Il gioco di Wendy 13

di
genere
orge

13. La mattina dopo, mi sveglio con un sorriso soddisfatto. Mi vesto con cura: una camicia bianca trasparente che lascia intravedere il pizzo del reggiseno nero, una gonna stretta che abbraccia i miei fianchi e termina appena sopra il ginocchio, tacchi alti che fanno risuonare i miei passi sul pavimento.
Mio marito mi guarda mentre si annoda la cravatta. Il suo sorriso è compiaciuto.
«Sei perfetta. Sei pronta per il tuo nuovo ruolo?»
«Oh, sì» sorrido, sistemandogli il nodo. «E sono sicura che anche l'ufficio sarà pronto per me.»
Arriviamo insieme alla sede. Le teste si girano quando passo accanto alle scrivanie. Qualcuno bisbiglia, gli sguardi che scorrono sulle mie gambe, sul mio seno che si solleva sotto la camicia. Ma non mi importa. Anzi, mi piace.
Mio marito cammina con la sicurezza di un re che prende possesso del suo regno. Quando ci fermiamo davanti alla segreteria della direzione, la giovane segretaria di Elisa solleva lo sguardo, sorpresa.
«Buongiorno, signor Bianchi. Non sapevo che…»
«Buongiorno, Giulia» sorride mio marito. «A partire da oggi, sono il nuovo direttore di sede. Avrai ricevuto comunicazione, immagino.»
Il viso di Giulia si fa pallido, annuisce.
«Sì… sì, certo, ma… la signora De Santis…»
«La signora De Santis non è qui. E non credo che tornerà presto» la interrompo, sorridendo.
«In effetti ha chiamato poco fa… ha detto che… ha mal di pancia.»
Mio marito ride, un suono freddo.
«Mi spiace per lei. Ma questo non cambia nulla. Giulia, da oggi Wendy sarà la mia segretaria personale. Prepara la sua scrivania, proprio accanto al mio ufficio.»
Gli occhi di Giulia si allargano.
«Certo, signore… subito.»
Mi giro verso mio marito, gli sorrido, le mie dita che accarezzano leggermente la sua cravatta.
«Non vedo l’ora di iniziare.»
Mentre lui si allontana verso il suo nuovo ufficio, io mi siedo alla scrivania accanto. Giulia si affanna a sistemare i documenti, a organizzare lo spazio.
La guardo, il mio sorriso dolce.
«Non preoccuparti, tesoro. Con me andrà tutto bene.»
Lei annuisce, ma vedo il terrore nei suoi occhi. Sa che qualcosa è cambiato. E io ne sono la prova vivente.
Appena Giulia si allontana, apro il telefono. Un messaggio da Elisa.
"Mal di pancia un cazzo. Lo sai che non posso tornare. Mi avete rovinata."
Sorrido, rispondo lentamente.
"Non ti abbiamo rovinata, Elisa. Ti abbiamo solo rimessa al tuo posto. E ora sei nostra."
Verso l'ora di pranzo, la porta dell'ufficio di mio marito si apre e Roberto fa il suo ingresso. Elegante come sempre, il suo sorriso affilato, lo sguardo che subito si posa su di me.
«Ecco qui la mia coppia preferita. Come va il primo giorno da direttore, caro?»
Mio marito sorride, alzandosi dalla scrivania e stringendogli la mano.
«Decisamente bene. Grazie a te, Roberto.»
Roberto ride, il suo sguardo che scivola subito sulle mie gambe incrociate, la mia camicia leggermente aperta sul seno.
«Fantastico. E tu, Wendy? Come trovi il nuovo ufficio?»
Mi alzo lentamente, il mio sorriso morbido.
«Oh, mi piace molto. Ma potrebbe essere ancora più interessante.»
«Ah sì?» sorride lui, incuriosito.
«Beh, ad esempio, potremmo festeggiare il nuovo incarico a pranzo. Tutti insieme.»
Roberto annuisce. «Ottima idea. Ho un tavolo riservato al ristorante del club. Noi tre?»
«Quattro, in realtà» sorrido, e il mio sguardo si sposta verso la porta. «Mi piacerebbe portare anche Giulia. È sempre stata molto diligente e devota alla direzione. Credo meriti di festeggiare con noi.»
Roberto alza un sopracciglio, un sorriso divertito che si allarga sulle sue labbra.
«Una proposta interessante. Giulia… la giovane segretaria di Elisa, vero? Dolce, carina, sempre così professionale.»
«Sì, proprio lei» confermo, facendo scivolare la punta della lingua sulle labbra. «Ma sono sicura che può essere anche molto… flessibile.»
Mio marito ride, il suo sguardo che brilla.
«Wendy ha sempre ottime idee.»
Roberto annuisce. «Perfetto. Allora, andiamo a pranzo. E vediamo quanto è flessibile la dolce Giulia.»
Mi alzo, esco nel corridoio, e vedo Giulia alla sua scrivania, immersa in documenti.
«Giulia, puoi venire un momento?»
Lei si alza subito, timida, mi segue.
«Sì, signora Wendy?»
«Andiamo a pranzo. Io, mio marito e il direttore generale. E vogliamo che tu venga con noi.»
I suoi occhi si allargano. «Io? Ma… non so se…»
«Niente scuse, cara» sorride Roberto, uscendo dall'ufficio. «Ti farà bene cambiare aria.»
La sua mano scivola delicata sul braccio di Giulia, e vedo il rossore che le colora le guance.
«Andiamo» mormoro, la mia mano che si posa dolcemente sulla sua schiena, guidandola.
Prendiamo l'ascensore, e mentre le porte si chiudono, il mio corpo è premuto contro quello di Giulia. Sento il suo respiro accelerare, il mio seno che sfiora il suo braccio.
«Rilassati, Giulia» le sussurro. «Sarà un pranzo… molto interessante.»
Lei mi guarda, i suoi occhi confusi, ma anche pieni di curiosità.
E mentre l'ascensore scende, so già che oggi sarà solo l'inizio di un nuovo gioco.

Al ristorante ci comportiamo tutti in maniera impeccabile. Roberto è il perfetto gentiluomo, intrattiene la conversazione con storie divertenti e aneddoti del mondo degli affari. Mio marito sorride, rilassato, il nuovo ruolo che gli calza perfettamente.
Io e Giulia restiamo in silenzio per la maggior parte del tempo, ma non posso fare a meno di notare come Roberto non smetta di lanciare occhiate alla giovane segretaria. Giulia arrossisce ogni volta che i suoi occhi incrociano i suoi, e io mi diverto a vedere come si morde il labbro, come abbassa lo sguardo cercando di nascondere l’imbarazzo.
Quando il caffè viene servito, Roberto appoggia la tazzina e ci guarda.
«Devo dire che è stato un pranzo davvero piacevole. Ma mi chiedo… vi andrebbe di continuare? Magari in un posto più… privato?»
I suoi occhi si soffermano su di me, poi su mio marito, e infine su Giulia.
«Io… non vorrei disturbare…» balbetta Giulia, il viso che si fa ancora più rosso.
«Oh, non preoccuparti, cara» le sussurro, la mia mano che si posa sulla sua. «Siamo tra amici. E sono sicura che ti divertirai.»
Mio marito sorride, annuisce. «Roberto, credo che sia un’idea perfetta.»
Roberto si alza, ci guida verso il suo attico, una torre di vetro e acciaio che domina la città. L’ascensore è silenzioso, e mentre saliamo, le mie dita accarezzano il braccio di Giulia, sento il suo respiro diventare più rapido.
La porta dell’attico si apre, e veniamo accolti da un ampio salotto con vetrate a tutta parete, la città che si stende ai nostri piedi. Luci soffuse, un tappeto morbido, un divano di pelle bianca al centro della stanza.
«Fate come se foste a casa vostra» sorride Roberto, versando dello champagne nei calici.
Io mi siedo sul divano, accavallo le gambe, il mio vestito che si solleva appena, lasciando intravedere la pelle liscia delle mie cosce. Giulia resta in piedi, incerta, ma mio marito la guida dolcemente, la fa sedere accanto a me.
Roberto ci porge i calici, il suo sguardo che non nasconde il desiderio.
«A noi» brinda, e i nostri calici si toccano.
Bevo un sorso, poi mi chino verso Giulia, le mie labbra che sfiorano il suo orecchio.
«Ti senti a disagio, tesoro?»
Lei deglutisce, scuote la testa.
«No… è solo che… non sono abituata…»
«Non preoccuparti» sussurro, la mia mano che scivola delicata sulla sua coscia. «Ci prenderemo cura di te.»
Roberto si siede di fronte a noi, mio marito si sistema accanto, i loro sguardi fissi su di noi.
«Giulia» dice mio marito, la voce calma ma ferma. «Hai mai pensato che il lavoro non è solo una questione di competenza? A volte… è una questione di fiducia.»
Lei annuisce, il suo respiro che si fa più rapido.
«E tu… ti fidi di noi?» le chiedo, le mie dita che ora risalgono lungo la sua coscia, sfiorando l’orlo del suo vestito.
Lei mi guarda, i suoi occhi grandi e lucidi.
«Sì… mi fido…»
Sorrido, la mia mano che scivola lentamente più in alto, sotto il suo vestito. Sento il calore della sua pelle, il tremito delle sue cosce.
«Allora lasciati andare, tesoro. Fai vedere a Roberto e a mio marito quanto sei brava.»
Le sue labbra tremano, ma non si ritrae. Anzi, il suo corpo si rilassa contro di me.
Roberto sorride, si slaccia la cravatta, si sporge in avanti.
«Wendy… sei sempre così… ispirante.»
Mio marito sorride, si appoggia allo schienale del divano, le sue mani che già iniziano a slacciare la cintura, il suo sguardo fisso su di noi.
Giulia guarda me, poi loro. E io vedo che è già persa.
Sorrido a Giulia, le mie dita che scivolano lentamente lungo la sua coscia, risalendo sotto il suo vestito. Lei mi guarda, il respiro che si spezza, le sue guance che si arrossano.
«Rilassati, tesoro» sussurro, la mia mano che ora afferra il bordo del suo vestito e lo solleva lentamente. «Lascia che ti mostri quanto può essere… piacevole fidarsi.»
Le sue mani tremano, ma non mi ferma. Anzi, solleva leggermente i fianchi per aiutarmi. Il vestito scivola lungo le sue spalle, le sue braccia delicate che scivolano fuori. Sotto non ha altro che un reggiseno bianco semplice, che contrasta meravigliosamente con la sua pelle rosata.
«Sei così bella…» mormoro, le mie dita che sganciano il gancetto del reggiseno. I suoi seni si liberano, piccoli e tesi, i capezzoli già duri, e io non resisto. Mi chino, le mie labbra che li sfiorano, la mia lingua che li accarezza.
Giulia geme, la sua testa che si piega all'indietro, le sue mani che si aggrappano ai miei capelli.
«Sì… sì…» sussurra, il suo corpo che si tende sotto i miei baci.
Li succhio, delicata ma insistente, la mia lingua che gira attorno ai suoi capezzoli, poi li mordo leggermente, abbastanza da farla gemere di piacere.
Sento il suo respiro accelerare, il suo corpo che si stringe contro di me, e senza smettere di baciarla, mi tiro indietro solo un istante per sfilarmi la camicia. Il mio reggiseno cade a terra, i miei seni nudi che premono contro i suoi.
«Ora vediamo se sei una brava alunna» le sussurro, prendendole la mano e guidandola verso il mio seno. «Leccami… succhiami come ho fatto io.»
Lei obbedisce subito, le sue labbra che si chiudono attorno al mio capezzolo, la sua lingua timida all'inizio, ma che diventa presto più sicura, più affamata.
«Brava, Giulia… sei già così brava…» ansimo, le mie dita che accarezzano i suoi capelli, la mia schiena che si inarca sotto i suoi baci.
Davanti a noi, Roberto si è già slacciato la camicia, il suo sguardo che brucia mentre ci osserva. Mio marito ha già liberato il cazzo, lo stringe tra le mani, accarezzandosi lentamente mentre ci guarda.
«Giulia…» sussurro, sollevando il suo viso, le nostre labbra che si sfiorano. «Andiamo a far vedere a Roberto quanto siamo brave insieme.»
La prendo per mano, ci alziamo e ci avviciniamo a Roberto, ancora seduto sul divano. Il suo cazzo è già duro, teso, e il suo sguardo brilla di desiderio.
«Guarda e impara» le sussurro, inginocchiandomi davanti a lui. Le mie mani che afferrano la sua asta, la mia lingua che scivola lungo la cappella, lenta, calda.
Giulia mi guarda, i suoi occhi spalancati, ma non si tira indietro. La prendo per il mento, le avvicino il viso.
«Leccalo, tesoro. Prova.»
Lei obbedisce, la sua lingua che scivola accanto alla mia, le nostre labbra che si alternano, che lo accarezzano. Roberto geme, la sua mano che si posa delicata sulla testa di Giulia.
«Dio… sì… così… brava, Giulia…»
«Prendilo in bocca» le sussurro, e lei lo fa. Lo ingoia lentamente, le sue labbra che si stringono attorno a lui, la sua lingua che lo accarezza.
Io resto accanto a lei, la mia lingua che scivola lungo le sue labbra mentre succhia, la mia mano che le accarezza il seno, il mio viso che si avvicina al suo, la bacio mentre ancora tiene il cazzo di Roberto tra le labbra.
«Brava, piccola… stai imparando così in fretta…»
Roberto geme più forte, la sua mano che guida Giulia, il suo cazzo che scivola più a fondo nella sua bocca.
Mio marito si alza, si avvicina, la sua mano che si posa sulla mia testa.
«Wendy, continua a insegnarle. Voglio vederla diventare una vera puttana.»
E io sorrido, la mia lingua che si intreccia a quella di Giulia, le mie mani che guidano la sua testa mentre succhia, mentre impara, mentre diventa sempre più affamata.
Sorrido, lecco le labbra umide di Giulia, e poi mi alzo.
«In piedi, tesoro» le sussurro, prendendola per le mani.
Lei si alza, tremante, il suo corpo nudo che brilla leggermente di sudore, i suoi seni che si sollevano e si abbassano con il respiro affannoso. Io mi inginocchio davanti a lei, le mie dita che afferrano i bordi delle sue mutandine bianche.
«Guarda come sei già bagnata…» sussurro, tirando lentamente giù il tessuto umido, le sue cosce che tremano.
Le mutandine scivolano lungo le sue gambe, e io le getto da parte, il mio viso che si avvicina al suo sesso, il mio respiro caldo sulla sua pelle.
«Wendy… oh Dio…» ansima, la sua mano che cerca di aggrapparsi ai miei capelli.
Le mie labbra sfiorano le sue, la mia lingua che scivola lungo le sue labbra gonfie, il suo sapore che mi invade. La lecco, lenta, assaporandola, sento il suo corpo che trema sopra di me.
«Sì… sì…» geme, il suo bacino che si muove leggermente, cercando di seguire i miei movimenti.
Ma non voglio che venga così. No.
Mi ritiro, il mio viso lucido del suo piacere, e la guardo, il mio sorriso crudele.
«Hai visto quanto sei pronta, Giulia?»
Lei ansima, mi guarda con quegli occhi lucidi, persa.
«Ora ti faccio provare qualcosa di ancora meglio.»
La prendo per i fianchi, la faccio girare, la guido verso Roberto, che ci osserva, il suo cazzo ancora duro, pulsante, che brilla della nostra saliva.
«Vieni, piccola…» sussurro, le mie mani che le accarezzano le cosce, la guido sopra di lui, le sue ginocchia che si appoggiano ai lati delle sue cosce.
Roberto sorride, le sue mani che le afferrano i fianchi, la punta del suo cazzo che sfiora già l'ingresso del suo sesso bagnato.
«Prendilo, Giulia. Siediti sopra. Sentilo dentro di te.»
Lei geme, il suo corpo che trema, ma obbedisce. Si abbassa lentamente, il suo respiro che si spezza mentre la sua figa si spalanca attorno al cazzo di Roberto.
«Dio… sì… sì…» grida, la testa che si piega all’indietro, le sue mani che si aggrappano alle spalle di Roberto.
Io resto dietro di lei, le mie mani che accarezzano i suoi fianchi, il mio viso che si avvicina al suo orecchio.
«Muoviti, Giulia… cavalcalo… mostrati quanto sei brava.»
Lei obbedisce, i suoi fianchi che iniziano a muoversi, su e giù, il cazzo di Roberto che scompare dentro di lei, che la riempie. I suoi gemiti diventano sempre più forti, il suo corpo che si piega contro di lui.
«Sì… sì… oh Dio… sì…»
Roberto sorride, le sue mani che le afferrano i fianchi, le sue spinte che diventano più forti, che si incontrano con i movimenti di Giulia.
Io mi avvicino, le mie mani che si stringono sui suoi seni, le mie labbra che le mordono il collo.
«Brava piccola… senti com’è duro dentro di te? Senti come ti riempie?»
«Sì… sì… mi piace… mi piace…»
Mio marito si avvicina, il suo cazzo duro che mi sfiora le labbra, e io lo accolgo subito, lo succhio, la mia lingua che lo accarezza.
Mi inginocchio accanto a Roberto, le mie mani che ancora stringono i seni di Giulia mentre la guardo cavalcarlo, i suoi gemiti che riempiono la stanza, il suo corpo che si inarca, la sua testa che si piega sul mio petto.
«Guarda come godi, Giulia…» sussurro, il mio dito che scivola tra le sue natiche, accarezza il suo piccolo buco stretto.
Lei sobbalza, ma non si ferma. Anzi, i suoi gemiti diventano ancora più disperati.
«Sì… sì… scopami… prendimi…» urla, i suoi fianchi che si muovono sempre più veloci, le sue mani che graffiano le spalle di Roberto.
E io sorrido, perché so che è solo l'inizio.
Giulia grida, il suo corpo che si tende, le sue cosce che tremano mentre il piacere la travolge.
«Sì… sì… sì!» urla, la testa che si piega all’indietro, i suoi seni che si sollevano, i suoi gemiti che riempiono la stanza.
Roberto la afferra per i fianchi, le sue spinte che diventano violente, il suo cazzo che pulsa, e poi viene, il suo seme caldo che esplode dentro di lei, la riempie.
Li guardo, il loro piacere che li consuma, e sento il calore che mi divampa tra le cosce. Mi avvicino, prendo Giulia per mano, la sollevo lentamente, le sue gambe ancora tremanti.
«Vieni, piccola…» le sussurro, guidandola dolcemente verso il grande tappeto bianco al centro della stanza.
La faccio sdraiare, il suo corpo nudo che si stende contro il candore del tessuto. Il suo petto si solleva e si abbassa, il suo viso arrossato, i suoi occhi socchiusi, persa nel piacere.
Mi inginocchio tra le sue cosce aperte, e vedo subito il seme di Roberto che cola lentamente dalla sua figa umida. Un brivido di desiderio mi attraversa.
«Guarda come sei piena…» sussurro, la mia lingua che scivola lungo le sue labbra gonfie, raccoglie il seme misto al suo piacere, il sapore caldo e salato che mi invade.
Giulia geme, le sue mani che si stringono sul tappeto, i suoi fianchi che si muovono debolmente contro il mio viso.
«Wendy… oh Dio… sì… sì…»
Io lecco più a fondo, la mia lingua che affonda, che la pulisce, che la assapora. Il mio viso che si bagna del suo piacere, i miei gemiti che si mescolano ai suoi.
Dietro di me, sento mio marito avvicinarsi. Le sue mani che mi stringono i fianchi, il suo cazzo duro che scivola tra le mie natiche, il suo respiro caldo sul mio collo.
«Brava Wendy…» mormora, la sua voce roca. «Guarda come la fai godere… e ora godrai anche tu.»
Sento la sua mano che mi apre, che guida il suo cazzo contro la mia figa bagnata. Spinge, mi riempie con un colpo profondo, e un gemito mi sfugge, soffocato contro il sesso di Giulia.
«Sì… sì…» gemo, la mia lingua che non smette di leccare, le mie mani che si stringono sulle cosce di Giulia, i miei fianchi che iniziano a muoversi per incontrare le spinte di mio marito.
Le sue mani mi stringono i fianchi, le sue spinte che diventano sempre più forti, il suo cazzo che affonda sempre più a fondo.
«Guarda come la lecchi… come la pulisci del seme di Roberto…» grugnisce, il suo corpo che si abbatte su di me.
Giulia geme ancora, la sua mano che afferra i miei capelli, mi spinge contro di lei, la sua fica che pulsa sotto la mia lingua, il suo sapore che si mescola al seme di Roberto.
«Sì… sì… Wendy… continua… non fermarti…»
E io obbedisco, la mia lingua che scivola, che esplora, il mio corpo che si piega sotto le spinte di mio marito. Il piacere mi divora, il calore che cresce, i miei gemiti che si fanno più profondi, più disperati.
Mio marito affonda sempre più forte, le sue mani che mi stringono, il suo cazzo che mi riempie, i suoi colpi che mi spezzano.
«Sì… sì… scopami… scopami forte…» grido, il mio viso ancora sepolto tra le cosce di Giulia.
«Ecco la mia troia…» grugnisce lui, le sue spinte che diventano sempre più violente.
E io sono persa. Persa tra il sapore di Giulia, il cazzo di mio marito che mi riempie, i gemiti che riempiono la stanza.
Mentre mio marito continua a scoparmi con forza, le mie labbra che assaporano ancora il sapore di Giulia e del seme di Roberto, vedo quest’ultimo avvicinarsi. Il suo cazzo ancora rigido, lucido del piacere che ha appena riversato in Giulia, ora si abbassa verso il suo viso.
Giulia, ancora distesa sul grande tappeto bianco, i suoi occhi socchiusi, le guance arrossate, sente la presenza di Roberto sopra di lei. Solleva appena lo sguardo, e il suo respiro accelera.
«Apri la bocca, tesoro» mormora Roberto, la sua voce calda, un comando che non ammette repliche.
E Giulia obbedisce. Le sue labbra si schiudono, la sua lingua che scivola fuori, timida, che accarezza la punta del cazzo di Roberto.
«Brava… così…» sussurra lui, la sua mano che le accarezza i capelli, la guida dolcemente.
Giulia diventa più audace, la sua lingua che si muove con più sicurezza, che lecca lungo tutta la lunghezza, assapora il suo sapore misto a quello del suo stesso piacere.
Io continuo a leccarla, la mia lingua che affonda tra le sue cosce ancora bagnate, mentre il cazzo di Roberto scivola tra le sue labbra, spinge più a fondo, e lei lo accoglie, lo succhia, i suoi gemiti soffocati.
«Sì… sì… succhialo, Giulia…» sussurro tra un gemito, il mio corpo che si piega sotto le spinte di mio marito.
«Guarda che troia meravigliosa» ride Roberto, le sue spinte che diventano più decise, il suo cazzo che scivola dentro e fuori dalla bocca di Giulia, le sue mani che le afferrano il viso, la costringono a prenderlo più a fondo.
Giulia geme, le sue mani che si aggrappano ai suoi fianchi, i suoi occhi che si chiudono mentre lo ingoia.
Mio marito aumenta il ritmo, le sue spinte che mi scuotono, il suo cazzo che mi riempie, il suo respiro affannoso.
«Wendy… guarda come la riempi con la tua lingua… mentre lei si fa scopare la bocca…» grugnisce, le sue mani che mi stringono i fianchi.
Il mio corpo trema, il piacere che cresce, che mi divora. La mia lingua che si muove sempre più veloce, le mie labbra che accarezzano il sesso di Giulia, le sue cosce che tremano contro il mio viso.
«Dio… sì… sì…» geme Giulia, la sua voce soffocata dal cazzo di Roberto, il suo corpo che si tende sotto di me.
E io so che siamo tutte e due completamente loro. E mi piace. Mi piace troppo.
Le spinte di mio marito diventano sempre più violente, il suo respiro è un ringhio soffocato contro la mia schiena. Le sue mani mi stringono i fianchi, le sue dita che affondano nella mia pelle.
«Dio… sì… sì… Wendy…» grugnisce, e sento il suo cazzo che pulsa, il suo piacere che esplode dentro di me, il suo seme che mi riempie, caldo, travolgente.
Il piacere mi travolge come un'onda violenta. La mia lingua affonda nel sesso di Giulia, le mie dita che la stringono, il mio corpo che trema, i miei gemiti soffocati contro di lei.
«Sì… sì… sì!» urlo, il mio corpo che si inarca, la mia figa che si contrae attorno al cazzo di mio marito, il mio viso ancora sepolto tra le cosce di Giulia.
Sotto di me, Giulia geme, la sua schiena che si inarca, le sue mani che si aggrappano al tappeto. Il suo corpo si tende, il suo piacere che esplode, il suo sapore che mi inonda, la sua voce che si spezza in un grido.
«Oh Dio… sì… sì… sì!»
E davanti a noi, Roberto afferra la testa di Giulia, spinge il suo cazzo sempre più in profondità nella sua bocca, il suo viso contorto dal piacere, il suo gemito che diventa un grugnito mentre il suo seme esplode, riempie la gola di Giulia, scivola dalle sue labbra, cola sul suo mento.
La stanza è piena dei nostri gemiti, del nostro respiro affannoso, del calore che ci avvolge. Siamo un groviglio di corpi, di piacere, di sudore.
Mio marito si lascia cadere su di me, il suo corpo che mi schiaccia dolcemente, il suo respiro pesante sul mio collo.
Roberto si ritira, si appoggia al divano, ansimante, il suo sguardo soddisfatto che ci osserva.
Giulia resta lì, distesa sul tappeto, il suo corpo ancora scosso da brividi di piacere, il suo viso sporco del seme di Roberto, il suo petto che si solleva e si abbassa.
E io, ancora tra le sue cosce, il mio viso bagnato del suo piacere, sorrido, la mia lingua che ancora scivola lentamente sulle sue labbra sensibili.
Roberto si stacca dal divano, si sistema, il suo sguardo ancora carico di desiderio, ma anche di quella freddezza sicura di chi è abituato a comandare.
«Bene, ragazze» sorride, accendendosi una sigaretta, il fumo che si alza lentamente. «Andate a lavarvi. Non voglio che il mio tappeto resti macchiato.»
Io mi sollevo lentamente, le gambe ancora deboli, il mio corpo ancora percorso da brividi. Guardo Giulia, ancora distesa sul tappeto, il viso sporco del seme di Roberto, il suo respiro affannoso.
Le porgo la mano, la aiuto a rialzarsi. Lei mi guarda, i suoi occhi lucidi, persi.
«Andiamo, tesoro» le sussurro, accarezzandole il viso.
Le nostre mani intrecciate, ci muoviamo insieme verso il corridoio. Roberto ci indica una porta sulla sinistra.
«Il bagno è lì. Prendetevi il tempo che vi serve.»
Entriamo, e il bagno è lussuoso, ampio, con una doccia in vetro trasparente che domina la stanza. Chiudo la porta dietro di noi, e mi volto verso Giulia.
Lei si guarda nello specchio, il suo viso arrossato, i suoi capelli scompigliati, le tracce del piacere che scivolano ancora lungo le sue cosce.
«Sei bellissima…» sussurro, avvicinandomi a lei, le mie mani che si posano sui suoi fianchi.
«Io… non riesco a crederci…» mormora, il suo sguardo che incrocia il mio nello specchio.
«È solo l’inizio, Giulia» le dico, le mie labbra che si posano sul suo collo, la mia lingua che scivola lungo la sua pelle.
Lei geme leggermente, il suo corpo che si rilassa contro di me.
Apro l’acqua della doccia, il vapore che inizia a riempire la stanza. La guido sotto il getto caldo, e lei chiude gli occhi, il calore che scivola sul suo corpo, pulendo via il piacere, ma non il desiderio.
Io la seguo, le mie mani che accarezzano il suo corpo, la mia lingua che le sfiora il seno, i suoi capezzoli che si induriscono di nuovo sotto il mio tocco.
«Wendy…» sussurra, la sua voce che trema.
«Lasciati andare, tesoro. Siamo solo noi adesso.»
E la bacio, le mie mani che scivolano lungo la sua schiena, il suo corpo che si stringe contro il mio. Sotto il getto caldo dell’acqua, la sua timidezza sembra svanire, e sento le sue mani che mi accarezzano, che esplorano, che si stringono sui miei fianchi.
Ma mentre ci baciamo, so che questo è solo un momento di tregua. Fuori, nella stanza, ci aspettano ancora. E chissà cos’altro hanno in mente per noi.
Quando usciamo dal bagno, avvolte solo negli asciugamani, troviamo Roberto e mio marito già pronti. Sono impeccabili, freschi, la loro sicurezza intatta. Roberto si accende un’altra sigaretta, un sorriso divertito sulle labbra.
«Ragazze, è ora di tornare al lavoro» annuncia, soffiando una nuvola di fumo verso il soffitto.
Mio marito si avvicina, mi bacia dolcemente, una mano che accarezza il mio fianco nudo sotto l’asciugamano.
«Ma non per voi» aggiunge. «Prendetevi il pomeriggio libero. Andate a fare acquisti. Concedetevi qualcosa di bello.»
Giulia mi guarda, sorpresa. «Davvero?»
«Certo» sorride Roberto, estraendo il portafoglio e porgendomi una carta platino. «Questo è il conto della società. Nessun limite. Divertitevi.»
Sorrido, la prendo tra le dita e la infilo nella mia borsa.
«Grazie, Roberto. Prometto che spenderemo con… giudizio.»
Lui ride. «Ne dubito. Ma va bene così.»
Mentre ci dirigiamo verso la porta, Roberto aggiunge: «Ah, Wendy… se avete tempo, magari passa a trovare Elisa. Sono sicuro che una visita le farà bene.»
Lo guardo, un sorriso malizioso sulle labbra. «Oh, lo faremo. Non preoccuparti.»

scritto il
2025-05-23
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