Webcam

L’ho conosciuto in chat mentre mi toccavo.
Non stavo nemmeno cercando qualcuno. Mi ero solo messa davanti allo schermo con la fica bagnata e la voglia di farmi umiliare da uno stronzo sconosciuto. E lui è arrivato. Si chiamava Marco. La prima cosa che mi ha scritto?
«Hai voglia di fare la troia per me?»
E io, col dito già tra le labbra della figa:
«Sì. Umiliami.»

Accesa la webcam, non avevo addosso nemmeno le mutande. Le tette enormi libere, pesanti, quei capezzoli che mi si drizzano appena sento odore di cazzo.
«Guardami mentre mi scopo le dita», gli dico.
E lui zitto, ma si vede che si sta segando. Vedo la mano andare, il cazzo che cresce, e la sua voce roca che mi sputa addosso parole come:
«Sei una vacca arrapata. Una troia da chiavare senza pietà. Allargati di più quella fica pelosa, fammi vedere il buco di merda.»

Mi si è stretto lo stomaco. Non la paura, no. Era godimento. Mi piace così. Mi piace essere trattata da oggetto, da porca, da puttana da scorticare.
Ho girato la webcam sul culo e ho iniziato a leccarmi un dito per poi ficcarmelo lentamente nel buco.
«Ti piace?», gli chiedo.
«Ficcatelo fino al fondo, troia. Fatti male. Voglio vederti tutta sporca, voglio immaginare il mio cazzo che ti sfonda il culo mentre ti tengo per i capelli.»

Mi ha fatto venire.
Solo con la voce.
Solo con quelle frasi luride e violente.
Venivo mentre mi insultava, mentre mi chiamava zoccola, bocchinara, schiava da inculare. E io urlavo:
«Sì, sono tua! Fammi tua! Trattami da puttana!»
Avevo le cosce bagnate, la webcam che si appannava dal vapore del mio corpo, e il suo cazzo che tremava sullo schermo. È venuto, e ha urlato anche lui.

Poi mi ha scritto:
“Domani vengo a farti mia. Prepara il culo.”