Webcam 2

di
genere
dominazione

Quando ha bussato alla porta, non gli ho nemmeno detto “entra”.
L’ho lasciata socchiusa e mi sono inginocchiata, nuda, con le cosce larghe e la bocca aperta. Il culo all’indietro, le dita nel buco.
Avevo il cuore in gola, la figa umida, il culo dilatato da un’ora di dita e lubrificante.
E quando Marco è entrato, si è fermato un attimo.
«Brava troia», ha detto. «Così ti voglio.»

Aveva lo sguardo sporco. Gli brillava la pupilla come se avesse trovato un animale da addestrare. E io ero lì per farmi addestrare. Ero lì per farmi distruggere.
«Apri la bocca, vacca», ha sibilato.
E mi ha pisciato in faccia.

Non me lo aspettavo. Non subito. Ma non ho fatto un fiato. Ho tenuto la lingua fuori, ho accolto ogni goccia. Sentivo il calore sul volto, sulle tette, sulla lingua. Era il suo marchio. La sua firma su una porca come me.

«Non sei una donna, sei una cosa. La mia cosa. Il mio buco. Il mio bidone.»
Mi è salita un’ondata di orgasmo solo a sentirlo parlare così.
Mi ha preso per i capelli, mi ha tirata su, e mi ha schiaffeggiato le tette, forte, una, due, tre volte, finché non hanno cominciato a bruciare.

Poi mi ha buttata sul letto.
A faccia in giù.
Mi ha sputato sul culo e ha cominciato a premere senza preavviso.
Avevo il buco già allargato, ma non ero pronta per quanto era grosso.
«Ti sfondo, troia. Te lo spingo dentro finché non mi supplichi di fermarmi.»
«Non voglio che ti fermi», ho ringhiato.

Ha cominciato a scoparmi il culo come un pazzo. Mi teneva per la nuca, mi spingeva il viso sul materasso, mentre le sue palle sbattevano contro la mia figa gonfia.
«Sei nata per farti inculare, Giorgia. Una vacca in calore. Guarda come ti sbavo dentro il culo.»
Sbatteva, entrava, usciva, sputava, mi graffiava la schiena, mi morsicava il collo.

E io godevo.

Godevo da far schifo.
Mi veniva da piangere da quanto ero piena.
Sentivo le sue dita sulla fica, il pollice sul clito, il cazzo nel culo, e io urlavo come un animale.
«Mi sto squagliando, mi sto sciogliendo, mi viene da morire, da quanto godo!»
E lui:
«Zitta, scrofa, non sei qui per parlare. Sei qui per farti svuotare.»

Quando è venuto, non si è nemmeno tolto. Mi ha sborrato dentro il culo, tenendomi schiacciata. Lo sentivo tremare. Lo sentivo godere.
Poi si è alzato, si è fatto una sigaretta e mi ha detto:
«Riposa. Tra venti minuti ti voglio legata alla sedia. Nuda. Con il culo spalancato. E la webcam accesa. I miei amici stanno arrivando.»
scritto il
2025-06-15
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