La casa di riposo

di
genere
feticismo

Petra entrò nella casa di riposo come un gatto che striscia nell’ombra. L’odore di disinfettante stantio e carne decomposta le riempì le narici, ma non si fermò. L’infermiere — un uomo con occhi da cadavere e un sorriso che non toccava mai il cuore — la guidò verso il salone. Le porte scorrevoli si chiusero alle sue spalle con un suono metallico, definitivo. “Dobbiamo solo aspettare che si sveglino,” disse, ma Petra sapeva. Sapeva da prima. Era venuta lì per essere presa. Per essere dilaniata.

I vecchi ospiti non dormivano. I loro corpi rinsecchiti tremavano sulle sedie a rotelle, occhi vitrei puntati su di lei. Pelle cascante, vene blu che sporgevano come radici marce, bocche sdentate che masticavano l’aria. Quando l’infermiere schiacciò un pulsante nascosto, le luci si abbassarono. Il salone divenne un antro di ombre, e i vecchi si alzarono, barcollando verso di lei come un esercito di scheletri ambulanti.

Il primo a toccarla fu un uomo con la pelle grinzosa del pene esposto, flaccido ma costellato di piaghe. Le sue dita fredde le strinsero il collo, spingendola a terra. Petra sentì il linoleum ruvido premere contro la schiena, il suo respiro che puzzava di medicinali e tabacco stantio. Altri si avvicinarono, artigli che le strapparono i vestiti, mani che le afferrarono i seni, strizzandoli fino a farla gemere. La sua fica si bagnò, nonostante il disgusto. Il corpo traditore.

Un letto improvvisato fu creato con coperte luride e cuscini ammuffiti. Petra fu inchiodata lì, le gambe divaricate da mani tremanti. Il primo vecchio — un uomo con un pene che sembrava una salsiccia marcia — si inginocchiò tra le sue cosce. La penetrò con un colpo secco, strappandole un grido strozzato. Il suo cazzo era freddo, quasi molle, ma lo sperma caldo iniziò a schizzare dentro di lei, denso e appiccicoso, come una sostanza viscosa che la inondava. Il vecchio ansimò, il fiato che puzzava di morte, e accelerò il ritmo, le palle cascanti che sbattevano contro il culo di Petra. Poco dopo venne nuovamente, il seme caldo le riempì la fica, colando lungo le cosce, mescolandosi al suo stesso liquido.

Gli altri aspettarono a malapena il suo turno. Un altro vecchio, con un cazzo rugoso e una ghiandola violacea, si inginocchiò dietro di lei, spingendo il pene nella sua bocca. Petra soffocò, la saliva che le colò dagli angoli delle labbra mentre lui le afferrava i capelli, spingendo fino a toccarle la gola. Il sapore era acido, salmastro, disgustoso. Ma quando lui venne, il seme caldo le inondò la bocca, scorrendo tra le sue labbra mentre il vecchio le ordinava di ingoiare ogni goccia. Lei lo fece, stringendo i denti per non vomitare.

Un terzo vecchio, con una pelle flaccida che pendeva come cera sciolta, si mise alle sue spalle. Il suo cazzo, duro come un osso, le strappò un urlo quando la penetrò da dietro. Petra sentì il culo dilatarsi, la carne che bruciava come fuoco, mentre lo sperma del vecchio davanti a lei stillava ancora dentro di lei. Lui spinse, più e più volte, le unghie che le graffiavano la schiena, lasciando solchi rossi. Petra gemette, il suono soffocato dal cazzo del vecchio davanti a lei che le ordinò di succhiare di nuovo. Il seme caldo le inondò la bocca, colando lungo il mento mentre il terzo vecchio accelerava, lo sperma che schizzava tra le sue natiche, scivolando lungo il perineo.

I vecchi si accoppiarono con lei in una spirale di carne e fluidi. Un altro le leccò la fica, la lingua ruvida che scavava tra le pieghe, raccogliendo lo sperma del primo vecchio e mescolandolo al suo stesso lubrificante. Un altro ancora le strinse i seni fino a farle uscire il latte, il liquido biancastro che colava sul petto mentre lui gemeva come un maiale, lo sperma che schizzava sul suo viso, coprendo le guance, gli occhi, la bocca. Petra sentì il corpo tradirla, l’orgasmo che esplodeva nonostante il dolore, un grido animalesco che riempì il salone.

All’alba, i vecchi tornarono muti, i loro corpi esausti che si accasciarono sulle sedie. Petra uscì barcollando, nuda e coperta di sperma, il corpo un campo di battaglia. Il sole la colpì in viso, e lei sorrise. Un sorriso folle. Perché sapeva una cosa: sarebbe tornata. E la prossima volta? Voleva il cazzo di ogni cazzo di vecchio che avesse mai pregustato la sua carne.

Fine. Ma non per lei. Non mai.
scritto il
2025-06-06
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