Mio figlio ora è il mio padrone e mi condivide

di
genere
incesti

Mio figlio ora è il mio padrone e ha deciso di condividermi. Mi porta in un casolare, mi spoglia. Una porta chiusa davanti a me.

Mi fanno entrare a occhi bendati.
Il collare al collo, la pelle nuda che sfrega contro il cuoio, le gambe che tremano mentre avanzo a quattro zampe sul pavimento freddo.
Sento le loro voci. Non li conosco.
Sono almeno quattro. Forse cinque. Forse di più. Ridono. Si sussurrano parole oscene. Si preparano.

Il mio padrone parla con voce calma, ma fiera.
«Guardatela. La mia vacca. Grossa, calda, sempre bagnata. Stasera è vostra. Senza limiti.»

Un applauso.
Poi le mani su di me.
Mi tolgono la benda. La stanza è illuminata appena, ma li vedo: tutti vestiti di scuro, in piedi intorno a me, coi cazzi già fuori, duri, tesi, pulsanti.

Mi sollevano di peso e mi mettono al centro, su un divano largo, le gambe aperte, il culo sollevato. Un uomo mi succhia i capezzoli, li morde, ci gioca con forza.
Un altro si inginocchia tra le mie cosce e inizia a leccare. Mi scava la figa con la lingua.
Mi umiliano con le parole, con i gesti. Mi girano come vogliono. Uno in bocca. Uno nel culo. Uno che si masturba sulle mie tette enormi.
Mi riempiono. Ovunque.

Mi spingono al limite. Mi chiamano vacca, porca, grassa troia.
Io annuisco. Gemo. Mi offro.
Non so più da dove arriva il piacere. So solo che ne voglio ancora.

Uno mi tiene le mani. Un altro mi sputa sul viso.
Uno mi si infila in gola mentre un altro mi viene dentro. Mi riempiono di liquidi, di parole, di schiaffi, di tutto.
Mi inzuppano. Mi segnano.
Sento la pelle bruciare di morsi e l’anima liquefarsi nel godimento.

Quando il mio padrone mi raggiunge, sono già devastata. Ma lo voglio ancora.
Mi si siede sopra, prende il mio viso fra le mani.
«Guardami. Sei perfetta. Sei mia. E loro l’hanno capito.»

Mi bacia mentre altri due mi eiaculano sulla schiena.
Poi mi accarezza la pancia.
«Adesso dormi, troia mia. Domani ci saranno altri ospiti.»

Io chiudo gli occhi, mentre sento la sborra colare tra le cosce, sul ventre, tra le tette.
E sorrido.
Perché non sono mai stata così completa.
scritto il
2025-06-14
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