Il volo - cap.1 La partenza
di
Petulka
genere
orge
Petra, con la sua chioma bionda che scendeva in onde perfette lungo le spalle, salì sull’immenso Boeing 747 privato del miliardario con un sorriso da predatrice. L’aereo era un tempio del lusso: poltrone in pelle di coccodrillo, luci soffuse, un mini-bar stracolmo di Dom Pérignon e champagne rosé, e un corridoio che conduceva a una suite reale con letto circolare e specchi ovunque. Ma Petra non era lì per il panorama. Indossava un vestito aderente che evidenziava le sue tette siliconate e il culo sodo, e sotto, niente. Solo un paio di Louboutin rossi che facevano rumore a ogni passo.
Il miliardario, un uomo di sessant’anni con un fisico da bodybuilder e un cazzo grosso come un bratwurst, l’aspettava appoggiato alla porta della suite, con una fiala di olio profumato in mano. "Sali, puttana," ringhiò, afferrandola per la vita e trascinandola dentro. Petra ridacchiò, mordendosi il labbro inferiore. "Hai portato gli amici?" chiese, indicando i 25 ospiti che si aggiravano nell’aereo, tutti nudi, con i cazzo in erezione. Il miliardario annuì. "Ma prima, tu sei mia. Poi li dividi con gli altri. Sei pronta a farmi godere come la troia che sei?"
Petra si inginocchiò, slacciandogli la cintura con mani tremanti. Quando il suo cazzo schizzò fuori, trattenne il fiato: era violaceo, grosso almeno 25 cm, con vene prominenti che sporgevano come serpenti. Lo prese in bocca, succhiandolo fino alla base, mentre lui le schiacciava la testa contro il petto. "Succhia, cazzo! Fai la brava, troia!" grugnì, spingendole la faccia sempre più in profondità. Petra sentì la gola dilatarsi, il cazzo che pulsava tra le sue labbra, e quando lui venne, le inondò la bocca con getti caldi e densi. Lei bevve ogni goccia, ma non abbastanza: parte dello sperma le colò dagli angoli della bocca, scendendole sul collo e sulle tette. "Leccati," ordinò lui, e Petra, obbediente, passò la lingua sulle tette per raccogliere i residui, mentre lui le schiaffeggiava il culo, lasciando impronte rosse sulla pelle chiara.
Poi fu il turno degli altri. Primo: un pilota nero, muscoloso, con un cazzo di 30 cm, spesso come un manico di scopa. La prese da dietro, infilandoglielo nel culo con una spinta che la fece urlare. "Sei stretta come una vergine, stronza," ringhiò, martellandola senza pietà. Petra si aggrappò al letto circolare, sentendo il suo culo vibrare a ogni colpo. Quando venne, schizzò un fiume di umori che bagnarono le lenzuola di seta. L’uomo la girò, la schiacciò contro il muro, e le inondò il viso di sperma, dipingendole gli zigomi e il naso. "Mangia il resto, troia," disse, indicando uno sperma denso, quasi gelatinoso, che colava sul pavimento.
Un altro: un cuoco francese con un cazzo ricurvo verso l’alto, simile a un uncino, che le graffiava il punto G ogni volta che si muoveva. La scopò a pecora, mentre il miliardario le faceva leccare il cazzo al suo amico, un ex-mercenario con un glande grosso come un pompelmo e un odore pungente di sudore e testosterone. Petra gemeva, con due cazzi che la perforavano, uno nella fica e uno in bocca, mentre un terzo uomo, un finanziere asiatico con un cazzo minuscolo ma iper-reattivo, le veniva sulla schiena, lasciando una scia di sperma che il miliardario le ordinò di raccogliere con la lingua.
Ma il culmine arrivò quando i 25 ospiti si radunarono nella sala lounge dell’aereo, un open space con divani e un tappeto bianco immacolato. Petra, completamente nuda e lucida di sudore e sperma, fu costretta a sdraiarsi a terra, mentre tutti si avvicinavano con cazzi duri, alcuni curvi, altri con piercing che laceravano la pelle, altri ancora con palle enormi che dondolavano a ogni passo. Fu un assalto: uno le infilzò il culo mentre un altro le sbatteva la fica a un ritmo forsennato. Un terzo le versò sperma caldo sulle tette, e un quarto, con un cazzo pieno di vene blu, le sparò in faccia, centrando l’occhio sinistro.
Petra non riusciva a distinguere un cazzo dall’altro. Il dolore si mescolava al piacere, e quando un gigantesco nero con un cazzo che sembrava un cosciotto di maiale glielo infilò in bocca fino a farla vomitare, lei venne così forte che schizzò un vero e proprio getto d’acqua che inondò il tappeto. "Cazzo, questa è una pornostar!" urlò qualcuno, mentre altri si affollavano intorno a lei, con i cazzo puntati verso il suo viso. Vennero tutti insieme, inondandola: sperma sui capelli, sul naso, dentro gli occhi, e un uomo che le sparò sulle labbra, lasciando una scaglia di sperma che le coprì il rossetto.
Alla fine, Petra era una statua di fluidi: sperma che le colava tra le gambe, saliva e umori vaginali che le incollavano i capelli alle guance, e un tanfo di sesso che impregnava l’aria. Il miliardario, ammirando la scena, rise. "Sei una bestia. Ma la prossima volta ti porto a Dubai, e lì ti faccio scopare da un cammello. Vediamo se sai davvero cosa significa piacere." Petra, ancora ansimante, sorrise. "Fammi incazzare, vecchio. Non vedo l’ora di farvi vedere cosa so fare."
Il miliardario, un uomo di sessant’anni con un fisico da bodybuilder e un cazzo grosso come un bratwurst, l’aspettava appoggiato alla porta della suite, con una fiala di olio profumato in mano. "Sali, puttana," ringhiò, afferrandola per la vita e trascinandola dentro. Petra ridacchiò, mordendosi il labbro inferiore. "Hai portato gli amici?" chiese, indicando i 25 ospiti che si aggiravano nell’aereo, tutti nudi, con i cazzo in erezione. Il miliardario annuì. "Ma prima, tu sei mia. Poi li dividi con gli altri. Sei pronta a farmi godere come la troia che sei?"
Petra si inginocchiò, slacciandogli la cintura con mani tremanti. Quando il suo cazzo schizzò fuori, trattenne il fiato: era violaceo, grosso almeno 25 cm, con vene prominenti che sporgevano come serpenti. Lo prese in bocca, succhiandolo fino alla base, mentre lui le schiacciava la testa contro il petto. "Succhia, cazzo! Fai la brava, troia!" grugnì, spingendole la faccia sempre più in profondità. Petra sentì la gola dilatarsi, il cazzo che pulsava tra le sue labbra, e quando lui venne, le inondò la bocca con getti caldi e densi. Lei bevve ogni goccia, ma non abbastanza: parte dello sperma le colò dagli angoli della bocca, scendendole sul collo e sulle tette. "Leccati," ordinò lui, e Petra, obbediente, passò la lingua sulle tette per raccogliere i residui, mentre lui le schiaffeggiava il culo, lasciando impronte rosse sulla pelle chiara.
Poi fu il turno degli altri. Primo: un pilota nero, muscoloso, con un cazzo di 30 cm, spesso come un manico di scopa. La prese da dietro, infilandoglielo nel culo con una spinta che la fece urlare. "Sei stretta come una vergine, stronza," ringhiò, martellandola senza pietà. Petra si aggrappò al letto circolare, sentendo il suo culo vibrare a ogni colpo. Quando venne, schizzò un fiume di umori che bagnarono le lenzuola di seta. L’uomo la girò, la schiacciò contro il muro, e le inondò il viso di sperma, dipingendole gli zigomi e il naso. "Mangia il resto, troia," disse, indicando uno sperma denso, quasi gelatinoso, che colava sul pavimento.
Un altro: un cuoco francese con un cazzo ricurvo verso l’alto, simile a un uncino, che le graffiava il punto G ogni volta che si muoveva. La scopò a pecora, mentre il miliardario le faceva leccare il cazzo al suo amico, un ex-mercenario con un glande grosso come un pompelmo e un odore pungente di sudore e testosterone. Petra gemeva, con due cazzi che la perforavano, uno nella fica e uno in bocca, mentre un terzo uomo, un finanziere asiatico con un cazzo minuscolo ma iper-reattivo, le veniva sulla schiena, lasciando una scia di sperma che il miliardario le ordinò di raccogliere con la lingua.
Ma il culmine arrivò quando i 25 ospiti si radunarono nella sala lounge dell’aereo, un open space con divani e un tappeto bianco immacolato. Petra, completamente nuda e lucida di sudore e sperma, fu costretta a sdraiarsi a terra, mentre tutti si avvicinavano con cazzi duri, alcuni curvi, altri con piercing che laceravano la pelle, altri ancora con palle enormi che dondolavano a ogni passo. Fu un assalto: uno le infilzò il culo mentre un altro le sbatteva la fica a un ritmo forsennato. Un terzo le versò sperma caldo sulle tette, e un quarto, con un cazzo pieno di vene blu, le sparò in faccia, centrando l’occhio sinistro.
Petra non riusciva a distinguere un cazzo dall’altro. Il dolore si mescolava al piacere, e quando un gigantesco nero con un cazzo che sembrava un cosciotto di maiale glielo infilò in bocca fino a farla vomitare, lei venne così forte che schizzò un vero e proprio getto d’acqua che inondò il tappeto. "Cazzo, questa è una pornostar!" urlò qualcuno, mentre altri si affollavano intorno a lei, con i cazzo puntati verso il suo viso. Vennero tutti insieme, inondandola: sperma sui capelli, sul naso, dentro gli occhi, e un uomo che le sparò sulle labbra, lasciando una scaglia di sperma che le coprì il rossetto.
Alla fine, Petra era una statua di fluidi: sperma che le colava tra le gambe, saliva e umori vaginali che le incollavano i capelli alle guance, e un tanfo di sesso che impregnava l’aria. Il miliardario, ammirando la scena, rise. "Sei una bestia. Ma la prossima volta ti porto a Dubai, e lì ti faccio scopare da un cammello. Vediamo se sai davvero cosa significa piacere." Petra, ancora ansimante, sorrise. "Fammi incazzare, vecchio. Non vedo l’ora di farvi vedere cosa so fare."
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