Sorelle K 2
di
AngelicaBellaWriter
genere
incesti
Il club si chiama “Chambre Noire”, e non ha insegne. Solo un portone in ottone lucido sorvegliato da due uomini muscolosi e muti.
All’interno: un mondo sommerso, dove le maschere non nascondono niente, ma liberano tutto.
Katia entra per prima, fasciata in un body in latex nero che le apre il culo come una ferita di lusso. Indossa un mantello lungo fino ai talloni e un collare borchiato con una targhetta d’oro: «KRUGER».
Kassandra la segue, seno nudo, capezzoli cerchiati da piercing con pendenti a forma di croce rovesciata. Ha una frusta a tracolla, un sorriso da santa impazzita.
I corpi si muovono lenti nella penombra: donne che succhiano cazzi inginocchiate, uomini bendati a cui si piscia in bocca, coppie che si scopano in piedi contro gli specchi. E poi c’è la dark room, dove regna il silenzio umido dei gemiti trattenuti. Qui tutto si tocca ma niente si vede.
Entrano.
Dentro, solo respiri. Pelle. Slap. Fruscii. L’odore è denso come sperma rappreso su lenzuola nere.
Katia si ferma di colpo.
Un sussurro taglia l’aria: «Apri bene la bocca, puttanella».
Voce profonda. Calma. Arrogante. Precisa.
Il sangue le si gela.
Kassandra si irrigidisce accanto a lei. Si guardano. Non serve dirlo. È lui.
Il padre. Corrado Kruger.
— Non può essere — mormora Katia, ma le gambe le tremano.
— È lui — sibila Kassandra. La sua eccitazione cresce, si contorce, la frega. Ha la figa fradicia e il cuore in gola.
Un bagliore rosso taglia la tenebra per un istante: dietro una parete di vetro oscurato, un uomo in giacca, cravatta slacciata, e maschera veneziana nera, è in piedi. Davanti a lui, una ragazza con un collare identico a quello di Katia si inginocchia. Le sta infilando due dita in gola.
E ride. La risata è inconfondibile.
Una risata che loro conoscono da quando erano bambine.
Katia si morde il labbro fino a sanguinare.
— Questo figlio di puttana…
— Lo roviniamo — sussurra Kassandra, — lo uccidiamo. Ma dopo. Prima… lasciami guardare.
Si avvicinano al vetro. La stanza si fa più buia. La ragazza geme. Il padre sputa.
Katia infila due dita tra le cosce e si masturba, furiosa. Il volto teso, lo sguardo fisso su quell’uomo che da piccolo le accarezzava la testa dicendo: «Tu sei la mia principessa».
Kassandra si lecca le labbra. Ha voglia di entrare.
— Domani, quando si sveglierà nella sua villa con vista sul Duomo, troverà una mail. Con questo video.
Katia annuisce.
— E il mondo scoprirà che il re della giustizia si fa le puttane nei club degli incubi.
Poi, piano, come due gatte nell’ombra, escono dalla dark room. Nessuno le vede. Nessuno le riconosce. Ma loro hanno visto tutto.
E adesso Milano dovrà pagare.
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