Il gioco di Wendy 9

di
genere
dominazione

9. Nel buio della notte, ancora persa in un sonno confuso e caldo, sento il corpo di mio marito avvicinarsi al mio. Il suo petto forte contro la mia schiena, il suo respiro caldo sul mio collo. Non dico nulla. Resto immobile, il cuore che accelera, mentre la sua mano scivola sul mio fianco, solleva leggermente la mia camicia da notte.
Poi sento la sua erezione, dura e calda, premere contro le mie natiche. Mi mordo il labbro, il corpo che si tende, ma non mi muovo. So cosa vuole. So che non mi chiederà il permesso. Non lo fa mai.
Sputa nella sua mano, la sento scivolare tra le mie natiche, il dito che preme, che si insinua. E poi la punta del suo cazzo che si posiziona contro il mio sfintere.
Non c’è delicatezza. Spinge, mi scivola dentro con forza, e il dolore esplode subito, un misto di bruciore e piacere sporco che mi fa sgranare gli occhi nel buio.
«Shhh…» sussurra, la sua mano che mi copre la bocca. «Rilassati, Wendy. Sai che ti piace.»
Il suo cazzo scivola più a fondo, mi riempie, le sue mani che mi tengono ferma, le sue spinte lente e decise. Il mio corpo si tende, il dolore si mescola al piacere, e un gemito soffocato sfugge dalle mie labbra sotto la sua mano.
«Brava… brava troia» mormora, aumentando il ritmo, i suoi colpi che diventano più profondi, più violenti.
Le sue mani mi stringono i fianchi, mi tira verso di sé, mi usa, mi possiede. E io gemo, la mia pelle che brucia, il piacere che monta, che si fonde al dolore, fino a diventare un’unica scarica travolgente.
«Sei stretta… così stretta…» grugnisce, il suo cazzo che mi scava, il suo respiro sempre più pesante.
Io non riesco a trattenere i miei gemiti, mi aggrappo al cuscino, il mio corpo che si arrende, che si piega alla sua volontà.
«Ti piace, Wendy? Ti piace essere presa così?»
«Sì… sì…» gemo, la voce soffocata, le lacrime agli occhi.
«Brava troia… sempre pronta per me.»
Le sue spinte diventano più violente, i suoi gemiti più profondi. E poi sento il calore che esplode dentro di me, il suo seme che mi riempie, le sue mani che mi stringono così forte da lasciarmi i lividi.
Resta lì, dentro di me, per un istante, il suo respiro affannoso sul mio collo. Poi si ritira, si lascia cadere accanto a me, mi gira le spalle e si addormenta come se nulla fosse.
Io resto lì, nuda, il corpo che ancora trema, il calore che cola lentamente tra le mie cosce. Un sorriso storto mi sfiora le labbra.
Sono sua. E non lo dimentica mai.
scritto il
2025-05-19
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