questo gia’ mi basterebbe per essere dominante nei tuoi confronti. Ma, soprattutto, mi desideri. Tra me e te non conta il fatto che io sia più forte di te, ma conta il fatto che tu non puoi fare a meno di me. Non è così?”
“Si, lo sai che è così. Ma allora perche’ usi la tua forza anche con me?” le chiesi per comprendere ciò che la motivava.
“Oh, beh, perché mi piace. Mi piace quando vedo che tu e Alberto ve la fate sotto dalla paura nei miei confronti, e perché credo che nel rapporto che avremo in futuro, sempre che tu mi obbedisca ciecamente, sia necessario importi le cose anche con la forza. E quindi, se tu ti comporterai da maschietto sottomesso nei miei confronti, se avrai l’accortezza di soddisfare tutte le mie richieste e i miei piccoli capricci, te la caverai con poco. Basterà che tu chini la testa di fronte a me in ogni occasione, altrimenti io ti ci costringerò con la forza. E tu accetterai, naturalmente. Accetterai perché contro di me non puoi fare nulla, ma soprattutto accetterai perché l’altra opzione è non rivedermi più. E tu non vuoi che questo accada. Giusto Paolo?”
“Si, padrona. E’ tutto giusto” Negare sarebbe stato da idioti.
“Benissimo. A questo punto posso dirti che sono veramente contenta che tu abbia accettato di diventare il mio schiavo”
“Io vorrei essere il tuo uomo”
“Hai detto bene, tesoro. . Ma non è possibile. Non più ormai. Non credo che potrei mai tornare ad essere una donna normale e ad avere un rapporto normale”
“Normale?” sogghignai incoscientemente “Tu non sei mai stata una donna normale. Hai sempre preteso che tutti facessero quello che volevi”
“Già. E’ bello, no? Almeno per me lo è. E anche per migliaia di uomini, a quanto ho potuto constatare”
“Ma io non faccio parte di quella schiera di uomini”
“Non me ne importa niente. Tu sarai mio schiavo perché è così che voglio io e perché per te questo è l’unico modo per avermi anche in seguito,” Non risposi. Avevo ancora le lacrime agli occhi per la paura provata prima ma con quest’ulteriore umiliazione non ce la feci a resistere e alcune lacrime fecero capolino sulle mie guance. Diana spense la sigaretta e si avvicinò a me. Eravamo ancora completamente nudi e le bastò un bacio, un semplice bacio, per riaccendere il mio desiderio pur dopo le due ore di sesso che avevamo alle spalle. Ma, soprattutto, per farmi dimenticare quella situazione paradossale, l’umiliazione subita e tutto il resto. Diana mi stava baciando e non contava nient’altro. Smise di baciarmi e sorrise vedendo la mia ennesima erezione “Lo vedi? In fondo questo è anche quello che vuoi tu. Dovrai solo abituarti”
“E cosa diremo ad Alberto?”
Scoppiò di nuovo a ridere
“ Alberto? Lui prima di parlare deve chiedere il mio permesso, figuriamoci se può obiettare. Non nasconderemo nulla. Quando avrò voglia di fare sesso con te, lo faremo e basta. Forse anche davanti a lui. Potrebbe essere eccitante”
La guardai incredulo. Ormai nulla sembrava poterla fermare, in preda ad una vera frenesia di potere ma feci finta di nulla. “A proposito di Alberto. Ma dov’e’ adesso?” le chiesi. Solo allora notavo la sua assenza.
“L’ho rinchiuso nello sgabuzzino. Non gli darò l’onore di dormire con me e, da oggi in poi, credo che dovrà abituarcisi perché sarà la sua camera da letto ogni qualvolta ne avro voglia”
“Oh, mio Dio”
“Non ti intenerire troppo. Sono sicura che troverà il modo di eccitarsi anche per questo. In fondo, lo sto facendo felice. Lui voleva una padrona e io lo sono diventata, e sono sicura che il fatto che non sia un gioco per lui deve essere incredibilmente eccitante. E, comunque, non m’importa più niente delle sue sensazioni. Non lo caccio via perché altrimenti perderei tutto quello che ho ottenuto. E anche perché averlo come schiavo mi eccita. Quanto a lui... Non ci pensa nemmeno ad andarsene. Ci scommetto tutto quello che ho. E’ follemente innamorato di me e adesso che ho capito quello che vuole, so che non potrà assolutamente rinunciare a me. E se lo facesse... Peggio per lui. Dovrebbe prendere la valigia e andarsene perché questa ormai e’ casa mia. Ma adesso basta parlare di lui. Ho voglia di dormire. Debbo riposare almeno otto ore per essere poi domani fresca come una rosa. Tu dormi qui vicino a me. Contento?”
“Si, padrona. Immensamente” risposi sinceramente. Quante volte avevo sognato di dormire con lei dopo aver fatto sesso insieme?
“Certo che sei contento. Domani mattina non svegliarmi quando andrai al lavoro, altrimenti...” Chiuse il pugno a mo’ di minaccia e quel gesto bastò a terrorizzarmi. L’ultima cosa che avrei voluto era farla arrabbiare veramente.
“Starò attento, padrona. Ma i domestici? Cosa diranno?”
“Ma che mi frega di Maria e di Josè. Loro non devono pensare ma devono pulire la casa, cucinare e fare le azioni che competono loro. Se anche mi vedessero addormentata sul tuo letto si faranno i fatti loro. E’ pure troppo che evito di sottomettere te e Alberto davanti a loro” Si rigirò su un fianco e io mi alzai per spegnere la luce. Ritornai sul letto e le baciai la spalla.
“Buonanotte, amore mio. Buonanotte, padrona”
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