#6 “Prima di cederla”. Confessioni di una rispettabile troia.
di
rotas2sator
genere
dominazione
– Il Vanto di Marco
Marco si era lasciato andare quella sera. L’alcol aveva sciolto ogni freno, e la presenza di Gerardo, con la sua aria di padrone, lo spingeva a esagerare. Ridevano, bevendo whisky torbato in un salotto elegante, mentre fuori la notte si appoggiava sugli edifici della città.
«Te lo giuro,» disse Marco, sbattendo il bicchiere sul tavolo basso di vetro. «Non hai idea di quanto sia... disinvolta, Liliana. Una scopata così non l’hai mai avuta, credimi. Ti stende.»
Gerardo alzò un sopracciglio. I suoi occhi erano piccoli, inquieti, annegati in un volto porcino e quando sorrideva mostrava i denti come un predatore. «Sarebbe la tua donna?» ghignò.
«La mia ... in un certo senso si.» Marco palesò incertezza ma si affrettò a rispondere. «Ma non sono geloso. Non più. Sono intrigato all’idea di regalartela.»
Un silenzio teso seguì. Gerardo si avvicinò, appoggiando una mano pesante sulla spalla di Marco. «Voglio provarla.»
Marco rise. Un riso nervoso e compiaciuto al tempo stesso. «Tu... vuoi Liliana?»
«Sì. Per una notte. Poi sai che non puoi dirmi di no.»
Marco bevve un altro sorso, poi annuì lentamente. Il cuore gli batteva in gola. Una parte di lui si ribellava. Ma un’altra – quella più oscura, più eccitata – ardeva al pensiero.
– L’Annuncio
Liliana si era appena tolta i tacchi, seduta sul bordo del letto. I suoi piedi nudi toccavano il parquet freddo, e i capelli sciolti cadevano sulle spalle, spettinati dopo una lunga giornata. Indossava ancora l’abito nero aderente che aveva scelto per la cena, ma si era già tolta il reggiseno, e i capezzoli si intuivano sotto il tessuto.
Marco la osservava da dietro, appoggiato allo stipite della porta. Un bicchiere in mano, il viso segnato da un’eccitazione trattenuta a stento.
«Devo dirti una cosa.»
Lei si voltò, un sopracciglio leggermente alzato. «Hai quel tono... da confessione.»
Marco sorrise. «Ho parlato di te con un uomo. Un amico... Gerardo.»
Liliana restò in silenzio.
«Gli ho raccontato quello che siamo. Quello che ti piace. Di come ti mostri. Di come ti lasci andare.»
Liliana inclinò la testa, incuriosita. «Hai detto tutto?»
«Tutto. Ma proprio tutto…che ti piace sentirti usata.»
Lei si morse leggermente il labbro. «E lui?»
«Lui... ti vuole.»
Un silenzio improvviso calò nella stanza. Marco la guardava senza muoversi, trattenendo il fiato.
Liliana si alzò lentamente. Il vestito le scivolò lungo i fianchi e cadde ai piedi. Restò nuda, la pelle dorata nella luce soffusa della camera.
Lei fece un passo verso di lui, i seni che si muovevano con grazia, le cosce forti e vellutate.
«Chi è quest’uomo?»
«Un consulente potente, vizioso. È uno che non si ferma davanti a nulla.»
Il telefono trillò. Marco con voce roca e impaziente. Poi attivò il viva voce: «Gerardo, ascolta bene. Ti lascio Liliana per questa notte stessa. Una vera bomba, un culo e una figa che non ti lasceranno mai più andare. Me la sono goduta e ti dico che non è roba per deboli di cuore. Lei è pronta, vogliosa di sporcarsi dentro e fuori.»
Gerardo con tono sardonico: «Bene, Marco, bene. Già ho l’acquolina in bocca. Voglio sentire ogni singolo gemito, voglio umiliarla, farle capire chi comanda stanotte. Quel suo culo sarà il mio regno, e la sua figa... non ti preoccupare, la spezzerò come un gioco.»
Marco: «È insaziabile, ti dico. Ti succhia e si lascia prendere come una puttana. È fragile, ma sotto sotto è un’uragano. Se la tratti con la giusta durezza, ti dà tutto, e anche di più.»
Gerardo (sogghignando): «Perfetto. La voglio strapazzare senza pietà. Ho proprio voglia di un bel troione stagionato come lei, son impaziente di vedere se sarà all’altezza della tua descrizione ».
Liliana era immobile, un brivido le corse lungo la schiena.
Marco (alzando il tono, orgoglioso): «Non temere, lo è.»
Gerardo: «Oh, ti assicuro che stamattina, quando la vedrai, sarà una donna nuova... o forse solo una sporca, felice schiava. Passo a prenderla, ora»
Le parole di Marco e Gerardo rimbombavano nella sua testa, crude, senza filtri, spietate. Sentì il calore salire, un fuoco che la consumava da dentro. Era consapevole di essere vista, posseduta, consegnata come un oggetto da scambiare. Ma dentro quella realtà effimera, fugace, trovava un piacere nuovo, una voglia matta di lasciarsi andare, di scoprire fino a che punto poteva spingersi.
«Troione…» sussurrò soppesando quella parola.
Liliana sentì il gelo della verità scivolarle addosso come un’ombra inattesa. Marco, disinibito dall’alcol e dall’euforia, aveva parlato di lei con una sfacciata leggerezza. E ora Gerardo la pretendeva. Era stata ceduta, consegnata.
Un misto di umiliazione la pervase, bruciante e cruda. Sentiva la sua dignità come un velo sottile che si strappava pezzo dopo pezzo. Era diventata “la figa sporca” e “il culo insaziabile” nelle parole di un uomo sconosciuto, potente e vizioso. Ogni insulto era una ferita, ma anche un richiamo, un invito a perdersi in quella realtà trasgressiva e proibita.
Eppure, mentre la vergogna la faceva tremare, la parte più nascosta di Liliana, quella che sognava la sottomissione e la perdita del controllo, si svegliava con furia. Liliana sorrise piano. Un sorriso strano, mescolato di sfida e ardore.
Liliana si avvicinò ancora, finché non furono vicini. «E tu... mi cederesti a lui, così?»
«Sì,» confermò Marco.
Liliana sorrise piano. Un sorriso strano, mescolato di sfida e ardore.
«Allora... prepara la notte.»
Marco si era lasciato andare quella sera. L’alcol aveva sciolto ogni freno, e la presenza di Gerardo, con la sua aria di padrone, lo spingeva a esagerare. Ridevano, bevendo whisky torbato in un salotto elegante, mentre fuori la notte si appoggiava sugli edifici della città.
«Te lo giuro,» disse Marco, sbattendo il bicchiere sul tavolo basso di vetro. «Non hai idea di quanto sia... disinvolta, Liliana. Una scopata così non l’hai mai avuta, credimi. Ti stende.»
Gerardo alzò un sopracciglio. I suoi occhi erano piccoli, inquieti, annegati in un volto porcino e quando sorrideva mostrava i denti come un predatore. «Sarebbe la tua donna?» ghignò.
«La mia ... in un certo senso si.» Marco palesò incertezza ma si affrettò a rispondere. «Ma non sono geloso. Non più. Sono intrigato all’idea di regalartela.»
Un silenzio teso seguì. Gerardo si avvicinò, appoggiando una mano pesante sulla spalla di Marco. «Voglio provarla.»
Marco rise. Un riso nervoso e compiaciuto al tempo stesso. «Tu... vuoi Liliana?»
«Sì. Per una notte. Poi sai che non puoi dirmi di no.»
Marco bevve un altro sorso, poi annuì lentamente. Il cuore gli batteva in gola. Una parte di lui si ribellava. Ma un’altra – quella più oscura, più eccitata – ardeva al pensiero.
– L’Annuncio
Liliana si era appena tolta i tacchi, seduta sul bordo del letto. I suoi piedi nudi toccavano il parquet freddo, e i capelli sciolti cadevano sulle spalle, spettinati dopo una lunga giornata. Indossava ancora l’abito nero aderente che aveva scelto per la cena, ma si era già tolta il reggiseno, e i capezzoli si intuivano sotto il tessuto.
Marco la osservava da dietro, appoggiato allo stipite della porta. Un bicchiere in mano, il viso segnato da un’eccitazione trattenuta a stento.
«Devo dirti una cosa.»
Lei si voltò, un sopracciglio leggermente alzato. «Hai quel tono... da confessione.»
Marco sorrise. «Ho parlato di te con un uomo. Un amico... Gerardo.»
Liliana restò in silenzio.
«Gli ho raccontato quello che siamo. Quello che ti piace. Di come ti mostri. Di come ti lasci andare.»
Liliana inclinò la testa, incuriosita. «Hai detto tutto?»
«Tutto. Ma proprio tutto…che ti piace sentirti usata.»
Lei si morse leggermente il labbro. «E lui?»
«Lui... ti vuole.»
Un silenzio improvviso calò nella stanza. Marco la guardava senza muoversi, trattenendo il fiato.
Liliana si alzò lentamente. Il vestito le scivolò lungo i fianchi e cadde ai piedi. Restò nuda, la pelle dorata nella luce soffusa della camera.
Lei fece un passo verso di lui, i seni che si muovevano con grazia, le cosce forti e vellutate.
«Chi è quest’uomo?»
«Un consulente potente, vizioso. È uno che non si ferma davanti a nulla.»
Il telefono trillò. Marco con voce roca e impaziente. Poi attivò il viva voce: «Gerardo, ascolta bene. Ti lascio Liliana per questa notte stessa. Una vera bomba, un culo e una figa che non ti lasceranno mai più andare. Me la sono goduta e ti dico che non è roba per deboli di cuore. Lei è pronta, vogliosa di sporcarsi dentro e fuori.»
Gerardo con tono sardonico: «Bene, Marco, bene. Già ho l’acquolina in bocca. Voglio sentire ogni singolo gemito, voglio umiliarla, farle capire chi comanda stanotte. Quel suo culo sarà il mio regno, e la sua figa... non ti preoccupare, la spezzerò come un gioco.»
Marco: «È insaziabile, ti dico. Ti succhia e si lascia prendere come una puttana. È fragile, ma sotto sotto è un’uragano. Se la tratti con la giusta durezza, ti dà tutto, e anche di più.»
Gerardo (sogghignando): «Perfetto. La voglio strapazzare senza pietà. Ho proprio voglia di un bel troione stagionato come lei, son impaziente di vedere se sarà all’altezza della tua descrizione ».
Liliana era immobile, un brivido le corse lungo la schiena.
Marco (alzando il tono, orgoglioso): «Non temere, lo è.»
Gerardo: «Oh, ti assicuro che stamattina, quando la vedrai, sarà una donna nuova... o forse solo una sporca, felice schiava. Passo a prenderla, ora»
Le parole di Marco e Gerardo rimbombavano nella sua testa, crude, senza filtri, spietate. Sentì il calore salire, un fuoco che la consumava da dentro. Era consapevole di essere vista, posseduta, consegnata come un oggetto da scambiare. Ma dentro quella realtà effimera, fugace, trovava un piacere nuovo, una voglia matta di lasciarsi andare, di scoprire fino a che punto poteva spingersi.
«Troione…» sussurrò soppesando quella parola.
Liliana sentì il gelo della verità scivolarle addosso come un’ombra inattesa. Marco, disinibito dall’alcol e dall’euforia, aveva parlato di lei con una sfacciata leggerezza. E ora Gerardo la pretendeva. Era stata ceduta, consegnata.
Un misto di umiliazione la pervase, bruciante e cruda. Sentiva la sua dignità come un velo sottile che si strappava pezzo dopo pezzo. Era diventata “la figa sporca” e “il culo insaziabile” nelle parole di un uomo sconosciuto, potente e vizioso. Ogni insulto era una ferita, ma anche un richiamo, un invito a perdersi in quella realtà trasgressiva e proibita.
Eppure, mentre la vergogna la faceva tremare, la parte più nascosta di Liliana, quella che sognava la sottomissione e la perdita del controllo, si svegliava con furia. Liliana sorrise piano. Un sorriso strano, mescolato di sfida e ardore.
Liliana si avvicinò ancora, finché non furono vicini. «E tu... mi cederesti a lui, così?»
«Sì,» confermò Marco.
Liliana sorrise piano. Un sorriso strano, mescolato di sfida e ardore.
«Allora... prepara la notte.»
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